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Autore: Lady Castalia    19/03/2008    3 recensioni
Tratto dal Capitolo IV
Quella ragazza esisteva nella loro vita da solo sue giorni, eppure era riuscito a turbarlo e sconvolgerlo come mai gli era successo prima.
Qualcosa in lei lo attraeva a se, come una falena dalla luce di una candela.
Il suo timore, era quello di rimanerne irrimediabilmente bruciato.Introduzione modificata. E' vietato creare l'effetto riga vuota all'interno della stessa.
Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 3



Una volta fuori dalla stanza del Principe delle Serpi, Blasie attraversò il corridoio dei sotterranei, giungendo davanti alla porta della sua stanza.
La aprì, mantenendo il suo ghigno soddisfatto per l’ottimo lavoro svolto.
Solcata l’entrata, si ritrovò davanti l’immagine di un ragazzo seduto a cavalcioni della finestra, che fumava distrattamente, dandogli le spalle.
“Allora, come se la passa il nostro principino?” – disse il ragazzo con voce calda e avvolgente.
“Dunque, vediamo...” – rispose Blasie portandosi due dita sotto il mento, con finto fare meditativo – “Dallo stato osceno della sua stanza e dagli ultimi rumori che ho sentito prima di andarmene, doveva essere lievemente scocciato, forse un po’ irrequieto e, per finire, direi alquanto incazzato.”
“Capisco... “ – constatò il ragazzo di fronte a Zabini girandosi per poterlo guardare in volto - “Il solito insomma.”
Un lieve sorriso ad increspargli la bocca perfetta. “E tu...” - continuò portandosi la sigaretta alle labbra, per poi soffiarne fuori il fumo – “Immagino non centri nulla”.
“Ti pare che io mi diverta con simili bassezze! Erick, ma per chi mi hai preso?” - affermò Blasie sarcastico.
I due giovani si fissarono per un attimo, quando Erick proruppe in una sottile risata.
“Prima o poi ti appenderà di nuovo al muro per il collo e io sinceramente, mi sono stancato di venirti sempre a salvare il culo.” - affermò serio.
“Erick lo sai che mi diverto a farlo incazzare e poi non arriverebbe mai a farmi seriamente del male.” - rispose prontamente Blasie.
“Io comunque la smetterei di sfotterlo, anche se, devo ammettere che quella ragazza lo sta davvero facendo uscire di testa.” – appurò l’altro.
“Già, quella Grifondoro ha fegato e sono quasi sicuro, che finirà per fregarlo.”
“Se lo dici tu.” – lo rimbeccò Erick, scendendo dal davanzale per poi sedersi sul letto, al fianco sinistro della finestra.
Blasie rimase un attimo a scrutare l’amico senza fiatare, anche se gli sarebbe tanto piaciuto sapere che cavolo aveva in quella testa di legno. Tra lui e Draco non sapeva chi avrebbe volentieri preso a bastonate per primo.
Erick Donovan era con loro da quando avevano iniziato la scuola e, pur non essendo di origini Inglesi, avevano legato subito, fin dal primo anno.
Era un ragazzo piuttosto riservato e le uniche persone con cui si concedeva di lasciarsi andare erano proprio lui e Draco.
Proveniva da una famiglia di nobili purosangue americani, del Texas per essere precisi. Rimasto orfano da giovanissimo, aveva ricevuto in eredità un patrimonio immenso, che gli permetteva di soddisfare qualsiasi sfizio.
Inoltre Erick era un gran bel ragazzo.
Alto, muscoli ben delineati, capelli biondi scuri con alcuni riflessi più chiari, mossi e lunghi appena sotto le spalle. A conferire al suo viso un chè di malinconico ma freddo allo stesso tempo, due occhi azzurri come il cielo d’estate.
Ad un tratto, Blasie decise che sarebbe andato a letto soddisfatto, quella sera si sentiva proprio in vena di fare il bis.
“A proposito di belle donne.” – disse verso Erick, con tono indagatore, andandosi a buttare sul letto al suo fianco – “Hai visto la nuova arrivata?”
“Si, carina.” - rispose il ragazzo biondo con indifferenza. Zabini lo fissò per un attimo, come per accertarsi che stesse scherzando, poi sbottò incredulo.
“Parola mia, tu hai davvero dei seri problemi.” - disse perplesso.
“Stai dicendo che ho dei problemi, solo perché non sbavo dietro a qualsiasi essere femminile che mi passa davanti agli occhi?” – chiese Erick scocciato.
“Sto solo dicendo, che anche un cieco se ne sarebbe accorto e tu, la snobbi così, come nulla fosse.” – rincarò il moro costernato.
“Senti...” - sospirò frustrato il Texano, guardandolo negli occhi – “Lo sai come la penso, e non ho intenzione di lasciarmi trascinare di nuovo in uno di quei tuoi assurdi discorsi”.
“Discorsi?” – chiese Blasie alzando un sopracciglio interrogativo – “Ah, tu li chiami così. Io che parlo e tu che guardi altrove, finchè non mi rispondi con una serie di strani grugniti?”
Erick rispose con un suono gutturale a fondo gola.
“Perfetto, siamo già arrivati all’ultimo atto, senza nemmeno partire dall’inizio.” – disse Zabini, esasperato da tanta testardaggine.
Il texano spense la sigaretta nel portacenere di pietra nera, si infilò sotto le lenzuola e si girò, dando le spalle a Blasie, segno che non aveva più alcuna intenzione di parlare.
“Voi due mi farete venire un esaurimento nervoso, uno di questi giorni!” – sospirò Zabini rassegnato ed alzandosi per dirigersi verso il proprio letto, per poi a sua volta infilarsi sotto le coperte.



