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Autore: jepsikat    17/09/2013    3 recensioni
"Ero così preoccupata di rimanere sola, mi sentivo così persa che avevo bisogno di qualcuno al mio fianco; come per ricordarmi che davvero esisto, che davvero sono viva; e Gale era li. Avevo bisogno di una figura che sostituisse chi pensavo non sarebbe mai più tornato da me; una figura che mi aiutasse a dimenticarlo."
Katniss/Peeta
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi do la licenza per uccidermi! Non ho avuto un secondo di tempo per scrivere, ho perso ispirazione e inoltre non sono sicura di questo capitolo che è anche brevissimo! Ma ho deciso di postarlo perchè vi ho fatto aspettare anche troppo e a furia di modificarlo non so più nemmeno io cosa ci sia scritto!LOL ahah no lo so, tranquille!Spero proprio di accorciare i tempi di pubblicazione!Eh,si, mooolto OOC!Buona lettura e grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito e quant'altro!

 

 

Katniss POV

Sento qualcuno che mi chiama, ma la sua voce è lontana e non riesco a capire a chi appartenga; vedo tutto sfocato e non capisco cosa mi sia successo; sbatto gli occhi un paio di volte e riesco a mettere a fuoco un viso: Gale. Ho immaginato tutto. Ho immaginato di correre verso casa di Peeta, di abbracciarlo e riportarlo da me; invece sono solo svenuta e Gale adesso mi guarda come se fossi una pazza.

"Catnip tutto bene? Ti aiuto a rialzarti" esclama prendendomi per i fianchi e tirandomi su come un sacco di patate; la finezza non gli è mai appartenuta e mi porta a pensare un'altra volta a Peeta: lui mi avrebbe abbracciata dolcemente e avrebbe accompagnato i miei movimenti facendomi alzare da terra. Non posso farci niente, ogni cosa che fa Gale, mi rimanda a pensare a come la farebbe diversamente Peeta. Eppure voglio bene al mio amico; mi odio.

"STO BENE GALE!" gli urlo in faccia senza apparente motivo; No Katniss.. Lui non ha colpa, non puoi prendertela con lui; sei tu l'egoista. Lo strattono così che mi lasci il braccio e mi dirigo a grandi falcate verso casa chiudendomi la porta alle spalle; mentre salgo le scale per dirigermi in camera, lo sento urlare e lanciare un calcio o un pugno a qualcosa; mi dirigo alla finestra e lo vedo correre verso i boschi e scomparire dentro il verde fitto: Gale è come me, se c'è un problema, se è arrabbiato o triste, i boschi sono la soluzione; così uguali eppure cosi diversi. "Vorrei poter essere quella che vorresti Gale." penso prima di immergermi nella vasca per un bagno caldo.

 Peeta's POV

Capitol city mi ha fatto andare via da me stesso; mi ha ucciso l'anima. Ma sono ancora qua. Ecco quel che resta di Peeta Mellark; un involucro di pelle frustata e bruciata, di occhi infossati e spenti, di capelli scompigliati e attacchi di panico. Non sapevo che cosa mi avesse tenuto in vita fino a poco tempo fa; non ricordavo che il motivo per cui io fossi rimasto in vita era solo uno, un motivo con lunghi capelli castani e occhi grigi da Giacimento. Non lo ricordavo, mi hanno portato ad odiare Katniss; e adesso di me non rimane niente; il vecchio Peeta non c'è più; e ciò che era amore per Katniss, ha lasciato posto ad un rancore nettamente superiore iniettato dai Capitolini. All'inizio è stato complicato ma lentamente ho ricordato stralci della realtà; ho ricordato quell'amore puro che provavo e odio che l'abbiano contaminato. Amo ancora Katniss? Si. Ma non sono più io. Sono un ibrido di Capitol city ormai e questo è quanto; come potrei essere amato da Katniss? Sono un animale, un essere vuoto che hanno privato della sua anima; sono un oggetto, sono un pericolo per lei. E senza anima, come posso proteggerti Katniss?

Qualcuno mi distoglie dai miei pensieri bussando insistentemente alla porta; mi avvio con passo più svelto possibile e mi fermo davanti ad essa senza aprire; il cuore mi perde di qualche battito: e se fosse lei? Ci sono tante emozioni che mi attraversano gli occhi, paura, timore, desiderio, amore, ansia, pericolo. Faccio qualche respiro e apro; Haymitch.

"Ragazzo, ce ne hai messo di tempo ad aprire!" dice entrando automaticamente mentre io resto imbambolato per qualche secondo a fissare il vuoto rimasto tra me e la porta; non era Katniss e la delusione attraversa i miei occhi stanchi. Chiudo la porta e mi siedo insieme al mio ex mentore al tavolo della cucina dove noto si è già servito con un bicchiere di wisky.

"Allora.. Come va Peeta?"

"Va Haymitch.. Credo bene. Dipingo, faccio il pane, mi tengo occupato." rispondo in modo atono, sono stanco. Sono molto più che stanco. Sono sfinito di me stesso. Ma questo lo so solo io.

