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Autore: Vals Fanwriter    16/09/2013    1 recensioni
Niff (Nick/Jeff) | Mini-Long | Angst, Romantico, Sentimentale, Introspezione a palla | Missing Moment | Ambientata durante l’episodio di Michael (3x11)
Il quinto giorno, però, tutto fu più chiaro. Dovette aspettare la riunione dei Warblers per avere delle risposte, ma alla fine arrivarono. Lo vide mettere piede in aula canto, dopo più di dodici ore di completa assenza. Ed era diverso, ancora più diverso di quando lo aveva lasciato in camera a poltrire invece di insistere per svegliarlo e trascinarlo a lezione. E il cambiamento non consisteva soltanto negli sguardi complici che si scambiava con Sebastian Smythe, [...] il cambiamento, Jeff lo vedeva nei suoi occhi, ora duri e sicuri, nella sua postura dritta e rigida, nel mento sollevato, nelle mani infilate nelle tasche dei pantaloni con disinvoltura, nei capelli stranamente troppo ordinati.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Getting over you.

Capitoli: 3/3

Rating: Verde.

Pairing: Niff.

Genere: Angst, Romantico, Sentimentale, Introspezione a palla.

Avvertimenti: Mini-Long, Missing Moment, Ambientata durante l’episodio di Michael (3x11).

Note: Alla fine.
 


 

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3.

 

 

‹‹Che ha fatto Nick?!››

La mattinata di Jeff non poteva iniziare peggio di così – vale a dire con un Thad Harwood che urlava ai quattro venti il suo segreto inconfessabile. Già si malediceva troppo spesso per non avere la capacità di nascondere, per più di un giorno o giù di lì, ciò accadeva nella sua vita al suo migliore amico. Insomma, in genere non era così tanto svantaggioso, tranne quando si trattava di feste di compleanno a sorpresa, o di regali per qualsivoglia occasione – insomma, fare una sorpresa a Thad risultava pressoché impossibile, anche perché quest’ultimo riusciva a capirlo quando Jeff gli teneva nascosto qualcosa e lo costringeva a parlare, il più delle volte.

Il più delle volte, appunto.

‹‹Sshh! Non urlare, Thad, ti prego›› lo ammonì Jeff. Erano in un corridoio anche piuttosto affollato, non molto lontano dall’auditorium della scuola, e stavano seduti su un divanetto in un angolo. Jeff aveva il volto completamente acceso di rosso adesso, al solo ricordo di quel bacio.

La verità era che non riusciva a pensarci senza andare completamente in crisi. Nick non aveva mai dimostrato esplicitamente di tenerci a lui a tal punto, né tantomeno aveva fatto intendere che lui potesse piacergli in quel particolare senso. Certo, come migliori amici, loro due si comportavano in maniera piuttosto anormale delle volte, ma chi poteva mai arrivare a quella spiegazione?

Forse Thad. Sì, forse lui ci era arrivato da un pezzo, dato che ora lo stava guardando con quel sorrisino saputo che faceva sempre quando era certo di aver ragione.

‹‹E tu? Tu cos’hai fatto?›› Gli chiese senza girarci intorno, puntellando una mano sul cuscino del divano e scivolando più vicino a lui, come per impedirgli di sfuggire a quella domanda. Aveva gli occhi leggermente sgranati, adesso, a simboleggiare il suo livello di euforia. A vederlo, Jeff poteva affermare con certezza che fosse esaltato da morire per quella notizia.

Jeff si appiattì contro lo schienale del divano, a quel punto, e lo osservò leggermente inquietato.

‹‹Secondo te, cosa si fa in questi casi?››

Sarebbe evaporato da un momento all’altro, ne era sicuro. Ogni parola, ogni singolo dettaglio delle labbra di Nick, lo stavano mandando in brodo di giuggiole.

‹‹Quindi lo hai baciato?››

Ingoiò a vuoto e fece una smorfia buffissima, agitandosi un po’ sul posto a causa di quelle domande così dirette.

