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Autore: Monia85    21/03/2008    7 recensioni
*SPOILER SETTIMO LIBRO DI HARRY POTTER*
Un ballo, una Reginetta da invitare... ed altre cose maledettamente prevedibili.
Semplicemente, come tutto tra loro iniziò.
O forse, non troppo semplicemente...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vi prego di scusarmi per la prolungata attesa, ma fingiamo che le cose fatte lentamente vengano meglio ok?^^
Ecco a voi il nuovo capitolo, sperando sia di vostro gradimento. Alla fine di esso vi aspetta una piccola sorpresa...













CAPITOLO TERZO

E’ un bambolotto di circa sei anni, Ted, un bambino senza la mamma e senza il papà che vive in una grande casa di campagna in compagnia di una nonna dalla risata roca e spontanea. Talvolta, viene invitato a stare per qualche giorno a casa del padrino, ed è meglio soprassedere sulle cose che lui ed il terribile cugino James sono capaci di combinare assieme.
Una vita come tante altre, la sua. Se si eccettua il fatto che è un mago, che può cambiare tratti del suo corpo a piacimento, che ama in modo quasi preoccupante la carne al sangue e – incredibile come questa caratteristica riesca a spiccare sulle altre, sempre e comunque – che è orfano.
Sono morti in battaglia, la sua mamma ed il suo papà. Nonna glielo ha raccontato già un milione di volte, forse per abituarlo all’idea con il minor dolore possibile, o forse per scusare il comportamento dei suoi eroici genitori ai suoi infantili occhi.
Non che sia necessario, sia chiaro. Se Andromeda ancora nutre uno strano, sottile, impalpabile rimasuglio di dolorosa rabbia nei confronti di quei due sconsiderati che si gettarono alla battaglia dimentichi del loro bambino, Ted Lupin non può fare a meno di idolatrarli.
La sua mamma era una bellissima e fortissima Auror. Cambiava il colore dei capelli, proprio come lui! Ed il suo papà? Oh… il suo papà era un lupo mannaro! Un lupo mannaro vero, sia chiaro! E tutti lo trattavano male, nessuno voleva averlo vicino… ma la mamma aveva capito che lui era speciale, se ne era innamorata e lo aveva sposato. E poi, come due veri eroi, avevano anche affrontato il Mostro Nero della storia magica, Lord Voldemort.
Una vera e propria favola, che forse non contempla il vissero tutti felici e contenti, ma che ha sempre fatto sognare Ted, specialmente in quelle notti in cui il sonno si faceva attendere. Il suo papà era solo e triste, ma la sua mamma lo aveva trovato e salvato. Teddy non può fare a meno di chiedersi se anche nella sua vita ci sarà un grande e meraviglioso amore come il loro… in fondo, nonostante la presenza della nonna, nonostante l’affetto dei parenti attorno a loro, anche lui a volte si sente terribilmente solo. Così solo, da non desiderare altro che qualcuno di speciale lo trovi, e lo faccia sentire finalmente felice come i bambini che hanno i loro genitori.
Un pensiero forse un po’ adulto per un bimbo così piccolo, ma quando la tua mamma ed il tuo papà ti guardano dal cielo, e tu sai che in quanto angeli possono sentire ciò che pensi, è logico che la tua mente cresca più in fretta del dovuto.


