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Autore: Obseession    19/09/2013    4 recensioni
Li abbiamo lasciati così: Alice partiva con Francesco e Rudi a piangere sul suo letto.
Ma cosa sarà successo veramente? per scoprirlo, entrate e leggete.
Vi anticipo solo in una cosa: immaginate Rudi e Alice, che innamorati l'una dell'altro, pensano che all'altro non freghi niente dopo quello che è successo "al porto", e ricominciano a litigare come da bambini.. sembra abbastanza avvincente e divertente come trama no?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cudicini, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rodolfo Cesaroni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                          SECONDO CAPITOLO - “TENGO, BUTTO, NASCONDO”

Alice era rimasta davanti l’armadio spalancato, guardandolo fisso. C’era qualcosa che non andava.
Che cosa ci facevano ancora tutti quei vestiti da ragazzina nel suo armadio?
Era arrivato decisamente il momento di fare un po’ di spazio.
La prima cosa che le era capitata tra le mani, fu una tuta da ginnastica.

Tuta da ginnastica -  TENGO
- L’anno scorso, giocando (disastrosamente) a calcio si era accorta cos’è
che le piaceva della corsa mattutina con Rudi: sentirsi coi polmoni
talmente doloranti da non aver spazio per nessun altro pensiero. -

La piegò, e la mise di lato dalla parte di cose da mettere nella valigia.
Capisce che è da un bel po’ che non rinnovava il suo guardaroba o che non faceva un po’ di pulizia, quando nota una parrucca bianca da pin-up in fondo all’armadio.
La prese, la osservò bene per un pò, e sorrise. Ricordava perfettamente le poche volte che l’aveva indossata, bei momenti.

Parrucca bianca da pin-up – BUTTO (Causa inutilizzo)
- Aveva passato gloriosi e divertenti momenti le poche volte che l’aveva indossata, ma adesso era arrivato il momento di buttarla. Insomma, quella parrucca sarebbe servita ad Alice del 2008, Alice del 2013 non l’avrebbe mai più utilizzata.
Fin da bambina è sempre stata abbastanza determinata, e con gli anni lo è diventata ancora di più, quindi che bisogno avrebbe di tenerla ancora? Se adesso avrebbe avuto qualche problema, avrebbe usato la sua faccia, non si sarebbe mai più nascosta dietro maschera, trucco e parrucca. Quindi meglio buttarla e lasciare solo i bei ricordi che quella parrucca le aveva conservato -

La guardò un’ultima volta, per poi metterla dentro la busta delle cose da buttare.
Uscì un paio di vestiti fuori dall’armadio, lasciandone alcuni per terra e altri sul letto.
Hey, ma che cosa ci fa questo qui dentro?
Alice adesso aveva in mano un completino intimo molto familiare, se lo lasciò a lungo tra le mani, non sapeva assolutamente che fare: buttarlo o tenerlo? Alla fine optò per una via di mezzo.

Completo intimo usato per la notte alle terme passata con Rudi – NASCONDO
- Anche se l’aveva indossato per la serata del concerto dei Senza Nome, per poi l’indomani mostrarlo al fratellastro e averlo addosso mentre facevano l’amore, non significa che era brutto o portava sfortuna. Era stata bene, quindi perché buttare qualcosa che era stato complice di una delle notti più belle che aveva passato? -

Anche questo rimase, ma non fu messo da parte delle cose da mettere nella valigia, ma dalla parte di lasciare nel cassetto.
Non era il caso di portarlo con sé in casa con Francesco, avrebbe potuto (anche casualmente) indossarlo in una notte d’amore con lui, e invece voleva che fosse rimasto condiviso solo col suo fratellastro.

All’improvviso qualcuno bussò alla porta: era Lucia, che era già entrata prima ancora che Alice dicesse “avanti”.

