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Autore: HacchanADL    10/09/2013    3 recensioni
Shampoo e Mousse dovranno affrontare cose che mai avrebbero immaginato. Per Mousse, questi eventi riaffermeranno soltanto il suo amore per Shampoo, ma per lei... potranno questi avvenimenti aiutarla a scoprire a chi davvero appartiene il suo cuore?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mousse, Shan-pu
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction non è opera mia, ma è stata scritta da un autore di fanfiction.net, Dr Facer. Tutti i diritti appartengono a lui, compresi i personaggi di sua creazione. Il mio impegno è stato quello di tradurla per condividerla col pubblico italiano, ovviamente dietro suo consenso.
Qui potete trovare il terzo capitolo in lingua originale: http://www.fanfiction.net/s/3217138/3/La-Saga-de-Shampoo-y-Mousse

Ranma ½ e tutti i suoi personaggi sono proprietà della Star Comics e di Rumiko Takahashi.
 
 
Capitolo 3
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Il porto di Tong Po era, nonostante non fosse molto grande, un luogo molto frequentato; mercanti provenienti da molti villaggi vicini giungevano in questo luogo per rifornirsi di mercanzia: frutta esotica, pesce, pelli e altri beni importati. Mousse e Shampoo conoscevano bene il porto, giacché per tutta la loro infanzia lo avevano frequentato con i rispettivi genitori quando avevano la necessità di acquistare cose che non potevano reperire a Joketsuzoku.
«Mousse, guarda lì!» esclamò Shampoo, che indugiò fissando attentamente la folla. «L’hai visto?».
«Visto cosa?» domandò lui aggiustandosi le sue lenti.
«Dimenticalo» rispose lei, intuendo che era inutile che Mousse potesse vedere qualcosa. Ciononostante, quella piccola ombra che aveva appena visto guizzare con rapidità, le ricordava molto la sua bisnonna, ma questo era impossibile; Cologne si trovava in Giappone, però…
Mousse osservò Shampoo e si chiese perché si stesse comportando in maniera strana, guardando la moltitudine di gente come se cercasse di scorgere qualcuno. «Hai visto qualcuno di familiare?».
«Non ne sono sicura» disse lei, «in ogni modo, non importa. Sarà meglio mettersi in marcia, Mousse, compriamo dei viveri e andiamocene da qui».
Sopra i tetti scoloriti delle case che circondavano il porto, Cologne osservò Shampoo e Mousse mentre compravano alcuni pacchi di carne secca e riso. L’anziana si rese conto che Shampoo aveva deciso andare direttamente al labirinto. Si aggiustò il vestito e si diresse verso il bosco; doveva affrettarsi nel tornare al villaggio delle amazzoni. Voleva mettere in atto la sua strategia prima che la sua pronipote arrivasse al Labirinto Spirale.
Shampoo e Mousse, che erano già abbastanza avanti, finirono per sedersi vicino al sentiero dopo un paio d’ore di cammino. Entrambi mangiarono un po’ di carne secca mentre aspettavano che il riso fosse pronto. Non era certo la miglior colazione che avessero mai fatto, ma entrambi avevano fame e a uno stomaco affamato il sapore non importa molto.
«Quando arriveremo al labirinto…» disse Shampoo, «devi promettermi che non mi intralcerai… capito, Mousse?».
«Ma io voglio aiutarti!» replicò lui.
«Non metterti sul mio cammino sarà un aiuto sufficiente!».
«Come vuoi…» disse lui senza prestarle molta attenzione; proprio in quel momento, Mousse sentì la presenza di qualcuno che era appena passato vicino a loro e che si spostava a grande velocità.
«Mi stai ascoltando?» esclamò Shampoo.
«Qualcuno è appena passato di qui».
«Di che parli?» chiese lei guardando entrambi i lati della strada. «Io non vedo nessuno».
«No, da quella parte, verso il bosco» spiegò il ragazzo.
Shampoo sbatté le palpebre confusa, l’area del bosco che indicava Mousse era immersa nel silenzio e, se qualcuno fosse passato di lì, gli uccelli avrebbero fatto un gran frastuono. «Credo che tu abbia così tanta fame da immaginarti le cose» gli disse Shampoo con voce grave. «Prendi, mangia il tuo riso e non seccarmi più».