– Ted, sottospecie di idiota…– Matthew espresse quell’opinione di certo non carica d’amore fraterno per mezzo di un ringhio che solo un orso bruno avrebbe potuto emettere con altrettanta intensità. Senza aggiungere altro, il capitano della squadra dei Grifondoro gli indicò con un cenno del capo Lysa, ancora appollaiata sul letto sovrapposto a quello di Ted e piangente come una fontana.
Il colore dei capelli di Lupin divenne automaticamente un verde dall’aspetto così malato da far pensare che le acque del lago fossero potabili. – Mi… dispiace. – balbettò imbarazzato, rendendosi conto che, nel lasciarsi prendere dal racconto, aveva dimenticato la naturale sensibilità della loro comune amica.
Era una ragazza dalle lacrime facili, Lysa. Una volta era scoppiata in un pianto dirotto nel vedere la sua pianta preferita della serra numero tre miseramente appassita, episodio che aveva causato non poco imbarazzo nei suoi due migliori amici costretti a consolarla ed a tacitarla nel minor tempo possibile; ovviamente, il tutto era avvenuto sotto gli sguardi a metà tra il perplesso ed il divertito di un dannato gruppetto Serpeverde.
Eppure quelle lacrime, seppur così frequenti, avevano il non sottovalutabile potere di scatenare una feroce e focosa rabbia in Matthew. Ragazzo gentile per natura – nel senso ristretto del termine… bastava non toccargli la Pluffa, ecco, ed era un tesoro – il capitano dei Grifondoro detestava con ogni fibra del suo essere vedere la loro migliore amica piangere. Ed essere quindi il motivo di quei singhiozzi poteva procurare al malcapitato niente di meno che Schiantesimo da ricordare fino alla fine dei propri giorni.
– Lysa… – agonizzò ancora Ted, forse più preoccupato per la propria salute che realmente dispiaciuto per lei. – Davvero, mi dispiace… –
– Oh… non preoccuparti… – riuscì infine a pronunciare la loro compagna, un sussurro contrito e roco. Tenendo il viso ora arrossato verso il basso, Lysa recuperò dalla manica della sua divisa un notevole fazzolettone rosso e giallo, nel quale si soffiò sonoramente il naso. – E’ che… ho già sentito la tua storia, ma… mi commuove sempre. –
Lupin si concesse un piccolo sorriso affettuoso, mentre ancora una volta il suono da trombone storto del naso soffiato di Lysa si propagava per la stanza. – Posso andare avanti? – domandò a quel punto, forse più rivolto a Matthew che alla loro migliore amica.
– Senza sviolinate sentimentali e strappalacrime – l’avvertì costui, e Teddy comprese che più che un consiglio quello era un vero e proprio avvertimento.

Anche se ancora non frequenta alcuna scuola, Ted Lupin adora l’estate. Anzi, di più: la ama. No, siamo sinceri: la venera.
Forse è per il mare, dove la sua nonna lo porta per un mese all’anno. Sì, forse è per la sabbia fine bianca che si trova lì, per le onde che si sovrappongono l’una all’altra o per le meraviglie che lui scopre quando s’immerge in quelle acque salate tenendo gli occhi bene aperti.
O forse è per Victoire.
Ha ancora cinque anni, quella piccola principessa pestifera, e vanta un paio di enormi occhi azzurri che spiccano come gemme in quel viso ancora tinteggiato da qualche infantile efelide. I capelli sono rossi, di quel rosso vivo come le fiamme, una chioma corta ma vezzosa che lei porta con naturale eleganza.
Non è una bambina che ama i giochi troppo vivaci: con lei non si possono inseguire le lucertole né gli gnomi, non si possono costruire fortini per combattere i Mangiamorte, e non si possono mettere salamandre incendiarie nelle pentole del pranzo. Ma è una sorta di cuginetta, e la nonna gli ha ordinato di tenerla sempre d’occhio, poiché lui è il più grande e quindi il più responsabile. Ed anche perché loro sono ospiti in casa sua, dunque è necessario mostrarsi il più possibile educati e disponibili.
E dunque Teddy la prende sempre per mano, accompagnandola in quella sua camminata da poco stabilizzatasi, ma ancora buffa ed adorabile come quella di tutti i cuccioli. Le sta vicino quando nuota e le insegna a mettere la testa sotto l’acqua senza tapparsi il naso. L’aiuta a costruire meravigliosi castelli di sabbia, che chissà perché lei deve sempre popolare di principesse salvate nella loro prigionia da meravigliosi ed aitanti cavalieri.
Ed a volte… giocano a fare la mamma ed il papà. Genitori di non si sa bene cosa poiché Victoire i suoi bambolotti tende sempre a dimenticarli in giro. Ma queste sono cose di secondaria importanza, in fondo non si fa di certo fatica a visualizzare un figlio immaginario. E Teddy partecipa a questa attività con una sorta di strana, inspiegabile nostalgia nel cuore. Recita la parte del papà con tutto se stesso, forse per compensare un vuoto che…