"Ragazzo.. So che non va bene. Lei è a 15 metri da te. Come potrebbe andare bene? Credimi, so cosa pensi."

"Come sai quello che penso?" sbotto verso Haymitch sbattendo un pugno sul tavolo; "Tu non hai la minima idea.." ma non riesco a finire la frase: Haymitch sbatte il bicchiere sul tavolo e mi interrompe:

"Così tu pensi che io non sappia quello che stai passando è? Ragazzo, lo sanno anche le mie oche che tieni a quella ragazza più della tua stessa vita.. E lei tiene a te. Dio santo sarà pure mentalmente confusa, stato che io definirei meglio come cieca e imbambolata, ma ti ama. Non ama quella specie di militare scimmione che si è portata in casa solo per cercare di ovviare al dolore che provava sapendo di averti perso."

Termina il suo discorso e si scola il bicchiere; penso a quello che ha detto e colgo solo il fatto che Katniss viva con uno scimmione militare che penso proprio sia Gale. Lo stomaco mi si contorce e cerco di restare calmo. Hanno usato certe immagini su Gale e Katniss a Capitol city che lasciavano poco all'immaginazione; non so più cosa credere. Se prima ero confuso, ora lo sono il doppio.

"Haymitch la amo; proprio per questo penso che io le debba stare lontano. Sono pericoloso. Ora scusami ma sono stanco." liquido il mio ex mentore così, non ho voglia di parlare adesso, ho solo voglia di urlare. Ma non ho nemmeno più la forza per fare questo. 

Haymitch mi guarda qualche secondo e nei suoi occhi sembra passare cosa? Compassione? Tristezza? Consapevolezza? Non lo so.. "Pericoloso.. Ma fammi il piacere" esclama e se ne va chiudendo la porta.

Salgo le scale più velocemente che posso, per quanto me lo permetta la mia pseudogamba artificiale e mi chiudo in bagno; appoggio la bottiglia di wisky che mi sono portato dietro e riempio la vasca; mi immergo nell'acqua calda e porto la bottiglia al naso: ha un odore acre e fortissimo; fastidioso, tanto che per un secondo non riesco a respirare con il naso; ma non importa. Mille immagini mi passano per la testa; cose successe, non successe, ormai non lo so più; non so più cosa è vero o cosa non lo è. So solo che ho perso Katniss. Ha vinto lui. E io non posso fare altro se non consolarmi, nell'unico modo che conosco, un modo alquanto stupido. Ma il dolore va combattuto in qualche modo, e io sono tremendamente stanco di combattere. Chiudo gli occhi e bevo un sorso: Katniss che mi bacia avidamente sulla spiaggia; un altro sorso e Katniss dice che mi ama; un altro e Gale e Katniss si baciano; E' questo il modo per avere Katniss con me? e poi perdo il conto.

 

Katniss POV

 

Esco dal bagno e mi vesto con qualche straccio che trovo; non mi importa. Gale non è ancora tornato e per questo provo un senso di sollievo; mi sento tanto stupida e cattiva per aver abbandonato Peeta ancora una volta; ero in debito con lui, e ho sempre tentato di rimediare al debito ma con scarsi risultati; il risultato era solo aumentare ancora di più quel debito; e alla fine ho scoperto di non aver nessun debito. Perchè anche io darei la vita per lui. Solo che lui lo ha fatto veramente. Io sono solo una ciarlatana. Ma voglio dimostrarglielo. Voglio Peeta. Rivoglio indietro il mio ragazzo del pane. E così decido di andare da lui. Ho bisogno di amarlo. E lui ha bisogno che lo ami, spero. Spero di essere in tempo.

E così faccio quello che avrei dovuto fare settimane, mesi, anni fa: corro da Peeta. Sono pochi metri ma mi sembrano chilometri; il mio cuore batte forte e non so nemmeno che cosa gli dirò, non so nemmeno se mi vorrà vedere o se mi strangolerà perchè penserà che io sia un ibrido; non lo so, ma il fatto è che non me ne importa un fico secco. Io voglio andare da Peeta, è li, è con lui il mio posto. L'ho capito perfettamente in questi ultimi mesi. Ne sono certa.

Arrivo alla porta di Peeta e ovviamente mi assale la paura; ma non posso permettermi di abbandonarlo a se stesso. Così busso. E busso ancora. E ancora. Nessuna risposta. Busso un ultima volta. Mi guardo intorno come una stupida, come se dovesse arrivare qualcuno che mi dia il permeso di entrare lo stesso; scuoto la testa e decido di entrare, la porta dovrebbe essere aperta, e così è. Entro e mi richiudo la porta alle spalle. "Peeta?" dico, quasi in un bisbiglio; mi schiarisco la voce e ripeto: "Peeta? Sei in casa? Sono Katniss." Mi guardo intorno e osservo i dipinti poggiati su qualche cavalletto vicino al divano; sono pieni di colori; e avvicinandomi, mi sembra di vedere un film dei nostri momenti migliori; Io e Peeta nella grotta; Io e Peeta sulla spiaggia; Io e Peeta sul tetto a Capitol City; e l'ultimo, che mi fa arrossire come un peperone: io e Peeta.. Insomma.. In un momento intimo. Mai successo purtroppo. Purtroppo? Ma cosa mi passa per la testa? Scuoto la testa per mandare via quel pensiero e do le spalle al quadro come se questo mi facesse dimenticare l'immagine appena vista.