Sospirando, Mousse si limitò a prendere il suo piatto.
Saltando di ramo in ramo, Cologne si concentrava nel mantenere la calma; l’anziana era decisa a farla finita una volta per tutte con quella stupida sfida del Drago di Giada e così si sarebbe assicurata che Shampoo fosse l’ultima donna della sua famiglia obbligata ad affrontare questa missione, a costo che Mousse dovesse morire per realizzarlo. Naturalmente, attendeva aiuto per raggiungere il suo scopo. Cologne aveva fatto una chiamata a Joketsuzoku prima di usare la sua cesta di volatili per ritornare in Cina e aveva ordinato a sua figlia e a sua nipote di incontrare un certo ragazzo che sperava gli tornasse utile.
«Questa maledetta prova» borbottò Cologne. «Mai sono riuscita a capire perché il consiglio delle amazzoni avesse deciso di fare questo a tutta la mia discendenza». Ma la verità era che l’anziana lo capiva eccome. Era per colpa sua. L’anziana si corrucciò al ricordo di quel che successe…
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…180 anni addietro… (sì, un’altra volta)
La giovane Cologne stava in piedi, molto calma e attenta, al centro della sala del consiglio delle amazzoni. Solo una settimana prima era stata lì per il suo matrimonio, ma quel giorno era lì perché il suo matrimonio fosse annullato.
«Cologne!» la chiamò una delle anziane. «È vero ciò che ha raccontato il tuo consorte?».
«Sì, lo è» rispose lei evitando di guardare l’anziana.
Il suo sposo era venuto lì il giorno dopo la prima notte di nozze per denunciare il fatto che la sua sposa non fosse vergine. A Joketsuzoku, la verginità della donna era importante perché era considerato il regalo più importante che un’amazzone potesse offrire all’uomo che l’aveva vinta in combattimento.
«Chi è stato l’uomo che ti ha fatto questo?» domandò un’altra anziana.
Cologne non rispose, ma si limitò a chiudere gli occhi e si concentrò nel contenere le lacrime; non era giusto, non solo doveva sopportare le accuse delle anziane, ma doveva anche sopportare il modo in cui il suo ormai ex-marito, sua madre e la sua bisnonna la fissavano.
«Ma non è ovvio?» inveì un’anziana seduta in un angolo. «È stato quel ladro pervertito a farle questo!».
Tutti i membri del consiglio fulminarono la giovane Cologne con lo sguardo e, allora, una di loro parlò.
«Perché, Cologne?» chiese la vecchia donna. «Sei la migliore guerriera di questa generazione, perché hai fatto questo?».
«Io… non lo so!» gridò Cologne. «Semplicemente è successo!».
«Pertanto dovremo decidere il tuo destino, Cologne» dichiararono le anziane. «Per favore, resta dove sei e non muoverti».
Cologne tremò un poco, “decidere il tuo destino” le avevano detto. Alla giovane non piacevano quelle parole, né il modo in cui le avevano proferite. Cologne guardò la sua famiglia cercando conforto, ma negli occhi di sua madre incontrò solo tristezza. Negli occhi della sua bisnonna incontrò delusione e in quelli dell’uomo col quale si era sposata, soltanto odio. Fu allora che la giovane donna capì finalmente che era completamente sola.
Dopo aver discusso per quella che sembrò un’eternità, la leader del consiglio si alzò dal suo scranno e guardò con severità la giovane accusata.
«Amazzone Cologne» cominciò, «il tuo matrimonio è annullato a partire da questo istante».
Nell’udire quelle parole, l’uomo che era stato il marito di Cologne per meno di una settimana sorrise e uscì dalla sala udienze del villaggio. A lei non importò, non aveva mai amato davvero il soldato ed era più preoccupata per il castigo che il consiglio aveva escogitato per lei.
«In quanto a te…» disse la leader del villaggio, «ti elimineremo dalla lista dei futuri membri di questo consiglio».
