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Autore: RobynODriscoll    08/09/2013    2 recensioni
Le persone ferite dovrebbero avere la possibilità di ricominciare. Se lo meritano. Ce lo meritiamo.
Ma ecco il punto. Lei non è più ferita.
Lui l'ha guarita, il suo tocco l'ha resa di nuovo bianca. L'ha resa...Biancaneve.
Intanto il dolore mette radici dentro di me, più a fondo, con più forza. L'ho già detto, il dolore mi rende la persona che sono. Mi rende Brontolo.
Lo vedi? Alla fine, abbiamo trovato tutti e due quella cosa unica che ci rende completi.
Non è vero, sorella?
Non è vero, amore mio?
*
Guardo David e penso: lui mi troverà sempre.
E quando non vorrò essere trovata? E i silenzi che non vorrò condividere, e le parole che vorrò tenere per me? Non mi sta chiedendo troppo, no. Solo tutto quello che sono, ogni singolo pensiero che attraversa la mia mente, ogni più piccolo solletico dell'anima.
E' questo che fa la gente innamorata. E' questo che credevo di volere.
E' questo che voglio, naturalmente.
Solo, mi chiedo...
Il Vero Amore è davvero senza macchia?
[Snow White/Grumpy]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Leroy/Brontolo, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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II. Una mano nella nebbia

 

Johanna sta riponendo il vestito nel baule, mentre siedo di fronte alla toletta e mi guardo nello specchio. L'acconciatura si sta distruggendo, un tappeto di fiorellini bianchi è steso ai miei piedi. Premurosa come sempre, Red mi aiuta a togliere gli ultimi che mi sono rimasti impigliati nei capelli, e a sciogliere le ciocche sulla camicia da notte.

«Allora, come ti senti?»

Sorrido allo specchio. Un sorriso stanco, che conosco.

«Bene.»

«Soltanto bene?» ride Red, riavviandomi i capelli dietro le orecchie e sporgendosi sulla mia spalla. Porta la guancia accanto alla mia tempia e guarda i nostri volti nel riflesso. «Non è esattamente quello che mi aspetto di sentire da una futura sposa!» I suoi occhi chiari traboccano di allegria sotto il cappuccio rosso, ed io lo so che è felice per me, di cuore. Cara, cara Red.

«Sono solo un po' stanca» ammetto, e stringo la sua mano che è poggiata sulla mia spalla. «Ci sono state così tante cose da preparare negli ultimi mesi, non ci siamo fermati nemmeno un momento.»

La mia amica sorride, comprensiva. «Avrete tutto il tempo di recuperare, tu e James. Da domani in poi l'unica cosa che importa davvero sarete voi due.»

Già.

Chiudo gli occhi per qualche istante. Sono davvero stanca. Voglio soltanto che la cerimonia sia finita, e con essa il banchetto che seguirà. Voglio poggiare la testa sul cuscino e riposare. Riposare davvero, come da tanto tempo non faccio più.

Da quando mi sono risvegliata dalla maledizione del sonno, non riesco a dormire una notte di fila.

Pensavo che fosse normale, durante la guerra. I miei giorni erano pieni di pensieri, strategie, pianificazioni. C'erano le battaglie e le morti, la frustrazione, la rabbia. C'era un dolore immenso, e la sensazione che se avessimo perso avremmo perduto per sempre anche noi stessi – non c'era da meravigliarsi che fossi tormentata dagli incubi.

Eppure, c'è stata una notte in cui il fuoco non mi ha bruciato la mente, una sola notte in cui ho potuto chiudere gli occhi serena. E' stato così tanto tempo fa che sembra appartenere ad un'altra vita. Ma adesso, se chiudo gli occhi, lo sento. Quella vita mi apparteneva più di quella che sto vivendo ora.

*

Neve si svegliò di colpo, gli occhi sbarrati, il respiro corto. Si passò le mani sulle braccia, come ad assicurarsi di essere tornata indietro tutta intera. Le tenebre la avvolgevano, ma il tatto non mentiva. Sì, era qui. Salva. Una brezza fresca le accarezzava il viso, lo stormire delle fronde era una carezza gentile. Era al sicuro, adesso.

«Ha l'aria di essere stato un gran brutto incubo.»

La voce accanto a lei era bassa, calda. Era un tono così gentile che la tranquillizzò subito. Una parte di sé ricordava che non era qui da sola. Brontolo era accanto a lei, come sempre.

Erano partiti da due giorni, lasciando David e gli altri all'accampamento vicino al confine. Gli eserciti di re George e di Regina, uniti, battevano le campagne alla loro ricerca, promettendo taglie e minacciando la morte a chiunque li avesse aiutati. Contro due nemici così potenti, lei e Azzurro non potevano sperare di fare nulla senza un piccolo aiuto magico.

