1
gennaio 2018, Chelsea, New York
«Buon
anno»,
mormorò Kurt contro le labbra di Blaine.
Il ragazzo
sorrise. «L’inizio è decisamente
fantastico», rispose, prima di attirarlo di
nuovo nel bacio che avevano
interrotto. Kurt ricambiò, stringendolo più
vicino a sé mentre le persone
attorno a loro brindavano, festeggiavano e si scambiavano gli auguri di
buon
anno a pieni polmoni.
«Volete
smetterla, voi due?», esclamò una voce molto
vicina a loro.
Si separarono,
scambiandosi uno sguardo divertito.
«Buon
anno
anche a te, Coop», esclamò Blaine rivolto alla
schiena del fratello. «E
comunque lo sai cosa dicono dei curiosi…». Kurt
stava avendo seri problemi a
trattenere le risate mentre ricordava la faccia che Cooper aveva fatto
dopo
aver aperto la porta del guardaroba.
«Io
ero
preoccupato che foste morti!», esclamò il ragazzo,
voltandosi di scatto. «Non
rispondevate al cellulare! Vi siete almeno lavati le mani
dopo?». Kurt scoppiò
in una risata incontrollabile. «Non c’è
nulla da ridere!», si infervorò Cooper.
«Vi costava così tanto aspettare fino a casa? O
che io ripartissi?».
Le risate di
Kurt raddoppiarono di volume, finendo per contagiare anche Blaine.
Le sue
proteste furono interrotte da Mike, che barcollò verso di
loro, evidentemente
sulla buona strada per ubriacarsi. «Ehi bellezze,
auguri!», esclamò mettendo un
braccio sulle spalle di Cooper. «Ma che succede?»,
chiese, adocchiando i due
ragazzi che si stavano appoggiando al muro per non inciampare sui loro
stessi
piedi dal tanto ridere. «Hanno bevuto troppo anche
loro?».
Cooper
sbuffò, senza riuscire ad essere veramente seccato.
«No, sono solo due emeriti
scemi. Forza, vai a fare gli auguri a Blaine e staccalo da Kurt,
altrimenti
finiranno per diventare due gemelli siamesi».
«Agli
ordini!», esclamò Mike allegramente.
«BLAINE!», urlò mentre si buttava a
braccia aperte verso il ragazzo.
1
gennaio 2018, East Broadway, New York
Rachel si
separò lentamente dalle labbra di Finn, posando i tacchi sul
tappeto rosso e allontanandosi
da lui. Attorno a loro New York festeggiava il nuovo anno, e i
fotografi
vociavano rumorosamente, ma lei non staccò gli occhi dal
volto del ragazzo.
Finn prese
un respiro profondo e aprì gli occhi,
l’espressione sul suo volto più confusa
che mai.
«…
Rachel?»,
mormorò in tono incredulo.
«Io
non mi
sono mai innamorata, Finn».
L’espressione
del ragazzo si fece, se possibile, ancora più confusa.
«Lo so».
Rachel
strinse i pugni, sforzandosi di dire ad alta voce la verità
che non aveva ammesso
con nessun altro se non con sé stessa.
«Mettere
il
mio cuore nelle mani di una persona che potrebbe spezzarlo e farmi
soffrire è…»,
disse a mezza voce. «Prima di te non c’era stato
nessuno di cui avrei potuto
innamorarmi. Ma ora, con te, è tutto così
naturale… e mi terrorizza», finì in
un sussurro.
Finn
restò
in silenzio per qualche secondo, durante il quale Rachel avrebbe
desiderato
sprofondare nel terreno. “Lo cacci via e due minuti dopo lo
baci e pretendi
anche che cada ai tuoi piedi? Sei proprio una stupida Rachel,
un’emerita-”.
«Rachel».
La
voce di Finn la distolse dai suoi pensieri. «Per favore,
guardami».
Lei
deglutì
ed alzò gli occhi.
«Non
posso
dirti che non ti farò soffrire», disse Finn in
tono calmo. «Non leggo nel
pensiero e le persone si fraintendono continuamente. Non
c’è nessuna
possibilità che uno di noi non faccia del male
all’altro». Fece un respiro
profondo, durante il quale Rachel sentì il suo cuore
spezzarsi «Ti dirò una
cosa però», disse di nuovo lui. «Che,
per quanto in mio potere, non ho
intenzione di farlo. Non voglio che tu soffra per causa mia, Rachel,
né ora né
mai». La ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo da
lui. «Ma tu devi
fidarti di me».
Rachel
annuì, come ipnotizzata.
Il viso di
Finn si illuminò, accennando un sorriso.
«È un sì?».
