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Autore: Hina93    12/09/2013    3 recensioni
Dal testo [...]
Ino Yamanaka aveva avuto talmente tanti fidanzati che, non si ricordava nemmeno il nome di tutti. Gli unici due che avevano il grandissimo onore di essere menzionati erano: Shikamaru e Sai.
Il primo era stato suo fidanzato storico mentre erano alle superiori, ma poi, tutto era finito quando erano andati al college e, nella vita del Nara era entrata Temari No Sabaku. Ino non aveva rancori, per carità, ma ancora pensava, dopo tutti quegli anni, dopo che aveva fatto da testimone di nozze al giovane Nara ed erano rimasti migliori amici, che quella snobbona glielo aveva fregato.
Ebbene, sperando di incontrare l’anima gemella come aveva fatto Julia Roberts nel film “Il matrimonio del mio migliore amico”, la serata era finita con lei che consolava, o meglio cercava di fare entrare nella testa di Hinata, l’idea che Naruto non era il ragazzo giusto per lei.
Karma.
Spero di avervi incuriositi.. Se ne volete sapere di più: LEGGETE!
Enjoy it!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Ino
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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fff

Capitolo 3

Anche se sembrava un marines sadico, cosa che sicuramente non si addiceva alla figura aggraziata di Ino Yamanaka, tenendo saldo il braccio di Hinata, si piantò seduta su una panchina della chiesa scelta dai due sposi.
Fissò tutti dall’alto in basso, sapendo di essere molto più in alto di loro sia per intelligenza sia per stile e, sorrise a Hinata rassicurante.
“Che strega!” aggiunse Deidara, commento poco desiderato alle orecchie della bionda.
Con estrema grazia, decise di pestare il piede al biondo, salutando calorosamente Ayame e Choji che si erano avvicinati.
Karma.
“Choji alla fine sei riuscito a venire!” disse, sorridendo.
Il ragazzo sorrise e annuì, prendendo la vita della sua moglie, imbarazzato.
Choji era sempre stato suo grande amico, forse il suo migliore amico per eccellenza. Ino gli voleva bene, veramente. Forse era una delle poche persone cui riusciva a dirlo e mostrarlo.
Perché per lei, mostrare i suoi sentimenti era sempre stato difficile.
Con Shikamaru, Choji, Sai, Hinata e Sakura era diverso: con loro era facile, con il resto del mondo no.
La maggior parte delle volte schizzava o si aizzava contro qualcuno. Per di più, come diceva Deidara, lei era la scimmia urlatrice per eccellenza.
Rabbrividì pensando che aveva dato ragione al biondo.
Karma.
Di certo Choji, anche se possedeva un viso veramente affascinante, non era da considerarsi un modello Dolce e Gabbana. Il suo aspetto fisico lo aveva reso impacciato e timido, ma, allo stesso tempo era estremamente forte e agguerrito.
Tra gli alti e i bassi, Choji era una persona mite e pensante, del tutto diversa da lei, ma infondo, tra lei, Shikamaru e Choji, il grandissimo gruppo, era lei quella petulante e aggressiva; doveva ammettere però che ogni volta si spaventava quando sentiva dire a qualcuno “Sei un ciccione”: la prima volta che al caro e buon Akimichi era stato detto, il giovanotto baldanzoso si era preso una denuncia per aggressione, alla faccia del pacioccone e calmo ragazzo.
Karma al povero ragazzo che quel giorno le prese, pensò Ino.
Ino sapeva che alle superiori lui aveva una grandissima cotta per lei, ma, da buon amico che era: non aveva fatto niente per dividere lei e Shikamaru (per quello ci aveva pensato la No Sabaku, senza rancore ovviamente).
Karma.
Le era stato vicino sempre, senza volere nulla in cambio e questo era apprezzato dalla Yamanaka.
E siccome lei, era sincera con se stessa: sapeva di non avere un carattere del tutto carino e invidiabile, a volte si spaventata lei stessa di sé (ma questo, no questo non lo avrebbe saputo nessuno): Choji, nonostante, tutto c’era sempre stato.