***



Quella mattina Alexandra aprì piano gli occhi rendendosi conto di non essere sola.
Al suo fianco, una ragazza dai capelli arruffati dormiva rannicchiata in un angolo del letto.
Era rimasta accanto a lei.

Ora ricordava.
L’incubo non era finito.

Nulla era cambiato.

Senza fare rumore per paura di svegliare Hermione, carezzo amorevolmente Strega. Aveva avvertito la sua presenza calda e confortevole per tutta la notte.
Anche lei non l’aveva abbandonata un attimo.
Strega si stiracchiò, per poi rispondere alle attenzioni della padrona con leggere fusa.
La ragazza scese dal letto, seguita dalla gattina, per poi avvicinarsi alla finestra, che dava sul cortile della scuola.
Allargando il suo sguardo a quel paesaggio da sogno, si sentì subito meglio.
Chi l’avrebbe mai detto?

La magia era reale e ora faceva parte della sua vita.

Guardando oltre il giardino, scorse quella che doveva essere la Foresta Proibita.
Nel momento in cui vi posò lo sguardo avvertì un leggero brivido, che la fece stringere le spalle nel pigiama ancora caldo.
Tornò a volgere lo sguardo al proprio letto.
Si rese conto di essersi addormenta senza ringraziarla. Aveva dovuto subire i suoi sfoghi e sicuramente non doveva averla trattata molto bene. Doveva sdebitarsi con lei, a tutti i costi.

E questo sarebbe accaduto prima di quanto la ragazza credesse.