Turchina era accorsa prontamente al loro richiamo, e aveva suggerito loro di andare alla ricerca del Piffero, uno strumento che le antichissime creature della foresta suonavano per incantare la volontà delle piante e degli uomini. Con il Piffero avrebbero potuto convertire i nemici in alleati, e attirare l'attenzione delle folle per sobillare la rivolta.

Il manufatto magico era custodito fin dall'alba dei tempi dal Grande Principe della Foresta, signore della Natura e delle forze che l'abitavano. Determinata a supplicarlo di concederle l'uso del Piffero per rovesciare i due tiranni, Neve era partita alla sua ricerca – sola, per non rischiare la vita di nessuno dei suoi pochi, fedeli compagni. David avrebbe voluto seguirla, ma sapevano entrambi che era meglio che almeno uno di loro rimanesse con il gruppo, come guida, in caso di attacchi nemici.

Persuadere Brontolo a non andare con lei, invece, non era stato proprio possibile. Una lama in più ti farà comodo, sorella, aveva detto. Quello stupido brontolone dal cuore d'oro non aveva accettato un no come risposta. Alla fine, erano partiti insieme.

Neve indovinò i lineamenti dell'amico nel buio. Erano così decisi da trasparire nell'oscurità.

«Non è niente di cui preoccuparsi.» Fu soddisfatta di sé, era riuscita a tenere la voce ferma. Gli sorrise, sperando che potesse almeno intravedere quel gesto e tranquillizzarsi. L'ultima cosa che voleva era allarmare il suo compagno di viaggio.

Gli occhi chiari di Brontolo si misero nei suoi, e seppe che non l'aveva ingannato nemmeno un momento.

«Hai spesso questi incubi, ultimamente.»

«E' la tensione. Passeranno, quando riavremo ciò che è nostro.»

«Dovresti parlarne alla Fata Turchina. Forse lei saprà come aiutarti.»

C'era sempre una specie di grugnito che emergeva nella sua voce, quando accennava a Turchina. Neve non conosceva nel dettaglio i loro trascorsi, ma sapeva che se le aveva consigliato di rivolgersi alla fata che tanto detestava Brontolo doveva davvero essere molto preoccupato.

Purtroppo, la magia delle fate non era un'opzione praticabile. Turchina aveva già dato il suo responso a riguardo, e non era stato incoraggiante.

Le dita raggiunsero la sua guancia ispida di barba, la sfiorarono appena. «Non è niente, davvero. Torna a dormire.»

«Smettila di fare l'orgogliosa e...»

Biancaneve sussultò. Brontolo le aveva toccato l'avambraccio. Una stretta gentile, che però bruciava come il fuoco. Lei si scostò, lui la lasciò andare.

«Sei ferita?»

«Io...» Non ricordava di essersi graffiata con nessun arbusto, durante la marcia del giorno precedente, e il dolore sembrava più esteso di quello che un semplice graffio avrebbe potuto procurare.

Il nano ravvivò le braci del focolare che aveva riscaldato il loro accampamento improvvisato nella foresta. Ci volle un po' perché le fiamme attecchissero, ma quando produssero luce sufficiente Brontolo la spinse ad arrotolare la manica, per scoprire il braccio.

Due larghe chiazze rosso vivo le macchiavano la pelle, ed erano formate da bolle rigonfie che probabilmente causavano buona parte del dolore.

Bruciature.

Aveva sognato di nuovo la stanza infuocata in cui la sua anima era rimasta prigioniera durante la maledizione del sonno, e questa volta ne aveva portato un marchio con sé, nel mondo reale.

«Come accidenti hai fatto a farti queste?»

Neve abbassò lo sguardo. «Non lo so.»

Mentiva, e il nano lo capì. Ma non prese a brontolare come avrebbe fatto di solito.

«Vieni. Dobbiamo curarle.»

La prese per mano, lasciando l'accampamento incustodito nonostante le proteste dell'amica, per portarla al fiume che scorreva poco lontano. Le fece immergere il braccio nell'acqua fredda, per limitare i danni della scottatura, e quando giudicò che l'abluzione fosse sufficiente prese dalla scarsella preparata dalla vedova Lucas una pomata di arnica, che applicò con attenzione alle scottature. Durante tutte quelle operazioni, non le domandò nulla; ma quando il bendaggio del braccio fu ultimato con alcune strisce di tessuto del loro equipaggiamento, mise nei suoi due occhi esigenti.

