Epilogo
Inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on. (1)
Scoppio a ridere. Luna storceva le labbra e il naso, faceva la linguaccia alla macchina fotografica, sventolava orecchini a forma di ravanello. Non aveva più di quindici anni, i capelli biondi sciolti sulle spalle, gli occhi vacui le davano un’aria assente. In un’altra ballava un valzer con Ginny per i corridoi di Hogwarts, i mantelli delle divise svolazzanti, i capelli biondi di una e rossi dell’altra s’intrecciavano, la bionda rideva col capo reclinato all’indietro mentre la rossa era letteralmente piegata in due.
In un’altra eravamo più grandi, sulla ventina d’anni. Eravamo a Londra, lo intuisco dal Tamigi che faceva da sfondo. Ginny era appoggiata allo schienale di una panchina scrostato e pieno di scritte, compresa una color blu elettrico che recitava “Here were Herm, Ginny and Luna, the most beauty and clever girls in the world, yeah”. Indossava un giubbotto di pelle di drago nera, come i pantaloni. Il braccio destro al petto, la mano sinistra abbassava di poco gli occhiali da sole, in testa un cappello scuro. Cercava inutilmente di trattenere una risata e di assumere un’aria seria ma non ci riuscì.
Io ero seduta sulla panchina, davo le spalle a Ginny ma il mio capo era piegato all’indietro verso l’obbiettivo, sul volto una finta espressione arrogante.
Luna era appoggiata all’albero che dava ombra alla panchina. Era vestita completamente di lilla, sulla maglia vi erano dei piccoli fiorellini blu, ai piedi dei sandali bianchi e dalla tasca del pantalone spuntava una strana piantina. Al collo portava la sua solita collana di tappi di Burrobirra, dietro l’orecchio il pennarello color blu elettrico, sulle guance delle spirali del medesimo colore, le braccia a penzoloni lungo i fianchi. Aria assente, ovviamente.
I bordi della fotografia sono scritti con inchiostro rosso, riconosco la grafia di Luna. Cerco di dare un senso a tutti quei simboli che sembrano formare parole tipo “Gnè, gnah, wah”. Percorro i bordi, osservo i disegni, tento di decifrare quei versi. Alla fine mi è tutto chiaro. Sul bordo inferiore della foto c’è scritto “Incantesimo di nonna Petronella per scacciare i Gorgosprizzi, perché davvero Herm, ne hai bisogno”.
Un’altra foto ritrae me, Ron, Harry e Ginny a mare. Noi due ragazze eravamo in acqua e giocavamo con una palla azzurra che quasi sicuramente era stregata, i due ragazzi erano sulla spiaggia.
Giro la pagina, rimango delusa dal sapere che non ci sono più foto. Dopo un po’ di tempo chiudo il quadernetto e lo rimetto nella scatola. Mi alzo e torno in salotto. Non faccio in tempo a sedermi che suona il campanello, vado ad aprire ed ecco Rose con mia nipote. Dai loro vestiti e dai loro capelli completamente bagnati capisco che non ha ancora finito di piovere.
Rose entra come un tornado in casa, si toglie il giubbotto e lo butta vicino al camino << Ciao mamma, hai trovato il cappellino di Katie? Dice di averlo dimenticato qui, se n’è accorta quando ormai eravamo tornate a casa e stava piovendo troppo forte e…>> continua a parlare, ma io non l’ascolto. La osservo togliere il cappotto, il capello e la sciarpa a Katrina e asciugarle i capelli con un asciugamano.
<< Allora, mamma, hai trovato il cappello? >> mi domanda nuovamente Rose, distogliendomi dai miei pensieri.
Le rispondo di sì e ritorno in soffitta per riprenderlo. E pensare che solo mezz’ora prima avevo rivisto le sue foto da bambina, l’avevo rivista bambina, l’avevo immaginata di nuovo fra le mie braccia, avevo ricordato i pianti che seguivano un incubo oppure le speranze e le volontà per il giorno dopo. Ora invece è seduta sul mio divano, i capelli castani bagnati, la bambina in braccio, molto più grande e madre. Madre, la mia Rosie.
Sento qualcosa picchiare alla finestra, mi volto e vedo un gufo marroncino. Apro la finestra e prendo la lettera. E’ di Luna. Luna, una delle mie due più grandi amiche, una delle poche persone che frequento ancora dopo la fine della Guerra. Luna Lovegood, la quattordicenne definita dai più pazza visionaria ma in realtà dotata di un formidabile intelletto e sempre onesta, compagna di vita. Apro la lettera, mi invita –come ogni settimana- a cena da lei e come sempre accetto. Sorrido, ripensando a tutte le avventure che abbiamo vissuto insieme, agli orrori che abbiamo sopportato, alle nostre risate prive di senso. Le lacrime, i sorrisi, le risate, la gioia… è rimasto tutto immutato, nonostante tutto questo tempo.
The show must go on.
(1) The show must go on – Queen
Si ringrazia quella santa di Chiara, la mia padrah, che mi ha sempre sopportato e ha sempre letto tutti i capitoli in anteprima.
Kokò: uh, sei tu allora ** Grazie mille ** In teoria ho in progetto una one shot su i figli di Luna, che credo scriverò dopo una piccolissima originale, il tempo di tornare dalla Grecia e mi metto al lavoro. Non potevo non scrivere di Luna, io l'adoro, mi assomiglia terribilmente. Grazie!
Dew: Grazie anche a te *__* Probabilmente mi ammazzerai, ma uno dei miei intenti era far piangere un probabile lettore °° Grazie, grazie!