Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: cecily182    05/09/2013    0 recensioni
Mya, una mezz'elfa stregona, insieme alle sue tre nuove compagne, si ritrova a Faënal, una regione a loro sconosciuta. Ognuna di loro ha il suo obbiettivo da portare a compimento e unite da un'utilità reciproca vivranno avventure inaspettate. L'utilità reciproca si trasformerà però in una salda e fedele amicizia. Vivranno bei momenti ma anche dissaventure terribili, soprattutto dopo aver conosciuto quattro ragazzi, viandanti come loro. Si troveranno tutti e otto coinvolti nella guerra che potrebbe portare Faënal alla rovina.
Questa storia è liberamente ispirata alla campagna di Dungeons & Dragons mia e dei miei amici.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando mi svegliai era pomeriggio inoltrato; a giudicare dal sole le 5 e mezzo, 6 al massimo. Il sonno mi aveva riposata ben poco, mi sembrava di essere più stanca di prima. Avevo sognato strane figure incappucciate con larghi mantelli marroni, altre vestite di bianche tonache, alcune avevano la pelle nere come la pece; tutto questo aveva portato come risultato irrequietezza e ansia che mi avrebbero accompagnata tutto il giorno. Dopo essermi vestita e aver chiuso il mio bastone nell’armadio uscii nel corridoio e provai a bussare alle mie compagne, senza però ricevere risposta: o dormivano troppo profondamente per sentire o erano già scese, ma dubitavo fortemente della seconda opzione.
Decisi perciò di dirigermi al piano di sotto, mi sedetti nel tavolo più remoto che c’era, ordinai una birra e, tirato fuori il mio quaderno di viaggio, cominciai a scrivere.
Dopo poco però venni distratta da un chiacchiericcio fitto accanto al mio tavolo; erano un nano e un vecchio signore dalla lunga barba bianca, vestito d’una lunga veste grigio chiaro, immersi in un fitto chiacchiericcio.
Non avevo intensione di spiarli, ma quel parlare sommesso, quel genere di parlare di chi sta trattando un argomento importante, attirarò irrimediabilmente la mia curiosità.
Sentivo tranquillamente ciò di cui stava parlando l’uomo con la barba e per non destare curiosità continuai a far finta di scrivere.
-…Pare che il Cupo Pellegrino sia tornato dalla parte di Tranduil. Non so come Rodetar fosse riuscito ad ingraziarselo e metterlo al proprio servizio, in modo da poterlo usare contro suo fratello-
Fece una lunga pausa per prendere un paio di boccate dalla sua pipa e ricominciò.
Vedendolo fumare mi venne in mente che anche io avevo del tabacco, quindi lo misi della pipa e senza farmi notare schioccai le dita, in modo che si accendesse. Avevo di proposito lasciato il bastone in camera, per non destare sospetti sulla mia natura di stregone, ma come io avevo capito che l’uomo dalla barba bianca lo era, anche lui aveva capito che lo ero anche io.
-Rodetar ha visto in lui un grande potenziale, mio caro Gimel. Tu sai quanti potenti stregoni vivono a Faënal-
Detto questo mi sembrò che il suo sguardo si fermasse un attimo su di me, per poi tornare al suo interlocutore.
-Ma se Rodetar ha scelto proprio lui vuol dire che non solo ha trovato in lui un potere eccezionale, ma ha anche trovato un cuore velato di tenebra; qualcuno che è in cerca di avventure oscure. Qualcuno che brama il potere personale tanto quanto lui.-
Il nano pensieroso si lisciò la barba scura.
-E quindi adesso come può essere tornato dalla parte di Tranduil, dopo un così grave tradimento?-
-Ieri ho parlato col Grande Maestro dei Fiori, che ha grande fiducia in quei quattro ragazzi e in modo particolare nel monaco del gruppo, e pare che i suoi compagni abbiano accolto la sua richiesta di perdono. Anche il Supremo Volgot ha parlato con lui dopo il suo ritorno e sembra che l’abbia trovato sinceramente pentito; Volgot crede in lui, non l’ho mai visto fidarsi di qualcuno come si fida di quel ragazzo-
-Il Cupo Pellegrino… E’  così giovane, e nonostante sia così giovane ha già una passato così complesso-
Lo stregone mi fissò.
