Harry
Potter e la Pietruzza Rossa che non si sa a che serve
- Capitolo 17: Giù nella botola -
Harry si
svegliò di soprassalto. Era molto agitato e nervoso, visto che quel giorno
sarebbero entrati nella botola sorvegliata da DJ Bobo. Avevano già provato a entrare
in quella botola, ma con scarso successo. Ma stavolta erano pronti. Sapeva con
chiarezza come sarebbero entrati. Aveva il suo Mantello dell’Invisibilità.
Perciò nulla poteva andar storto, stavolta, e Harry era molto sicuro di
riuscire nell’impresa.
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Ok ragazzi, ora ci colleghiamo a Coming Soon Television
per i trailer del momento. Vai!
<Skretch>
Legenda: Descrizione scena, Titoli in sovrimpressione, Voce
Fuori Campo
V1: Se pensavate di
aver visto abbastanza cazzate per stupirvi ancora, vi sbagliavate
V2: Siete pronti, per l’avventura?
Digiacomort spazza via diversi soldati
DIGIACOMORT: Insufficiente!
L’Oscura Signora
Marco a casa di Balbo
MARCO: Minchia!
Martino alla festa di Balbo
MARTINO: Bocciatemi!
Casuccio a Martino alla festa
CASUCCIO: Iubidu-dubidu
Nuovo-File 1 e Nuovo-File 2 frugano tra i fuochi
d’artificio di Marco
NUOVO-FILE 1: Prendi quello grosso!
NUOVO-FILE 2: Ma che schiforum!
Gianluca a Martino, a Gioca & Crea
GIANLUCA: Tu madre
Una Compagnia di Bocciati
Marco e Giordano a Matengard
GIORDANO: Ma sei un pirla
Balbo trova l’Anello
BALBO: Wè! Un’anell!
Elrond e Marco a Orso Coattone
ELROND: Eheheheheheh
La Compagnia nelle Miniere di Storia
PUFFARO: Cuccioliiiiiiiiiiii
Marco contro la Puffaro
MARCO: Tu non puoi bocciare
MARTINO: Cazzo fai?
V1: Quest’anno. Studiare. Non servirà a nulla
La Signora Delle Note
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Harry si
svegliò di soprassalto. La notte era arrivata con una velocità sorprendente. Si
alzò, si inforcò gli occhiali, si vestì e andò a svegliare Ron, ancora
profondamente addormentato. Ron si alzò si inforcò gli occhiali, no aspettate
lui gli occhiali non ce li ha, si vestì e insieme scesero la scala a chiocciola
del loro dormitorio. Sotto trovarono Hermione che li
aspettava. Ron aprì la bocca e un rivoletto di bava gli colò sul mento, come
sempre, mentre Harry rimase impassibile.
«Andiamo?» chiese Hermione.
«Sì» risposero in coro Harry e Ron, un po’ più debole. Si nascosero sotto al
Mantello dell’Invisibilità e si avviarono verso il corridoio proibito del terzo
piano. Arrivarono in una velocità sorprendente.
HARRY: Ehi Doc, la vuoi far finita con questo Avanzamento Veloce?
Zzzzzzz……eh? Ah si, un secondo
Dicevo, i
tre arrivarono davanti alla porta di DJ Bobo e la spinsero ma…era chiusa. Hermione si avvicinò e bisbigliò: «Alohomora».
La porta si aprì. La spalancarono, entrarono e la richiusero. Avevano anche
scoperto il modo per far calmare DJ Bobo: bastava un po’ di musica. Ma,
entrando, notarono che un po’ di musica c’era già. Proveniva da un’arpa. Harry si
avvicinò, incredulo: non era vero, non poteva essere vero, era Piton che aveva l’aria da bastardo, non Rat-Man. …FINE! P.S. Per chi non
avesse capito il perché dei tre puntini davanti alla scritta fine, provi a rileggere
il titolo
«Piton deve essere già passato di qui» sussurrò
Harry. I tre si avvicinarono a DJ Bobo, Harry approfittò che dormiva e mormorò:
«Petrificus Totalus». Subito il chiwawa
venne pietrificato.
