Un grande
ringraziamento a chi recensisce, voi ragazze motivate il nostro lavoro e la
nostra fatica, quindi un grande e sincero ringraziamento, siete mitiche...
Grazie mille anche a chi legge senza recensire...
Faffy e Francy
Da un dannato
***(alle mie Francy e Ale)***
Affranto
Stridente
Atroce…
Fottutamente romantico
Come graffi su pietra che
spezzano le unghie lasciano sanguinare le dita tra gemiti e strepiti.
Noo.
Solo… Immortale… Epocale.
Ti aspetto morte fammi a pezzi l’importante è che tu mi faccia gridare
come un dannato nell’inferno tra le impietose fauci di Lucifero…
bene ti attendo e sfido te e il tuo immenso sporco
male.
Sono completamente impazzito.
Sussurramelo…
Satana dimmelo che giaccio nelle tue schiere dalla
nascita.
I muscoli della schiena si tendono, le braccia ricadono all’indietro la
testa si inclina verso l’alto tra le cicatrici
delle mie ali tranciate dalle mie stesse mani.
Vieni qui Sakura.
Ci tieni tanto?
Sono qui…
Le mie cellule divennero ipersensibili euforiche pazze
POSSEDUTE FINO ALLO SPASIMO…
Esilarante!
Forsaken
Forsaken
Uh! No sbagliato!
I pazzi hanno mille voci nello stomaco e non sono mai soli.
MAI
È vero, sono fuggito, mi sono allontanato da te, sorella, terrorizzato dalla tua
candida espressine, dalla tua monda impudicizia. E quando hai aperto gli occhi sono corso in camera.
Vorrei che l’impietoso Serpente tacesse nella mia testa, poiché grida
incessantemente graffiante:
Abbandona ogni
scrupolo…
È disgustoso no?
Non più di quanto lo sia già però, quindi avrei bruciato la morale nel fuoco
dell’inferno dietro le mie costole.
Sorrisi nel buio della mia stanza mentre lasciavo che le fiamme diaboliche nel
mio petto uscissero e m’incendiassero completamente.
Estatico.
Molto bene…
Sono nel fuoco! Nei
suoi riflessi vermigli: brucia sin dentro l’anima ripercorre la schiena
la gola, gli occhi e anche tu sorella sarai cenere.
Bruciano troppo velocemente le falene…
Farò sì che accada lentamente.
Ma sarà stata solo colpa tua.
Solo tua se le tue ali grideranno contorcendosi ed il tuo
cuore seppur minuscolo, se le falene ne hanno, eleverà un falò infinito che
brucerà quelle stelle stordite e cianotiche nello sperduto buio abissale.
Al diavolo Yukito.
Al diavolo le Geishe tra i ciliegi in fiore.
Ora avrò te mio fittizio fantasma, dolcissimo spettro senz’anima immerso
in una bara di rose bianche.
Immenso SACRIFICIO…
La neve sta cadendo…
Sulle falene.
Le falene sono farfalle della notte.
Figlie dei fiori chiusi.
Sono le puttane degli spiriti nei laghi.
E concubine della luna. Se tu fossi la mia puttana sarebbe una cosa immensamente dolce e romantica. Non come pensano gli altri: perché saresti mia a discapito del tuo
onore e della tua felicità… e della mia. Cosa c’è di più significativo di perdere tutto.
Noi rinunciamo per sempre alle volte marmoree dei cancelli dell’Eden.
Diciamo ad esse addio perché l’Inferno sarà il nostro tormentoso
Paradiso, tra coloro che annegano nella colpa e nella
disgrazia, dopotutto insieme e contemplando il nostro reciproco sacrificio.
E allora piccola falena straziata voglio sentirti
gridare atrocemente mentre strapperò con le unghie le tue ali baciate e
divorate dall’avida luna.
Morirò con te…
***
Io e Sakura frequentavamo lo stesso liceo così io
l’accompagnavo in auto. Anche lì rimase zitta.
L’avevo umiliata, ferita e solo per non
distruggerla, ma se voleva sgretolarsi nei fumi della mia dannazione non glielo
avrei impedito più.
Non mi restava altro modo che questo:
uccidermi morendo in un tuo bacio.
Otello di Shakespeare.
Ed io lucida lacrima di vetro morirò annegando nella
tua pelle infinitamente.
Entrammo a scuola senza scambiarci una parola. Vedi, sono tragicamente crudele
e macabro, straziato, folle, negato profondamente a moralità alcuna, ma trovo
ancora la dolcezza ingenua ed infantile di una bambina nel mio squallido amore per te sorella.
Ti ho chiamato “bimba di stella”, ho amato impudicamente un angelo
ed il mio animo sibilava parole vietate ad un mite
pellegrino.
Lasciami morire sulle tue labbra bimba dolce. Morirei sul tuo cadavere
d’infante bagnando la tua bocca con veleno. Vili
chiodi ci crocifiggono alla moralità inventata da gente morta che borbotta che
un uomo non può amare schifosamente una sorella, o una figlia, o un demone
stesso.
Nel libro dell’Apocalisse v’è Incesto: diavolo
femmina bianco come la lebbra. Che quella donna ci leghi pure tra ceppi
ardenti e fiamme eterne… ed io tra quei vermigli fulgori cercherò in lacrime coi miei occhi di cenere i tuoi.
Ti sorriderei.
“Non li guardare
sorella loro non sanno quel che fanno”
E non sapranno mai davvero
che significa amare.
Che ci
condannino.
Dio, Satana, dissolvetevi come gli antichi fumi delle
menti morte che vi hanno creati ad immagine e somiglianza dell’uomo e
lasciateci soli.
Non abbiamo più bisogno di voi.