‹‹Ovvio che sì›› rispose con un filo di voce, tremante tra l’altro; poi tacque e abbassò lo sguardo, e Thad capì all’istante che c’era dell’altro.

‹‹Non dirmi che sei scappato.››

Non riuscì nemmeno a stupirsi dell’intuito che aveva avuto Thad nel capire quale fosse la verità – ormai ci aveva fatto il callo con la connessione mentale che li legava – ma non si risparmiò di sospirare sonoramente. Era alquanto frustante, delle volte, rendersi conto che era così facile leggergli dentro – non che gli altri ci riuscissero, certo, solo Thad aveva questo privilegio.

‹‹Come hai fatto a capirlo?››

‹‹Non vuoi saperlo davvero, credimi.››

E quella risposta aveva qualcosa a che fare con la sua faccia funerea, di sicuro.

Nick lo aveva baciato – era successo, ormai era inutile cercare di cancellare quel ricordo. Lui ne era rimasto dapprima stupito, poi ne era stato felice, poi aveva avuto paura; e così lo aveva allontanato ed era scappato via da quel giardino, farneticando qualcosa che nemmeno si ricordava al momento, ma che certamente lo aveva fatto sembrare un idiota, agli occhi dell’altro ragazzo. Ma la cosa peggiore non era questa – magari lo fosse stata, sarebbe stato tutto più semplice – la cosa peggiore era che a lui piaceva veramente Nick, gli piaceva da una vita, passava le giornate a fantasticare sul quando e il come si sarebbero confessati l’uno all’altro; e adesso che Nick lo aveva baciato e gli aveva dimostrato il suo interesse, gli pareva tutto sballato.

Il vero problema erano i segreti che aleggiavano ancora tra di loro, il fatto che Nick non si fosse ancora aperto con lui su quella questione. Era questo che rendeva tutto caotico e impossibile, perché Nick aveva passato i suoi ultimi giorni lontano da lui e poi, quando si era sentito vacillare, lo aveva baciato. E Jeff ancora non capiva se quella fosse stata solo la necessità di aggrapparsi a qualcuno, o il bisogno unico e assoluto di dirgli ciò che provava.

La mezza conversazione tra lui e Sebastian, che aveva origliato di nascosto, non lo aiutava per nulla a capire cosa avesse spinto Nick a fingersi un’altra persona. Cosa lo spingeva tuttora a sparire dalla circolazione. Certo, il comportamento di Jeff non aveva per nulla giovato alla causa; il fingersi addormentato, al suo ritorno, era stato da stupidi bambini immaturi. Però Nick era stato il primo a mentire e ad occultare questioni importanti, era suo dovere spiegare tutto, adesso. Invece, continuava ad essere chissà dove, forse ancora con Sebastian a sfogliare il “manuale del piccolo diavolo in carriera”.

Stavolta non sarebbe andato da lui, però. Stavolta toccava a Nick fare la sua mossa e dimostrargli che quel bacio aveva davvero valore e non era messo lì a caso. Era in grado di affrontare le conseguenze delle sue scelte; era quello razionale, lui. Non gli servivano i suggerimenti di Jeff per capire cosa fare.

Quando finì di raccontare a Thad – più o meno in quest’ordine – tutto quello che gli passava per la testa, la gola gli si era prosciugata ed era rimasto a corto di parole ed eventuali improperi.

‹‹Hai tutte le ragioni del mondo›› asserì Thad, alla fine del fiume di parole che avevano lasciato la bocca dell’amico, ‹‹ma continuo a pensare che tu abbia sbagliato a scappare. Nick potrebbe aver frainteso.››

Jeff incrociò le braccia al petto ed assunse un’espressione imbronciata da bambino capriccioso.

‹‹Beh, io sono qui se ha dubbi a riguardo. È lui quello che si nasconde.››

Ma Nick non si stava nascondendo, affatto, e a dimostrazione di ciò vi era la calca di studenti che si muoveva, a mo’ di gregge, verso l’auditorium della Dalton, incuriositi da una serie di urla femminili indefinite e ben poco eleganti.

