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Autore: Blue_Lilian    04/09/2013    6 recensioni
Salve a tutti. Forse qualcuno ricorderà "Through my eyes...", ispirato al film "Pride and Prejudice" del 2006...avevo promesso un sequel, e ora ve lo presento. Lo avevo iniziato diversi anni fa e finalmente sono riuscita a completarlo. Spero vi piaccia.
"Through my eyes" si era fermato nel momento in cui Darcy ed Elizabeth si ritrovano, alla fine del film. La storia riprende da quel punto, dal momento in cui Darcy chiede la mano di Elizabeth all'incredulo mr. Bennet, dando qualche sguardo al loro fidanzamento, al loro conoscersi meglio, fino alle felici nozze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eh...si, questo è anche l'ultimo capitolo. Non sono del tutto soddisfatta, ma non sono mai stata troppo brava a dare un finale ad una storia.
F0rse perché nella mia testa, una storia non ha, in teoria, mai fine, e darle un finale significa fare un "taglio", chiudere un libro e lasciare che i personaggi continuino la loro "vita" lontano dai nostri occhi.
Io ho pensato di chiudere il libro a questo punto. Spero di non aver deluso nessuno. Ancora una volta, ogni commento è più che gradito.




Capitolo 6
 
Era tarda serata, a Pemberley.
Una notte di luna piena.
Darcy era all’esterno, sul suo cavallo nero…
Aveva bisogno di respirare l’aria fresca della sera e realizzare che quel che era accaduto quel giorno non fosse stato un sogno.
Il matrimonio aveva avuto luogo nella chiesetta di Lambton.
Mai forse era stata così gremita.
Si era sentito molto nervoso mentre attendeva all’altare assieme a Bingley, suo compagno anche in questa circostanza.
Anche lui era molto impaziente…
Nella chiesa si udiva un leggero vociare di persone, indistinto, a cui non prestò particolare attenzione.
Vide la famiglia di Elizabeth in prima fila, la signora Bennet era visibilmente eccitata, e continuava a rivolgere occhiate verso l’entrata della chiesa, impaziente di vedere entrare le proprie figlie.
Intravide i coniugi Gardiner dietro di loro.
Vide Caroline… il suo viso era altero, come sempre, e non incrociava lo sguardo di nessuno. Accanto a lei, l’affascinante ufficiale svedese che aveva avuto modo di conoscere. Era ancora con lei.
Solo una volta la vide guardare verso il fratello e verso di lui.
In fondo, data la situazione, aveva saggiamente deciso di capitolare, col tempo, avrebbe accettato Jane con maggiore entusiasmo, almeno Bingley confidava in questo.
Tristemente, constatò che dei suoi familiari ci fosse soltanto il cugino Fitzwilliam ad attendere alla cerimonia.
Sua zia era stata di parola.
Avrebbe voluto almeno la presenza di Anne, alla quale era in fondo affezionata, ma la conosceva abbastanza da sapere che non avrebbe mai osato sfidare sua madre… non adesso che i rapporti tra loro erano ancora tanto tesi.
Georgiana non era al suo posto… ma solo per una ragione…
D’un tratto, la folla si voltò con mormorii di stupore.
Alzò lo sguardo… e vide lei.
Elizabeth, che teneva la mano a suo padre, che accompagnava le sue figlie maggiori all’altare.
Non avrebbe mai dimenticato quella visione per tutto il resto della sua vita.
Elizabeth aveva i capelli sciolti, adornati da una piccola ghirlanda di fiori bianchi di seta…l’abito bianco era semplice ma su di lei splendido.
La sua Elizabeth non aveva bisogno di ulteriori ornamenti per conquistare i suoi occhi e ricordargli ancora una volta quanto fosse immensamente felice e quanto si sentisse fortunato nell’essere amato da una creatura tanto speciale.
Dietro di loro c’erano Kitty e Georgiana, che facevano da damigelle rispettivamente a Jane e ad Elizabeth.