«E adesso vuoi dirmi che diamine sta succedendo?»

Neve non rispose. Ricordò le parole di David. Passerà, vedrai. Non è reale, sono solo incubi. Ricordò il fastidio con cui le aveva accolte, e il pentimento che quest'emozione le aveva provocato. David si preoccupava per lei, cercava di aiutarla nell'unico modo che conosceva. Non era colpa sua se quel modo non riusciva a darle pace.

Deglutì a vuoto. Anche Brontolo si preoccupava per lei, e non meritava di essere allontanato con una scusa. Lui era stato al suo fianco quando nessun altro c'era. Le aveva dato una casa, l'aveva accolta tra i suoi fratelli. Era l'amico più caro che avesse al mondo.

Così, gli raccontò di quello che aveva provato dopo aver morso la mela avvelenata. Gli disse cosa accadeva dentro di lei mentre loro, là fuori, la credevano morta, e l'avevano rinchiusa nella bara di cristallo. Gli disse della stanza infuocata dentro cui la sua anima si dimenava, impotente, della sensazione che la sua fine fosse imminente, della paura che fosse lunga e dolorosa fino ai limiti della sopportazione.

«A volte, credo che questo sogno sia una punizione.»

Le parole uscirono spontanee, e fu come aver sputato un pezzo di vetro fermo in gola. Fecero male, mentre uscivano. Ma si sentì infinitamente meglio.

Non l'aveva mai detto a nessuno. Nemmeno a David.

Il viso del nano si inclinò leggermente verso la spalla, per studiarla. «Adesso stai dando i numeri, sorella. Una punizione per cosa? Tu non hai fatto niente.»

«Invece sì. Se avessi mantenuto il segreto di Regina, ora non ci sarebbe una guerra, tutto sarebbe ancora al suo posto e voi, i miei amici, non sareste coinvolti in tutto questo...»

Quando già il controllo sull'emozione era perso e le parole iniziavano a tremarle in piccoli singhiozzi sulle labbra, Brontolo accennò ad un sorriso.

«...e io sarei carne per vermi» completò.

Era una cosa rara, che sorridesse. Così tanto che Neve per un momento ne restò spiazzata.

«Cosa vuoi dire?»

«Voglio dire che forse te lo sei dimenticato, sorella, ma io ti devo la vita. Ti ricordi quando ci siamo incontrati, nelle prigioni di re George?»

La giovane donna si strinse nelle spalle. Certo, non l'avrebbe mai dimenticata, quella notte. Aveva perso David, e proprio quando era più sola e smarrita era apparsa quella mano nella nebbia, a stringere la sua.

«Ce l'avresti fatta benissimo anche senza di me», disse.

«Non è vero. Mi avrebbero ucciso insieme a Svicolo.» Ci fu un piccolo sussulto di dolore nella voce del nano, ma si spense di nuovo in quel sorriso raro e prezioso. «Se una pazza non avesse minacciato di mandare a fuoco tutto quanto, non sarei qui.»

Di riflesso all'espressione dell'amico, Neve sorrise a sua volta.

«Volevo solo fare scena. Non sarebbe bastata una spada a tagliare quella tua testaccia dura.»

«Dovevo sospettarlo. Sei sempre stata la regina dei melodrammi.»

«Devo pur competere con il re dei testoni, in qualche modo.»

Risero, sommessamente. Mentre la tenebra iniziava a stemperarsi nel grigiore dell'alba, Brontolo tornò serio, e disse qualcosa che Neve non avrebbe più scordato.

«Quelle fiamme sono il tuo senso di colpa. Forse non devi combatterle. Forse devi accettarle come parte di te. Allora smetteranno di bruciare.»

Rimase a guardarlo, mentre si alzava e si spolverava i calzoni all'altezza delle ginocchia. Ricordò cosa le aveva detto quando Neve voleva prendere la pozione di Tremotino, per dimenticare David.

Io ho bisogno del mio dolore. Per quanto faccia schifo, mi rende ciò che sono. Mi rende Brontolo.

Avrebbe voluto abbracciarlo forte, e non sapeva se fosse per consolare se stessa o lui.

Ma non importava, comunque. Quando Brontolo le porse la mano nel grigiore, Neve la prese e la strinse nella propria.

Era una nuova alba, e lei non era sola. Non lo era mai, quando Brontolo era al suo fianco.

*

«...Neve?»

Apro gli occhi di colpo.

«Mi sono...addormentata?»

E' stato solo un attimo. Mi sembra sia durato in eterno.

Red mi guarda preoccupata al riflesso dello specchio. Mi accarezza la guancia.

