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Autore: callistas    06/09/2013    7 recensioni
Ciao!
Eccomi tornata come promesso a postare il primo capitolo di una nuova storia con gli immancabili Draco e Hermione.
Draco è il titolare di Hermione, la quale lavora presso di lui come centralinista. Grazie a una piccola diatriba con la fidanzata di Draco - leggete e saprete fin dal primo capitolo chi è - per Hermione inizia un calvario senza fine, fatto di dispetti e punizioni immeritate.
Spero vogliate darmi ancora l'occasione di sapere cosa ne pensate.
Vi aspetto numerosi!
Un bacio,
callistas
P.S.: La magia non c'è.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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01 - La Malfoy Home Per chi ha commentato l’ultimo mio parto, “La Check List”, ancora non finirò mai di ringraziarvi a sufficienza per aver, alla fine, riso delle mie disgrazie.

A chi si appresta, invece, a cliccare su questo primo capitolo di questa nuova storia, do il mio personale benvenuto nel calli-club – non capisco perché solo Lumacorno possa avere un club tutto suo u_u – sperando di poter allietare i vostri venerdì con altre avventure della mia coppia preferita.

La Dramione.

So che avevo detto che avrei pubblicato venerdì scorso ma naturalmente, quando ti fai un programma nella mente, spunta sempre fuori qualcosa che te lo manda “a sgualdrine”.
Domando scusa.


In questa storia troverete una trama, forse, già vista – anzi, molto più che certamente – ma ho voluto dare un’ennesima versione – la mia – alla precitata trama.

Mi troverete, come sempre, in fondo al capitolo, con i miei soliti scherzetti, le mie solite battute e i miei soliti spoiler.




Spero sia cosa gradita.
callistas









Alla Lilly di questa storia
che è esistita davvero,
che con i suoi modi di fare
mi ha permesso di essere
dove mi trovo ora
e la persona che sono ora.

Non esisteranno altri cagnolini all’infuori di te.









I meteorologi lo avevano annunciato ancora a inizio Agosto ma lei, così come l’intera popolazione mondiale, non ci aveva creduto o meglio… non aveva voluto crederci.

Insomma, era assurda solo l’ipotesi!: vivere di trenta gradi fino al trentuno di Agosto, per poi finire a soli tre gradi il primo di Settembre. Insomma… un vero e proprio brusco calo delle temperature!
Nessuno ci voleva credere, perché il sole era così luminoso e caldo: come sarebbe stata possibile una simile parabola discendente del clima?

Incredibile o meno, assurdo o no, vero o falso, la notte tra il trentuno di Agosto e il primo di Settembre, la popolazione di Londra – e quella mondiale – solitamente abituata a dormire in mutande, dovette alzarsi nel cuore della notte per prendere dall’armadio il piumone invernale.




Era il quattro di Settembre, un giorno come tanti.
Si era lavata, vestita, sfamata e poi era partita per dirigersi sul posto di lavoro.

Le piaceva l’azienda per la quale lavorava.
Era una struttura interamente a vetri oscurati tendenti all’argento; gli interni erano arredati da pregiati marmi, fontane dalle quali uscivano delicati fiotti d’acqua, un immenso acquario che ospitava pesci tropicali, rinomati per la loro delicatezza – e costo – e piante così rigogliose da sembrare di trovarsi in una foresta tropicale.
I piani erano serviti da quattro ascensori, uno per ogni punto cardinale, che conducevano ai vari settori dell’azienda.

Era davvero un bel posto.
Chi vi metteva piede la prima volta aveva l’impressione di trovarsi nella casa di qualche riccone, anziché in un’azienda di piani cucina e arredamenti.


La sua postazione era al piano terra, perfettamente allineata alla porta d’ingresso, e semicircolare.
D’estate non c’era male, perché le arrivava una piacevole brezza tiepida che profumava di sole e caldo ma d’inverno… d’inverno le arrivavano dritte in faccia vere e proprie mitragliate di aria ghiacciata. Per quest’unico motivo, aveva chiesto il permesso di comprare una stufetta da mettere sotto la scrivania che le tenesse in caldo le gambe.

Il centralino dava l’impressione di essere il bancone della reception di un hotel.
Le piaceva perché la scrivania era molto spaziosa e il computer di ultima generazione aveva uno schermo molto grande, decisamente fuori standard, rispetto ai modelli in commercio.
Era un computer che il direttore aveva fatto espressamente creare da una ditta americana e che era costato una fortuna. In azienda ne esistevano pochi: uno era quello per il centralino, perché il direttore aveva scelto di non installare una macchina per il fax ma di far arrivare quel tipo di comunicazione direttamente sul pc per ridurre i costi della carta e rispettare maggiormente l’ambiente; un altro di quei “televisori” era nell’ufficio del titolare, e l’ultimo in Sala Foto.