Hermione pian piano, iniziò a muoversi nel letto, per poi posare gli occhi sulla ragazza in piedi di fronte a lei, che le stava regalando il più riconoscente dei sorrisi.
Le sorrise a sua volta per poi saltare energicamente giù dal letto.
“Allora sei pronta? Stamattina parteciperai alle tue prime lezioni!” – esclamò radiosa Hermione.
“Diciamo che sono piuttosto agitata ma... sì! Sono pronta!” – rispose Alex allegramente.
Quella ragazza dagli occhi d’oro non faceva che stupirla, era convinta che al suo risveglio l’avrebbe sommersa di mille domande, invece non aveva fatto altro che fare finta che nulla fosse accaduto.
Era bastato un sorriso per intendersi, per capire che era tutto a posto.
“Grazie.” – disse semplicemente Alex, vedendola avviarsi verso la sua camera per andare a prepararsi.
“Per cosa?” - chiese Hermione sorridendo furbescamente, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Serena, la mora rimase per un attimo a fissare la porta dietro la quale la ragazza era sparita, pensando di aver trovato una persona speciale.
Riscossa dallo scalpitio di piedi che si iniziava ad avvertire nelle altre stanze, decise che era ora di prepararsi e indossare per la prima volta la divisa dei Grifondoro.



***



Al tavolo delle Serpi intanto, una specie di duello tra “chi avesse la testa più dura” era in atto sotto lo sguardo scocciato di Blasie Zabini.
Due ragazzi, rispettivamente alla sua destra e sinistra, si guardavano in cagnesco da quando erano usciti dal dormitorio e Blasie ormai ne aveva piene le tasche. Quei due erano delle inguaribili teste calde e di solito finivano per mettersi le mani addosso, dopo essersi rifilati una quantità di insulti irripetibili.
Il moro Serpeverde a volte riusciva ad arrivare giusto in tempo per fare da paciere. Anzi, diciamo che riusciva a distrarli dal loro litigio con un’uscita poco felice, ritrovandoseli coalizzati e pronti a spaccargli la faccia.
Proprio come era accaduto quella mattina.
Il motivo?
Ovviamente nessuno.
Una risposta data male, entrambi con le palle girate e il gioco era fatto.
Eccovi servita una bella rissa mattutina nella sala comune di Serpeverde.
A colazione la situazione era migliorata, almeno per Blasie, visto che avevano entrambi rinunciato all’intento di fargli la pelle.
Il ragazzo però non sapeva più da che parte prenderli.
Alla sua sinistra aveva il Principe delle Serpi, più incazzato di un Aspide.
Alla sua destra il Bel Tenebroso Texano sul piede di guerra.
Cercando di ignorarli, prese a sfogliare la Gazzetta del Profeta, mentre i due trangugiavano caffè. La richiuse però dopo pochi minuti, scocciato dalla marea di stronzate che si leggevano su quel giornale da quattro zellini.
Ma la sua fonte di scocciature non di certo solo il giornale.
“Voi due mi avete stufato. E’ inutile che rimaniate li a bollire come calderoni, mettetevi l’anima in pace e rassegnatevi al fatto che siete due imbecilli!” – sbottò il moro.
Senza aspettare risposta, poggio i palmi aperti sul tavolo ai lati del giornale e si alzò di scatto dirigendosi verso l’aula di difesa.
Che quei due dannati zucconi si arrangiassero!
Erick rimase a bocca aperta con il croassaint in mano e Draco per poco non si versò l’intera tazza di caffè sull’immacolata camicia, visto che stava per scivolargli dalle dita.
Si scrutarono con aria interrogativa per un po’, poi Erick diede un’alzata di spalle e riaddentò il suo croassaint.
Draco fece altrettanto, riprendendo a bere il suo caffè.