«Oh! Ma cos’è, una bomba nell’armadio o l’effetto della pre-convivenza?» disse Lucia vedendo il mucchio di vestiti sparsi qua e là nella stanza, restando inizialmente sulla soglia della porta per poi entrare e avvicinarsi al lettino dove c’era su la valigia della figlia.

«La seconda» rispose lei esausta, sedendosi sul letto «E’ che non so che portare, ho certi vestiti che non sono adatti a questo tipo di passo» continuò, guardando e mescolando i vestiti che stavano sul letto.

«Sono i vestiti a non essere adatti, o sei tu a non essere pronta?» le rispose Lucia, guardandola come per dire “dimmi la verità” mentre si sedeva accanto a lei sul lettino.

«Mamma ne abbiamo già parlato, non iniziare» rispose Alice, continuando a guardare i vestiti, cercando qualcosa di adatto da portare.

«Ma siete ancora..» Lucia stava iniziando una nuova predica, ma che non fu continuata, perché Alice la interruppe.

«Senti mamma, se sei venuta qui per ripetermi la solita storiella, che siamo ancora troppo giovani e che potremmo pentircene tempo dopo, tutto questo per farmi capire che sono ancora una ragazzina che non capisce cos’è la convivenza e che non sono ancora pronta per un passo così importante, puoi anche tornartene da dove sei venuta perché oggi non ho proprio voglia di starti a sentire» rispose Alice ad alta voce, così ad alta voce, da farsi sentire pure fuori dal fratellastro che stava passando di là nel corridoio.

Rudi stava uscendo dal bagno quando sentì la voce della sorellastra parlare ad alta voce.
Sentì tutto quello che, probabilmente, stava dicendo a Lucia.
Restò deluso e amareggiato dalle parole che le aveva sentito pronunciare, ma decise comunque di restare lì, sulla soglia della porta del bagno, ad ascoltare il resto della conversazione tra madre e figlia.

«Tesoro ma io lo dico per te, andare a vivere con il proprio fidanzato così giovani, la cosa non è mai andata a buon fine per nessuno» rispose Lucia, guardando Alice che si era alzata dal letto e che adesso si trovava di fronte all’armadio.

«Ti ricordi tua sorella Eva si? Quanti anni aveva quando è andata a vivere con Alex a New York? E come è andata a finire?» ricordò, guardando la figlia che sembrava non ascoltarla, ma che piuttosto era concentrata a guardare un paio di scarpe da ginnastica arancioni che teneva tra le mani.
«Alice? Mi ascolti?» la chiamò.

«Si, si. Senti mamma, io amo Francesco e voglio passare il resto della mia vita con lui, e sono sicura che per lui è lo stesso»

Qualcosa dentro Rudi, si era spezzato, lacerato come una freccia che manca il bersaglio e si adagia rotta per terra, sull'erba.
Qualcosa in lui era ferito, distrutto, quasi dolorante: il suo orgoglio, ma soprattutto e decisamente non da meno, il suo cuore.
Dicono che quando il cuore si spezza faccia un rumore assordante peggio del decollo di un aereo, peggio di un temporale estivo, peggio di uno stereo ad alto volume alle 3 del mattino, ed avevano ragione.
Forse nessuno altro poteva sentire quel rumore, ma la persona alla quale appartiene il cuore, lo sente, lo sente eccome.
Rudi l'ha sentito.
Ha sentito uno scoppio quasi come i fuochi d'artificio a Capodanno, quasi come un fulmine che colpisce la sabbia, ma molto più pesante, molto più forte, molto più doloroso.
Sente un fastidioso problemino agli occhi e capisce che vorrebbe piangere, ma stavolta invece non si lasciò più andare, gettò fuori un lungo sospiro e rientrò in camera prima che Alice continuasse a parlare e continuasse a fargli del male.

«Se andrà male, se sbaglio, sarò pronta a pagarne le conseguenze. E poi, che c’entra l’esempio con Eva? Eva è rimasta incinta, ed era ancora innamorata di Marco, per questo è andata male.. non è il mio caso questo» continuò, abbassando un po’ il tono di voce su quest’ultima frase.