Thad e Jeff seguirono la folla con lo sguardo, poi si alzarono dal divanetto e si rivolsero uno sguardo veloce, uno solo, seguito da un cenno del capo. Quello sguardo diceva: “Lo stronzo ha combinato un altro dei suoi casini”.

Si mossero velocemente in direzione di quelle urla che, man mano che si avvicinavano, diventavano più concrete e somiglianti quasi a degli insulti pronunciati in una lingua sconosciuta. Ora la folla si stava diradando, appiattendosi lungo le pareti del corridoio e lasciando libero un piccolo passaggio al centro, e come una furia, Jeff e Thad videro sfrecciare davanti a loro, a grandi passi, la ragazza ispanica delle New Directions – il suo vestito nero era completamente ricoperto di granita ai mirtilli.

‹‹Usted no sabe con quién está tratando!›› Strillò quella e continuò con quella diatriba fino a che non girò l’angolo e scomparve dal corridoio.

Dall’altro lato, invece, ad osservare la ragazza che fuggiva via con la coda tra le gambe, vi era Sebastian. E dietro di lui, Nick e Trent.

 

 

*

 

 

Si andò a rifugiare in biblioteca, quel pomeriggio, dopo aver assistito a quella singolare scena in corridoio. In realtà, cercava un posto in cui starsene per conto suo, un posto dove, ne era certo, Nick ci avrebbe messo un po’ a trovarlo – ma alla fine l’avrebbe fatto.

Prima di lasciare il corridoio, Jeff gli aveva rivolto uno sguardo arrabbiato e deluso. Aveva davvero pensato che, in seguito all’infortunio di Blaine, Nick avrebbe lasciato perdere definitivamente Sebastian e sarebbe tornato ad essere il ragazzo leale e gentile che era. Ma poi, vedendolo ancora al suo seguito, come un cagnolino ubbidiente insieme al suo padrone, tutte le sue certezze erano cadute e si erano infrante, e si era ritrovato furioso come non lo era mai stato. L’ultimo sguardo che gli aveva rivolto Nick aveva un che di dispiaciuto, ma Jeff si era detto che no, stavolta non si sarebbe lasciato intenerire. Nick doveva assumersi le sue responsabilità.

Ed eccolo lì, adesso, ad affondare la testa in un libro di matematica pieno di studi di funzione e derivate, cercando di pensare soltanto al compito che si sarebbe svolto la settimana successiva. Inutilmente, tra l’altro. Se conosceva abbastanza Nick Duval – e non ne era più completamente sicuro – allora poteva scommettere sul fatto che, a breve, sarebbe apparso in biblioteca, si sarebbe seduto di fronte a lui e gli avrebbe spiegato cosa gli stava passando per la testa.

Tamburellava le dita sopra le pagine del libro quindi, in attesa, la fronte aggrottata e un lieve broncio ad increspargli le labbra.

A quanto pareva, lo conosceva ancora bene.

Nick gli si sedette di fronte solo quindici minuti dopo e lo fece silenziosamente, perché quella era pur sempre una biblioteca e lui aveva rispetto per le biblioteche. Posò cautamente le mani sul tavolo, forse indeciso tra l’allungarle verso quelle di Jeff o il chiuderle semplicemente a pugno. Alla fine, scelse la seconda opzione, temendo forse la reazione dell’amico.

‹‹Possiamo parlare?›› Bisbigliò.

Jeff si sentiva il suo sguardo addosso, ma non osò incontrarlo. Non era certo che Nick se lo meritasse.

‹‹Sarebbe quasi ora›› rispose meno acido di quanto realmente volesse apparire; poi voltò pagina, fingendo di concentrarsi sullo svolgimento di un problema.

Udì Nick sospirare ed avvertì lo stomaco annodarsi dolorosamente. Lui non era capace di apparire distaccato e di arrabbiarsi con Nick. Gli bastava averlo davanti per perdonarlo all’istante, qualunque cosa facesse. Anche in quel caso, con tutto quello che aveva combinato, con tutto quello che gli aveva fatto, lo aveva già perdonato. Due minuti e un sospiro, e già lo aveva perdonato.