Sua sorella sorrideva, e così anche Kitty…
Quanto sembrava lunga quella navata…
La vedeva avvicinarsi lentamente…
Lei continuava a ricambiare il suo sguardo con un piccolo sorriso, che lui restituiva; un sorriso che tremò appena, quando vide che lei aveva indossato la spilla di perle che le aveva donato.
Quel semplice gesto, quasi in onore di sua madre, valeva per lui come una benedizione…
Quando il padre di Elizabeth mise la mano di lei nella sua, Darcy la tenne delicatamente, e la strinse appena…
Come quel giorno a Netherfield…
Ma questo gesto adesso aveva tutt’altro significato.
Elizabeth sarebbe di lì a poco diventata sua moglie…
La sua compagna di vita, con cui avrebbe condiviso l’esistenza fino al suo ultimo respiro.
La cerimonia ebbe inizio.
In realtà le parole del pastore gli giunsero come echi lontani… e come tali, risuonavano nella sua mente…
Con la coda dell’occhio vide le mani di Bingley tremare, e guardare nervosamente Jane che anche in quella circostanza sembrava la più serena tra loro…
Darcy rivolse lo sguardo a Elizabeth ancora una volta…
Combattuto tra il desiderio di guardare quella bellissima visione… e il timore che potesse in qualche modo svanire da un momento all’altro come se fosse illusione.
Il sorriso di lei bastò a fugare ogni paura, e così la mano di lei che intrecciò le dita con le sue, ancora una volta…
Quel che venne dopo era molto confuso nella sua mente.
L’uscita dalla chiesa…
La gente che si accalcava nei pressi della loro carrozza, che faceva loro gli auguri, gli applausi e le grida…
Il sole invernale che brillava riflesso su quel po’ di neve caduta solo la sera prima, e il bianco del vestito di Elizabeth confondersi con essa in un’unica visione di pura bellezza…
Poi la carrozza fino al suo palazzo, dove si tenne il ricevimento.
Il ricordo delle gote di Elizabeth arrossate dal vento freddo e la propria inaspettata audacia nel cingerle le spalle col braccio, per proteggerla dal vento, quando lei per prima aveva poggiato il capo sulla sua spalla…
Il sorriso che intravide, di Bingley e Jane…
Il ricevimento.
Fu un pranzo sontuoso.
Georgiana suonava per gli ospiti duettando con Mary, mentre Mrs Bennet applaudiva con orgoglio, come se anche Georgiana fosse stata figlia sua…
Le danze…
Molti chiesero l’onore di danzare con le novelle spose, e lui lanciava occhiate alla pista da ballo, sorridendo ogni volta che lo sguardo di sua moglie incrociava il suo.
Elizabeth.
Sua moglie.
Parlò con piacere con i Gardiner, e conobbe alcuni amici della famiglia Bennet, così come Elizabeth venne presentata alle sue conoscenze…
Sua moglie aveva conquistato tutti, anche coloro che più avevano mostrato scetticismo verso quell’unione…
I brindisi si susseguirono…
Poi una danza assieme.
  • Iniziavo a disperare di aver potuto avere l’onore di danzare con voi…  - disse lui con un filo d’ironia.
  • Vi ringrazio per non aver ceduto alla disperazione, allora… avete raggiunto il vostro scopo. – sorrise Elizabeth, gli occhi che le brillavano per la gioia.
  • Avete conquistato tutti i presenti… persino quegli sciocchi signori che avevano canzonato tanto me quanto Bingley per le nostre unioni… -
  • Non siate così severo con loro, Mr Darcy… in fondo eravate uno sciocco signore anche voi…ma ora non lo siete più. - disse lei alzando un sopracciglio.
  • Oh. Lo ero…? Mi lusingate… cosa è che ha mutato il vostro giudizio nei miei riguardi tal punto da farmi apparire saggio ai vostri occhi? –
  • Non ho mai detto che adesso voi mi appariate saggio. Anzi… Mr. Darcy, voi non siete più sciocco… bensì folle! Sposare una fanciulla di campagna senza altra dote fuorché il suo cuore innamorato non è esattamente un’azione considerata assennata… - sorrise.