Anche quando alle tre di notte lo chiamava per comprarle il Tampax, che ogni volta dimenticava di comprare: Choji era lì. Il poverino si alzava a notte fonda per trovarle un supermercato aperto per comprarle quei maledetti tamponi: nemmeno fosse stata incinta.
Insomma la loro era solidissima amicizia.
Poi, un bel giorno era entrato nella sua vita Ayame, cuoca provetta e donna dalle grandi qualità oltre a essere molto graziosa. Tutto era cambiato. Nel meglio, pensò Ino.
Ayame era perfetta per lui e, modestamente era stata lei a farli conoscere.
Dalle vesti di Cupido, Ino si era sempre trovata bene, per ciò, lei, si lei graziosissima Venere, era riuscita a farli innamorare.
Le cose erano andate per il verso, anzi erano perfette.
Ayame la invitava a cena, o a volte si autoinvitava perché lei, Ino Yamanaka era sempre gradita come ospite, ovviamente. In compenso, era ingrassata cinque chili perché ogni giorno era a casa dei due fidanzatini e si sentiva bene. Tutto perfetto, o quasi.
Perché se un poeta italiano aveva scritto una poesia “La quiete dopo la tempesta”, bellissima, ebbene, secondo un parere discreto di Ino: il suddetto poeta aveva fatto un madornale errore, perché dopo la tempesta non esiste la quiete, ma un uragano al massimo.
Karma.
Le cose cambiarono quando Choji le disse che si sarebbe sposato, dopo tre anni di fidanzamento e lei, per l’ennesima volta della sua vita si era ritrovata a fare da testimone accanto al Nara dei suoi stivali.
Karma. Fotuttissimo Karma.
Per l’ennesima volta era stata invitata all’ennesimo matrimonio che non era il suo, fresca fresca dalla rottura con Sai.
La perfezione. Ecco la perfezione, oltre a essere lei, esisteva in quel preciso giorno.
Si era ritrovata a sorridere come un ebete per tutta la serata, mentre dentro di se sentivo come il bisogno di spaccare tutto e tagliare minuziosamente, il vestito di Ayame color panna. Ovviamente: nessun rancore.
Karma.
Così da quel fatidico giorno, lei non si era più autoinvitata nel nido d’amore della famiglia Akimichi: si sentiva a disagio e, aveva come la netta impressione che la sua depressione offuscasse la casa e le menti dei due giovani. Perciò decise di punte in bianco di trovare scuse su scuse, per non andare a mangiare a casa loro: ma siccome era sincera con se stessa forse, ma pensò forse, invidiava quella vita che a parer suo non avrebbe potuto mai avere. E così perse i suoi chili di troppo, ritrovandosi a mangiare cene surgelate pregiatissime.
Ma nonostante tutto era felice per lui, sinceramente.
“Sei venuta insieme a Hinata?” chiese il castano, sorridendo alla Hyuga.
“Sì, e insieme a questo sfigato che abbiamo incontrato prima…”
Deidara, per tutta risposta: le diede un pizzicotto talmente forte che fece ridere nervosamente la bionda.
Karma.
I due sposi si fissarono un po’ stupiti e poi occuparono posto accanto a Shikamaru e Temari, dopo averli salutati.
“Sei un troglodita! Ecco cosa sei!” disse tra i denti Ino, cercando di non farsi sentire da Hinata e Sasori, riferendosi a Deidara.
“Oggi mi divertirò come un pazzoide!” ghignò il biondo, fissandola.
“Cos’è ieri lo psichiatra era chiuso e non ti ha somministrato le medicine?” aggiunse Ino.
“Io guarderei lì se fossi in te!” disse, puntando un dito verso qualcuno.
Ino si girò, e sgranò gli occhi, mentre una vena incominciò a pulsare sulla tempia della ragazza.
Karma.
