Arrivata finalmente a
casa mi precipito nella mia stanza, ho un bisogno assoluto di
solitudine, di tranquillità. Mi accorgo solo in questo momento che sono bagnata
fradicia e sto tremando anche se non riesco a capire se per il freddo o per la
tremenda agitazione per il pomeriggio appena trascorso.
Comunque
sia mi levo i vestiti bagnati sostituendoli con indumenti più asciutti e
confortevoli, mi sdraio sul letto e rimango a fissare il soffitto cercando di
tranquillizzarmi ma nonostante gli sforzi è veramente impossibile, così mi
rimetto in piedi e mi dirigo verso la grande finestra della mia stanza, il
panorama sarebbe veramente stupefacente se non fosse incupito dall'orribile
tempo di questi ultimi giorni.
Appoggio la fronte contro il vetro
gelido e chiudo istintivamente gli occhi, nella mia mente scorrono immagini
lontane, immagini che in questi ultimi anni avevo rilegato nell’ angolo più
profondo del mio cuore.
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Era una bellissima mattina di
primavera, il sole splendeva alto nel cielo ed io Umi e Fuu avevamo deciso di
incontrarci quello stesso pomeriggio alla torre per ritentare per l’ennesima
volta ad aprire le porte che ci avrebbero spalancato il passaggio per il nostro
mondo lontano.
Era passato più di un anno dal nostro ritorno da
Sephiro e la voglia di rivedere i nostri amici era immensa, ma tutti i nostri
tentativi erano sempre stati vani.
Così mi alzai molto presto
quella mattina sentivo dentro di me una sensazione strana, ero felice ma allo
stesso tempo molto irrequieta, avevo lo strano presentimento che quel giorno
sarebbe successo qualcosa di spiacevole, ma ricacciai subito indietro quei
brutti pensieri.
Feci una doccia molto veloce, mi preparai ed
uscii da casa. Dal caldo che faceva sembrava già una giornata di piena estate, i
raggi del sole illuminavano tutto quello che riuscivano a toccare, ed io li
sentivo carezzarmi delicatamente il viso, era veramente una bella
sensazione.
Camminai molto lentamente per le vie del centro
ammirando le vetrine dei negozi fino a quando attraverso ad una di queste notai
esposti dei piccoli portafortuna che attirarono notevolmente la mia
attenzione.
Decisi così di entrare e la commessa vedendomi mi
venne subito incontro chiedendomi se avevo bisogno di qualcosa in particolare.
Le dissi dei portafortuna che avevo notato attraverso la vetrina cosicché lei ne
tirò fuori una quantità infinita di ogni genere forma e colore. Erano veramente
tantissimi ed io non sapevo proprio quale scegliere…
-Mi dica
signorina è un regalo per il suo fidanzato?-
A quella domanda
sentii le guance infiammarsi e tra me immaginai a cosa avrebbe pensato se le
avessi risposto che la persona di cui ero innamorata abitava su un mondo magico
e lontano. Increspai le labbra in un sorriso pensando che mi avrebbe sicuramente
presa per matta. Quando mi ridestai dai miei pensieri notai che la signora mi
guardava intensamente, forse cercando una risposta alla sua
domanda.
-No, mi servono per delle mie amiche- risposi
velocemente
-Sono amiche speciali?-
-Molto-
-Allora ho proprio quello che fa per te-
mi disse sorridendomi
Fra tutti i porta fortuna ne
prese due, avevano una strana forma, li presi in mano e mi misi a
fissarli
-Sono due simboli molto antichi- mi disse fissandomi
seriamente -Si dice che la loro creazione risalga a prima di tutti i tempi,
quando il nostro mondo era dominato dalla magia e da enormi forze misteriose. La
leggenda narra che questi simboli donati a persone a cui teniamo veramente
sanciscono in modo indefinibile il legame tra di loro rendendolo forte ed
indissolubile. Sto parlando della vera amicizia naturalmente, tu per prima ci
devi credere.-
-Li prendo- dissi senza nemmeno pensarci
ulteriormente
Uscii dal negozio e con forte
rammarico vidi in lontananza enormi nubi avanzare lentamente verso la
città.
Ormai si era fatto tardi così decisi di incamminarmi verso
la torre anche se sapevo che sarei arrivata in ritardo, come sempre del
resto.
Arrivata in cima mi diressi verso il bar ma con enorme
sorpresa notai che ancora non c’era nessuno, beh per una volta non ero io la
ritardataria.