Ma aveva bisogno di sapere ciò che Nick non gli aveva ancora detto, perciò, per quanto non fosse sicuro di riuscire bene nell’intento, cercò di fingersi ancora nervoso di fronte a lui.

‹‹Mi dispiace, Jeff. Per tutto›› disse Nick sottovoce. ‹‹Soprattutto per quel bacio.››

‹‹Non hai bisogno di farti perdonare per quello, lo sai.››

Nick, però, pareva non saperlo. Quando Jeff si decise a sollevare lo sguardo su di lui, notò lo stupore vivido sul suo viso – gli occhi appena sgranati, un leggero rossore sulle guance e le labbra schiuse. Ma quanto era idiota.

‹‹Non…?››

‹‹No, Nick.››

‹‹Ma sei scappato.››

‹‹E tu non mi hai fermato.››

Jeff lo guardò risoluto e, per la prima volta nella sua vita, riuscì ad apparire severo e deciso di fronte a lui. Nick, invece, abbassava gli occhi, poi li risollevava, non capendo. Lo fece un paio di volte e boccheggiò trovandosi spiazzato. Jeff aveva mescolato improvvisamente tutte le carte in tavola e tutto quello che Nick pensava di lui – e di loro – ora appariva insensato e confuso. Ma non parlava, non osava proferire parola. Forse temeva di sbagliare, qualsiasi cosa dicesse. Sbagliare e vedersi urlare contro dall’unica persona realmente importante per lui. Jeff lo capiva dal movimento ansioso delle sue mani, che ora si torcevano e si graffiavano a vicenda.

‹‹Davvero non sai il motivo per cui sono arrabbiato con te?›› Gli diede il tempo di rispondere, ma Nick non lo fece; lo osservò di sottecchi, colpevole e dispiaciuto, e attese che Jeff proseguisse, ancora a bassa voce. ‹‹Perché improvvisamente sei diventato la spalla di Sebastian e assecondi i suoi sporchi giochetti, e a questo punto io mi chiedo se tu non mi abbia fregato e abbia fatto lo stesso quando Smythe ha messo in scena quel piano idiota contro le New Directions.››

L’espressione di Nick divenne una maschera di terrore, la stessa di un povero malcapitato che sta per essere schiacciato da un macigno, e Jeff si pentì appena un po’ di avergli detto quelle cose; ma aveva bisogno di essere sincero e di fargli capire che facendo così non arrivava da nessuna parte, qualunque fosse il suo scopo.

‹‹Io…›› iniziò incerto, gli occhi che iniziavano a farglisi lucidi. ‹‹Pensavo che tu mi credessi, Jeffie. Io non sapevo che Sebastian-››

‹‹E ti credo›› lo interruppe Jeff, ‹‹ma tu continui a nasconderti e, cazzo, da quant’è che non mi racconti ciò che ti passa per la testa? Da un momento all’altro ti ho visto andare dietro a Smythe e dirmi a mala pena buongiorno – ma che dico? Neanche quello – e ancora non ne capisco la logica.››

Il respiro di Nick si era fatto più veloce, mentre Jeff pronunciava quelle parole. Era addolorato e distrutto, e si vedeva, ma ancora non si decideva a dire la verità.

‹‹Mi… mi dispiace›› disse soltanto, tra un singhiozzo e l’altro.

‹‹Non mi serve che tu mi dica che ti dispiace. Mi serve che tu mi dica che succede e perché improvvisamente non te ne frega più niente della nostra amicizia.››

Dall’altra parte della sala provenne un “sshh” ammonitore. La voce di Jeff si era fatta più elevata ed alterata, alla sua ultima frase, e la bibliotecaria della Dalton non era esattamente la persona più paziente del mondo. Jeff le scoccò un’occhiata di scuse, ma poi tornò subito ad osservare Nick. Stava respirando profondamente per calmarsi e per non scoppiare a piangere, le palpebre socchiuse come se stesse cercando di difendersi da Jeff e di rimanere da solo col suo dolore. Jeff non riuscì a sopportare quella visione e così allungò una mano per posarla sulle sue, che ancora si muovevano e si strofinavano tra loro con frenesia, e le fermò. Nick sussultò leggermente a quel contatto e tornò a ricambiare il suo sguardo con una speranza nuova negli occhi.