«Come facciamo a entrare?» chiese Ron.
«Semplice, così» rispose Harry. Sferrò un calcio a DJ Bobo, ma si era scordato che
era di pietra, così si spaccò l’alluce.
«Ma porca…» cominciò Harry, ma Hermione prese DJ Bobo
per la coda, si avvicinò alla finestra e lo buttò di sotto.
«Ecco, così ce lo leviamo definitivamente dalle palle» disse poi, tornando. I
tre si avvicinarono e aprirono la botola.
«Allora,» fece Harry, «vado io per primo. Se qualcosa va storto tornate
indietro e chiamate Silente. Chiaro?»
«Sì» risposero in coro Ron e Hermione
«Bene» disse Harry, e si buttò per primo nella botola. Il tunnel era profondo,
e scivolò per un po’ prima di atterrare sopra a quella che gli parve una grossa
pianta. Pochi secondi dopo atterrarono prima Hermione
poi Ron.
Muahahahahahah
«Ehi, cos’era quella risata?» chiese Ron. Harry aprì bocca, ma fu
interrotto da un movimento lì vicino. La pianta aveva iniziato a muoversi. Dei
rami strisciarono verso Harry, Ron e Hermione e li
legarono. Un ramo entrò nei pantaloni di Ron, che gemette terrorizzato. Hermione, invece, aveva una vaga espressione contenta e
compiaciuta.
«Hermione» domandò Ron, terrorizzato, «cosa
facciamo?».
«Dovete…ah…calarvi…ah si…i pantaloni» rispose Hermione,
tra un gemito e l’altro.
«Cosa?» domandarono in coro Harry e Ron.
«Sì…il Pisello del Diavolo è uno spasso totale…ah…ah…ma un pene piccolo
gli fa male» disse Hermione. Harry si calò i calzoni,
ma non successe nulla(il che è strano).
«Ora…oh…dovete fare…si…un incantesimo di diminuzione…ah…».
Harry puntò la bacchetta contro il suo attrezzo e esclamò: «Reducio!». Subito, con suo orrore, il suo
attrezzo si rimpicciolì. Il Pisello del Diavolo lanciò un urlo spaventoso e li
liberò, rivelando una voragine al centro.
«Hermione, andiamo!» ruggì Ron, le orecchie rosse.
«No…restiamo ancora un po’…» gemette Hermione. Ron la
afferrò per un braccio e si tuffarono nella voragine sotto la pianta. Caddero
su un pavimento di pietra. Si rialzarono, goffi, e si incamminarono davanti a
un’altra porta.
«Ehm…Hermione…ti senti bene?» chiese Ron
«Non lo so, ho una strana sensazione» rispose Hermione
«Hai cominciato a farti le canne?» domandò Ron.
«No. Lo sai che non me le faccio»
«Allora ti sei rincoglionita»
Entrarono nella prossima stanza e trovarono una stanza, non molto grande ma
abbastanza alta per volare. Harry notò un manico di scopa. Hermione
si era ripresa. Si avvicinò alla porta in fondo alla stanza e la spinse. Non
successe nulla.
«Alohomora!» tentò Ron, ma non successe
nulla neanche stavolta. Harry allora capì. Capì cosa doveva fare. Afferrò il
manico di scopa. All’improvviso un fruscio lo fece sobbalzare. Alzò lo sguardo
e vide un mucchio di chiavi, con delle alette, che fluttuavano impazzite. Solo
una era la chiave che avrebbe aperto la porta di fronte. Harry la vide. Salì
sul manico di scopa e partì. Immediatamente alcune chiavette gli si lanciarono
addosso, altre cercarono di difendere l’altra chiave.
«Accio Chiave!» provò Harry, ma tutte
le chiavi della stanza gli finirono addosso, facendogli un male cane. Si sentì
scivolare dalla scopa e cadere a terra. Cadde a terra con un tonfo e tutto
svanì.
Harry si svegliò di soprassalto. Chini su di lui c’erano Ron e Hermione, entrambi preoccupati.