  • Se la mettete in questi termini, non posso darvi torto. Ma… - disse lui, mentre la danza li fece avvicinare. - … non c’è niente di assennato nell’amore… e quanto voi offrite è tutto ciò che io desidero. –
  • State facendo pratica, signore… rispondete a tono e in maniera arguta… - sorrise Elizabeth, quasi fiera della sua prontezza di spirito.
  • Ho il piacere di avere al mio fianco la migliore delle insegnanti… -
I sorrisi che lei gli rivolgeva erano assolutamente radiosi.
 
Bingley e Jane lasciarono Pemberley… la loro tenuta era a poche miglia… l’avrebbero raggiunta a notte inoltrata. Gli ospiti andarono via; quanto ai Bennet, su insistenza di Bingley, che desiderava mostrar loro la dimora sua e di Jane, li seguirono alla sua tenuta e lì avrebbero passato la notte, prima di ripartire il mattino seguente.
La casa sembrava improvvisamente così vuota.
Georgiana salutava la carrozza di Charles allontanarsi, per poi correre in casa portando con sé Elizabeth, dicendole che aveva intenzione di farle un piccolo dono di nozze e che a lui, a quel che sembrava, era precluso vedere, per il momento.
Accettò di buon grado l’esclusione, ma non ebbe tempo di rimuginarvi troppo…
Mrs Reynolds si fece strada timidamente verso di lui, chiedendo se desiderava che per la notte fosse preparata la camera nuziale dei suoi genitori…
Un lampo di consapevolezza lo colpì all’improvviso.
Si sentì arrossire come un bambino, ma la domanda della donna attendeva ancora risposta.
 
La camera dei suoi genitori…
No, quella apparteneva solo a loro.
Ponderò in fretta ogni possibile alternativa e alla fine scelse una delle stanze al secondo piano.
Non una stanza a caso…
Difatti la donna comprese subito a quale camera lui si stesse riferendo, e non si sorprese della richiesta.
S’inchinò, e si avviò verso il palazzo…
Darcy sospirò vedendola sparire oltre l’entrata.
Sentiva una strana ansia dentro di sé…
Un misto tra timore e attesa…
E sapeva che in quei momenti, cavalcare per la tenuta di Pemberley l’avrebbe un po’ sollevato.
Sfrecciò tra gli alberi, lasciando che l’aria fredda e i ricordi lo sopraffacessero…
Quando fece ritorno verso il palazzo si sentiva più sollevato…
Ma notò subito una presenza, dinanzi all’entrata.
Una splendida figura in abito bianco, appena coperta da un cappotto…
Elizabeth.
Cavalcò lentamente verso di lei.
Per un attimo riuscirono solo a guardarsi negli occhi…
Tutto quel che riuscì a chiedere all’inizio, fu di Georgiana…
Lei rispose prontamente che sua sorella si era ritirata da un po’, e che aveva immaginato di poterlo trovare in giardino, per questo lo aveva atteso lì…
Lui annuì.
Lei tacque… e stavolta fu inaspettatamente Darcy a parlare, chiedendole se desiderasse accompagnarlo.
Desiderava mostrarle lo spettacolo del palazzo di Pemberley da lontano, illuminato dalle lanterne e dalla luna…
Lei sorrise inizialmente stranita ma gli occhi le si illuminarono all’idea.
E lui non poté che gioirne…
Le tese la mano e l’aiutò a salire, facendola sedere dinanzi a lui e lasciando che si tenesse stretta per ripararsi dal freddo…
Presero a galoppare intorno al giardino di Pemberley, e poi per la tenuta…
Mentre gli alberi correvano veloci attorno a loro, lui riusciva solo a percepire la presenza di sua moglie, tanto vicina da poter sentire il suo cuore battere assieme al suo…
E quando furono lontani abbastanza, Darcy tirò le redini del suo cavallo, facendolo fermare.