Quel sottospecie di essere, più simile a un verme che non, con cui poco prima aveva avuto un battibecco era lì, in bella mostra di sé, mentre parlava insieme a Killer Bee, che indossava uno smoking nero e un orrendo cappello rapper (Dio salvi la regina!), con le mani nelle tasche.
Il ragazzo sentendosi osservato, si mise a fissare Ino, mentre un ghigno divertito si faceva strada lungo il suo viso. Ino doveva dire che quel ragazzo non era niente male, ma non era il suo tipo, questo era poco ma sicuro.
Per risposta, fece una smorfia di disgusto, e distolse lo sguardo, mentre sentiva che le gote diventano rosse come il suo vestito. Possibile che doveva essere un invitato? Possibile che vederlo lì la metteva in agitazione?
Doveva calmarsi.
Sì ma come poteva calmarsi poiché quello che, prima l’aveva umiliata era lì? Lì, a pochi metri di distanza che sogghignava come un ebete? Perché non riusciva a fissarlo, anzi a fulminarlo come di consueto? Perché il suo sguardo le faceva quell’effetto?
Karma.
Quel dannato ragazzo era il figlio del Karma.
Improvvisamente si avvicinò una donna estremamente mascolina, dai capelli ribelli, assomigliante al ragazzo che, diede un forte scappellotto sulla testa del moretto.
“Dove sei stato, sciagurato?!” urlò la donna, mettendo le mani sui fianchi.
Il ragazzo fissò, quella che era la madre, e sorrise premendosi la mano sulla testa.
“Lo so, sono in ritardo..”
“In ritardo? In ritardo? Kiba Inuzuka, sangue del mio sangue marcio, sei un incompetente!”
“Dovevo…”
“Dovevi fare cosa eh? Fissare la biondona vestita di rosso? Quando smetterai di ragionare con il tuo pene Kiba?” urlò ancora la donna, ignara che tutti stavano osservando il battibecco.
Ino sentendosi interpellata assunse un’aria innocente: ovvio che lei veniva fissata, era a dir poco splendida.
“Vado subito da Hana, eh mamma?” fece sorridendo furbo e dando, un bacio sulla guancia della madre.
“Vai! Vai!” disse la madre, mentre prendeva posto.
Il ragazzo, che a quanto pare si chiamava Kiba, percorse a grandi falcate la chiesa, e, ghignò verso la direzione di Ino.
La Yamanaka lo fulminò, con scarso successo.
“Qualunque essere divino vi sia sopra di noi, ha ascoltato le mie preghiere!” sentì il commento di Deidara mentre salutò qualcuno.
“Fottiti”
“Ogni giorno il mio maritino mi fotte, sì”.
Ino ridacchiò mentre Hinata, che aveva sentito il commento, assunse almeno cinquanta sfumature di rosso.
Sasori si girò verso Deidara, facendo una smorfia di disappunto.
Oh quanto amava la madre di quel ragazzo! Era la giusta punizione per averla fatta innervosire! E quindi, poteva gridare a gran voce: w il Karma di quell’Inuzuka!
Ino continuò a guardare fiera davanti a sé, soddisfatta, distogliendo lo sguardo dal damerino, sorridendo furbamente osservando le coppie che piano piano stavano arrivando.
Ino Yamanaka non solo era estremamente intelligente, seconda al solo Einstein al parer suo, ma era estremamente fantasiosa. Aveva deciso, in un lugubre giorno di pioggia, che ogni coppia creata dai loro amici dovesse un nome, un nome che lei con estrema cura aveva ideato.
Sulla destra c’era una delle sue coppie preferite, quella della “Pupa e il secchione”.
Di certo nemmeno lei sapeva cosa ci aveva visto nel Nara ma il suo fidanzato storico, o meglio ex fidanzato storico, si era sposato con una bomba sexy prosperosa e, maschiaccio, come Temari No Sabaku.
Non seppe perché, osservando la famiglia Nara sentì uno strano tuffo al cuore. Ma, come sempre faceva, sorrise, distogliendo lo sguardo da quella coppia che le faceva sentire i crampi allo stomaco e fissò gli “Activia Destiny”.
