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Autore: rebshuxley    17/03/2008    3 recensioni
Michael la lasciò perdere e si rivolse a Helena.
«Anche tu sai fare queste cose, vero? Tu sei una strega
Lei era rimasta impassibile davanti alla piccola esibizione di Mike, ma improvvisamente la sua espressione cambiò. Sorrideva, incredula, e mormorò le parole che, a sua insaputa, erano state già pronunciate da qualcun altro, più di cinquant’anni prima.
«Lo sapevo che ero diversa… Lo sapevo che ero speciale. Ho sempre saputo che c’era qualcosa.»
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Helena era seduta sul muretto dietro a casa sua, lo sguardo perso nel vuoto. C’era un silenzio assoluto, nel caldo ozioso dell’estate, eppure lei sentiva qualcosa, come un bisbiglio...  Non riusciva a capire esattamente da dove veniva e cosa diceva quella voce, a volte le sembrava di cogliere una parola, ma il senso le sfuggiva completamente.

«Chi c’è?»

Chiese al giardino vuoto. Nessuna risposta, solo un intensificarsi del rumore. Scosse la testa, infastidita, e rientrò in casa.

Continuava a sentirlo.

Allora capì, quella voce non proveniva dal giardino né da nessun altro posto, perché era nella sua testa, dentro di lei.

«Basta!» gridò, frustrata. Uscì di nuovo e iniziò a correre finché non le mancò il fiato, poi arrivò davanti al suo albero preferito, un’enorme quercia. Helena si arrampicò e si adagiò fra due grossi rami, dove il legno era consumato dalle tante volte che vi si era seduta. Saliva lì sopra ogni volta che era arrabbiata, confusa, triste, oppure quando semplicemente voleva stare sola, cosa che succedeva spesso: Helena non era una bambina molto socievole, tutt’altro.

La voce non c’era più. Helena sospirò, sollevata, e si arrampicò ancora più in alto, fino a dove i rami erano ancora abbastanza grossi per reggerla. Si voltò a guardare giù: da una parte il piccolo paese dove viveva, dall’altra la sua casa, e poi il bosco. Vide Susan che usciva a cercarla, come sempre: non voleva che Helena salisse sulla quercia, ma la ragazzina le disobbediva regolarmente. Rimase seduta per un po’, a guardare il paesaggio, poi scese come al solito troppo velocemente e scivolò per gli ultimi metri, ridendo. Non sapeva perché, ma salire su quell’albero la metteva sempre di buon umore, si sentiva in qualche modo protetta, lì.  Iniziò ad andare verso casa, poi si fermò di colpo; si sedette a terra, colpita da un’idea improvvisa. Appoggiò le mani sull’erba secca e chiuse gli occhi. Quando li riaprì intorno a lei c’era una piccola macchia di erba di un verde brillante, tenera e coperta di rugiada. Rise di nuovo, poi sentì la voce di Susan che la chiamava ancora e corse verso casa.

 

~

 

Era una bellissima giornata d’estate, quelle che vorresti non finissero mai: cielo azzurro e senza nuvole, sole splendente, caldo ma niente afa grazie ad una brezza fresca.

Era quasi il tramonto. La maggior parte degli abitanti del piccolo paese erano fuori casa, a godersi gli ultimi raggi di sole e Cathy, che aveva appena festeggiato il suo ottavo compleanno, non faceva eccezione. Stava giocando a nascondino con i suoi cugini, ed era determinata a vincere. Correva per le vie del paese, velocissima, alla ricerca di un nascondiglio. All’improvviso svoltò in un vicolo e si diresse verso una casa in rovina. Non mi troveranno mai qui, pensò. Senza pensarci due volte, spinse il cancello che si aprì con un cigolio e entrò.

 

Cathy Wilson, o quello che rimaneva di lei, fu ritrovata qualche settimana dopo in un bosco vicino al paese. Aveva i vestiti stracciati, fango tra i capelli e un’espressione di puro terrore sul viso pallido. Quando il cacciatore che la trovò le chiese cosa le fosse successo, lei non pronunciò una parola. Rimase muta e impassibile fino a cinque anni dopo, quando si suicidò buttandosi dalla finestra della clinica in cui l’avevano ricoverata.

~

In realtà la casa in cui Cathy aveva cercato di entrare non era disabitata, e non era nemmeno esattamente una casa: era un’ illusione. Quello che Cathy e tutti gli abitanti del paese vedevano era un’abitazione in rovina, con i muri quasi interamente ricoperti di edera, un albero morto nel giardino pieno d’erbacce. Quasi tutti la evitavano sempre, e se passavano in quella via non la notavano neanche; era come se fosse invisibile, in un certo senso.

Non c’erano né porte né finestre, in realtà: quelle che si vedevano da fuori erano solo illusioni create da un incantesimo, come tutta la facciata esterna della casa. Dentro c’era qualcuno, una donna rinchiusa lì da più di dieci anni. Era in piedi davanti a uno specchio rotto e sporco, e guardava il proprio riflesso senza realmente vederlo, immersa nei suoi pensieri.
Aveva lunghi capelli biondi, così chiari da sembrare quasi bianchi; i suoi occhi invece erano di un blu splendente, e spiccavano sul viso pallido. Un tempo doveva essere stata bellissima, ma ora il suo volto era sfigurato: aveva una grande cicatrice che le percorreva la guancia sinistra, dallo zigomo al mento; un angolo della sua bocca era piegato in una smorfia perenne.

 

 
Solo io sono capace di impiegare più di un mese a scrivere capitoli così schifosamente corti °_° non volevo finirlo così poi, perché è leggermente senza senso °_° Uh vabbè xD prometto che da adesso cercherò di aggiornare più in fretta *coff* dunque, un grande grazie a chi ha commentato <3 cioè:
LuBlack – Ma grazie tesoraH <3 ti lovvo tanto *_* uh, e grazie ancora per l’aiuto con il titolo xD baciUoni :*
AIne Yukimura – Una fan dei MyChem che bello *ç* grazie per aver recensito, bacioni anche a te :*
Heleamicachipss – No davvero ti chiami Helena *_____* ti invidio profondamente *ç* io lo amo troppo come nome *-* grazie per i complimenti, anche se non è vero che scrivo bene xD
Grazie anche a chi ha messo Helena tra i preferiti: AIne Yukimura, Aredhel89, killme, LuBlack, Seilen91, tom13. Vi adoro *_*
  
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