-E a qualcuno qui accanto interessano i nostri discorsi-
Arrossii all’istante.
-Io, ehm scusate- ma non potevo mostrarmi così debole –Io sono arrivata oggi stesso in questa regione, viaggio con altre tre ragazze e non sappiamo niente di questo posto. Quindi speravo di poter ricevere qualche utile informazione-
Nel frattempo vidi scendere le scale alle mie tre compagne. Alzai un braccio per attirare la loro attenzione verso il mio tavolo e quando si furono sedute ordinai altre quattro birre.
Finalmente lo stregone, che sembrava essere molto interessato da me, distolse per un attimo lo sguardo per osservare le altre, per poi tornare a scrutarmi con due profondi occhi blu.
-Una mezz’elfa stregona, un’elfa chierica e una ranger e una draw. Che strano accozzamento di persone. Cosa girate da queste parti?-
-Siamo viandanti. Ci siamo incontrate per caso e visto che tutte ci stavamo dirigendo a Faënal abbiamo deciso di viaggiare insieme-
-Mi sembrate delle ragazze sveglie; bene io adesso devo andare, ma se domattina avete tempo potete passare dal mio laboratorio, ho una missione da affidare a qualcuno e penso di aver trovato le persone giuste. Il mio laboratorio si trova sopra la bottega di oggetti magici. Mi troverete lì tutta la mattina.-
Non facemmo in tempo a rispondere che lui si era alzato ed era andato via, come se fluttuasse. Anche il nano biascicò qualcosa e si allontanò, incespicando fra la gente che si affollava intorno ai tavoli.
Le mie compagne a questo punto mi guardarono confuse. Perciò raccontai loro quello che era successo, riassumendo in breve anche quello che aveva raccontato il vecchio stregone.
-Secondo voi c’è da fidarsi?- chiese con sospetto Yavanna.
-Non vedo perché non dovremmo, non mi sembra un soggetto pericoloso-
-Ragazze è ovvio che dobbiamo fidarci; ci assegnerà una missione mortale e ci darà un sacco di soldi come ricompensa…-
-Se ne usciamo vive- Shanna interruppe Rynis e, irrimediabilmente, cominciarono di nuovo a battibeccare.
Stanca del loro parlottare le interruppi alzandomi in piedi.
-Io vado a fare un giro prima che chiudano i negozi, voi cosa avete intenzione di fare prima di cena?-
-Io vengo con te. Voglio vedere quanto mi costerebbe incantare il mio arco- disse Yavanna, alzandosi a sua volta.
-Bene noi andiamo, voi decidete cosa fare. Basta trovarci qua per l’ora di cena-
-D’accordo-
E uscimmo dalla locanda.
 
Quando fummo sulla piazza osservai di sottecchi Yavanna. L’elfa sembrava sovrappensiero. Io individuai il negozio di oggetti magici e, senza troppa fretta iniziai a dirigermi lì.
-A cosa pensi?-
-Riusciremo a fare andare d’accordo quelle due?-
-Non vedo perché no. Dopotutto viaggiamo insieme, inizieranno ad accettarsi l’un l’altra nonostante le differenze che ci sono fra di loro-
-Tu credi in Dio?-
-Io credo nella magia, e sì credo nel mio dio. Credo in Boccob, colui che la magia infonde, colui che tutto vede e tutto sa-
-Già l’occhio che hai tatuato sul polso-
-Sei una brava osservatrice-
-Io credo ciecamente in Larethian, è la mia divinità. La dea della mia razza. Ma io non credo che sia lei a decidere quello che deve essere di noi-
-In sostanza stai cercando di farmi capire che pensi che esista qualcuno al di sopra degli dei?-
-Sì. Una sorta di burattinaio che ci muove come se fossimo legati a dei fili. Le divinità cercano di aiutarci perché siamo tutti loro figli, ma è Lui che ci ha fatti nascere-
-Mmh-
-E’ lui che ha voluto che ci incontrassimo e che cominciassimo a viaggiare insieme. Avevamo una stessa meta e forse unendoci vuole anche che abbiamo lo stesso destino-
-Non ho mai riflettuto sul fatto che potesse esistere qualcuno al di sopra delle divinità, ma non è nemmeno un ragionamento così illogico-
Yavanna sembrò destarsi da un sonno apparente.