"Peeta?" controllo nello studio, niente; salgo le scale e controllo le camere; niente. Poi vedo la porta del bagno chiusa. E sento lo scroscio dell'acqua. "Peeta sei in bagno? Sono Katniss." dico con voce più ferma possibile; non ricevo risposta. Inizio ad agitarmi, perchè non mi risponde? Non è da Peeta. Anche se non avesse voluto vedermi, non sarebbe stato li zitto, mi avrebbe detto di andarmene. Busso eccessivamente forte sulla porta del bagno: "Peeta rispondi per favore" esclamo con voce un pò più alta, direi un pò troppo alta; niente. Ovviamente mi passa per la testa di aprire la porta; poi mi blocco: non posso aprire, se è nella vasca? Insomma sarà nudo.. Le mie gote sembrano sicuramente due arance, e ringrazio che nessuno le possa vedere. "Peeta!" sbraito, sembrando leggermente isterica; tendo l'orecchio e sento un mugugno, qualcosa di simile più che ad una persona, ad un animale; mi ci vogliono dieci secondi, ma decido che nudo o no, devo entrare; giro il pomello e apro la porta; si, è come pensavo, Peeta è nella vasca, una mano lasciata penzolare all'esterno e la testa appoggiata sul rubinetto, gli occhi chiusi e la bocca semiaperta; appoggiata per terra, una bottiglia di non so cosa, mezza vuota, dall'odore deve essere qualcuno di quegli intrugli che beve Haymitch; Haymitch! A te ci penso dopo. I miei piedi sono piantati a terra; vedere Peeta così mi fa tornare in mente quando l'ho trovato sul fiume, nella prima arena, e mi si stringe il cuore; vado lentamente verso di lui e mi fisso sul suo viso per evitare di ricordarmi che è nudo. Gli tocco i capelli e glieli scosto dalla fronte su cui si sono appiccicati e lo chiamo: "Peeta" dico dolcemente; lentamente apre gli occhi e sembra cercare di mettere a fuoco la mia immagine; quando l'ha fatto mi rivolge uno sguardo stranito, come se fosse sfinito, uno sguardo incredulo ma stanco: "Mhmm, adesso sei fin troppo reale" dice biascicando e continua: "Non so più chi sono senza di te." Lo guardo e tento di tenere a freno le lacrime; ributta la testa all'indietro richiudendo gli occhi. "Peeta vieni, ti porto a letto, forza, aiutami" gli dico; faccio passare il suo braccio attorno al mio collo e tento di tirarlo su; "Tirati su Peeta" lo incito, lui apre gli occhi e si fa forza; cerco di tenere la testa alta e penso di non aver mai avuto così caldo in vita mia; ma questo è caldo interno. Riesco a farlo uscire dalla vasca, afferro un asciugamano e lo copro; Peeta continua a fissarmi e poi esclama: "Sei pudica anche nella mia immaginazione" e fa una risatina; poi mi afferra le spalle e mi osserva serio; mi da un bacio sulla fronte e due lacrime gli rigano le gote. Io resto immobile. Sono paralizzata. Quanto mi sono mancate quelle labbra. Mi sveglio e lo asciugo come posso; lo porto in camera facendolo sedere sul letto; Peeta alterna momenti in cui fa qualche risatina e momenti in cui mi guarda talmente profondamente che mi sembra che mi penetri l'anima; prendo dei boxer da un cassetto e una maglietta bianca e un paio di braghette, le prime che mi saltano in mano e mi avvicino a lui. D'altronde, l'ho già visto nudo no? L'ho già lavato e rivestito; ma per me credo sarà sempre così ogni volta. Gli sfilo l'asciugamano e resta nudo sotto di me. "Avanti aiutami Peeta" gli dico cercando di avere più non curanza possibile, fallendo miseramente; gli infilo i boxer cercando di guardare da tutt'altra parte; e poi la maglietta e i pantaloncini; poi lo guardo e gli do una carezza sulla testa; "Vorrei che questo fosse vero" mi dice Peeta con voce roca e mi avvicina a lui, io mi sbilancio e gli cado in grembo; mi stringe forte e mi bacia; sento mille emozioni pervadermi il corpo; "Ti amo" gli dico, senza pensare, senza che lo dovessi fare per qualcuno, glielo dico per me. E lui sorride come mi sorrideva il ragazzo del pane; Mi trascina con lui sul letto e continua a tenermi stretta a se. E prima di addormentarsi, con la voce impastata da alcool e sonno, mi dice: "E' ancora sempre per me." 

 

  
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