A poca distanza dai due ragazzi, e precisamente al tavolo dei Grifondoro, una ragazza dai lunghi capelli neri, aveva notato tutta la scena a non aveva potuto fare a meno di lasciarsi sfuggire una risata sommessa.
“Alex, si può sapere cosa c’è di tanto divertente?” – chiese Hermione contrariata, visto che era già la seconda volta che si vedeva ridere in faccia della sua già ex-amica, dopo nemmeno due giorni passati insieme.
“Scusa ma, sembra che da quelle parti stamattina, ci sia qualcuno che è sceso dalla parte sbagliata del letto.” – rispose Alex, guardando in direzione delle Serpi.
La riccia Grifondoro si voltò all’istante.
Lui era lì e con indifferenza continuava a consumare la sua colazione.
Hermionie era sicura che quella Serpe sapesse di essere osservato, ne era certa. Ma non accennò nemmeno ad uno sguardo in sua direzione, ignorandola completamente.
Si rivoltò seccata verso l’amica, masticando una frase tra i denti, della quale la mora afferrò solo le parole “stupido arrogante” e “permaloso”.
Per quanto ne fosse rimasta sorpresa, Alex decise che avrebbe rimandato le spiegazioni a momenti migliori, cogliendo che per Hermione non era ne il momento, ne il luogo adatto per parlarne.