«Non
riesco
ad immaginare persona migliore», disse lei, avvicinandosi a
lui e posandogli
una mano sulla guancia. Sentì i flash delle macchine
fotografiche scatenarsi su
di loro, ma si sforzò di ignorarli.
Finn mise
una mano sopra la sua. «Sei sicura di voler…
Qui?», chiese in tono esitante.
Rachel
sorrise. «Mai stata più sicura»,
mormorò mentre si puntellava sulle scarpe
pericolanti per baciarlo.
Epilogo
31
dicembre 2018, Prairie Oaks, Columbus, Ohio
«Kurt»,
sussurrò Cooper in tono preoccupato. «Di questo
passo tuo fratello scaverà dei
solchi nel parquet».
Kurt
lanciò
uno sguardo in cucina, dove Finn stava camminando avanti e indietro,
fingendo
di tirare fuori i piatti dalla lavastoviglie. Sospirò.
«Lo so, ma ho già
provato a fermarlo troppe volte e non ha funzionato. Lasciamolo
stare».
Trascinò
Cooper lontano dall’entrata e si diresse nel salotto, che al
momento era decorato
in occasione di Capodanno: un grande albero di Natale, pareti ricoperte
di
ghirlande argentate – opera di Cooper – e rami di
agrifoglio sopra il caminetto
acceso.
«Allora,
gente», Kurt si rivolse alla piccola folla radunata nel suo
salotto. Tutti si
voltarono verso di lui, tranne Sam e Mercedes – stavano
ballando abbracciati in
un angolo della stanza e non sembravano avere la minima intenzione di
staccarsi
l’uno dall’altra. «Qualcuno ha notizie di
Rachel?».
«L’ultimo
messaggio diceva che le si stava scaricando il cellulare»,
disse Mike con aria
preoccupata. «Ed erano le dieci… dubito che la
sentiremo ancora prima che
arrivi qui».
Sugar, che
stava volteggiano da sola al ritmo della musica, si fermò e
lanciò un’occhiata
caustica al gruppo. «Ma certo che non la sentiremo
più. Non ha risposto nemmeno
a me, e sapete bene che a me si
deve sempre rispondere»,
esclamò come se
quello risolvesse il problema.
«Come
sta
Finn?», chiese Tina. Era seduta a gambe incrociate sul
tappeto e teneva in
grembo un grosso gatto rosso – Boq, il nuovo coinquilino di
Finn da quando Kurt
si era trasferito a New York.
«Non
la
smette di agitarsi», rispose Cooper, lasciandosi cadere
accanto a lei. «Però potremmo
andare di là e-».
«Cooper,
lascia stare», lo interruppe Kurt. «Fidati,
è meglio lasciarlo da solo e
sperare che Rachel arrivi». Volse lo sguardo su tutto il
gruppo. «Okay?».
Tutti
annuirono, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e tornando alle loro
occupazioni.
«Ti
arrabbieresti se ti dicessi che sei sexy quando fai il
leader?», chiese una
voce da sopra la spalla di Kurt.
Il ragazzo
sbuffò mentre un paio di braccia familiari gli stringevano
la vita. «Questa
situazione è assurda».
Blaine
annuì
contro il suo collo. «Però
quell’appuntamento era importante per lei».
L’altro
sbuffò. «Dico solamente che quella primadonna di
James Cameron poteva metterci
meno di un anno a richiamarla. E di sicuro anche i suoi agenti sono in
vacanza
a Capodanno-».
Blaine rise.
«Capito, capito, scusi capitano».
Kurt si
liberò dalle sue braccia e si girò verso di lui.
Sorrise quando vide la sua espressione
buffa – quella che involontariamente gli spuntava sul volto
quando Kurt diceva
qualcosa di pungente e sarcastico che lo faceva ridere. Lo prese per
mano e lo
condusse verso la sua poltrona preferita sulla quale –
miracolosamente – nessuno
si era ancora seduto. Sprofondò nei cuscini e Blaine si
accoccolò sulle sue
gambe, in una posizione fin troppo familiare da quando avevano iniziato
a
trascorrere le serate troppo fredde nei reciproci appartamenti.
«Prima
non
mi riferivo solo alla faccenda di James Cameron…»,
disse Kurt a mezza voce
mentre Blaine gli passava distrattamente una mano fra i capelli.
«Avere una
relazione con una persona che abita a settecento chilometri da te
è assurdo».
L’altro
scosse la testa. «Per te, forse. Mi pare che loro se la
stiano cavando piuttosto
bene, no?»
«Vero»,
concedette Kurt.
Si
rilassò sotto
il peso delle gambe di Blaine e lasciò vagare lo sguardo per
la stanza. Avere i
loro amici in Ohio era… strano.