‹‹Ti va di andare fuori? Così ci sediamo da qualche parte e mi racconti per bene?›› Gli chiese Jeff, stavolta con estrema dolcezza.

Nick parve più rilassato, quando annuì in risposta.

 

 

‹‹Sebastian non è così pessimo come sembra. Sebastian è… Non è poi questo granché e i suoi consigli fanno schifo, ma ascolta. Non sembra ma ascolta. Ero riluttante a seguirlo e a fare tutto quello che ho fatto insieme a lui, ma avevo bisogno di staccare la spina. Di provare ad essere un’altra persona. Lo so, non è da me, ma tu… Tu non te ne accorgevi, Jeff, pensavo che fosse tutto inutile e che non te ne saresti mai accorto… E così ho deciso di provare a fare finta di niente, come spegnendo un interruttore. Pensavo che sarebbe stato meglio se avessi imparato ad essere un po’ più come Sebastian. Sai, indifferente, forte… Tu lo sapevi che gli piace Thad? Lo sai in quanti modi riesce a fare finta di niente? Ha una capacità invidiabile, lui, ed io… Ne volevo un po’ anche io, di quella capacità, sai? Così quando mi ha detto che l’unico modo era fingere che non rappresentassi niente per me, io ci ho creduto. Stupidamente ci ho creduto… E ho provato ad imparare da lui. Ma era troppo difficile. Quello che provo per te, Jeff, non si può spegnere. Ci ho provato, ma non si può e così…››

‹‹E così mi hai baciato.››

Si erano seduti in giardino, su una panchina all’ombra, poco distanti da quello stesso albero sotto il quale si erano dati un bacio. Avevano fatto la strada in silenzio e poi Jeff l’aveva lasciato parlare, stringendogli forte la mano e accarezzandone il dorso con dolcezza, come se gli stesse fornendo una ricompensa per ogni sua piccola rivelazione. Ad ogni parola, i pezzi andavano a posto ed entrambi si sentivano più leggeri e vicini, come non accadeva da giorni.

‹‹Sì, ti ho baciato. Ma tu sei scappato e pensavo…››

‹‹Pensavi male, Nicky.››

Jeff non riusciva ancora a razionalizzare tutto quello che gli aveva detto Nick. Cercava di non badarci, ma era impossibile ignorare il battito del suo cuore, improvvisamente più veloce, sia per quelle rivelazioni che per la paura di quello a cui stava andando incontro. A Nick lui piaceva, e a lui piaceva Nick, solo che lui non l’aveva ancora capito completamente. Continuava a pensare di non essere corrisposto e Jeff non lo aiutava minimamente a mettere le cose in chiaro; lasciava piccole briciole di indizi sul suo cammino per guidarlo nella scoperta, ma ancora non se la sentiva di parlare chiaramente. C’era altro che voleva sapere.

‹‹Il motivo mi è chiaro, per quanto possa essere assurdo e stupido.›› Si stava riferendo alla complicità che si era instaurata tra Nick e Sebastian, adesso, e lo stava facendo tenendo lo sguardo fermo in quello dell’altro ragazzo e mantenendo la voce seria e decisa. ‹‹Ma oggi? Perché anche oggi? Eri con lui e con Trent, vi ho visti, e sembravate la Banda Bassotti con tanto di maglietta a righe bianche e nere da carcerato.››

Nick si mordicchiò il labbro inferiore, a quella domanda, probabilmente soppesando le parole che volevano lasciare le sue labbra e che si accavallavano le une alle altre senza un senso logico. Parve sul punto di rispondere un paio di volte, tuttavia non emise alcun suono. Passò un minuto intero prima che si decidesse a parlare.