***



Erano le 8.30 di un soleggiato Sabato mattina e le classi del settimo e sesto anno, erano riunite davanti alla porta dell’aula di Difesa contro le Arti Oscure.
Quella sarebbe stata la prima lezione per Alexandra e, a giudicare dall’entusiasmo generale, doveva essere una materia molto apprezzata.
“Qualcuno ha un’idea di chi sarà il nuovo professore di Difesa?” – chiese Micheal Brooks, un aitante studente del settimo anno di Corvonero, diventato amico di Harry dall’anno precedente, quando quest’ultimo si era fatto beccare in una delle sue uscite serali con il mantello dell’invisibilità.
“Non sappiamo ancora nulla, purtroppo.” - rispose prontamente Hermione.
“Speriamo solo che non ci capiti una vecchia megera come la Humbridge.” – rise sotto i baffi Ronald, a fianco di Harry.
Una risata generale contagiò tutti i ragazzi nei paraggi.
“Chi è questa Humbridge?” – chiese Alex, curiosa come non mai.
“Ti basti sapere che era una vera e propria dittatrice rompi scatole.” - le rispose Weasley con aria schifata.
Prima ancora che Harry riuscisse a spiegare alla ragazza la storia della megera, qualcuno li interruppe.
“Hey Lenticchia, per caso la professoressa non ti andava a genio?” – Draco Malfoy, seguito a poca distanza da Erick si parò di fronte a Ron con la sua solita aria strafottente.
Blasie, prevedeva già come sarebbe andata a finire la cosa... Comodo sfogare le proprie turbe mentali sugli sfigati, pensò il ragazzo scotendo la testa, rassegnato.
“Di certo Malfoy, tu non hai avuto questi problemi, dato che eri diventato il suo galoppino.” – sputò con astio Harry in difesa dell’amico.
“Rimangiati subito quello che hai detto, Sfregiato, o giuro che te ne pentirai amaramente.” – ringhiò Malfoy fronteggiandolo.
Ed eccoli lì, nemici da sempre, da quel giorno in cui Harry Potter non accettò la stretta di mano di Draco Malfoy.
Il giorno in cui, una volta per tutte, la rivalità tra Serpi e Grifoni fu irrimediabilmente segnata.
“Lascia perdere Harry, non ne vale la pena.” – giunse Ron strattonandolo per la manica, ma invano.
I due continuavano a fissarsi negli occhi, senza il minimo cenno da parte di nessuno di loro a voler mollare.
Hermione stranamente non aveva osato aprire bocca.
Ancora una volta Draco non le aveva rivolto una sola occhiata, era come se al fianco di Harry non ci fosse stato nessuno.
Possibile che...
No, non poteva già essere tutto sfumato, come una bolla di sapone.
Doveva assolutamente riuscire a parlargli.
Quegli occhi così indifferenti le stringevano il cuore.
Ad un tratto il rumore di passi catturarono l’attenzione di tutti gli studenti, costringendo i due rivali a lasciar correre.
Dietro l’angolo del corridoio vicino comparve, in tutto il suo splendore, una donna vestita completamente di nero con un mantello sulle spalle color cenere.
I suoi lunghi capelli, rossi come il fuoco ondeggiavano in una sensuale danza ad ogni suo passo.
Gli occhi erano di uno strano verde, quasi tendente all’azzurro e le conferivano ancora maggior splendore.
Tutto di lei trasmetteva sensualità, forza e fierezza.
Con il suo fisico mozzafiato catturò il consenso di ogni essere maschile e le invidie di ogni essere femminile.
Un silenzio quasi reverenziale si abbatté sull’intero gruppo.
Arrivata dinnanzi a loro, la donna si fermò, portandosi entrambe le mani suoi fianchi.
Rimase così per alcuni minuti.
Osservandoli.
Studiandoli.
Scorse una presenza tra la folla di studenti e per un attimo si sentì vacillare, ma durò solo un istante.
Lo sapeva, ed era pronta ad affrontare qualsiasi cosa.
Con un cenno della mano, fece aprire le porte dell’aula, invitando gli studenti ad entrare.
I ragazzi, sempre senza fiatare, una volta entrati, presero posto in circolo intorno a lei, come da sue indicazioni.
“Bene ragazzi, dopo avervi spaventato a dovere sembra arrivato il momento di fare le presentazioni.” – la voce della donna, nonostante l’impressione iniziale, risultò dolce e serena.
“Mi chiamo Danielle Costantine e sarò la vostra nuova insegnate di Difesa contro le Arti Oscure, almeno per quest’anno.” – disse la strega con un caloroso sorriso.
“Bene, prima di iniziare mi sembra giusto informarvi su come verranno svolte le mie lezioni. Inizierò...” – si fermò, volgendo lo sguardo verso l’entrata dell’aula, incrinando le labbra in un dolce sorriso.
Gli studenti non fecero in tempo a capire cosa fosse successo alla loro nuova professoressa per interrompersi, che un'altra persona fece il suo ingresso nell’aula, lasciando tutti a bocca aperta.
“Miseriaccia!” – sfuggì a Wesley volgendo la sua attenzione alla splendida presenza, che aveva appena fatto ingresso nell’aula.
“Sei in ritardo, come al solito!” – la rimbeccò – “Ti sembra questo l’esempio da dare agli studenti?” – chiese seria verso la figura che ora stava a braccia conserte, sbuffando una ciocca di capelli che le era ricaduta a coprire un occhio.
Il nuovo arrivo non era altro che una donna identica alla nuova professoressa di Difesa.
Solo una cosa le distingueva.
I capelli, neri come la pece, che risplendevano di lucenti riflessi ad ogni suo minimo movimento.
“Danielle, non mi scocciare, abbiamo dormito pochissimo stanotte e io avevo bisogno di altri 10 minuti, prima di essere buttata in una bolgia di ragazzini urlanti.” – disse la donna con fare annoiato.
I ragazzi sempre più perplessi, continuavano a non fiatare. O almeno, la maggior parte di loro.
In un angolo appartato, Erick aveva seguito l’intera scena, cupo in viso come non lo era mai stato.
Il passato era tornato a fargli visita e, anche se c’era qualcosa in quel quadro che non gli tornava, era sicuro che il gioco era appena cominciato.
Pian piano, un leggero brusio salì dagli studenti e la prima arrivata, pensò che fosse giunto il momento di dar loro delle spiegazioni.
“Ragazzi un attimo di attenzione.” – disse ad alta voce, attirando così i loro sguardi – “Questa è Isabelle Costantine, la mia sorella gemella. Mi affiancherà nelle lezioni come vostra insegnante”.
“Già ragazzi, avrete due rompiscolatole al prezzo di una!” – disse ironica l’altra, dirigendosi verso la sorella.
Questa alzò gli occhi al cielo, continuando poi le spiegazioni.
“Vi premetto che quest’anno non sarà una passeggiata, voglio il massimo impegno da parte vostra. La mia intenzione è quella di trasformarvi in veri maghi e esigo il meglio da ognuno di voi.” – spiegò seria, puntando gli occhi su tutti gli studenti.
“Dittatrice.” – soffiò la gemella.
La rossa si girò di scatto, fulminandola all’istante con lo sguardo.
La sorella per tutta risposta fece finta di nulla, continuando a guardarsi intorno con noncuranza.
Poi, ad un tratto, il suo vagare si fermò.
Per un attimo un’ombra incupì il chiarore dei suoi occhi, identici in tutto e per tutto a quelli della sorella, e la gemella se ne accorse all’istante.
La loro non era telepatia, piuttosto una specie di connessione, dovuta al loro legame di sangue, ma per questo altrettanto potente.
La strega mora aveva notato Alexandra tra gli studenti e non solo.
La gemella, avendo appena terminato un veloce giro di presentazioni, colse al volo l’occasione.
“Allora, a questo punto mi sembra logico conoscervi un po’ meglio, così che io e Isabelle potremo farci un’idea su di voi e sulle vostre capacità. Te la senti di iniziare?” – chiese la strega rossa, in direzione della fonte del loro interesse.
Alexandra si sentì presa alla sprovvista.
Possibile che tra una trentina di studenti avessero scelto proprio lei, che era nuova e non sapeva assolutamente nulla?
Le insegnanti di Difesa le fecero cenno di farsi avanti.
“Mi scusi professoressa.” – Hermione si intromise, vedendo la preoccupazione dell’amica - “Ma Alexandra è nuova, per lei è la prima lezione. Se vuole posso iniziare io.”
“Signorina Granger giusto?” – chiese la rossa scrutandola – “Credo che la sua amica se la caverà benissimo, è soltanto una dimostrazione, quindi Isabelle non farà uso di magia complessa.” - concluse, invitando ulteriormente Alex a salire sul palco.
Harry, nel frattempo, era rimasto sorpreso dall’interesse delle due donne verso la nuova Grifondoro.
Aveva scorto qualcosa di strano in loro nel momento in cui avevano posato gli occhi su di lei.
La cosa più strana in assoluto, poi, era il fatto che non l’avessero nemmeno preso in considerazione.
Qualcuno l’avrebbe definita mania di protagonismo, ma era praticamente impossibile che quelle due non fossero incuriosite della leggenda del Bambino Sopravvissuto.
Per la prima volta era stato trattato alla pari di tutti gli altri e, anche se la cosa gli sembrava alquanto strana, lo fece sentire stranamente bene.
Rivolse uno sguardo di incoraggiamento ad Alexandra e si prestò ad assistere al duello.
Era in oltre modo curioso di sapere che poteri possedesse quell’incanto di ragazza.