Stavo per andare a sedermi ma sentii una mano
afferrarmi delicatamente il braccio, mi volsi di scatto e le
vidi
-Finalmente siete arrivate- dissi felice di non essere io
quella arrivata per ultima
Umi si mise a ridere e dandomi una
pacca sulla spalla… -Ma se sei appena arrivata- mi disse
divertita
Abbassai lo sguardo come se fossi stata colta a fare
qualcosa di sbagliato.
-Dai Hikaru non te la prendere, andiamo a
sederci- disse Fuu con un tono di voce alquanto strano
Ci sedemmo
al nostro solito tavolino ed iniziammo a chiacchierare del più e del meno fino a
quando il discorso immancabilmente arrivo su Sephiro e cosa avremmo fatto quel
pomeriggio per riuscire ad aprire una volta per tutte quel maledetto passaggio.
Io entusiasta come una bambina esponevo loro tutte le mie idee ma invece di
rispondermi fissavano in modo insistente le due tazzine di caffè appoggiate sul
tavolo
-Ma si può sapere cosa diavolo avete oggi?- Dissi
scrutandole attentamente
Umi alzò il viso e quando vidi i suoi
occhi il fiato mi morì in gola. Erano vuoti, privi di qualsiasi emozione, solo
un’infinita tristezza si poteva leggere in fondo a quello sguardo blu come il
mare.
-Hikaru dobbiamo parlare- mi disse Fuu quasi sul punto di
scoppiare a piangere e rigirandosi fra le mani gli occhiali
nervosamente
-Ma si può sapere cosa avete oggi? E’ successo
qualcosa? Parlate per l’amor di dio-
Umi si riprese un pochino
dallo stato di incoscienza in cui era quasi caduta. -Hikaru non ci sarà più
nessuna prova, nessun Sephiro- disse con la voce rotta dal
pianto.
-Ma cosa stai dicendo? Perché?- Gli chiesi
sconvolta
-Non abbiamo più la forza, abbiamo perso completamente
la speranza, ogni insuccesso per noi è stato come ricevere una pugnalata e
sinceramente siamo stanche di soffrire-
-Ma cosa stai dicendo Fuu?
Vuoi dirmi che hai perso ogni speranza di rivedere Ferio? Che non volete più
lottare?-
-Proprio così- sussurrò la mia amica
Le
loro parole mi investirono come un treno in corsa, dentro di me qualcosa si era
irrimediabilmente spezzato
-Cosa avete intenzione di fare
allora?- Chiesi con disperazione
-Abbiamo deciso di partire, di
lasciare Tokyo per un po’di tempo- disse Umi continuando a fissare quella
maledetta tazzina
-Potreste guardarmi in faccia almeno mentre mi
dite queste cose!!- Urlai sbattendo un pugno sul tavolo
-Vieni
anche tu con noi Hikaru, andiamocene via da qui, abbiamo tutti i diritti di
rifarci una vita-
Guardai Fuu come se fosse un alieno -E si può
sapere dove vorreste andare?-
-In America- mi rispose Umi,
vogliamo cambiare radicalmente tutta la nostra vita
-Voi siete
matte!! State solo scappando!! Siete delle codarde!!- Dissi loro con tutta la
rabbia e la disperazione che avevo in corpo. -Non verrò mai con voi! Io non
scapperò mai!-
-Ti prego Hikaru pensaci bene- mi implorò Fuu,
mentre con una mano asciugava velocemente una lacrima
Guardai attentamente il viso
della mia amica dove ormai calde lacrime le scivolavano lentamente lungo le
guance, era straziante vederle in quello stato, ma io ero molto arrabbiata, e
soprattutto delusa. Come potevano abbandonare tutto? Le guardavo, e più le
fissavo e più mi rendevo conto che le due ragazze che mi stavano di fronte non
erano più le mie grandi amiche ma delle perfette sconosciute.
Loro erano le spalle su cui potevo appoggiarmi nel momento del
bisogno, su cui potevo piangere quando sentivo la disperazione invadermi nel
profondo, senza di loro non sarei mai stata la guerriera che ero, non sarei mai
diventata la persona che sono. E adesso? Vengono qui e mi dicono che vogliono
scappare, scappare lontano sperando che il dolore non le
insegua.
Mi resi improvvisamente conto che era tutto finito, ero
sola, completamente sola
-Non posso- dissi rivolta a Fuu. -Non
posso scappare, non voglio perdere la speranza che un giorno lo possa
rivedere-
Piangevo, sentivo le lacrime scendermi dagli occhi come
un fiume in piena, mi alzai lentamente dalla sedia sulla quale ero seduta,
sentivo le gambe tremare violentemente. Anche loro si alzarono e rimanemmo a
fissarci per un tempo infinito.