Quella che, per Ino, era il migliore nome che una boy band poteva mettersi era composto dall’altezzoso Neji Hyuga e Tenten.
Ino si era sempre chiesta in che modo Neji e Hinata fossero imparentati: quale gene aveva fatto imparentare i due Hyuga? Eppure era così.
Non che Hinata non avesse il carattere Hyuga, e come se lo aveva, ma non quanto il lugubre Neji. Lo Hyuga era il re delle statue, preciso, orgoglioso, maturo e pure fissato con il destino. Insomma, la noia in persona.
A maggior ragione, uno come Neji con così tante caratteristiche ordinarie, si era potuto maritare con una donna che si faceva dosi ad endovena di caffeina tutti i giorni come Tenten.
Karmino, karmetto.
Sorridendo furbamente e salutando i due con calore, guardò con depressione i “Kafkiani”.
Shino e Hanabi: uno scherzo della natura aveva potuto far incrociare due essere, due esemplari più unici che rari. Entrambi erano: silenziosi, esaltati, permalosi e depressi. Una bomba di vitalità insomma.
E il silenzioso e permaloso Shino, zitto zitto, si era fatto entrambe le Hyuga, cosa che faceva morire di vergogna Hinata, e si era sposata la secondogenita dell’austero Hiashi Hyuga.
Con un cenno della testa salutò entrambi.
Poi c’erano gli “Hebi Team”: Karin e Suigetsu.
Di loro Ino, non poteva e non voleva pensare, per lei erano essere effimeri, come se una parte irrazionale del mondo fosse caduta sulla terra e fatto spuntare loro. Alla sola idea di vedere quei due esseri davanti a lei, le faceva venire voglia di gridare a qualunque governo esistente sulla Terra, di buttare una bomba atomica alla rossa, nonché cugina dell’intelligentissimo Naruto Uzumaki.
Geni. Odio per i geni Uzumaki.
Poi c’erano gli splendidi coniugi Uchiha: “Emo gang”.
 Ma di loro si sapeva già quello che pensava.
Karma.
Fissò disgustata lo smoking di Rock Lee, di un colore verde pastello. Il ragazzo dall’acconciatura a scodella era uno scempio per la moda, anzi il suicidio della moda.
Li salutò con un pollice alzato, sedendosi accanto a Neji, che anche lui nella sua vita passata aveva sicuramente fatto qualcosa di male per essere il migliore amico del sopracciglione.
Karma al giovane Hyuga, allora, pensò Ino.
Ah! La coppia seduta comodomente in disparte era particolare adorata da Ino: “La Bella e la Bestia”. Ci aveva passato più di un’ora per assegnargli un nome apprezzabile, e il suo buon gusto tanto affinato, aveva partorito tale scoperta.
Genio. Che genio!
La bestia, niente poco di meno che l’altezzoso e silenzio Gaara, cognato adorabile del Nara e frutto di guadagno di molti psicologi, si era maritato da poco con il grazioso bocciolo di rosa Matsuri.
Loro si che le piacevano, particolarmente! E questo Ino lo pensava, senza portare nessun tipo di rancore.
Fissò gli altri invitati, tra cui: Kakashi, Kurenai, Pain, Konan, Tsunade, Jiraya, Kabuto, Kankuro che le fece l’occhiolino e lei rispose con enfasi e, altri sconosciuti di cui non conosceva il nome (e non teneva di conoscerli) vestiti in modo leggermente elegante. Tutti erano felici di essere lì, di gioire per la felicità dei due sposi, tranne lei.
Lei non ci riusciva. Punto. E non ne sapeva il perché.
Però una cosa la sapeva, eccome se la sapeva: avrebbe voluto essere in qualsiasi altro posto tranne che lì, magari a casa sua stesa sul divano con una bottiglia di vodka tra le mani e il suo gatto, Clotilde sulle gambe.
Perfetto.