  • E’…meraviglioso… - disse lei, ammirando quello spettacolo di luci.
Lui non potè fare a meno di sentire quella nota di sincera gioia nella sua voce…
  • E’ vero… e d’ora in poi voi ne sarete padrona, Elizabeth… -
Darcy la vide abbassare lo sguardo all’improvviso.
Non capì perché, ma ebbe il timore di aver detto qualcosa di sconveniente, benché non riuscisse a capire cosa.
Lei si voltò verso di lui con il sorriso che gli aveva mostrato al mattino di alcuni mesi prima, quando lei lo rese più felice che mai, accettando e ricambiando i suoi sentimenti…
  • Pemberley è un luogo bellissimo… il vostro palazzo è sontuoso, e l’idea di dimorarvi mi riempie di gioia ma… spero che voi sappiate che non vi ho sposata perché ne ero allettata… -
Darcy credeva di non capire…
Capiva cosa lei gli avesse detto, ma non il senso o il perché di quel discorso in quel momento…
Come a comprendere il suo stupore, lei proseguì dicendo che probabilmente gli erano giunte, come erano giunte anche a lei, delle chiacchiere che diffondevano l’ipotesi che lei avesse sposato Darcy non per sincerità di sentimenti ma perché attratta dal suo patrimonio…
Si, quelle calunnie erano giunte anche al suo orecchio, ma lui non le aveva mai nemmeno prese in considerazione.
Conosceva abbastanza la sua Elizabeth da sapere che quelle voci non meritavano alcuna attenzione…
  • Però… - lei proseguì, con sguardo serio. – forse nel vostro animo si è fatto strada un altro tipo di timore… che forse io vi abbia accettato per… riconoscenza, per quanto avete fatto per le mie sorelle… -
Lo sguardo di Darcy era fisso…
  • Ma voglio che questi dubbi siano fugati all’istante! Non vi ho accettato per riconoscenza… non lo avrei mai fatto. Il rispetto che nutro per voi e per me stessa non mi avrebbe mai concesso di compiere un gesto simile, un gesto che avrebbe offeso entrambi…non mi avrebbe mai permesso di guardarvi negli occhi…come invece adesso sto facendo… -
Non c’era per lui bisogno che lei dicesse quelle parole…
Lui sapeva chi lei fosse.
  • Io… vi amo con tutto il cuore, Fitzwilliam… - disse con un soffio di voce, fissando il suo sguardo nel suo.
Elizabeth sollevò una mano per accarezzargli il viso con un leggerissimo tocco delle dita…
La vide sorridere, quando lui poggiò la propria mano sulla sua…
Evidentemente aveva già compreso quello che lui disse solo qualche istante dopo…
Le disse che non aveva mai dubitato dei suoi sentimenti…
Ne era stato incredulo, sì… ma non per le ipotesi che alcuni avevano ventilato…
Era piuttosto… quel genere di inevitabile incredulità che si prova quando qualcosa che avevi desiderato, sperato, agognato con tutto te stesso, e al quale ti preparavi a rinunciare per sempre, improvvisamente si avvera…
L’incredulità di vedere che il tuo più ardente desiderio e la realtà si sono fusi dando vita a qualcosa di infinitamente più perfetto…
Sorrise nervosa, lei… con gli occhi lucidi…e quello sguardo per lui era come quella carezza…
Gli riempiva il cuore.
Quella piccola mano fredda indugiava ancora sulla sua guancia…
E lui la stringeva appena…
Quasi fosse la cosa più naturale, si portò quella mano alle labbra… e sfiorò il palmo con un piccolo bacio.
