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Autore: jake84    15/03/2008    1 recensioni
Da quando si è svegliato improvvisamente dal coma, per Scott sono cambiate molte cose.. cosa sono le voci che sente nella testa? e perchè tutti sembrano sapere qualcosa che lui non ricorda? Presto scoprirà verità che non poteva conoscere, troverà amici che non sapeva di avere... e nemici che non immaginava di affrontare..
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fantasmi

Il volto del nemico

 

 

La polizia li accolse all’uscita successiva. Arrestò i due delinquenti e fece domande a tutti i passeggeri. Tutti diedero pressappoco la stessa versione: indicarono Scott come il loro eroe. Ma quasi nessuno gli si avvicinò per ringraziarlo. Molti avevano visto il suo sguardo, mentre guardava il giovane.

Sei un eroe, jushi. Gli disse una voce.

Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi! Rispose un’altra.

Tu non te li ricordi i vecchi tempi! Tu non c’eri!

Si che c’ero! Il jushi qui ha solo bisogno di un po’ di esperienza, ma sento che…

Sta zitto, ok?

Scott li lasciò perdere. Un agente non la smetteva di fargli domande, doveva stilare il suo rapporto, forse l’avrebbe portato in centrale... non sembrava sapere con precisione quale fosse il suo compito. Era molto giovane.

“ Allora, ricapitolando, tu ti sei alzato e sei andato contro l’uomo…” Scott si limitò ad annuire per l’ennesima volta. Voleva tornare a casa. C’erano tante cose a cui doveva pensare.

 

Vide un uomo in giacca e cravatta che parlava con il comandante, poi si avvicinò a loro. Aveva sulla faccia il sorriso falso di un diplomatico, ma il modo in cui camminava gli diceva tutt’altro. Doveva tenerlo d’occhio.

“ Agente, ho appena parlato con il vostro comandante. Sono l’agente Dillmore” disse, mostrandogli il tesserino. Unità speciale Udsc. Non l’aveva mai sentita. “Non le dispiacerà se prendo in custodia il ragazzo, vero?”

“ Ehm… no, certo. Ho finito con il rapporto. È tutto suo l’eroe.” disse, l’agente, allontanandosi.

L’agente speciale gli riservò uno dei suoi migliori sorrisi. “ Vuoi seguirmi, prego?”

“ Dove deve portarmi?” chiese Scott.

“ È per il tuo bene, non preoccuparti. Ti porterò in un posto sicuro.”

“ Posso trovarlo anche da solo un posto sicuro. Lei chi è?”

“ Sono l’agente Dillmore. Abel. Unità speciale…”

“ Unità davvero speciale, se prevede l’apprendimento delle arti marziali.”

“ Come…?”

“ Lasci stare. Si limiti a dirmi la verità. So riconoscere una menzogna.” Disse calmo Scott, guardandolo adesso negli occhi.

L’uomo sorrise. Scott ne rimase sconcertato.

“ Il tuo sguardo non ha effetto su di me. Anche questo è previsto nell’addestramento. Tu hai delle domande. Sto per portarti alle risposte. Devi solo seguirmi.”

“ Bene. Andiamo.”

 

Scott guardò la strada per tutto il tragitto. Ci impiegarono più di un’ora. Erano in un posto che non aveva mai visto, ma avrebbe saputo tornarci ad occhi chiusi. Aveva già memorizzato la strada.

Era un complesso di costruzioni squadrate, pieno di finestre e prati e nemmeno una macchina. Come aveva immaginato, i parcheggi erano sottoterra.

Posarono la macchina e l’agente Dillmore lo guidò per diversi corridoi, all’apparenza tutti uguali.

Conosco già questo posto, pensò

Certo che lo conosci. Disse una delle voci.

Come faccio a conoscerlo?

È qui che hai passato gli ultimi quattro anni. Coma hai fatto a dimenticare questa puzza!

Era l’odore di disinfettanti. Oltre quello, sembrava non esserci nient’altro.

 

Le pareti erano immacolate, come se fossero state dipinte il giorno prima. Tutto era impeccabile, asettico. Osservando attentamente, scoprì che le porte erano distribuite secondo una precisa logica. Ne fece mentalmente una mappa.

 

 

 

Sulle porte non c’erano targhe né indicazioni. Era un posto irreale. Sembrava immenso. Eppure per la prima volta da quando si era svegliato, ebbe la sensazione di essere a casa. Aveva paura.

Dillmore lo precedeva di qualche passo, evidentemente a suo agio in quei corridoi.

Ce ne dobbiamo andare, jushi!

Stai zitto! Lo sapevi che saremmo tornati qui.

Di che state parlando? Chiese Scott. Ormai aveva preso coscienza che quelle voci non gli appartenevano.

Che dobbiamo scappare, non c’è altro tempo!

“ Qualcosa non va, Scott?” gli chiese Dillmore.