Improvvisamente, però, agli occhi attenti di Ino non sfuggì il sorriso e lo sguardo che Darui mandò a Hinata. Si aspettò che Hinata rispondesse con un cenno intimidito del capo e non, con un sorriso seppur timido, ma splendido…
Karma ci cova?
“Che pezzo d’uomo!” dissero all’unisono Deidara e Ino, per poi dopo fulminarsi.
“Perché non amoreggi con quel Dio?” sbottò Ino, dopo la sua sfida di sguardi con Deidara.
“Perché Hinata non apre le gambe a tutti, come te porcella..” ghignò Deidara.
Karma.
“Potrei dire delle cose su di te, a Sasori che chiederebbe il divorzio..” fece maliziosa Ino.
Uno a uno, per ora.
“Vuoi osare?” disse sprezzante il biondo.
“Oso, eccome oso!” lo sfidò Ino.
Sasori che fino a prima era stato in disparte fissò i due con durezza.
“Silenzio entrambi. State mettendo a disagio me e Hinata..”.
“Ma sempai..” fece Deidara.
“Taci!”
“Ascolta il tuo sempai..” lo canzonò Ino.
“Zitta!” disse tra i denti il rosso, mettendosi accanto ad un’Hinata imbarazzata.
Karma.
Tra Deidara e Ino calò il silenzio, mentre continuava una sfida di sguardi che non aveva vincitori mentre Sasori e Hinata parlavano intensamente sulla perfezione e l’arte, uno degli argomenti preferiti del rosso.
Ino fece una smorfia: per Sasori, la Hyuga era la perfezione sia nel corpo che nello spirito.
Ovviamente era una constatazione innocente.
“Ciao ragazzi! Hinata… sei tu?!”.
Quella voce, appartenente all’essere con un QI più alto del normale, comparve dal nulla.
“Naruto..” fecero all’unisono lei, Deidara e Sasori.
Hinata arrossì vistosamente e annuì.
“Cavolo sei splendida non ti avevo vista!” si complimentò l’Uzumaki guardando il corpo della Hyuga.
Ino sorrise furba: finalmente se ne era accorto. Persino il suo padrino Jiraya, ogni volta che vedeva Hinata, cercava di sedurla (cosa che sarebbe successa anche quel giorno).
“Non trovi Shion che sia splendida Hinata, oggi?”.
Quella. Era. La. Goccia. Che. Fece. Traboccare. Il. Vaso.
Karmakarmakarmakkarmakarmakarmakarmakarma.
Se non fosse per Hinata, lo avrebbe pestato a sangue, finché non fosse rimasta una poltiglia informe sul pavimento. Una poltiglia talmente melmosa che nemmeno una paletta avrebbe potuto raccoglierla.
Stupido Uzumaki!
Ino fissò la giovane bionda che si affiancò a Naruto che annuiva e si complimentava con una pietrificata Hinata. La Yamanaka non capiva cosa ci trovava in quella sgualdrina l’Uzumaki. Perché era così deficiente? Possibile mai?
Guardò Hinata in viso: non stava piangendo per puro stoicismo ma, istintivamente, le prese la mano che si stava torturando e gliela strinse forte.
“Naruto prendi posto, eh?” lo esortò Ino, liquidandolo con un occhiataccia.
Naruto deglutì rumorosamente e, prendendo la sua bionda per il braccio si mise accanto all’Emo gang.
“Hinata..” disse Deidara che, stupito aveva visto la scena.
“Sto bene, sto bene..” fece la Hyuga abbassando lo sguardo.
“Vuoi uscire?” chiese ancora il biondo, sporgendosi verso la corvina.
“Ma non l’hai sentita?! Sta bene!” sbottò Ino, spingendolo lontano da lei.
Deidara la fissò furioso ma, la bionda gli scosse la testa e il ragazzo capì.
Hinata non aveva bisogno di quello, almeno non in quel momento.