Posò le cuffiette sulla scrivania e controllando che non vi fosse nessuno nei paraggi, si stiracchiò le membra indolenzite, con tanto di gemito soddisfatto.
Erano due ore che se ne stava seduta sulla sedia girevole a rispondere al telefono e a smistare i fax e le E-Mail che le arrivavano.
Adesso urgeva una pausa.

Schiacciò in sequenza un paio di pulsanti che le permisero di deviare le chiamate al telefono di una collega, precedentemente avvisata. In questo modo le chiamate non andavano perse e le ramanzine evitate.
Prese la sua chiavetta e si diresse al distributore automatico delle bevande. Una buona cioccolata calda, in quel momento, era un suo inalienabile diritto.

Era un’ottima dipendente per il lavoro che le era stato assegnato.
Molti ritenevano che stare al centralino fosse un lavoro da poveracci, per chi non era sufficientemente intelligente per altre mansioni. Lei però non la pensava così. In fondo… da chi passavano le chiamate? Chi le smistava? A chi si rivolgevano i rappresentanti delle altre società quando avevano bisogno di un’informazione? Di sicuro non a Babbo Natale ma a lei. Il suo lavoro era molto importante e, sinceramente, compativa chi lo sottovalutava.
Nonostante avesse le competenze per ben altri incarichi, aveva capito che in ogni posto presso il quale aveva iniziato un rapporto di collaborazione – quello era il suo terzo lavoro – aveva sempre iniziato dalla gavetta; un modo del titolare per comprendere il livello di umiltà di un dipendente.

Schiacciò il pulsante della cioccolata e poi poté finalmente scaldarsi: sentire quel liquido semidenso scenderle nella gola e scaldare ogni parte con cui entrava in contatto, era qualcosa di assolutamente indescrivibile.

Si accertò di non essere vista da nessuno, guardando prima a destra e poi a sinistra del corridoio. Tirò fuori il piede dalla scarpa – una decolleté tacco sette – e mosse le dita dei piedi, compresse tra di loro. Trovò un immediato beneficio. Fece lo stesso per l’altro piede e poi… poi dovette tornare al lavoro, dove rimise le sue cuffiette.

“Malfoy Home buongiorno sono Hermione. Posso aiutarla?”









Tic tac – tic tac – tic tac – tic tac

Le lancette della sveglia segnavano silenziosamente i secondi.
Uno, due, tre, sedici… ventidue… quarantaquattro…

Sessanta.

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNN

Hermione ci impiegò un po’ per capire che il cicalino che stava suonando era la sveglia e non la campanella della scuola e che si trovava sul suo materasso a casa e non su un materassino gonfiabile ai Caraibi.

Sconcertata e, sì, leggermente delusa, per essere stata sbalzata così all’improvviso alla realtà, la ragazza aprì svogliatamente un occhio, districò dal groviglio di lenzuola un braccio e spense la sveglia, beandosi dell’immediato silenzio che era tornato. Si raggomitolò in posizione fetale, cercando di racimolare dentro di sé più caldo possibile, in vista della solita giornata passata davanti alla solita porta che si apriva solitamente ogni cinque minuti.
Sbadigliò sonoramente, facendo bella mostra di una dentatura sana e curata. Uscì dal letto e infilò le ciabatte che suo padre le aveva regalato l’anno prima per il suo compleanno e le veniva da piangere se pensava che tra non molto avrebbe festeggiato un altro anno passato.
Un altro compleanno.

“Ventotto anni…” – constatò la ragazza. – “… sono prossima alla pensione.” – ironizzò, poiché le mancavano ancora molti, molti, molti, molti, molti anni.
Scacciò infastidita quei pensieri che avevano solo il potere di rovinarle la giornata e si preparò per affrontare al meglio il lavoro. Giusto per abituarsi a quello che le sarebbe toccato in ufficio, Hermione aprì le finestre prendendosi la prima mitragliata del giorno.
“Ma perché fa così freddo d’inverno?” – brontolò, mentre con le braccia incrociate per riscaldarsi si dirigeva in cucina per una buona e sana colazione.
Mancò poco che si schiantasse a terra. Si aggrappò, grazie alla dea bendata, alla sedia e imprecò a bassa voce.
“Lilly! Vuoi farmi fuori?”