-Entriamo dai- disse spingendo la porta.
All’interno del negozio regnava il caos. Mensole cosparse di ampolle messe senza un criterio preciso, libri accumulati sul pavimento, calderoni vuoti di diverse dimensioni. C’era odore di magia nell’aria, chiusi gli occhi e mi lasciai inebriare da quel profumo che sembrava mettere insieme tutti i profumi del mondo; non avrei saputo descriverlo, ma il mio olfatto stava festeggiando.
Venni interrotta da una voce profonda. Al di là del bancone vidi un tiefling, la pelle innaturalmente pallida, e le due corna che spuntavano dall’attaccatura dei capelli. Era giovane e molto attraente.
-Avete bisogno?-
Feci un cenno a Yavanna, invitandola a servirsi prima di me.
-Io mi chiedevo se è possibile incantare quest’arco-
-Pagando tutto è possibile. Che genere di incantamento?-
-Di fuoco, vorrei poter lanciare frecce infuocate-
-Nessun problema, con duemila monete d’oro siamo apposto, è un lavoro semplice e veloce, non ti chiederò di più-
-Mi sembra un prezzo ragionevole, quando posso ritirarlo?-
-Domattina andrà più che bene-
-D’accordo grazie-
-E tu? Come posso servirti, giovane stregone?-
-Mi chiedevo se avevate delle bacchette-
-Certo, prego seguimi- disse sparendo dietro una tendina.
Lo seguii e mi ritrovai in una stanza più grande e sicuramente più ordinata di quella precedente, cosparsa di scaffali con sopra oggetti di tutti i generi.
Giungemmo ad uno mobile con delle ante di vetro, all’interno delle quali scorsi tante scatoline nere, ognuna con un’etichetta diversa.
-Dimmi di cosa avevi bisogno, mezz’elfa- notai il disgusto col quale aveva intonato l’appellativo, ma non gli detti troppo peso. Conoscevo la razza dei tiefling, odiavano tutte le altre razze, tranne la loro.
-Avete una bacchetta di charme?-
Annuì passando in rassegna le scatoline e ne estrasse una.
-Una delle migliori che abbiamo, non fallisce mai- disse porgendomela.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, mi affascinava e inquietava al tempo stesso.
Scossi la testa per riprendermi dai miei pensieri e afferrai la scatolina che mi stava porgendo.
-Perfetto, prendo questa-
Tornammo nell’altra stanza, pagai e uscimmo dal negozio. Sentii i suoi occhi addosso mentre uscivamo.
Girammo per un po’ nella grande piazza affollata, osservando le vetrine dei negozi.
Restai ammaliata da un sontuoso mantello di un blu profondo col cappuccio, di una stoffa particolare che non sapevo riconoscere e l’orlo grigio. Non potei fare a meno di comprarlo.
Il negoziante disse orgoglioso che quella era stoffa elfica, della migliore qualità.
Me lo mise ad un prezzo ragionevole.
Uscii mettendomelo sulle spalle e legandolo al collo.
Ero fiera dei miei acquisti.
Il sole era ormai sparito dietro le case della piazza quando uscimmo dal negozio.
-Andiamo alla locanda, è ora di cena-
Trovammo ad un tavolo le altre due che chiacchieravano allegramente.
Ci sedemmo e ordinammo arrosto di cinghiale e quattro birre.
Mentre cenavamo le altre due ci raccontarono che girando per la città avevano incontrato cinque affascinanti ragazzi umani che le avevano avvicinate e avevano chiesto loro di andare a bere una birra insieme dopo cena.
-Erano evidentemente ricchi: vestiti sontuosi, aspetto curato. Se riusciamo a farli ubriacare posso derubarli-
-Mi sembra una proposta interessante, abbiamo bisogno di soldi per il viaggio. Dopo la missione di domani dovremmo partire da qui, e non sappiamo cosa ci aspetta durante il viaggio, soldi in più possono solo farci comodo-
Questa idea sembrò mettere d’accordo tutte. Stranamente.
Quando finimmo di cenare avevamo già bevuto tre grandi boccali di birra ciascuno, eravamo già allegre.