Gli
era sembrato strano fin da ottobre, quando avevano proposto per la
prima volta
di prendere dei biglietti aerei scontati utilizzando la carta frequent
flyer di
Rachel per andare in Ohio. Tuttavia…
Sprofondò
un
po’ di più nei cuscini. «Mi piace
quest’atmosfera», dichiarò a mezza voce.
Blaine
annuì. «Io sono solo contento che non abbiano
ancora attentato alla tua radio
per mettere Kesha a tutto volume».
L’altro
scosse la testa. «Dopo la sbronza che si è preso
Mike l’anno scorso credo
vogliano passare un Capodanno tranquillo prima di ripetere
l’esperienza».
«Mmmh».
Blaine poggiò la guancia contro la sua spalla.
«Allora… buoni propositi per
l’anno nuovo?».
Kurt
pensò
al suo appartamento a Chelsea, arredato con i mobili comprati al
mercato delle
pulci, ai due assoli che aveva in un rispettabile spettacolo
off-Broadway, ai sabato
mattina in un piccolo caffè vicino a Battery Park insieme a
Blaine, alle notti
insonni passate a rigirarsi fra le lenzuola…
Sorrise.
«Solo
che sia fantastico come questo».
Blaine
sorrise di rimando e aprì la bocca per replicare, ma fu
interrotto dal rumore
di Finn che sbatteva la porta della cucina.
«Non
arriva!»,
esclamò qualche secondo dopo il ragazzo facendo capolino in
salotto. Tutto il
gruppo lo guardò, un misto di esasperazione e compassione
sui loro volti. «Che
facciamo se non arriva entro mezzanotte!».
«Finn,
calmati, sono solamente le undici», provò Rory.
«Ma-»,
cominciò a ribattere lui.
«Il
suo
aereo dovrebbe essere appena atterrato», lo interruppe Mike.
«Massimo mezz’ora
e sarà qui, vedrai».
Proprio in
quel momento si sentì bussare alla porta. Finn
scattò verso l’entrata,
rischiando di scivolare e spezzarsi il collo, e spalancò il
portone il più
velocemente possibile. Lo aprì, e dietro di esso vide la
cosa migliore della sua
serata.
«Buonasera
Mister
Hudson», disse Rachel con un sorriso a trentadue denti.
«Mi perdona il
ritardo?».
Gli porse un
mazzo di fiori. Finn li prese in mano, e li guardò sorpreso.
Erano stelle di
Natale.
Si
chinò su
di lei per baciarla. «Sono bellissime».
Poggiò
delicatamente i fiori sul tavolino dell’entrata, e non appena
furono al sicuro
tirò a sé la ragazza, abbracciandola con tutta la
forza che aveva.
Rachel
strofinò il naso contro la sua guancia e lui
annusò il suo profumo. Non era
quello dolce e un po’ troppo forte che metteva quando doveva
uscire o
incontrare la stampa, ma quello di sapone e shampoo alla cannella che
gli
ricordava le mattine passate a leggere sotto le lenzuola e i biscotti
di
Natale.
«Ehi»,
disse
piano Rachel quando lui non diede segno di voler lasciarla andare.
«Tutto okay?».
Finn prese
un respiro profondo. «Certo, solo che… credevo non
saresti più arrivata».
«Non
sarei
arrivata al rotto della cuffia anche quest’anno,
tesoro», rise piano Rachel.
Finn
annuì
contro la sua spalla. «Mi sei mancata».
«Anche
tu»,
disse lei prima di allontanarsi da lui. Gli accarezzò una
guancia. «Un mese è
troppo?».
«Un
mese è
troppo», la baciò di nuovo, questa volta
più a lungo, prima di prenderla per
mano e di condurla verso il salotto. «Forza, vieni di
là, gli altri ti stanno
aspettando».
Quando
Rachel entrò nella stanza si alzò un coro di
auguri e saluti. La ragazza
sorrise.
«Devo
dedurre che vi sono mancata?».
Sugar le corse
incontro. «Non si ritarda a Capodanno!», la
redarguì baciandola sulle guance.
Cooper si
intromise, abbracciandola stretta. «Collega!».
Lei rise,
dandogli qualche pacca sulle spalle. «Ti piacerebbe,
Cooper».
«Spostati,
scemo», disse Blaine da sopra la sua spalla, facendolo
allontanare.
«Ciao
Blaine», Rachel abbracciò anche lui.
Poi, per
ultimo… «Kurt».
Il ragazzo
sorrise. «Ben arrivata».
I due si
strinsero in un abbraccio affettuoso. Blaine e Cooper si scambiarono
un’occhiata e si allontanarono, lasciandoli soli per qualche
minuto.