La Grifondoro salì sul palco titubante.
Era impaziente di sapere cosa sarebbe successo, ma allo stesso tempo era anche molto nervosa.
Ricordava alla perfezione le parole di Silente a proposito “dell’usare i suoi poteri” e anche in quel momento, come successe nell’ufficio del preside, si sentì percorsa da un brivido.
“Bene.” – disse la voce della sua insegnate alle sue spalle – “Ora rilassati e non avere paura. Isabelle scaglierà un incantesimo di attacco ma ci sarò io qui dietro di te, pronta a deviarlo.”
Alex annuì, tenendo gli occhi puntati sulla strega di fronte a lei.
Tutto accadde in un attimo.
Nel preciso momento in cui l'incantesimo scaturì dalla punta della bacchetta di Isabelle, Alexandra sentì qualcosa dentro di se cambiare.
All’altezza del petto, iniziò a sentire uno strano formicolio, che poco a poco si trasformò in qualcosa di più potente.
Qualcosa dentro di lei cresceva, espandendosi in ogni fibra del suo essere.
Ad un tratto quel qualcosa esplose in tutta la sua forza, come un scarica elettrica all’altezza del cuore.
I presenti, e per prime le due gemelle, rimasero stupefatti al cambiamento della ragazza.
Il verde era completamente sparito dai suoi occhi, per tramutarsi in lucenti perle nere che brillavano di una strana luce.
I lunghi capelli si muovevano come animati di vita propria in torno al suo fragile corpo.
Fra loro, la ciocca argentea risplendeva di una luce quasi accecante.
La ragazza, caduta come in trans, non rispondeva al richiamo disperato di Harry, che aveva cercato di raggiungerla, prima che Ron e Micheal lo trattenessero a forza per le braccia.
Alexandra alzò il palmo della mano aperto in direzione della strega.
Con quell’unico movimento deviò la magia verso la sua avversaria, che, colta alla sprovvista, capitolò a terra bruscamente.