Non c’era molta gente nella piazza, che di solito, essendo il fulcro commerciale della città, era affollatissima.
Come se fosse stata un’abitudine, come se lo facessi da una vita, il mio sguardo si posò subito su Yavanna. Mi fidavo di lei e dei suoi sensi di ranger.
Aveva lo sguardo perplesso.
La avvicinai e le sussurrai di tenere i sensi in allerta.
Annuì quasi impercettibilmente.
Ci sedemmo sul bordo della fontana maestosa al centro della piazza.
Le luci erano scarse, ma vedevo chiaramente quello che ci stava succedendo intorno.
Le poche persone che erano rimaste in giro cominciarono a camminare velocemente e ad entrare nelle case o nella locanda, col risultato che rimanemmo le uniche nella piazza; le luci si spensero di botto.
Scattammo tutte in piedi, i sensi in allerta.
L’ebbrezza causata dalla birra lasciò il posto alla cautela.
Vidi un velo di paura negli occhi di Yavanna.
Sussurrò: -Sento dei passi, penso che sia il caso di nasconderci-
Trovammo una pila piuttosto alta di casse vuote ammassate di fronte ad un negozio di frutta e verdura e ci accucciamo li dietro. Fummo inghiottite dall’oscurità ma grazie al chiarore della luna quasi piena, i nostri occhi elfici vedevano perfettamente.
Adesso anche io sentivo chiaramente dei passi, e ciò significava che, chiunque fosse, non era lontano da noi.
-Sono tre- disse Yavanna con un filo di voce.
Da una stradina secondaria che si diramava dalla piazza, vedemmo spuntare tre grosse figure incappucciate, che portavano tre torcie.
Le udii parlottare fra di loro in una lingua che di certo non era Comune.
Quando ormai furono vicini alla fontana, si fermarono guardandosi intorno, a quel punto udii perfettamente i loro di scorsi, parlavano Goblinoide.
Quasi come mi leggesse nel pensiero, Shanna sussurrò: -Sono goblinoidi-
Annuii.
Se non fossimo state nascoste Yavanna avrebbe gridato.
Ma la vidi che cercava di trattenersi.
-Dobbiamo ucciderli o ci scopriranno-
-Io posso aggirarli silenziosamente e attaccarli di sorpresa, non mi vedranno, sono un draw, la notte è la mia signora-
-D’accordo una volta che attirerai la loro attenzione noi li attacchiamo da qua, a giudicare dai loro discorsi non hanno l’aria di essere tipi svegli-
Rynis annuì e si mosse nell’ombra.
Yavanna non aveva con sé il suo arco, ma aveva un falchion potente, forgiato dai nani.
Rynis attaccò il primo goblinoide alle spalle, tagliandogli la gola con una destrezza imparagonabile.
Al che uscimmo dal nostro nascondiglio e cominciammo a correre per avvicinarci.
Mentre correvamo lasciai che le mie mani si incendiassero e vidi che al mio fianco Shanna e Yavanna sguainavano le loro armi; tuttavia durante la corsa una dei due goblin aveva afferrato Rynis per il collo della cotta di maglia e l’aveva lanciata violentemente contro la parete di un palazzo. Adesso giaceva inerte, la schiena appoggiata al muro e la testa penzoloni.
Caricai una mano infuocata verso il goblinoide che l’aveva aggredita e lo incenerii al primo colpo.
Shanna e Yavanna si stavano lanciando sul terzo.
Yavanna lo infilzò sulla schiena, e quello si accasciò a terra, apparentemente morto.
Vidi Shanna correre da Rynis chinarsi su di lei e, una volta posate le mani sulla sua testa, la udii pronunciare un incantesimo che le illuminò le mani di una luce divina.
Rynis scosse la testa; aveva la faccia di qualcuno che si è appena svegliato da un brutto sogno.
Vidi Yavanna chinarsi sul goblin che aveva ucciso Shanna, con sguardo critico.
-Non siete normali goblin. Siete anche peggio forse-
Si stava tirando su quando la grossa figura del goblinoide si mosse e l’afferrò per la gola con entrambe le mani. L’elfa emise un verso strozzato.
Sussultai ma mantenni la lucidità per decidere cosa fare.