Da quando
Kurt si era trasferito a New York lui
e
Rachel avevano legato moltissimo, ed ora andavano regolarmente a fare
colazione
sbirciando le vetrine di Tiffany – una delle cose che non
diventavano mai noiose,
diceva lui.
«Com’è
andato l’appuntamento?», chiese Kurt a mezza voce
quando si furono separati.
Rachel si
morse un labbro per trattenere un sorriso. «Non è
ancora ufficiale», disse. «Ma
pare che qualcuno sia interessato a vedermi nei panni di una certa
Fanny
Brice…».
Lui fece un
verso sorpreso. «Un remake di Funny
Girl?!
Rachel, ma è stupendo!».
La ragazza
rinunciò a contenere il suo entusiasmo e cominciò
a saltellare su e giù. «Lo
so! È il mio sogno da quando avevo cinque anni!».
Kurt rise della sua
espressione euforica e fece addirittura qualche saltello con lei.
«E non
è
tutto», continuò Rachel non appena si fu calmata.
«Indovina quale uccellino mi
ha detto che c’è stato un incidente con qualche
scimmia volante al Gershwin?».
La bocca di
Kurt si aprì in una piccola “o”
incredula. «No!», esclamò, senza fiato.
Lei gli
strinse le mani, sorridendo. «Jessie ha fatto il tuo nome e tesoro, ti consiglio di preparare il
fazzoletto, perché puoi dire addio per sempre agli
spettacoli off-Broadway».
Il ragazzo
la fissò per qualche secondo prima di prendere un respiro.
«È davvero possibile
che questo sia vero? Da quand’è che le cose vanno
così bene per noi due?».
Rachel si
appoggiò al muro del salotto con espressione soddisfatta, e
Kurt la imitò.
Osservarono in silenzio la stanza, piena delle persone che amavano e a
cui
volevano bene.
«È
probabile
che sia solo un periodo passeggero», disse la ragazza dopo un
po’. «Non può
andare sempre così bene,
no? Ma non
ho intenzione di lamentarmi della cosa, per ora».
Kurt
annuì,
senza riuscire a smettere di sorridere. «Certo che no! E
diciamocelo, ce lo
siamo meritato».
«Io ho
passato due settimane in Ohio»,
sbuffò Rachel. «E pensare che ero venuta qui con
l’intenzione di non vedere un uomo
per due settimane intere!».
Kurt rise.
«Questo
non fa altro che dimostrare quello che avevo sempre
supposto», dichiarò Kurt,
staccandosi dal muro e offrendole il braccio.
«Cioè?»,
chiese lei, prendendolo a braccetto.
Il ragazzo
le sorrise, poi le fece l’occhiolino. «Che
l’amore non si prende mai vacanze.
Vieni».
Rachel si
raddrizzò e i due si diressero verso i loro amici, e verso
un anno che sarebbe
stato ancora migliore di quello passato.
Insieme.
A/N:
Devo ammettere
che spuntare la casellina “completo” a questa
fanfiction è stato un bel regalo
di compleanno per me stessa – sì, oggi compio gli
anni e no, non dirò mai
quanti sono perché inizio a sentirmi vecchia – e
immagino che sia stato
soddisfacente anche per voi leggere ka fine di questa benedetta storia.
C’è
voluto
molto ma alla fine eccoci qua :)
Spero con
tutto il mio cuore che vi sia piaciuta! È la prima storia
più lunga di tre
capitoli che completo: ci ho messo sangue, e sudore, e tempo prezioso
per
scriverla, e condividerla con altre persone l’ha resa ancora
più speciale :)
C’è
da dire
che questa fanfiction non sarebbe mai stata finita senza
l’aiuto della
fantastica yu_gin,
che mi ha minaccia- emh incoraggiato a continuare a
scrivere anche quando credevo che finire fosse ormai una causa persa!
A
questo punto qualcuno potrebbe chiedersi se continuerò a
scrivere è la risposta
è: oh, yes, non ci si libera di me così
facilmente!
Per
quanto riguarda Glee ho in programma una fanfiction divisa in tre parti
–
sempre Klaine – che scriverò da sola, e
– attenzione attenzione – una storia a
quattro mani ad opera mia e dell’adorabile yu_gin
:)
Stay tuned,
prometto che non sparirò ;)
Che
altro… ringrazio tutti quelli che hanno letto, commentato,
inserito la storia
fra i preferiti e le seguite: la mia autostima sta lievitando grazie a
voi, e
di questo vi sono immensamente grata!
Un
grazie di cuore e un bacio, a presto,
MM
<3