Sentì la mano di lei tremare, e sollevò lo sguardo…
Leggeva qualcosa, in quegli occhi…
Sembrava timore ma…
Era forse più simile a quello che stava provando lui…
Timore… di una bramosia che stentava a controllare…che si stava impadronendo del suo animo…
Sensazioni che facevano vibrare il suo corpo, ad ogni suo sguardo, ad ogni suo tocco…
Lei si strinse a lui…
Guancia a guancia con lui…
Avvolse le braccia attorno al suo collo…
Come una silente richiesta…
Darcy chiuse gli occhi, al tremito che quel gesto e quella consapevolezza gli avevano provocato…
Strinse un braccio intorno alle sue spalle…
Spronò il cavallo, dirigendosi verso il palazzo.
Il suo cuore e quello di lei martellavano nel petto…
 
Fecero il loro ingresso nella dimora ormai buia e silenziosa.
Darcy accese una candela, e si voltò verso Elizabeth…porgendole la mano.
Lei la strinse, e insieme si diressero verso le scale…
Camminavano a passo lento, ma senza indugio.
Ad ogni scalino, Darcy sentiva il suo animo in una strana forma di tumulto…
Sembrava agitato e calmo allo stesso tempo…
Come ciò fosse possibile, non riusciva a concepirlo…
 
Giunsero infine alla porta della camera che aveva fatto preparare.
Si voltò brevemente verso Elizabeth, invitandola ad entrare.
Lei accennò ad un sorriso, e oltrepassò la soglia…
Mrs Reynolds aveva preparato ogni cosa…
Aveva dato disposizione che il caminetto venisse acceso, e aveva sistemato ogni piccolo dettaglio, compreso un mazzolino di fiori freschi bianchi che, lui sapeva, provenivano dai prati che costeggiavano il lago della sua tenuta, e che erano poggiati sul loro letto.
Elizabeth sembrò fissare la stanza con genuino stupore…
Vide il suo bouquet, in un piccolo vaso accanto alla specchiera…
Come lei poi disse, non aveva mai visto una stanza tanto sontuosa ma allo stesso tempo… così calda e accogliente.
Lui sorrise, mentre si toglieva la giacca e la poggiava su di una sedia.
E le raccontò la storia di quella stanza.
Quella era una delle sue stanze preferite…
C’era una luce bellissima al pomeriggio, e lui adorava passarvi le ore leggendo seduto alla finestra…
Era la stanza in cui suo padre gli aveva insegnato a giocare a scacchi, e dove talvolta si sfidavano…
La scacchiera era ancora appoggiata su in piccolo tavolo tondo in un angolo della stanza…
Era la stanza dove sua madre gli insegnò a danzare e suonare, per quanto per quest’ultima cosa non si scoprì mai particolarmente portato… c’era ancora il suo pianoforte…
La stanza in cui Georgiana amava nascondersi quando era triste, da bambina…proprio dietro a quelle tende di broccato…
Vide Elizabeth sorridere, nell’ascoltarlo…
Aveva preso il mazzolino di fiori bianchi e accarezzava leggermente i petali, senza distogliere mai lo sguardo da lui…
Quanti ricordi felici lo legavano a quel luogo…
Ma anche ricordi tristi…
Darcy sedette sul letto, abbassando lo sguardo verso le proprie mani, mentre richiamava alla mente quei ricordi…
Lì si rifugiava quando i suoi genitori vennero a mancare…
Fissò quella finestra tante volte, con Georgiana ancora piccolissima tra le braccia…come se si aspettasse di veder tornare i suoi genitori, prima o poi. Tutta la sua esistenza era passata attraverso quelle mura, e voleva che anche Elizabeth ne entrasse a far parte.
Elizabeth gli si avvicinò inaspettatamente, si sedette accanto a lui… lo guardò con un sorriso, come a mostrargli che aveva compreso ciò che provava e ogni sua parola.