«Ho preso la chiave. Andiamo» disse Harry. Si avviarono verso la porta.
Harry infilò la chiave nella serratura, la girò e…non successe nulla.
«D’oh!» esclamò. «Ho sbagliato chiave!». Detto questo esclamò di nuovo: «Accio Chiave della porta!», ma non successe
nulla. Perplesso, si chiese perché ma, non riuscendo a darsi una risposta, si
mise a piangere come un bambino cretino.
«Ehm, Harry,» balbettò Ron, «ce l’abbiamo noi la chiave. L’abbiamo presa prima».
Harry li scrutò torvo poi strappò la chiave dalle mani di Ron e la infilò nella
porta. La porta si aprì con uno scatto.
"Sentite, vado solo io" disse Harry. Ron e Hermione lo guardarono increduli. "Voi andate a chiamare Silente". E, senza girarsi a guardarli, proseguì così per la stanza
successiva. Appena entrò vide lo Specchio delle Brame, con davanti un uomo. Ma non era Piton, e nemmeno Digiacomort
KRAK-HOOM
«No, non è possibile» disse Harry, e Rat-Man
si voltò. «Non può essere lei. Piton…»
«Ah, certo» rispose
Rat-Man. Non
balbettava più, né tantomeno parlava pugliese. «Chi sospetterebbe mai del
povero, balbettante, rincoglionito prof. Rat-Man
quando c’è in giro Piton?»
«Ma non è possibile» ripetè Harry.
«Ma cos’è, sei scemo?» sbottò Rat-Man. «Ti ho detto
che è possibile, non continuare a ripeterlo, e che cazzo»
«Ma Piton ha tentato di uccidermi durante la
partita!»
«Seeeeeeeeeeeeee te piacerebbe» rise Rat-Man. «IO ho cercato di ucciderti. Quando la tua amica Granger ha dato fuoco al mantello di Piton,
mi ha assestato un ceffone particolarmente violento, cosa che ha interrotto il
contatto visivo necessario per il malocchio. Anzi, ci sarei riuscito anche
prima, se Piton non avesse incominciato a canticchiare
la canzoncina dei Teletubbies per distrarmi e quindi
salvarti»
«Piton ha cercato di salvarmi?» esclamò Harry. «A me? Ma sei sicuro?
«Sicurissimo» confermò Rat-Man. «Ed è stato lui ad
intercettarmi la notte di Halloween quando ho fatto entrare l’Orso Coattone. Sarebbe stato un diversivo perfetto, non fosse
stato per Piton e per quel CENSURED di chiwawa radioattivo di Hagrid. Ma
non importa. Ormai sono qui…sono arrivato fino a questo punto…e poi finalmente
ruberò la Pietruzza Rossa e…come segno di stima la donerò al mio padro…dove cazzo vai?» urlò Rat-Man.
Infatti, mentre parlava, Harry aveva tentato di svignarsela. Aveva appena
raggiunto le fiamme che sentì delle funi invisibili stringerlo e Harry cadde e
terra.
«Sta buono, Potter, o ti farò del male» disse Rat-Man,
gelido.
«Lei non ne è capace!» gridò Harry.
«Sì che lo sono»
«Davvero?»
«No, ma sul copione c’è scritto così». Harry tentò di divincolarsi, ma senza
risultato. Rat-Man sogghignò e si girò verso lo
Specchio.
«Allora» continuò Rat-Man. «Come cavolo funziona
questo dannato Specchio?».
Harry stava per liberarsi quando una voce fredda e acuta parlò. Non sapeva da
dove provenisse, ma era talmente fredda da ghiacciare le vene.
«Usa il ragazzooo». Harry si inchiodò al pavimento. Rat-Man si voltò.
«Vieni qui, Potter!» tuonò, «Subito!». Harry non si mosse. Era ancora
inchiodato al pavimento.
«Ho detto vieni!» ripetè Rat-Man.
«E come cazzo faccio a muovermi se sono legato?» sbraitò Harry, senza riuscire
a trattenersi.