Lucia non sapeva più che dire, aveva mostrato la sua arresa con un’alzata di spalle e un sospiro «Vabbè, fatti aiutare a sistemare la valigia almeno» aggiunse, raggiungendola vicino all’armadio e aiutandola a scegliere cosa portare.

Rudi, amareggiato, si era rinchiuso in camera e si era trovato un passatempo.
Se ne stava lì, seduto sulla sedia della scrivania, appoggiato con i piedi su quest’ultima, a cercare di centrare il canestro con delle palline di carta.

Era così nervoso, che non riusciva a centrarne una, e il non centrarne nemmeno una, finì per farlo innervosire ancora di più. Lanciò, furioso, le palline di carta restanti dove capitava, per poi alzarsi dalla sedia e decidere di scendere di sotto.

Scese le scale e trovò Giulio seduto sul divano, applicato a guardare il suo cellulare.
Sinceramente non gli interessava quello che il padre stesse facendo, così lo ignorò e cercò di entrare in cucina, ma fu fermato da lui.

«Ohi Rudi, proprio tu mi servivi, vieni mpò qua!» lo chiamò, restando a guardare lo schermo del cellulare.

Il figlio sbuffò e, abbastanza scocciato, si avvicinò  «Che c’è?» chiese, appoggiandosi sul bracciolo del divano.

«Praticamente, ieri in bottiglieria è arrivato Ezio con un mini televisore, con cui può messaggiare e chiamare come nel telefono»

«Papà, quello è un telefono. Si chiama iPad» chiarì Rudi.

“Vabbé, è arrivato Ezio tutto sbruffone con questo iTod, e comincia a dire: Voi siete arretrati, non state al passo col tempo come me, non sapete neanche perché il telefono ha i tasti, e queste cose così»

«Perché non è vero?» chiese Rudi, alzando un sopracciglio poiché la pensava anche lui come Ezio.

Il padre lo guardò di storto per poi dire «La vuoi la doppia paghetta? E allora vedi di stare zitto e insegnami a messaggiare»
Alla parola “doppia paghetta” a Rudi brillarono gli occhi, e stette zitto iniziando subito il suo lavoro.

 «Allora, guarda: questi “misteriosi” tasti che hai sul cellulare, servono per scrivere delle parole che vuoi mandare al destinatario»

«Vabbé, fin qui c’ero arrivato»

«E guarda, se scrivi due punti, trattino e parentesi chiusa, ti spunta una faccina sorridente vedi?» aggiunse Rudi.

«Ma che è sta cosa?»

«Papà te l’ho appena detto, è una faccina sorridente!»

«Ah.. e na faccina che prende a calci in culo Ezio non c’è?»

Rudi era esausto, può essere che suo padre credeva davvero che esisteva, su tutti i cellulari, una faccina dove prendeva EZIO a calci in culo? Lo faceva più intelligente.
All’improvviso, suonò il campanello.

«Deve essere Francesco» disse Alice alla madre mentre chiudeva un borsone, per poi scendere di corsa al piano di sotto.

«Rudi, vedi mpò chi è» chiese Giulio, visto che lui era troppo impegnato a cercare quella faccina.
Il secondogenito contento che almeno adesso con la scusa che c’era un ospite in casa, suo padre lo avrebbe lasciato in pace, si diresse subito verso la porta e la aprì.

Si ritrovò abbastanza schifato, irritato, infastidito, quando si ritrova davanti l’ultima persona che non avrebbe mai voluto vedere: Francesco.

Quest’ultimo gli accenna un sorriso da ebete, per poi cercare di scherzare un po’ con lui
«Ehi cognat-» stava per soprannominarlo nel modo peggiore di tutti, ma non fece in tempo a completarlo, poiché fece irritare Rudi ancora di più, tanto che, dopo aver capito l’antifona, sbatté la porta in faccia a Francesco senza pensarci due volte.