Ed ella stessa disse che non avrebbe saputo scegliere stanza migliore…
Sorrise lui timidamente ma il sorriso ebbe vita breve sulle sue labbra
Rimase colpito ancora una volta…
La luce soffusa nella stanza giocava con il viso di Elizabeth avvolgendola in una luce arancio…
Le faceva risplendere gli occhi di lei, e disegnava dolcemente i contorni del suo viso…
Li seguì delicatamente con le dita…
Sfiorò le sue labbra appena curvate da un sorriso…
Le sfiorò il mento… ma non si arrestò…
Lentamente… carezzò il suo collo candido… indugiò per un istante, quando lei abbassò lo sguardo.
La sua mente non provava nemmeno ad elaborare cosa stesse accadendo.
Semplicemente… era sopraffatto dalle sensazioni che provava… e dal desiderio di lei…
Di averla per sé, e renderla sua, finalmente solo sua…
Forse inconsapevolmente… ma gli occhi di Elizabeth gli chiedevano esattamente la stessa cosa.
Le diede un bacio leggero sulle labbra… poi più profondo…e annegò nel suo profumo… talmente ottenebrato da non riuscire più ad agire volontariamente…
Le sfiorò il collo con le labbra…
Sentì la mano di lei toccargli il viso.
Quel gesto lo fermò.
Temeva di averla offesa con tanta audacia…ed egli stesso si sentì per un attimo incerto…
Il viso di Elizabeth era colorito da un leggero rossore che la rendeva ancora più bella ai suoi occhi… il respiro era sostenuto almeno quanto il suo…
Le sue piccole dita andarono al suo collo… intente a sciogliere il nodo del suo cravattino.
Quel gesto lo sorprese… e lo fece tremare…
Restò ipnotizzato dallo sguardo di Elizabeth…
Che non lo lasciava…
Che parlava direttamente al suo cuore, e ai suoi sensi…
Ancora un bacio, ancora e ancora…
Sentiva le mani di lei alla base del collo… giocare con i suoi capelli…
Il suo corpo vibrava…
Mai sazio delle donna che teneva tra le braccia…
La desiderava.
Desiderava baciarla… reclamare per sé ogni suo lembo di pelle… ogni sua fibra…
Annegare…
E scoprire di essere ancora vivo, e non più solo, in quel mare in tempesta…
Assecondò il suo desiderio… e lo riscoprì altrettanto forte negli occhi di Elizabeth…
L’accarezzò… e la sentì bruciare sotto il suo tocco…almeno quanto le carezze di lei incendiavano lui…
Le loro anime erano come accese da un fuoco…
Un fuoco puro e sacro.
La guardava…e se ne riempiva gli occhi…
Stringeva quel corpo esile… eppure lo cullava nel suo abbraccio, accarezzandolo con venerazione, proteggendolo… perché era quanto di più prezioso possedesse…
Perché adesso lei gli apparteneva completamente.
Aveva mai sperato che un giorno sarebbe potuto accadere…?
Che qualcuno avrebbe potuto mai ingabbiare la sua ninfa, la sua Elizabeth…?
Ma forse s’ingannava…
Era lui ad essere ingabbiato…
Era lui ad essere suo…
Si appartenevano, un solo corpo e un solo spirito...
E quando il sonno gli chiuse gli occhi, quella notte…
L’ultimo suo pensiero fu per lei…
E la gioia… e la sensazione di essere finalmente completo…
Che il suo pezzo mancante finalmente si fosse ricongiunto a lui e…
Che il giorno dopo… e quello dopo ancora…sarebbero stati assieme.
I primi raggi d’aurora filtravano attraverso le tende, e il sonno si stava impossessando delle sue membra, pesante sui suoi occhi.
Si sentiva felice, e completo, e…felice. Poteva chiudere gli occhi, stringendo tra le braccia la donna che amava, sapendo che nel riaprirli, lei sarebbe stata lì.
Lei sarebbe stata, d’ora in avanti, la prima cosa che i suoi occhi avrebbero visto ad ogni risveglio, e l’ultima prima di addormentarsi, e questa cosa lo riempiva di conforto e di pace, per la prima volta in tanti anni.
Mrs. Darcy…la sua Elizabeth.
  
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