Non potevo lanciare un incantesimo, avrei rischiato di cogliere Yavanna.
A causa dell’abitudine di lanciare incantesimi mi ero scordata della mia fedele balestra, che avevo imparato ad usare sin da quando ero piccola.
Incoccai la freccia e la sparai dritta sulla sua fronte.
-Stai bene Yavanna?-
Ci fu una pausa in cui non mi rispose.
-Via di qui subito, ne arrivano altri e questa volta sono tanti-
Corremmo verso la porta buia della nostra locanda e cercammo di aprirla.
Chiusa. Non erano previsti arrivi a quell’ora della notte.
-Scansati-
Rynis scansò Yavanna da davanti alla porta, tirò fuori uno strano ago dalla sua scarsella e iniziò ad armeggiare con agilità sulla serratura.
Dopo alcuni secondi quella scattò e la porta si aprì.
Entrammo nella stanza buia e deserta e ci chiudemmo la porta alle spalle.
Nell’oscurità, sicura che le altre potessero vedermi, mi poggiai un dito sulla bocca invitandole a fare silenzio e con l’altro indicai il piano superiore.
Attente a non fare rumore salimmo le scale, tirai fuori la chiave di camera mia e la aprii.
Con un gesto intimai le altre ad entrare.
Mi chiusi la porta alle spalle.
Rynis e Yavanna si buttarono sul letto, Shanna appoggiò la schiena all’armadio e si lasciò scivolare a terra; io tirai fuori lo sgabello da sotto il piccolo scrittoio e mi sedetti a mia volta.
Dopo una decina di minuti di silenzio durante il quale si udiva solo il nostro respiro che lentamente tornava alla sua normale velocità mi decisi a parlare.
-Non so cosa è successo stasera, ma deve esserci una sorta di coprifuoco in questa città. Abbiamo rischiato veramente grosso; domattina troveranno i goblinoidi morti qua davanti e daranno la caccia ai colpevoli, dobbiamo andarcene-
-Non vedo perché dovrebbero dare la caccia a chi ha ucciso quei mostri, al massimo dovrebbero cercarci per darci una medaglia-
Vidi che Yavanna era spossata. E negli occhi delle altre due, alla luce della candela, notai la stessa stanchezza che probabilmente stava cogliendo i miei stessi occhi.
-Mettersi in viaggio ora è folle. Oltre a rischiare di essere beccate, siamo anche troppo stanche per camminare, adesso andiamo a dormire. Domattina a colazione ci comporteremo normalmente e senza assumere strani comportamenti, ci mostreremo sorprese scoprendo delle guardie morte e ci allontaneremo senza fretta, onde evitare di destare alcun sospetto. Adesso andiamo tutte a dormire.-
Le altre si trovarono d’accordo e uscirono da camera mia per andare nelle loro stanze.
Mi spogliai per inerzia, stravolta dalla stanchezza. Il pomeriggio avevo dormito male, quindi adesso sentivo il sonno che mi attanagliava e rubava alla mia mente la lucidità per pensare. Mi buttai sulle ruvide coperte del letto e mi lasciai trascinare nel regno di Morfeo, questa volta senza essere disturbata da strani sogni.


Commento dell'autrice.
Non so se qualcuno leggerà o recensirà questa storia. Ho subito pubblicato i primi due capitoli perché erano già pronti, ma a breve arriva il terzo, dato che la mia campagna di D&D è molto più avanti rispetto a questo momento della storia e sono successe tante cose. 
Ci tengo tantissimo a ringraziare i miei compagni di avventura in game e out game, perché senza di loro sarei persa. 
Oltre ad essere miei fedeli compagni di gioco infatti, sono i miei amici quelli con cui passo le serate a parlare di Dungeons & Dragons davanti ad una birra, anche quando non sessioniamo.
Ma più di tutti voglio ringraziare il nostro Dungeons Master che anche se non compare nella storia è colui che ha in mano il nostro destino (qualsiasi riferimento al capitolo è puramente casuale, forse in effetti il DM compare eccome).
Se mai questa storia attirasse qualche curioso appassionato di D&D sarebbe ganzo sentire qualche parere. 
Per Boccob.
Adieu

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: cecily182