«Ma che fai?» lo rimproverò Alice, che aveva visto tutta la scena mentre scendeva le scale, spingendo lievemente il fratellastro che stava per cambiare stanza tranquillo come se non fosse accaduto nulla, per poi aprire immediatamente al fidanzato.

Rudi nel frattempo, si era guadagnato uno scappellotto dal padre che si era alzato.
«Ma che modi so questi?» lo rimproverò a bassa voce Giulio.
Rudi stette zitto, e quando vide Alice aprire la porta a quel gamberone per poi baciarlo, diventò più nero di quanto non lo fosse già.

«Io vado su» aggiunse, e fece per andarsene, ma Giulio lo prese per un braccio.

«Buongiorno signor Cesaroni» salutò Francesco, entrando dentro casa.

«Ancora co sto signor Cesaroni? Me fai sentì vecchio così, me devi chiamà Giulio capito?» disse sorridendo, e Rudi non capiva perché il padre fosse tanto disponibile e gentile con lui, al suo posto l’avrebbe preso a calci in culo anche se non ne avrebbe avuto motivo.

«Ok, Giulio» rise Francesco.

 «Come procede la casa? È pronta?»

«Quasi, e stia tranquillo per sua figlia è in buone mani» rispose Francesco, cingendo le spalle di Alice -che stava accanto a lui- con le braccia.

Rudi si girò con lo sguardo verso le scale e lo scimmiottò silenziosamente, convinto che nessuno se ne accorgesse dato che stavano parlando, ma fu lui a non accorgersi che era diventato il protagonista di quel momento, ci mancavano solo le luci di un riflettore ad illuminarlo.. e avrebbe continuato senza accorgersene, se il padre non gli avesse dato un pizzicotto sul braccio che lo fece saltare in aria.

«Non è con me che devi parlarne per questo» continuò Giulio, facendo segno al piano di sopra, facendo capire che era lì la persona con cui doveva parlare.

«Tranquillo Giulio, le ho già parlato e adesso è d’accordo anche lei» disse Alice, rispondendo lei al posto di Francesco.

«Oh, perfetto! Allora benvenuto in famiglia, Francesco» rise Giulio, stringendogli la mano scherzosamente per poi continuare «Ti metterai subito a tuo agio qui. Ti faremo ridere, ti faremo assaggiare i famosi cornetti di zio Cesare..»

«E se c’è tempo ti porteremo pure a fare la pipì al parco» continuò Rudi, interrompendo il padre e acquisendo quella faccia da schiaffi che ultimamente sembrava essere sparita.
Subito dopo cambiò espressione a seria e arrabbiata, per poi salire su per le scale sbattendo contro Lucia che stava scendendo, e continuare a salire senza preoccuparsene.

Lasciò tutti spiazzati, compresa Lucia che anche se non aveva assistito alle altre scene si accorse che c’era qualcosa che non andava. Si erano così abituati a quel Rudi maturo e responsabile che si erano quasi dimenticati di quell’ immaturo e rompiscatole che era qualche anno prima, e faceva anche uno strano effetto vederlo comportarsi di nuovo in quel modo.

«Ma che problemi ha?» disse Francesco ad Alice sottovoce, guardandola quasi sconvolto.

«Lo fa per fare un dispetto a me. Sicuro!» rispose Alice senza guardarlo, ma che invece sembrava stesse analizzando con solo lo sguardo quelle scale dove pochi secondi prima era corso il fratellastro.


Angolo dell'autrice.
Ehilàà! Dopo finalmente, uhm.. 3 giorni (?) sono riuscita a pubblicare anche il secondo capitolo. Yuppi!
Ringrazio immensamente chi ha recensito i capitoli precedenti, e chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite e seguite.
Continuate a seguirmi, e mi raccomando, lasciate un commentino! Kiiss. 
  
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