Doveva essere lasciata sola, ad assorbire l’ennesimo colpo che l’Uzumaki le aveva inflitto. La Hyuga era fatta così, aveva bisogno di stare sola e poi, se avesse avuto voglia avrebbe parlato. Hinata era forte, molto più forte di lei, e Ino lo sapeva.
Nemmeno Hinata avrebbe voluto essere in quel posto, come lei. In due la vodka si scolava meglio, pensò Ino.
Tutti si alzarono in piedi, mentre l’organo intonava una canzone che, all’orecchio di Ino parve una sciagura.
Era l’inizio: l’inizio dell’apocalisse.

Ino aveva fatto parecchie scoperte durante la serata al ristorante, e si era divertita non poco in compagnia di Kankuro. Quel ragazzo ogni volta che lo incontrava le faceva porre una domanda: perché non si frequentava con lui?
D’altronde non gli mancava niente: era un bel ragazzo, simpatico, ben piazzato. Poteva vantarsi di essere finita con lui più di una volta, e di avere avuto momenti strabilianti: ma non era scattata. Non era scattata quella cosa che a Ino importava più di tutti, la fiamma. Inoltre, Ino Yamanaka era stanca di inseguire gli artisti ne aveva già troppi come amici e non voleva ancora soffrire per colpa di qualcuno.
E Kankuro, marionettista di fama mondiale, era un artista in toto.
Karma.
Salutando Kankuro con un grandissimo bacio sulla guancia, si diresse accanto a Hinata, alle prese a bere un bicchiere di champagne con disgusto.
Ino Yamanaka, lussuosa e adorabile donna, avrebbe voluto morire in una vasca di champagne e precisamente di una marca molto pregiata, Krug Clos du Mesnil  e avrebbe ringraziato qualsiasi essere divino per quella grande opportunità.
Hinata non apprezzava tale prelibatezza perciò, voleva avvicinarsi per darle conforto, calore e incitarla a bere.
Se Hana e Killer Bee non avevano nessun tipo di gusto nel vestirsi e nell’addobbare la chiesa, almeno aveva avuto la decenza di cenare in uno degli hotel più lussuosi della città.
Il matrimonio era stato un fiasco, e se avessero dato un bazooka alla Yamanaka avrebbe potuto uccidere tutti. Uccidendo insieme, dopo che si erano baciati appassionatamente, per suo piacere personale, Naruto e quel maledetto Inuzuka.
Karma.
Non solo quel damerino, che da quel giorno si sarebbe chiamato: cagnaccio aveva portato all’altare la sorella, che aveva dovuto fare un genocidio di massa per avere in famiglia due esemplari di maschi tanto stupidi, e, inoltre, l’aveva derisa con tutti i suoi amici per l’incidente di cui lei era del tutto innocente.
Il caro cagnaccio, inoltre, stava gironzolando in quel preciso istante per la sala, seguito da Naruto, con un bicchiere di champagne con cui avrebbe potuto affogarsi e, lei, da esperto medico, avrebbe badato a fargli una tracheotomia splendida…
Karma.
Inoltre, la promessa di matrimonio romantica ed esemplare di Hana Inuzuka, vestita con un abito più che adorabile, era stata ridicolizzata da quella reppata dal suo futuro sposo. Il ragazzo, con complici i suoi amici più Naruto, da demente che era, aveva creato una canzoncina che l’aveva fatta rabbrividire, per esaltare il suo amore verso la ragazza.
Quello era troppo.
Se quello era l’amore: Ino ne poteva fare a meno.
“Come fai a berlo?” chiese Hinata puntando l’ennesimo bicchiere stracolmo di champagne.
“Hinata questa e l’ambra degli dei!” disse euforica.
Convinta di quella che faceva, incitò Hinata e bere il liquore.
E se lei, non avesse avuto un karma che almeno un po’ le desse tregua, e non avesse la sua solita enfasi che doveva dar sfogo al suo ego, non avrebbe accidentalmente messo la sua mano su quella che, a dirla tutta era un gluteo.
Deglutì rumorosamente, e muovendo la testa come se fosse stata una bambola assassina, fissò il viso della persona toccata.