L’intera Sala duelli si era immobilizzata.
Nessuno più parlava.
Nessuno più si muoveva.
Recuperate le sue sembianze, Alexandra iniziò a guardarsi intorno spaventata.
Vide la sua insegnate rialzarsi da terra, aiutata dalla sorella e lo sguardo degli altri ragazzi.
Chi terrorizzato, chi stupito, chi maledettamente interessato.
Non poteva credere a quello che aveva appena fatto.
Non aveva saputo resistere, non era riuscita a controllarsi.
Aveva lasciato che quel potere si impossessasse completamente di lei, non era riuscita ad opporsi.
Non aveva voluto opporsi.
Quella consapevolezza la colpì come una frustata in pieno petto.
Ora tutto nella sua mente era chiaro, i ricordi per tanto tempo relegati nel profondo della sua mente, fino a quel momento poco più di ombre del suo passato, divennero nitidi.

Hermione non poteva credere ai suoi occhi. Mai una strega, qualsiasi fosse la grandezza del potere posseduto, aveva subito un tale cambiamento. Senza contare che Alex aveva scoperto da poco più di un giorno di essere una strega, e i suoi poteri erano rimasti sopiti per anni.
Era impossibile che possedesse tale forza.
Chi era quella ragazza in realtà?
Tutti i dubbi e le domande che si era ripromessa di dimenticare dopo averla conosciuta ritornarono inesorabilmente a galla. Doveva scoprire chi fosse, doveva sapere, a qualsiasi costo.