‹‹Lo so che… è difficile da credere, ma›› prese un respiro profondo e sospirò, ‹‹volevo dire a Sebastian che non avevo più intenzione di seguirlo nel senso stretto del termine. Essere suo amico, sì, okay, ma non volevo più che tu mi guardassi in quel modo… come se non mi riconoscessi.›› Fece una pausa, giusto il tempo necessario per analizzare l’espressione di Jeff. Questa era distesa e comprensiva, e aiutò Nick a proseguire nella sua spiegazione. ‹‹Ma poi è apparsa Santana Lopez e… E lo sai com’è fatto Sebastian, ho dovuto accontentarlo.››

‹‹Tu non devi accontentare proprio nessuno, Nick›› protestò Jeff, stringendo automaticamente di più la sua mano. ‹‹L’unico a cui devi dare conto sono io, e lo sai perché?››

Nick schiuse le labbra e scosse lentamente la testa.

‹‹Perché›› proseguì Jeff, ‹‹io ti conosco, e so che cosa è da te e che cosa non lo è. E questo non lo è, accontentare i capricci di Sebastian non lo è. Tu sei molto meglio di così, hai capito?›› Un vago cenno di assenso. ‹‹Tu sei la persona più bella di questo mondo, Nick. Non lasciarti sporcare da un deficiente come Sebastian. Se vuole giocare con la vita degli altri, lascialo fare, ma non andargli dietro, ti prego.››

Chiuse la mano di Nick in entrambe le sue e si avvicinò appena un po’ di più a lui. Nick parve irrigidirsi e respirò più velocemente, come intuendo ciò che veniva dopo.

‹‹Tu mi piaci da morire, Nicky. Tu mi piaci, non la pallida ombra di te stesso in cui ti sei trasformato negli ultimi giorni. E lo so che è colpa mia, perché sono stupido e perché non sono bravo a parlare chiaramente. Ma ora te lo sto dicendo. Non hai più bisogno di spegnerlo perché…››

‹‹Tu non sei stupido›› lo interruppe Nick, a bassa voce e con dolcezza.

Le guance di entrambi si erano arrossate e i loro occhi si erano fatti luccicanti di sentimento.

‹‹Non sei stupido›› ripeté e poi lo fece di nuovo.

Nick baciò Jeff per la seconda volta, ma stavolta Jeff non scappò. Gli avvolse le braccia intorno al collo e lo avvicinò a sé, quasi dicendogli senza parlare “Devi rimanere vicino a me. Vicino a me, non vicino a Sebastian.” E Nick avrebbe fatto esattamente così. D’ora in poi sarebbe stato solo e soltanto la persona che piaceva a Jeff. La persona che faceva battere il cuore a Jeff.

 

 

*

 

 

‹‹La smetti di guardarlo?››

‹‹Lo sai che non posso.››

Un sospiro.

‹‹Eravate vicini fino a due secondi fa, Jeff.››

Un altro sospiro.

‹‹E che c’entra, non mi stanco mai di guardarlo. È così bello.››

‹‹Sì, lo so. Me lo hai già detto. Ora mi ascolteresti cortesemente?››

‹‹Ti sto ascoltando, Thad.››

‹‹Seh, come no? E che ti ho detto?››

‹‹Di sicuro qualcosa a che fare con Sebastian.››

‹‹Il contesto, Jeff.››

Jeff distolse finalmente lo sguardo dal suo ragazzo – il suo ragazzo, gli faceva ancora strano pensarla in questi termini – e si concentrò su Thad. O almeno ci provò. Si grattò la mascella con fare pensieroso, stringendo le labbra e aggrottando la fronte.

‹‹Mmh, no, mi è sfuggito›› disse dopo un lungo momento di riflessione in cui non era riuscito a venire a capo del punto della questione. ‹‹Che fa Sebastian?››

Thad sospirò, avvilito, e incrociò le braccia sul tavolo, lasciandosi ricadere sopra di esse.