Orrore. Karma. Orrore.
Il cagnaccio no. L’Inuzuka NO.
“Tu devi avere qualche problema..” sbottò lui.
“Sei tu il maniaco che mi segue!” disse Ino togliendo la mano con disgusto.
“Io non ti tocco!” osservò Kiba.
Ino roteò gli occhi, fissando Hinata che a stento riusciva a trattenere il sorriso.
“Non conosci la fisica? Non sai che un corpo con maggiore attrazione” e si segnò, con fare superiore “attrae un corpo di minor attrazione?”.
Kiba alzò gli occhi al cielo, sorridendo furbo.
“La mia chiappa attraeva la tua mano dunque..”
“No, e la tua chiappa che è finita sulla mia mano!” esordì Ino avvicinandosi.
“Ovviamente, yogurt!” disse liquidandola, fissandola con superiorità.
“IO MI CHIAMO INO! NON YOGURT!” urlò furiosa verso Kiba che, le ripose con un amorevole dito medio.
Karma.
Tutta la sala la guardava, e rideva della scena.
Ino pestò i piedi e puntò il dito contro Naruto.
“Taci deficiente! Tu dovresti ridere solo di te stesso! Sei talmente stupido e ignorante, così, così deficiente e più stupido di una capra da non accorgerti che…”.
Si trattenne appena sentì la leggera presa di Hinata sul braccio.
Karma.
Si scostò da Hinata e la lasciò sola, con Naruto che le chiedeva spiegazioni, intimidita dalla reazione del biondo che le stringeva le spalle con un braccio.
Fissò tutti dall’alto in basso e si sentì male quando Shikamaru la fissò annoiato.
Karma.

Karma.
Quel giorno era il giorno più schifoso della sua vita, pensò Ino mentre bevve in un sorso il suo champagne.
Fissò il bicchiere vuoto e ringhiò.
Karma.
“Sei lo zimbello della serata, sembra..” sentì.
Si girò e fissò l’Inuzuka, sua spina nel fianco, scettica e disgustata si girò.
Lo sentì accanto a sé, mentre prendeva l’occorrente per farsi un drum.
“Chissà per colpa di chi..”
“Tua, sei tu che hai urlato come una pazza isterica..”
“Io ho urlato, perché tu mi hai provocata!”
“Mamma mia quanto sei noiosa!” sbottò Kiba.
Ino lo fulminò e si avvicinò, furiosa. Si ritrovò a pochi passi da lui, mentre sentiva il suo odore mascolino entrarle nelle narici prepotentemente.
Karma.
“Vai via di qui, mi togli la luce..”
Questo era troppo.
Troppo!!
“Basta guardarti per vedere che sei un fallito! Non sai nemmeno annodarti una cravatta come si deve! Porti un paio di Converse nere credendoti figo! Quando invece sei ridicolo! Fai il belloccio, quello che sa tutto, il simpatico: quando non sa nemmeno tenerti una ragazza. Al massimo pagherai qualche prostituta per farti qualche servizietto e l’ultima donna che hai avuto è durata meno di due mesi! Magari sei pure un poveraccio, con un lavoro mediocre, come quello del poliziotto e te ne vanti. Ancora scommetterai sulle parti di football e sarai pieno di debiti! Sicuramente avrai un cane pidocchioso che tratti come un figlio. E ti credi simpatico?”
Ino sospirò sollevata e sorrise.
“Tu nemmeno mi conosci e mi giudichi?” disse Kiba, fissandolo serio.
“Ti sei sentito giudicato? Non era mia intenzione!” disse Ino, fingendo innocenza.
A Ino non piacque per niente il sorriso furbo che si dipinse sul volto del giovane.
“Se vuoi giocare, hai sbagliato persona ragazzina viziata..” disse leccando la cartina, fissandola.
Ino deglutì una seconda volta, per quel giorno: a un occhio malizioso quel gesto sarebbe sembrato di secondo fine, ma non agli occhi della Yamanaka. Assolutamente no.