«Questo non è giusto!» esclamò Cologne. «Madre, bisnonna, dite loro che non è giusto!» gridò guardando la sua famiglia; ma sua madre non le rispose, la donna chiuse semplicemente gli occhi e si sedette tremando per la vergogna.
«Silenzio!» ordinarono le anziane. «C’è dell’altro».
«Altro?» chiese Cologne.
«Ci hai disonorato, ragazza. Grazie alla tua relazione con un uomo senza onore abbiamo perduto gran parte del tesoro che fu realizzato da innumerevoli generazioni di amazzoni» disse la leader, «e per questo ci hai obbligato non soltanto a punire te, ma anche tutte le donne che formeranno parte della tua discendenza».
«Che tipo di punizione?» volle sapere la giovane Cologne.
«Se mai diverrai una delle anziane, ovviamente, non potrai mai essere membro di questo consiglio» puntualizzò la leader, «e in quanto alle donne che saranno tue discendenti, tutte loro dovranno provarci che sono degne di considerarsi guerriere del nostro villaggio, a cominciare dal frutto che porti nel ventre!».
Questa era la peggior penitenza che avessero mai potuto imporre a Cologne, che aveva lavorato tutta la sua vita per essere nella lista dei membri del consiglio. Poter essere un’anziana e non essere nel consiglio di Joketsuzoku era la peggior umiliazione per un’amazzone, ancora peggiore di essere sconfitta in battaglia da una donna straniera. Ma questo non fu ciò che la fece star peggio; la leader del consiglio le disse che era incinta e lei sapeva che il padre non era il suo consorte.
«Stupido Happosai, guarda in che razza di guai mi hai cacciato!» mormorò.
«Che hai detto, Cologne?» domandò una delle anziane.
La giovane Cologne sbatté le palpebre. «… che? Nulla, io… io solo volevo sapere perché pensate che io sia incinta».
La leader del consiglio incrociò le braccia. «Per caso non conosci tutti i rituali che facciamo quando una delle nostre amazzoni contrae matrimonio?».
«Sì, li conosco».
«Allora sicuramente saprai il perché facciamo il rituale del Sangue Ardente, o te lo sei forse dimenticato?» domandò la leader.
Quelle parole impressionarono fortemente Cologne; sapeva che il rituale del Sangue Ardente determinava quanto fosse fertile una donna, ma mai avrebbe immaginato che rivelasse anche la sua gravidanza alle anziane.
«Guarda questo, giovincella» disse un’altra delle anziane. «Lo riconosci?» le domandò sostenendo nelle sue mani il Drago di Giada.
«Sì» affermò Cologne.
«Perfetto» disse l’anziana, «perché questo drago rappresenterà la vergogna che hai causato alla tua famiglia e al nostro villaggio».
«Terremo noi la statua» spiegò la leader del consiglio, «ma quando tua figlia compirà i sedici anni…».
«Mia figlia?» chiese Cologne. «Come fate a sapere il sesso del bambino?».
«Il rituale del Sangue Ardente rivela molto di più della gravidanza» le rispose l’anziana nell’angolo. «Non è una sorpresa che una ragazzina come te non lo sapesse».
Malgrado la situazione, Cologne sorrise delicatamente. «Avrò una figlia» pensò felice. «Sarà la madre di una bambina!».
«… dovrà portare la statua al centro del Labirinto Spirale e… Cologne!» gridò la leader del consiglio. «Stai ascoltando?».
«Che?» esclamò la giovane, un po’ spaventata. «Mi perdoni, anziana, per favore, non stavo ascoltando».
La leader si grattò la fronte. «Fa’ attenzione!» la rimproverò e ripeté ciò che aveva appena finito di dire. «Però questo non è tutto».
«C’è ancora dell’altro?».
«Sì, tua figlia dovrà portare un uomo inadeguato per il nostro villaggio con sé» illustrò l’anziana. «Se tua figlia riuscirà a compiere il suo incarico senza mostrare alcun tipo d’interesse, che sia pietà o amicizia, per quest’uomo inadeguato, rimuoveremo il castigo che ti abbiamo imposto.