Micidiale e preciso quando uno Schiantesimo, il peso di un letale scarpone da allenamento centrò Teddy in piena faccia, facendolo crollare all’indietro sul letto con un uggiolio di dolore
– Ma che hai, nel cervello? – sibilò furibondo Matthew, autore di quel colpo che già stava armandosi della seconda scarpa. A contornare la sua furibonda sfuriata vi erano i singhiozzi di Lysa, ora più acuti e disperati che mai – Fatine? Knarl? Cosa? –
– Scusate – pigolò il poverino, sentendosi non poco frustrato per quelle censure che avrebbe dovuto applicare al racconto della sua vita. – Lysa… magari vuoi uscire…? –
– No, no…– lo rassicurò lei, la voce ridotta ad un sussurro, i grandi occhi neri da cerbiatta ora così arrossati e gonfi da chiamare vendetta a Dio. – Sto bene… continua pur… – ma la sua risposta fu interrotta da un nuovo picco di commozione.
Chissà perché, Ted ricordò proprio in quel momento la volta in cui Lysa era scoppiata in lacrime durante una lezione particolarmente triste di Storia della Magia. Era forse stata la prima volta negli ultimi cent’anni in cui Rüf aveva mostrato una sorta di compita sorpresa, non tanto per il pianto dell’alunna, quanto per lo sguardo a dir poco assassino con cui Baston lo aveva fulminato.
– Vado avanti, allora? – domandò ulteriore conferma Lupin, tanto per liberarsi di ogni responsabilità innanzi all’occhiata omicida che Matthew gli rivolse.
– Oh, sì… sì, ti prego… – annaspò Lysa, parole immediatamente seguite da una nuova suonata di trombone che lei concesse ai due migliori amici. – Eravate… così carini…! E poi… poi cos’è successo? –
Teddy Lupin sospirò tristemente, abbassando gli occhi sulle mani che teneva mollemente abbandonate in grembo. Le studiò per un attimo, notando gli inevitabili calli nati con per il suo frequente utilizzo della scopa, e le unghie più sporche del dovuto a causa dell’allenamento cui non era ancora seguita una dovuta doccia.
– Poi – rispose infine, la voce bassa e lugubre. – Un anno, per le vacanze di Natale, sua madre decise di portarla un mesetto in Francia. Per farle conoscere l’altro ramo della famiglia … –

Ha ora undici anni, Ted Lupin, ed è trepidante di emozione perché alla fine di quella estate finalmente farà il suo ingresso a Hogwarts. Non sa bene se il battito cardiaco che gli si accelera al solo pensiero sia dovuto all’eccitazione di frequentare la stessa scuola dei suoi genitori, o alla paura di fallire miseramente dopo la prima settimana di lezioni. Ma è un’agitazione che lo fa sentire esaltato, pieno di energia, pronto a tutto. E non vede l’ora di condividerla con lei, la sua migliore amica.
Perché James Potter è un gran confusionario, e gli vuole un mondo di bene, certo. Lo stesso dicasi per Albus e per gli altri cugini, sia chiaro. Prova lo stesso affetto per tutti loro, senza preferenze. Ma Victoire… lei è speciale. E’ la sua bambolina da tenere perennemente d’occhio, una sorellina delicata come un fiore e cocciuta quanto una capretta di montagna. L’adora, semplicemente. E vuole tanto rivederla, perché quell’anno durante le festività natalizie non si sono incontrati… condannando Teddy ad un Natale insolitamente triste e grigio.
Ma lo aspetta una sorpresa, in riva a quella spiaggia che ormai conosce come le sue tasche. Una sorpresa che mai si sarebbe aspettato…


– Teddy! – esclamò Lysa, il tono scandalizzato non troppo convincente a causa dei suoi singhiozzi che ancora la scuotevano da capo a piedi, come se lei fosse stata semplicemente troppo fragile per poterli sopportare. – Non creare suspense, la odio! –
– Scusa. –






Presumo che voi lettori possiate intuire a chi sia rivolto quel scusa: a voi! Chiedo infatti perdono per l’interruzione diciamo tattica del capitolo, ma il flash back di Teddy ne meritava almeno due. Si aprono ovviamente scommesse sulla prosecuzione!
Approfitto di questo spazio per fare una piccola comunicazione di servizio. E’ stato aperto un forum proprio dedicato alla coppia di Ted e Victoire questo indirizzo: http://beautyandbeasttedandvictoire.forumcommunity.net (copiatelo ed incollatelo sulla barra degli indirizzi) è qui che io d’ora in poi metterò gli aggiornamenti inediti alla mia fan fiction, per poi postarli su EFP. Se c’è qualcuno di voi che ama questa coppia tanto quanto me e vuole venire a condividere questa passione, venga nel forum a farsi sentire!^^
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato questa storia e che continueranno a seguirla. Gli aggiornamenti non sono numerosi o frequenti perché io cerco di elaborare con tutta l’attenzione possibile la mia storia. E spero di ottenere dei risultati quanto meno accettabili.
Un bacio,
Monia.
  
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