Lei non era Deidara. Lei non era quel maniaco sessuale.
Karma
“Toccato il tuo tasto debole?” disse acida lei, mettendosi le mani sui fianchi.
Poi, si mise a ridere fissandolo spavalda: aveva vinto! Vinto!
“Sei vuoi giocare a questo gioco ti accontento. Sei acida, spavalda, ragazzina viziata e altezzosa. Guardi tutti dall’alto in basso credendoti superiore, come se sulla terra tu fossi il dio. Beh mia cara, sei talmente cieca da non vedere di là del tuo naso, mentre perdi i tuoi amici per il tuo carattere a dir poco adorabile! Non hai un fidanzato e non farai sesso da due anni, e sicuramente incolpi una forza superiore che ti sta maledicendo. Patetico. In verità sei una fifona, una stupida e non capisci nemmeno l’amore. Sono sicuro che ti consideri un essere selvaggio, uno spirito libero che non vuole essere chiuso in gabbia dai pregiudizi degli altri, ma, la gabbia te la sei già costruita: non importa se tu ti voglia liberarti, se tu corra, perché t’imbatterai sempre su te stessa. Inoltre si, sono poliziotto, ho una vita mediocre, sono pieno di debiti e non ho un soldo da sbattere con l’altro, e ho anche un cane che è molto migliore di te, biondina, e posso dire a gran voce che in confronto: mi sento fortunato.” .
Sorridendo debolmente, finì il suo drum e se lo porto in bocca, continuando a fissarla.
Ino era rimasto per tutto il tempo con gli occhi sgranati. Nessuno, mai nessuno si era permesso di rivolgerle così a parola. Nessuno!!
Karma. Karma. Karma.
Lei non era così! Assolutamente! Lei era migliore! Non era così! Punto!
Alzò la mano: quel damerino si sarebbe preso uno schiaffo dalla campionessa Ino Yamanaka. Come minimo!
Ancor prima che potesse avvicinarsi, il moro le prese il polso e, Ino, si ritrovò a pochi centimetri dal viso di lui.
Karma.
Deglutì ancora rumorosamente.
Karma.
“Mollali o ti denuncio per molestie sessuali..” disse fra i denti la bionda.
“Non ti conviene perché non ti ho mai toccata, a mio avviso.”
“Stronzo” sbottò lei, divincolandosi.
“Ti si addice molto di più questo linguaggio. E ora fai un bel sorriso alla tua amica che ti ha trovata, eh? Non fare quella brutta faccia o sembrerà che qualcuno ti abbia detto la verità e tu ci sia rimasta molto male..”.
La lasciò e la liquidò, per la terza volta.
Ino strinse i pugni lungo i fianchi e, altezzosa, muovendo in modo sexy la sua coda alta si allontanò dal ragazzo.
Era ferita, si sentiva ferita come non mai. Quelle parole le avevano fatto male. Ma come sempre faceva nella vita, lasciò che i brutti pensieri uscissero dalla sua mente e sorrise.
Karma.

Angolo dell’autrice

Dopo tante perizie eccomi qua! Ho aggiornato! Yeee! Scusate il ritardo! Veramente! Scusatemi tanto! Allora questo capitolo è molto più lungo degli altri e personalmente, non so veramente cosa dire in più! Solo che Naruto e un deficiente e che vorrei essere al posto di Ino! Ahahahahahah .
Tra i nostri bricconcelli, e scattata pura antipatia, non si nota vero? Ma non vi preoccupate! Bene ora devo scappare per cui la finisco qui, oppure mi trucidate lentamente (Karmaaa!).
Un bacio a tutti: grazie a chi legge, chi segue la storia, chi ha inserito la mia storia tra le varie opzioni disponibili in questo bellissimo sito.
Grazie infinite anche a Dark girl94 che ha recensito! <3
Fatemi sapere cosa ne pensate, qualsiasi commento è grandito! Un bacio… Hina93

  
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