«D’oh!» fece Rat-Man. «Non hai tutti i torti» e detto
questo lo slegò. Sulle prime Harry tentò di nuovo di scappare, ma Rat-Man a un semplice gesto con la bacchetta lo bloccò e lo
costrinse a forza ad avvicinarsi allo Specchio.
«Vuoi sapere perché ho accettato di aiutare il Signore Digiacomort?»
domandò Rat-Man. «Vedi, la mia è una storia molto
triste. Anche se non sembra, ma prima abitavo in Arabia Saudita. Mi chiamavo
Luca. Infatti Povia mi ha pure dedicato una canzone.
Sono io il Luca di “Luca era gay”. Ma lasciamo perdere. Da piccolo, per fare il
bagno nella ***** di
cammello, mi persi. Non trovai mai più i miei genitori. Iniziai a vagare come
un disperso per il Deserto Arabico, finchè non fui
trovato dalla persona più buona che conobbi: il Sultano Abdul. Egli mi accudì,
mi fece crescere e diventare adolescente, e fu allora che capii di essere gay,
e di essermi innamorato perdutamente del Sultano Abdul. Ma io credevo di non
avere speranze. Invece, per mia gioia, scoprii che anche lui era gay. Allora,
per dimostrargli il mio amore, andai da un anagrafe e mi feci cambiare il nome
in Abdul. Purtroppo però, dopo qualche tempo scoprii che il Sultano mi aveva
tradito con un uomo che poi tradì lui e salì al potere: Gigino
Bin Laden. Quando lo venni a sapere ero pieno di dolore. Il Sultano Abdul era
morto, Bin Laden era salito al potere e io sono stato costretto a fuggire in
Italia, che era il paese più vicino e più raggiungibile. In Puglia, per
esattezza. Pensavo di avere una carriera di successo lì, ma l’accoglienza non
fu quella che pensavo. Affondarono il mio gommone, e per salvarmi mi resi conto
che ero un mago. Quando mi portarono sulla terraferma, mi sbatterono in
prigione. Quando mi presentai come Abdul venni deriso, e mi furono affibbiati
altri due nomi: Abaghdad, che era la città dove
vivevo, e Aziz, che non c’entra un cazzo ma stava bene con i primi due nomi. Il
tempo che passai in carcere lo usai per ottenere la cittadinanza italiana e
imparare meglio la magia. Ma era un insegnamento comunque scarso. Quando
finalmente uscii, assaporai di nuovo la libertà. Vidi un cartone animato, anche
se all’epoca non sapevo cosa fosse, di Rat-Man. E fu
allora che mi innamorai di nuovo. Ebbene sì. Mi innamorai di Rat-Man. Le sue disavventure erano così simili alle mie
che, dopo aver fatto un incantesimo per cambiare aspetto, mi recai nuovamente
da un anagrafe e, stufo di farmi chiamare da tutti Abdul Abaghdad
Aziz cambiai il mio nome in Luca Rat-Man. Continuai
ad amare Rat-Man, finchè
non scoprii l’atroce verità: Rat-Man non esisteva
veramente. Il dolore allora fu troppo per me. Senza pensarci, mi feci da solo
un Incantesimo Castrosempra, dopodiché scappai
dall’Italia per via dei troppi brutti ricordi, e mi recai in un paese
abbastanza sperduto: l’Albania. Fu lì che conobbi il Signore Digiacomort. Lui mi illustrò che l’amore non esiste, che
contano solo il potere, e chi riesce a controllarlo. E fui lieto di servirlo.
Questa è la mia storia»
«Zzzzzzzzzzzzzzz…»
«Potter! Stavi dormendo?»
Harry si svegliò di soprassalto(non per l’urlo, eh), e rispose: «No, no, si
figuri. Stavamo dicendo?»
«Che cosa vedi nello Specchio?» domandò Rat-Man
ritrovata la malvagità.
Non dire la verità…non dire la verità…non
dire la verità…
«Mi vedo con la Pietruzza in mano! E ora me la metto in tasca!»
D’oh!