«E… se non dovesse riuscirci?».
«Se lei dovesse fallire, allora la figlia di tua figlia dovrà affrontare la prova» chiarì la leader. «Ma se anche la figlia di tua figlia dovesse fallire, allora una donna della generazione successiva dovrà affrontare la sfida; e questo continuerà finché una donna della tua famiglia non passerà la prova che le avremo imposto».
Cologne impiegò diversi minuti per capire appieno ciò che la leader le aveva appena detto e, nel farlo, s’infuriò come mai prima di allora.
«Questa è… una mostruosità!» urlò loro. «Perché dovete castigare tutta la mia discendenza solo perché ho fatto qualcosa che avevo deciso di fare con l’uomo che amavo?». La giovane donna gridò ancora più forte mentre faceva per proteggersi il ventre con le sue mani. «Mia figlia non entrerà nel Labirinto Spirale, non lo permetterò!».
«Stai affermando che preferiresti essere esiliata da Joketsuzoku?» le domandò la leader del consiglio.
«Cos’ha detto?».
«È un peccato» disse la leader. «Ma se non obbedirai dovremo cacciarti dal villaggio delle amazzoni per sempre. È questo quello che vuoi, Cologne?».
«… no» rispose lei, che per un istante considerò davvero di lasciarsi tutto alle spalle e abbandonare il villaggio per cercare Happosai ma, alla fine, non ebbe il coraggio di farlo. «Non voglio essere esiliata, io… adempirò gli ordini del consiglio».
«Sapevamo che alla fine avresti ascoltato la voce della ragione» dissero le anziane. «Amazzone Cologne, ora puoi ritirarti».
La giovane donna s’inchinò e uscì dalla sala del consiglio in silenzio. Nella sua mente, la ragazza giurò che, anche se non le avessero permesso di diventare un membro del consiglio, sarebbe divenuta più forte e più rispettata di una qualsiasi di quelle vecchie che l’avevano punita tanto ingiustamente. Sfortunatamente, Cologne mai poté immaginare che aveva appena stabilito il cammino che tutte le sue discendenti avrebbero dovuto affrontare. Tutte loro si innamorarono di uomini inadatti per Joketsuzoku.
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«Ma non Shampoo» pensò Cologne una volta arrivata al villaggio delle amazzoni. Shampoo aveva tutto il necessario per terminare quella prova: aveva le abilità, aveva un promesso sposo che era un eccellente artista marziale e, inoltre, Shampoo aveva anche la determinazione necessaria per vincere a qualunque prezzo. L’anziana era sicura che la sua pronipote sarebbe stata colei che avrebbe vinto la prova del Drago di Giada; tutto quello che Cologne doveva fare era disfarsi di Mousse prima che facesse a Shampoo ciò che Happosai le aveva fatto tanti anni addietro.
 

E via anche il terzo capitolo! ^-^ La storia sta cominciando a prendere finalmente forma... Scusate sempre per il ritardo assurdo, ma sono rientrata da poco da un viaggio e ho praticamente tradotto per due giorni di fila, tutto d'un fiato (spero, dunque, sia venuto bene, ahah). I capitoli sono davvero tanti e il tempo a disposizione non basta mai.
Devo dire che sono alquanto combattuta per quanto riguarda il personaggio di Cologne; se da un lato trovo che sia stata una ragazza formidabile per aver affrontato delle difficoltà come l'essere stata abbandonata dal proprio amato (per di più incinta) e la profonda umiliazione inflittale dal consiglio, dall'altro non sopporto come lei possa essere così menefreghista e cinica nei confronti del povero Mousse, già alle prese con quella simpaticona di Shampoo. Certo, ha paura per sua nipote, ma fra lui e Happosai c'è l'abisso e credo lo noterebbe anche una persona più cieca dello stesso Mousse. Ok, forse sono un po' troppo di parte...
Comunque sia, come sempre grazie a tutti quelli dotati di una pazienza cosmica per seguirmi e recensirmi nonostante i tempi mooolto lunghi. Spero che la storia vi stia appassionando sempre più e che sia così anche con i capitoli futuri.
A presto!!! :D
   
 
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