“ Cos’è questo posto?”

“ Qualche altro minuto di pazienza e avrai le tue risposte.”

Scott si mosse fulmineo. Sferrò un pugno al fianco dell’agente con tutta la forza che aveva. Gli bastava rallentarlo per scappare di lì.

Ma Dillmore fu più rapido. Si voltò, come aspettandosi quell’attacco e lo parò con facilità.

Scott sentì un brivido lungo la schiena. Fissò di nuovo l’agente negli occhi.

“ Ti ho già detto che quella tecnica non funziona come, stronzetto!” disse Dillmore

“ Io non ci giurerei” sussurrò Scott. Non sapeva cosa stesse succedendo. Sentiva gli occhi ardere come stessero andando a fuoco. Non era come le altre volte.

“ Ma che diavolo…”

Dillomore si allontanò da lui. Non poteva staccare gli occhi da quelli di Scott. Anni di addestramento erano del tutto inutili contro quel ragazzo. Cercò di resistere, ma inutilmente. Dopo qualche secondo, si accasciò a terra, privo di sensi.

 

Ora corri jushi, portaci fuori da qui!

Scott non se lo fece ripetere. Sapeva come uscire.

 

Non ebbe il tempo di fare due passi che scattò la sirena dell’allarme. Come diavolo avevano fatto a scoprirlo così in fretta?

Corse per i corridoi senza esitazioni, l’uscita non era lontano da lì.

 

Girò l’angolo e si trovò improvvisamente contro sei agenti. indossavano delle tute bianche, quasi a volersi confondere con le pareti. Avevano delle maschere. Con loro il suo sguardo non avrebbe avuto effetto. E comunque, erano in troppi.

Non farti prendere!

Era facile a dirsi. Non poteva lanciarsi contro di loro, né tornare indietro: di sicuro conoscevano quel posto molto meglio di lui. però poteva provare a dividerli! Avrebbe avuto qualche possibilità.

Ma prima che potesse muoversi, altri 2 agenti sbucarono alle sue spalle.

Fece un passo indietro. All’improvviso ricordò di averli già visti! Quella stessa formazione… era già successo… avevano già cercato di braccarlo. Immagini si imposero alla mente con forza. Non è il momento! Si disse, ma non poteva evitarlo.

Rivide quegli agenti mascherati muoversi in una stanza, che cercavano di catturarlo… e di sfuggirgli.

Sentì delle urla. Urla di bambini, da qualche parte. E corpi sul pavimento. Sangue. E le urla. Le urla erano anche peggio. Sentiva la mente scoppiare, come allora.

Scott era terrorizzato. Non aveva memoria di un terrore così totale. La mente pulsava, faceva male. Poi un volto si presentò davanti ai suoi occhi. Un vecchio. Capelli bianchi. Una cicatrice sull’occhio destro. La mascella pronunciata. Barba ispida. Il volto che lo rincorreva ogni notte nei suoi incubi!

Fu allora che Scott non riuscì più a controllarsi. Il terrore di quell’uomo abbatté tutte le sue barriere.

Lo sto facendo di nuovo! Pensò, ma quel pensiero si perde nel resto.

Chiuse gli occhi. E sembrò la fine del mondo.

 

Rumori. Urla. Le voci nella sua testa erano sparite. Intorno era solo nebbia. Le urla rimbalzavano sulle pareti. Scott non sapeva cosa stesse succedendo, ma il suo corpo sapeva come muoversi. Vide ombre nella nebbia. Ombre che non toccavano il suolo. E le urla degli agenti, urla di uomini che hanno perso ogni appiglio. Poi sentì le voci che aveva imparato a conoscere bene, le voci che da mesi sentiva nella sua testa. Ma adesso erano là fuori, tra gli agenti. Le sue mani sembravano controllare la nebbia.

 

All’improvviso avvertì una presenza dietro di sé. Qualcosa che riluceva attraverso la nebbia. Era rosso, fiammeggiante.

Scott si voltò e aprì gli occhi. Si trovò di fronte un angelo. Dimenticò tutto il resto. Davanti a lui c’era la ragazza più bella che avesse mai visto. I suoi capelli biondi sembravano mossi dal vento. E i suoi occhi, verdi, luminosi, gli impedivano di guardare altrove. Camminava verso di lui, con un sorriso malizioso. Aveva un cappotto rosso, lungo, elegante. Arrivò a qualche metro da lui e aprì il cappotto. Sotto aveva una gonna nera, molto corta, ma non fu quello ad attirare il suo sguardo. Allacciate alla vita aveva due pistole. La ragazza le estrasse con una velocità sorprendente e le puntò contro di lui. Non smise di sorridere, mentre sussurrava: “Sogni d’oro, bellezza”.

 

Due spari. Lo colpirono al petto. La nebbia di dissolse. Le voci ritornarono nella sua testa. E tutto divenne nero.

  
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