Scenderemo dalle croci capovolte, cammineremo oltre le fiamme dei nostri roghi
di vampe eretiche, squarceremo il soffitto dell’Inferno.
Perdiamoci mia amante, prostituita, incestuosa,
perversa ed innocente: se neanche noi conosciamo il luogo in cui siamo nessuno
ci troverà mai più e Dio e Satana periranno.
Un’ora di chimica passò con mio totale disinteresse, benché fosse la mia materia preferita, poi arrivò l’insegnante di
giapponese. Ecco che ripartiva con letteratura: haiku, Basho e gli epigrammi
giapponesi. Io odiavo quella materia. Non era come la matematica:
stabile prevedibile coerente, l’arte che si faceva finestra verso la
psiche umana era come un colombo che insegui a perdifiato da bambino e che non
acchiapperai mai perché già si allontana in volo.
Annoiato chiesi al professore di andare in bagno.
Il povero vecchio Sasaki dovette farselo ripetere due
volte, prima che il messaggio oltrepassasse le sue vecchie orecchie.
Sasaki aveva la faccia rugosa di una tartaruga,
occhialetti tondi e un’espressione che sembrava esclamare sconcertata
“Ma che ci fanno tutti questi ragazzini disposti su banchi nel mio
soggiorno all’ora del te?”
Nel complesso ricordava abbastanza Mahatma Gandhi.
“Oh sì figliolo e già che esci prendi il gesso caro ragazzo”
Con la netta impressione che mi avesse scambiato per il bidello della scuola,
mi alzai ed uscii dall’aula, mentre Yukito mi
faceva un cenno divertito.
Io camminai stanco lungo il corridoio e passai davanti all’aula di mia
sorella.
Stavano facendo artistica e rimasi stupito vedendo da lontano che il foglio di
Sakura sembrava essere completamente viola, vidi che lanciava sguardi ai
pennelli sporchi ed intuii che sarebbe andata presto in bagno a sciacquarli.
Ci pensai un attimo, poi me ne andai nel bagno delle
ragazze e mi appoggiai su una delle porte rosa.
Nei cinque minuti di attesa qualche ragazza che mi
aveva rivolto uno sguardo sconcertato vedendomi nel bagno femminile si era
sentita gridare contro: “Sono gay, problemi?” e poi era scappata.
Dopo un altro po’ d’attesa, come avevo previsto, Sakura arrivò in
bagno, ma mi dava le spalle per sciacquare i pennelli nel lavandino, poi si
girò e quando mi vide per la sorpresa li lasciò cadere tutti
insieme ai fazzoletti appallottolati con cui li aveva asciugati.
Io la fissai, mentre raccoglieva tutto, poi mi guardò senza dire una parola.
Appoggiò la roba che aveva raccolto sul bordo del lavandino vicino al
rubinetto. Io le afferrai il polso e la fissai. “Sei sicura di quello che
volevi ieri?” chiesi gelido.
Sakura annuì dopo qualche secondo di smarrimento. Io cominciai ad avanzare
costringendola a camminare all’indietro e disorientandola ancor più.
“Davvero?... Davvero?” lei continuava ad
annuire con sempre meno decisione e quando la spinsi nel bagno chiudendo la
porta a chiave e ripetendo la domanda fece un violento e spaventatissimo
segno di dissenso.
“Già” mormorai con un sorrisino di scherno.
Le schiacciai le spalle contro le piastrelle bianche del bagno poi la baciai alzandole lentamente la gonna della divisa, mentre
lei, incantata come una ragazzina rispondeva al mio bacio.
Ceruleo
angelo col capo chino a sinistra e le labbra quasi posate sulla spalla…
Angelo morbido e lieve come
l’acqua che ti accarezza mentre anneghi…
Angelo che le tue mani
d’aurora hai macchiate di tristo sangue ché
stretta una rosa ne pagasti il prezzo…
Era la sua prima volta e
mia sorella gemette appena di dolore guardandomi spaventata e confusa.
“Baciami” tagliai corto.
Oh angelo che sporcasti il
mio cuore di impudichi amori e di lievi petali, ma del
colore dell’Averno infuocato.
Angelo.
Lieve petalo di ciliegio.
Fiore sì crudelmente
stroncato.
Tu che hai pianto
l’incesto di Edipo e l’amore di Achille e Pentesilea.
Tu che rimiri gli
stucchevoli peccati e i più grotteschi mali…
Fissai incantato una ciocca
dei suoi capelli ondeggiare piano sulla parete del bagno, come a innamorarmi di ogni dettaglio di lei.
Tu, angelo, che su questa
terra hai il nome di Sakura…
Tu incendiato male…
Tu
fulgido barlume argenteo nello spietato Inferno di cenere e ossa maleodoranti…
Mi fermai e la guardai
ansante. Anche lei aveva il fiatone ed il volto
arrossato. Glielo presi tra le mani e la baciai prima di uscire dal bagno.
Perdonami…
PERDONAMI!
“TOUYA!!!!” sentii gridare dietro di me quando già stavo
attraversando il corridoio.
Sakura mi corse incontro sorridendo radiosa come la stella più apocalitticamente straordinaria.
Mi mise in mano la sua catenina con la croce.
“Ti amo!” disse baciandomi a stampo sulle labbra. Poi si
girò correndo verso la sua classe lasciandomi entusiasta dietro di lei.
Andiamo avanti finché
possiamo... insieme, verso una terra abbandonata da Dio, un luogo dove nessuno
ci conosce, un luogo dove nessuno ci osserva, oltre il filo spinato, verso un
regno per noi due soli, che più di ogni altro è vicino
al paradiso!
(Angel Sanctuary)
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