-Ora è meglio che vada dissi in un
sussurro-
Mi girai ma le mani di Umi mi
bloccarono prendendomi saldamente il gomito -Hikaru ti prego dimmi che quando
torneremo tutto sarà come ora, dimmi che quando torneremo la nostra amicizia non
avrà subito nessuna alterazione.- Mi girai appena e vidi con la coda dell’occhio
che anche lei stava piangendo. -In questo momento non posso promettervi nulla-
risposi piangendo.
Diedi un forte strattone al braccio bloccato
dalla mia amica e appena mi liberai corsi via velocemente come se fossi
inseguita dal diavolo.
-Hikaruuuuuu- sentii il mio nome urlato da
entrambe le ragazze, ma non mi fermai, so che se l’avessi fatto non avrei avuto
più la forza di lasciarle andare. E chi ero io per impedirglielo? Chi diavolo
ero io per distruggere il loro sogni? La loro speranza di eliminare il dolore?
Di rifarsi una vita lasciandosi alle spalle il passato?
Mi
ritrovai in strada accorgendomi solo allora che il bel cielo del mattino era
stato sostituito da nuvolosi neri come la pece dal quale cadeva una fittissima
pioggia. Alzai gli occhi e sentii le lacrime confondersi con l’acqua che cadeva
sul mio viso, ricominciai subito a correre, le vista appannata dalle lacrime,
non sapevo dove stavo andando ma continuavo a correre, era l’unico modo in quel
momento che conoscevo per scaricare la disperazione che mi struggeva
l’anima.
Arrivai fino in cima ad una collina dalla quale si poteva
ammirare la città, ed in lontananza la torre svettava in mezzo alle piccole case
ed ai grandi centri commerciali quasi a sembrare che volesse toccare il
cielo.
Misi le mani in tasca e tirai fuori i due portafortuna che
avevo comperato per regalare ad Umi e Fuu, mentre guardavo i due oggetti fra le
mie mani un sorriso ironico comparve sulle mie labbra, che strani scherzi che ci
riservava a volte il destino, alzai il braccio e li lanciai lontano, ormai non
servivano più.
Senza più forze mi diressi verso casa e quando vi
arrivai mi precipitai nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle e
appoggiando la schiena ad essa continuai a piangere.
Quando non
ebbi più lacrime da versare lentamente mi tolsi il maglione bagnato fradicio e
vidi la mia immagine riflessa nel grande specchio appeso alla parete, indirizzai
lo sguardo al grosso medaglione agganciato al mio collo, lo slacciai e lo tenni
di nuovo stretto fra le mani… -Anche tu mi hai abbandonata, anche tu mi hai
lasciata sola, bugie, le tue parole erano solo bugie dette ad una stupida
ragazzina innamorata! Ti odio! Vi odio tutti!!!- Dissi urlando alla persona che
amavo più della mia stessa vita.
Aprii un cassetto e vi gettai
all’interno il medaglione richiudendolo con un forte botto, andai di nuovo verso
lo specchio ed asciugai le ultime lacrime giurando a me stessa che non avrei mai
più pianto per niente e per nessuno. Giurai che sarei stata sempre forte e che
più nessuno sarebbe di nuovo entrato nel mio cuore per poi farlo a
pezzi.
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Riapro lentamente gli occhi e
il vuoto invade di nuovo il mio spirito, erano otto lunghissimi anni che non
ripensavo così dettagliatamente a quel giorno, quel maledetto giorno che mi ha
cambiata per sempre.
Da allora la mia vita non é stata più la
stessa, amici ne ho avuti certo ma fino ad un certo punto, sono uscita anche con
qualche ragazzo ma appena vedevo che la cosa diventava piuttosto seria me ne
andavo, scappavo via come una codarda, non ho più avuto legami seri e duraturi
con nessuno, uso la gente a mio piacimento, mi sento uno schifo per questo ma
non posso fare altrimenti.
Sento bussare alla porta e senza alcuna
mia risposta vedo mio fratello entrare tenendo in una mano il telefono, ero
talmente assorta nei miei pensieri che non l’ho nemmeno sentito
suonare
-E per te- mi dice allungandolo in mia direzione, lo
prendo e fisso mio fratello per fargli capire che ora può anche andarsene,
sembra che lo capisca e facendomi un sorriso esce e si richiude la porta alle
spalle.
-Pronto?-
Dall'altra parte nessun suono,
nessuna voce. -Pronto?- Ripeto con voce seccata
-Ciao
Hikaru……-
Dallo sciok nel sentire quella voce il telefono mi cade
dalle mani, lo riprendo e lo appoggio delicatamente all'orecchio -Sei proprio
tu?- Chiedo con voce incredula sperando con tutto il cuore che mi sto
sbagliando.
-Si sono proprio io, e........... dobbiamo
parlare-