Mezz’ora più tardi la Sala Duelli si era svuotata, lasciandosi alle spalle il brusio degli studenti ancora scossi da quello che era accaduto.
Le due gemelle si erano ritrovate con una situazione piuttosto difficile da gestire, ma era necessario scoprire se fosse davvero chi stavano cercando, da ormai due anni.
Alexandra era stata accompagnata nell’ufficio del Preside da una delle due professoresse, l’altra era rimasta con gli studenti fino alla fine della lezione.
Danielle, credendo di essere rimasta sola, si affacciò alla finestra pensierosa, ma non fece in tempo a formulare nulla di concreto.
“Credevi che non ti avrei riconosciuta, pensavi davvero che sarebbe stato così facile?” – una voce maschile, roca e carica di risentimento giunse alle sue spalle come un gelido sibilo.
La ragazza non mosse un muscolo, continuando a guardare il lago, oltre la finestra.
Sapeva perfettamente chi fosse sopraggiunto alle sue spalle, quella voce avrebbe potuto riconoscerla tra mille.
Poteva riuscirci, doveva resistere.
Infondo non era stato nulla di importante, giusto?
“Credevi che non ti avrei scoperto, non è vero? Ne eri convinta.” – rincarò il ragazzo.
Quando l’aveva vista apparire nei corridoi qualche ora prima il suo cuore aveva perso un battito.
Per un’attimo aveva creduto che i suoi occhi, ma soprattutto il suo cuore, lo avessero tradito.
Mai si sarebbe aspettato che un giorno il fato gli avrebbe concesso di rivederla, di riaverla.
Perché lui doveva averla.
Non ricevendo ancora nessun cenno, l’afferrò per un polso facendola girare verso di lui.
“Per quanto possiate essere uguali io ti riconoscerei comunque, anche se fossi cieco.” – le disse a pochi centimetri dal viso.
“Lasciami.” – sibilò la ragazza con voce dura – “Io non sono Isabelle.”
Non doveva cedere, lei non era Isabelle.
O almeno, non più.
“Ah davvero, quand’è così...” – senza lasciarle libertà di qualsiasi movimento, la sospinse contro la parete, afferrandola saldamente per le spalle.
Non sapeva cosa voleva dimostrare, la sua mente era annebbiata e il suo cuore era impazzito.
La sola presenza di lei offuscava ogni sua percezione.
Si avvicinò al suo collo, arrivando quasi a sfiorarla con le labbra. Rimase in quella posizione per minuti che sembravano non avere fine.
Nulla.
Non poteva davvero essersi sbagliato, era lei, doveva essere lei.
Allontanandosi e lasciandola andare, arretrò di qualche passo senza smettere di fissarla.
La strega non distolse lo sguardo.
Non poteva cedere proprio ora, anche se era consapevole che se avesse insistito ancora nel suo sadico gioco ogni sua difesa sarebbe crollata, sgretolata da quel sentimento che le spaccava il cuore e l’anima.
Il ragazzo biondo attese ancora, come ad aspettare un cambiamento, un cenno di una misera speranza in quegli occhi disarmanti.
Ma ciò non avvenne.
“Lo so che sei tu, continuate pure i vostri giochetti. Ho un intero anno davanti, aspetterò.” – proferì lapidario.
Senza attendere una risposta che non sarebbe arrivata, Erick le diede le spalle per scomparire poi dietro la porta dell’aula, lasciandola definitivamente sola.
La donna rimase ferma, appoggiata a quell’umida parete.
Rabbrividì, ma era il freddo, non poteva essere altro.
Erick non avrebbe rinunciato, lo sapeva.
Per questo la farsa doveva continuare, per quanto dolorosa e inutile potesse essere.






La realtà dell'altro non è in ciò che egli ti rivela, ma in ciò che non può rivelarti.
Perciò, se vuoi capire l'altro, non ascoltare ciò che egli ti dice, ma piuttosto a ciò che egli non dice.
- Kahlil Gibran -








Spazio autrice:
Eccomi finalmente con il terzo capitolo. Credevo che non ce l’avrei mai fatta… Tra il lavoro e il resto è stato davvero un periodo d’inferno.
Come al solito grazie alla Serpe, che mi dice che sono contorta ma forse ha ragione!^
Ma ora passiamo a qualche spiegazione.
Come avete potuto notare sono apparsi nuovi personaggi e due di questi hanno una dedica particolare: Isabelle e Danielle non sono altro che le mie due lovve, le due Twin per eccellenza, Ilaria e Ivana!
Non so se si nota ma le ho pensate appositamente per voi XD
Spero che questa dedica possa farvi piacere, e se avete reclami in merito al comportamento dei vostri alter-ego, padellate pure la sottoscritta!


LaDyDeMeTra: Vale! *_* Che bello, sono così contenta che tu abbia letto e ancora di più che ti sia piaciuta! Spero sia lo stesso per questo capitolo, ti lovvo!
Maglodra: Anna tesora mia, non riusciamo mai a sentirci…. Grazie per i complimenti, mi emoziono! Su Alex, intuizione azzeccata, per il resto ho la bocca cucita XD Ti lovvo anche io!
Kaileena1987: Si esatto parli proprio tu, creatrice di infarti a tradimento! Per il fatto di Alex archeologa, bè mi è venuta il mente l'idea pensando a te! *_* Spero che anche questo capitolo ti piaccia tesoro! Ti lovvo ^^
mellymiao: Grazie per i complimenti, davvero! Spero di riuscire ad aggiornare in minor tempo la prossima volta. Un bacio.
  
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