‹‹Non lo ripeterò un’altra volta›› borbottò.

‹‹E io non te lo farò ripetere›› lo rassicurò Jeff, ridacchiando.

Entrambi voltarono il capo in direzione di Nick e Sebastian, che sedevano poco distanti da loro, in un angolo della sala mensa, a chiacchierare indisturbati. Sebastian aveva una smorfia in viso e stava scuotendo la testa. Thad lo osservò pensieroso.

‹‹Dicevo, è strano. Mi tratta in modo strano.››

‹‹Strano in che senso?›› Chiese Jeff, pur conoscendo bene la risposta; un sorrisino gli stava increspando le labbra.

‹‹Nel senso che›› iniziò Thad e, prima di proseguire, ci pensò un po’ su, cercando di scegliere le parole adatte, ‹‹invece di fare lo scontroso, mi prende in giro. E ride di me e…››

‹‹E…?››

‹‹E non esce più. Rimane in camera a leggere, la sera. È strano.››

Jeff piegò le labbra in dentro, per evitare di sorridere troppo apertamente. Riportò la sua attenzione su Nick che adesso stava ridendo in quella maniera bellissima e spensierata che a lui piaceva tanto.

‹‹Sarà l’influenza di Nick›› spiegò vagamente.

‹‹Tu dici?››

‹‹Sì, io dico.››

La situazione si era invertita, a dirla tutta. Nick aveva smesso di seguire Sebastian nelle sue follie – che comunque erano diminuite gradualmente nel corso della settimana successiva – ma subito dopo, era stato Sebastian a mettersi a seguire Nick. Jeff sospettava che fosse lui stesso, adesso, ad invidiare i risvolti della loro storia e che, in una maniera un po’ contorta, stesse cercando di seguire l’esempio del suo migliore amico per la vita. Sì, Nick era stato promosso da soldato a confidente, e probabilmente aveva convinto Sebastian che il modo in cui trattava Thad per nascondere quello che provava fosse da stupidi.

Jeff non poteva fare altro che sorriderne e tacere. E al massimo, lasciare qualche piccolo indizio al suo migliore amico.

‹‹Vedrai che non è nulla di grave. Sarà semplicemente di buon umore.››

Nick si voltò a guardarlo proprio in quel momento e gli rivolse una smorfia saputa, quasi lo stesse leggendo nel pensiero.

Non era cambiato nulla. Non sarebbero cambiati mai, loro due.

 

 

Fine.

 



 


 

E siamo alla fine.

Questa storia si è scritta davvero da sola. Avevo in mente pochissimi punti “focali” – diciamo così – su cui strutturarla, ma il grosso l’hanno fatto Nick e Jeff da soli, decidendo cosa dirsi e quando dirselo, cosa fare e quando lasciarsi andare. Ed io mi sono fidata di loro e ho scritto senza quasi pensare. Quindi, anche se la storia non è delle più felici, penso proprio che si andrà ad affiancare a “Snapshot”, che come sapete è la mia (mia) preferita in assoluto.

Unico punto che voglio “discutere” di questo capitolo è il pezzetto finale. Quando l’ho scritto non sapevo se l’avrei inserito o meno, nella pubblicazione; l’avevo scritto per gioco quasi – la Thadastian che si infila dappertutto – poi è successo che è piaciuto alle persone a cui avevo fatto leggere la storia in anteprima (a lei in particolare) e quindi l’ho lasciato. L’idea di Sebastian che, grazie a Nick, capisce cosa vuole davvero è… un bell’inizio per la Thadastian, ecco. ♥

In ultimo, voglio dire grazie a chi ha letto, recensito, preferito, seguito e ricordato la storia, perché io davvero pensavo che nessuno se la sarebbe filata, dato l’andazzo degli eventi. E invece non sono l’unica masochista su questa Terra. Yay!

Vi adoro tutti. Tutti. ♥

Ci leggiamo alla prossima idea pazza. :*

 

Vals

 

 


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