«Sei davvero molto stanca. Hai bisogno di riposare.»

Anche Johanna è accanto a me, e mi guarda con la stessa aria leggermente angosciata che mi riserva Red. Ringrazio di cuore la mia cameriera, e la congedo. Ma quando la mia amica fa per seguirla, stringo forte la sua mano guantata di rosso.

«Resteresti con me?»

Red annuisce, e non mi fa domande. Cerca di farmi parlare d'altro, mentre siamo sdraiate al buio nel grande letto, ma ogni commento sui fiori che addobberanno la sala, il vestito, le portate del banchetto mi provoca un brivido. Lei legge il mio disagio, e siccome non riesce a strapparmi dal mio languore ci si accomoda in silenzio, quietamente, per farmi sentire che non sono sola.

Non so per quanto tempo restiamo senza parlare.

«Red?»

La sua risposta non tarda nemmeno un momento.

«Sì?»

«Se un giorno facessi la cosa sbagliata, tu mi staresti accanto comunque?»

«Che razze di domande sono, Neve?» La sua mano stringe la mia. «Io ho ucciso Peter» sussurra «e tu sei rimasta con me nonostante tutto. Qualsiasi cosa tu faccia, io non ti abbandonerò mai.»

Inghiotto il nodo alla gola, e penso: e se di dicessi che non so se voglio più tutto questo? Se ti dicessi che non capisco più il mio cuore, e non so distinguere le illusioni da quello che provo davvero? Mi sento un mostro. Ho quello che molti sognano, ho il Vero Amore e sto per andare incontro al mio lieto fine. La notte prima del mio matrimonio da favola con l'uomo perfetto, io sto rimpiangendo i pochi momenti di serenità che mi ha dato l'uomo più imperfetto del mondo.

Ricordo il suo sguardo questo pomeriggio, quando ho mostrato ai ragazzi il vestito. Brontolo mi ha preso la mano, e ma non si è avvicinato oltre. Mi ha fatto male, quel suo modo di guardarmi come se volesse lasciarmi andare.

Non voglio che lui mi lasci andare...

Credevo di averne passate davvero tante, e che nulla ormai potesse cogliermi impreparata. Sono stata una principessa, e poi una fuggitiva. Ho rubato per vivere, contrattato con i troll, formato una famiglia con i nani, stretto patti con l'Oscuro e combattuto due eserciti con la sola forza che mi dava la convinzione di essere nel giusto, e la volontà di riavere ciò che mi apparteneva di diritto. La mia definizione di impossibile è molto, molto particolare.

Eppure, stanotte mi trovo di fronte ad un bivio, e scegliere mi sembra impossibile. Quel tipo di impossibile, quello che non ho ancora mai potuto abbattere.

Ho paura di chiudere gli occhi e sognare il fuoco. Brontolo aveva ragione: è il mio senso di colpa, e so per certo che stanotte tornerà a tormentarmi.

Nel dormiveglia che mi ha avvolta, sento già il calore delle fiamme...

...e d'improvviso la vedo.

Una mano che appare nel fumo e stringe la mia per darmi forza. Una mano che promette di condurmi a casa.

Quella mano c'era, sempre. Durante la guerra, e dopo. Ogni volta che mi sentivo sprofondare, mi riportava a galla.

All'inizio era solo l'eco di un dubbio. Ma a mano a mano che le ore iniziano ad esaurirsi, non posso fare a meno di vedere con chiarezza la situazione in cui mi sono cacciata.

Mia madre diceva sempre che fare la cosa giusta significa seguire il sentiero più difficile, ma io non so onestamente quale tra i due lo sia. Vivere per sempre una bugia, o distruggere tutto quello che ho costruito fino ad ora con la verità?



NdBlackFool

Salve! XD eccomi qui di nuovo dopo poco tempo, chissà se l'ispirazione mi assisterà sempre così ^^ comunque ormai è tutto programmato, saranno solo cinque capitoli. Ho deciso di provare a ricalcare un po' la struttura della serie e inserire per ogni capitolo diversi flashback di una specifica avventura ambientata durante la guerra di riconquista, che ha avvicinato particolarmente Brontolo e Neve e messo i primi dubbi in quest'ultima. Che succederà? Neve sceglierà un lieto fine fiabesco con il suo principe, ignorando questi strani sentimenti per il suo più caro amico, o oserà tentare di buttarsi in qualcosa di completamente diverso da quel che si aspettava dalla sua vita?
Grazie mille a Julie_Julia per la graditissima recensione, e anche a chi è solo passato di qui :) Salite sulla barca dello Snowy...abbiamo biscotti nanici ;)

   
 
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