«Sì, ti piacerebbe!» rise Rat-Man. «Dimmi la verità!»
«Fammi parlare col ragazzo» disse la voce fredda e acuta. Harry s’impietrì.
«Ma padrone» fece Rat-Man, «non ne avete la forza!»
«Ho abbastanza forza per quessssssto» disse la voce
«Ma padrone» fece Rat-Man, «non ne avete la forza!»
«Ho abbastanza forza per quessssssto» disse la voce
«Ma padrone» fece Rat-Man, «non ne avete la forza!»
«Ho abbastanza forza per quessssssto» disse la voce
«Ma padrone» fece Rat-Man, «non ne avete la forza!»
«Ho abbastanza forza per quessssssto» disse la voce
«Ma padrone» fece Rat-Man, «non ne avete la forza!»
«E muoviti cazzo, ti ho detto che ce la faccio, smettila di rompermi le palle!»
esclamò la voce. Rat-Man iniziò a sciogliersi il
turbante che gli aveva regalato il suo primo amore, il Sultano Abdul. E,
sciolto del tutto, se lo tolse. Harry vide chiaramente nello specchio che, dove
teoricamente avrebbe dovuto esserci la nuca, c’era un’altra faccia: una faccia
pallida e serpentesca, con gli occhi rossi.
«Tu sei…tu sei…» balbettò Harry. «Michele?»
«Sì, io sono Mi…ma che cazzo c’entra mo Michele, no comunque» rispose la voce
fredda e acuta.
«A…allora…» fece Harry, atterrito, «tu…sei…Lord Digiacomort?»
«Sssi» rispose Digiacomort.
«Guarda che cosa sono diventato, per causa tua»
«Mia?» ripetè Harry.
«Ah, fai pure lo gnorri, eh?»
«Ciuppa!». Digiacomort
esitò un po’.
«E hai anche voglia di fare lo spiritoso. Comunque, guarda come mi hai ridotto»
«Ma perché? Cosa ho fatto per ridurti così?»
«Basta con queste sciocchezze, Harry» disse Digiacomort.
«Vieni qui». Harry si avvicinò. Non perché lo volesse lui, ma perché le sue
gambe si mossero automaticamente. Si avvicinò e si fermò vicino a Rat-Man.
«Dimmi che cosa vedi» ordinò Digiacomort. Harry non
sapeva che fare. Doveva inventarsi per forza una menzogna, visto che con la
verità non gli aveva creduto. Si mise la mano in tasca e, con sua sorpresa, si
accorse che la Pietruzza Rossa stava nella sua tasca. Allora era la verità, pensò Harry. Devo svignarmela
«Allora?» chiese Rat-Man. «Che cosa vedi?»
«Ehm…io…» rispose Harry. Non sapeva cosa inventarsi.
«Io…ecco…io…io…IO…VENGO…DALLA LUNA!» tuonò Harry, mettendosi a cantare la
suddetta canzone.
«Sta mentendo» disse Digiacomort.
«Ma, come fa a mentire?» chiese Rat-Man
«Idiota, secondo te uno può venire dalla Luna?» domandò Digiacomort,
beffardo.
«Sì!». Un attimo di esitazione, poi Digiacomort
riprese: «CENSURED. Se non mi servivi da supporto ti avevo già ucciso da un
pezzo».
«Comunque» continuò Digiacomort, «lui ha la
Pietruzza!». Harry si sentì paralizzare. Rat-Man si
scagliò su di lui e si accinse a strangolarlo. Harry non sapeva che fare. La
bacchetta gli era scivolata dalla tasca e ora era troppo lontana. Invano
allungò le mani nel tentativo di allontanare le sue di mani. Ma, con suo sommo
stupore, vide Rat-Man allentare la presa fino a
toglierla del tutto. Harry guardò Rat-Man. Urlava di
dolore e si guardava le mani: erano piene di vesciche e bolle, e bruciavano.
«Idiota! Uccidilo! Sennò torna sulla Luna!» tuonò Digiacomort.