Lilly, una deliziosa cuccioletta di Yorkshire, si accucciò a terra, udito il tono minaccioso della padrona che non resistette oltre, e si mise a ridere. A volte sembrava che la capisse veramente.

“Coraggio… vieni qui…” – disse Hermione, accucciandosi.
Lilly, ancora sospettosa, iniziò ad avvicinarsi a passo di leopardo e ciò fece morir dal ridere la ragazza.
“Che scemotta! Dai vieni!”
E quando il tono non più bellicoso della sua padrona divenne un ricordo, la cagnetta zampettò allegramente verso di lei, in attesa della sua razione mattutina di biscotti. Hermione la prese in braccio e le accarezzò il pancino, effusione che non sdegnò affatto. Si diresse alla finestra e l’aprì, permettendo al suo cucciolo di fare quattro passi e respirare aria nuova.

Intanto che il cane faceva i suoi bisogni in giardino, Hermione si preparò la colazione e in attesa che il caffè salisse, tornò in camera e la sistemò. Chiuse la finestra e andò in bagno per una bella doccia per iniziare bene la giornata. Indossò l’accappatoio e andò in cucina, dove il caffè era bello che pronto e aspettava di unirsi con il latte. Mischiò il tutto, lasciando che un intenso aroma di caffè-latte si spandesse per tutta la cucina. Aspettò che si raffreddasse e intanto tornò in camera per vestirsi.
E poi finalmente fu in grado di mettersi a tavola e consumare il suo pasto.
Lilly intanto le stava scavando una fossa sulla gamba, in cerca di attenzioni ma soprattutto…

“Seee, seee, eccoti il biscotto… scavatrice!”
Accontentata come ogni mattina, Lilly prese il suo biscottino e andò a sgranocchiarselo in cuccia.
Quando ebbe finito, Hermione mise tutto nel lavabo e andò a lavarsi i denti e finalmente uscì di casa.
“Ciao Lillina! Fai la brava!” – esclamò Hermione, chiudendosi dietro la porta.




“Malfoy Home buon giorno, sono Hermione. Posso aiutarla? Certo, un secondo solo.” – attimi di attesa. – “Barbara?, ho Peter Sandler che chiede di te, posso passartelo?”
“Sì, certo.”
“Ok.” – un tasto e la chiamata venne smistata.
Erano appena le nove e mezzo di quel mattino e sentiva che niente poteva rovinarle quella giornata di quel bellissimo giorno che era il venerdì. Nemmeno…

Una folata di vento…

Tutto tranne…

… la porta volutamente lasciata aperta…

… lei.

Guardò l’ora sul suo computer e alzò per un momento gli occhi al cielo, maledicendo quelli che lo abitavano per averle dato modo di ricordare quanto lunga potesse essere una giornata di lavoro.
Ma non si scoraggiò.
Indossò il suo miglior sorriso finto e salutò educatamente.

“Buon giorno, signorina Parkinson. Come sta?” – chiese Hermione, cortese più per educazione che per reale interesse nel conoscere la risposta alla sua domanda.
“Meglio di te, sicuramente.” – rispose la maleducata, per poi passare oltre senza degnare di uno sguardo quell’umile plebea.
Hermione mantenne il sorriso finché non la vide sparire all’interno dell’ascensore, avvolta, o meglio, strizzata, nel suo vestito di Armani di almeno tre taglie più piccole del normale.
Quando le porte si chiusero e la sua odiosa faccia da carlino non fu più visibile, Hermione uscì come un toro dalla sua postazione e andò a sbattere chiudere la porta, imprecando contro la maleducazione di certa gente.
“Cazzo chiude le porte con la telecinesi a casa sua, quella?” – soffiò irosa.
Se c’era una cosa che proprio non digeriva, era la maleducazione. Ma lasciò cadere tutto il nervosismo. Ingrossarsi la bile per certa gente non ne valeva proprio la pena.
Si risedette al proprio posto e inspirò varie volte per calmarsi.
“Malfoy Home buon giorno, sono Hermione. Posso aiutarla? Sì, attenda un attimo. Becky?, posso passarti Hilton della Byuliks?”




Mentre camminava sul suo tacco dieci, Pansy pensò che la giornata non poteva iniziare in modo migliore. Quella Grenfer le stava proprio antipatica! Faceva tanto la santarellina, ma lei aveva visto perfettamente il sorriso che rivolgeva al suo fidanzato quando doveva passargli le comunicazioni.
Sembrava dire “prendimi, sono qui per te”! Peccato che non avesse capito che ciò che era di Pansy Parkinson, rimaneva a Pansy Parkinson.

“Amore, ciao!” – squittì la donna, entrando in ufficio senza bussare.
L’uomo si girò e le sorrise furbescamente, ma le intimò il silenzio con la mano. Era al telefono con un socio in affari.
“… sì, sì certamente. Allora ci vediamo. Saluti.” – riagganciò il telefono sulla forcella. – “Buon giorno, principessa…” – salutò lui, alzandosi per baciarla.
“Come va?”
“Al solito.” – alias “le azioni continuano a salire, il mio portafoglio anche e anche una parte di me quando ti vede.”
La donna sorrise.
“Mi fa piacere. Sono contenta per te.” – alias “per me, così almeno potrò continuare a spendere i tuoi soldi.”
“Non ti ho trovata a letto, stamattina. Dov’eri?” – s’informò l’uomo.
“Scusami, ma sono dovuta uscire presto stamattina perché mia sorella voleva vedermi con urgenza.”
“Qualcosa di grave?” – s’informò lui. – “Posso fare qualcosa?”
La donna abbassò lo sguardo, facendosi immediatamente seria.
“Pansy?”
“No, niente…” – disse lei con aria sconsolata.
Allora lui le prese il mento tra le mani e la obbligò a guardarlo in faccia.
“Pansy?” – insistette lui.
Ma lei non lo lasciò fare.
“Amore, ti prego… me la gestisco io questa cosa. Hai altro a cui pensare.”
“Pansy tra poco ci sposeremo. Se non mi fai partecipe dei tuoi problemi, come posso aiutarti?”
Pansy lo guardò e sorrise grata per quelle parole.
“Io… è che non ne voglio approfittare. Tutto qui.” – disse lei con falsa premura.
E se invece di guardarla con la “testa penzolante” l’avesse guardata con quella attaccata sulla testa se ne sarebbe accorto pure lui.
“Tranquilla… è per la boutique?”
“S-sì…”
“Che problemi ci sono?”
“Io… io davvero non lo so!” – esclamò Pansy, frustrata. – “Mia sorella ha fatto tutto, ha portato la documentazione necessaria, ha fornito le credenziali dei nostri genitori e le tue, visto che mi avevi dato il permesso…
A quelle parole, l’uomo si sentì potente. Amava quando le persone chiedevano il suo consenso prima di fare qualsiasi cosa.
“Ma?”
“Ma quello dell’agenzia ha detto che se non gli pagava un extra, non le permetterà di aprire la boutique! E mia sorella ci tiene così tanto…”
“Chiamiamo la polizia e…”
“Draco no!” – esclamò Pansy terrorizzata. – “No! Sai meglio di me come vanno queste cose: se si sparge in giro la voce che mia sorella ha avuto a che fare con la legge, non riuscirà mai far acquisire prestigio al suo negozio.” – lo implorò lei.
“Sì, certo, capisco. Allora, quanto vuole questo tizio?”
“Ecco lo sapevo! Vuoi sempre risolvermeli tu i problemi!” – s’impuntò lei.
“Se posso, ne sarò ben lieto, però…” – disse lui quasi infastidito.
“Co-cosa?”
“Sai che c’è il pegno da pagare…” – e detto in quel modo, c’era un unico significato possibile.
Pansy lo capì immediatamente e non si tirò di certo indietro. Accettò con patriottico sacrificio quel compromesso.
“Chiedimi tutto quello che vuoi…” – soffiò lei, prima di appropriarsi della sua bocca, come per rimarcarne la proprietà.









Calli-corner:

A dire il vero, dovevo fermarmi come Prologo a “Malfoy Home buongiorno sono Hermione. Posso aiutarla?”, ma il mio fin troppo generoso cu…ore mi ha chiesto di non fare la stronza.
Non dal primo capitolo, almeno…

Allora, i personaggi principali sono questi, salvo poi apparirne altri durante lo svolgimento.

Hermione lavora per Malfoy come segretaria d’azienda, Pansy è la fidanzata – stronza-barra-troia-barra-bastarda – di Draco e Draco… beh, si sa che un uomo solitamente ragiona con un’altra testa e Hermione questo lo capirà molto presto.

Al solito… spoiler!

“Mi hanno molto colpito le sue esperienze professionali in ambito amministrativo.”
“Lieta.” – rispose Hermione, pacatamente.
“Sarebbe un vero peccato se non potesse dar loro un’opportunità per venire a galla. Così come sarebbe un vero peccato dover finire a lavorare in magazzino, non trova?”

Ed ecco, un piccolo assaggio di Draco.


Che dire… a venerdì prossimo!
  
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