«UCCIDILO!!!». Rat-Man si avventò di nuovo su Harry,
ma stavolta era pronto. Allungò le mani per primo e gli toccò la faccia.
…
Non successe nulla.
«D’oh!» fece Harry. Scappò via, recuperò la bacchetta, la puntò su Rat-Man e ruggì: «Bombarda Maxima!».
Ci fu un’esplosione colossale che squassò tutto il castello. Posatasi la
polvere, Harry vide Rat-Man, o meglio, ciò che ne
rimaneva: un mucchio di ceneri fumanti. All’improvviso, un’ombra si diramò
dalle ceneri. L’anima di Digiacomort prese la
rincorsa e si avventò su Harry. Harry cadde a terra, sbattè
la testa su un gradino e tutto svanì.
Harry si svegliò di soprassalto. Si trovava in infermeria. Chino su di lui non
c’era né Ron, né Hermione, ma Silente.
«Harry!» lo accolse Silente. «Vedo che ti sei ripreso. Sei stato molto
coraggioso nei sotterranei, e anche molto leale a evitare che i tuoi amici
soffrissero per te»
Veramente non ci ho pensato neanche un
secondo a Ron e Hermione
«Ma dove sono?» chiese Harry.
«Stanno bene tutti e due» rispose Silente. «Ho deciso che è meglio distruggere
la Pietruzza Rossa, per evitare che Digiacomort tenti
di rubarla di nuovo»
«Ma così Flamel morirà!»
«E ‘sti cazzi’ non ce lo metti? Fidati, è meglio
distruggere la Pietruzza Rossa»
«Quindi, lei sa a cosa serve?» domandò Harry, eccitato.
«Ah, sapevo che me l’avresti chiesto» sospirò Silente. «E so anche cosa
risponderti»
«Cosa?»
«Che non lo so. No, Harry, non so a cosa serve, e penso che nemmeno DrHouse93
lo sappia, per quello io non lo so. Comunque, volevo davvero farti i
complimenti»
«Ehm…professore…» cominciò Harry. «Prima…Digiacomort
mi ha detto che sono stato io a farlo diventare così. Perché?»
«Bè, vedi Harry…Digiacomort
era e rimane il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi. Quando eri piccolo,
uccise i tuoi genitori, e cercò di uccidere anche te. Solo che tua madre morì
per difenderti, e quindi Digiacomort non riuscì a
toccarti. Quando ti scagliò l’Insufficiente Che Uccide, la maledizione rimbalzò
su di lui. In un ultimo, disperato atto voleva imprimerti il ricordo dello
scontro tramite la cicatrice che hai sulla fronte. Ma riuscì soltanto a farti
una cicatrice a forma di saetta, e nemmeno come la voleva lui, che la voleva a
forma di I, e poi svanì. Ma lui è convinto di averti impresso il ricordo per
averti fatto passare dieci anni di incubi e pianti da bambini cretini. Infatti
ti ha accusato, non a torto, di averlo ridotto a un misero brandello d’anima»
«Ma perché ha cercato di uccidermi quand’ero piccolo?» chiese Harry
«Non è questo il momento per dirtelo, Harry» rispose Silente.
«Ehm…professore…» cominciò Harry, «posso farle un’ultima domanda?»
«Certo, Harry, dimmi pure»
«Non dovrei sbrigarmi altrimenti perdo il treno?». Silente lo guardò, poi
rispose:
«Oh, no, Harry. L’unica cosa che ti farebbe perdere il treno sarebbe il fatto
che tu hai lottato contro il prof. Rat-Man, che era
posseduto da Lord Digiacomort, che ti ha fatto
recuperare la Pietruzza Rossa che non si sa a che serve, e che dopo sei svenuto
sbattendo la testa su un gradino, e che poi sei stato salvato da me che ti ho
portato in Infermeria, poi tu ti sei svegliato e hai cominciato a farmi
domande. Ma le possibilità che succeda una cosa simile sono infinitesimali,
no?». Harry lo guardò un po’, perplesso, poi si alzò di scatto e esclamò:
«CAZZO, IL TRENOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO»