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Autore: RiHamma    20/09/2013    1 recensioni
Dopo la morte di Bobby, i Winchester sono rimasti soli. La situazione spinge Dean a sentirsi ancora più responsabile nei confronti di un Sam in continua lotta con Lucifero dopo la riconquista della sua anima.
La presenza del diavolo è un'incognita che incombe nella loro vita e in quella di un nuova strana figura che i fratelli incontrano sulla loro strada. In un mondo che riflette la guerra civile ancora in corso in Paradiso, Sam e Dean si troveranno ad affrontare gioe e dolori tra l'arrivo di nuovi angeli, il ritorno di Castiel e la riscoperta forza devastante dei sentimenti.
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La storia si è formata nella mia mente alla fine della pubblicazione in America della 7 Stagione. E' quindi fortemente influenzata dalle vicende del telefilm fino a quel momento. Ho sentito il bisogno di rendere pubblico ciò perché, per come sta evolvendo la 9 Stagione, ci sono già e ci saranno inevitabilmente delle similitudini. Non posso che esserne felice (in un certo senso è come se li avessi preceduti xD), ma allo stesso tempo ci tengo a precisare che è tutto frutto della mia "complessa" immaginazione. Un grazie infinito a chi decide di seguirla e buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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1 SD


Capitolo II

La speranza è l'ultima a morire

     I Winchester videro atterrare il corpo della ragazza qualche metro più avanti e scesero prontamente dall’auto lasciando i fari accesi. La giovane si era issata a fatica sulle ginocchia e continuava ad oscillare lievemente in tutte le direzioni. I capelli scuri, lunghi e spettinati le coprivano in parte il volto mentre evidenti erano i segni di violenza sulle braccia e sulle gambe completamente scoperte.
- Sta bene, signorina? - chiese Sam con apprensione e una vena di dolcezza nella voce mentre la scrutava, ancora a distanza - Dean, chiama un ambulanza! - urlò - ci dispiace tanto, è.. è stato un incidente - continuò con lieve affanno a pochi centimetri da lei.
La vittima dell’incidente teneva la testa china e, sebbene sembrasse soffrire parecchio, non emise alcun gemito.
- Stai dietro, Sam! - lo ammonì impaurito Dean che ancora correva: il fratellino era sempre più veloce di lui, complice la sua statura da gigante.
Sam non aveva visto alcuna luce e continuava a non vederla, mentre a lui, invece, appariva pallida e potente. La vedeva circondare quello strano essere dalle sembianze umane e restringersi sempre più come fosse linfa risucchiata dalle proprie radici.
- Ma sta sanguinando - controbatté l’altro, convinto che la cosa più ovvia da fare fosse soccorrere la ragazza il prima possibile.
Tutto a un tratto sembrava che la bestia assetata di sangue si fosse abbattuta e Sam fosse tornato ad essere il cagnolino docile di sempre. Ma Dean non si fece ingannare. Estrasse il pugnale e lo drizzò contro quella nuova entità soprannaturale.
Quella luce avrebbe potuto scatenare la più potente delle catastrofi e lui doveva eliminarla.
Stava per colpirla quando il bagliore incriminato svanì. Quella che ai suoi occhi adesso sembrava essere solo una povera ragazza, perse completamente le forze, sbilanciandosi in avanti. Sarebbe sicuramente crollata a terra se, d’istinto, non si fosse abbassato ad afferrarla sotto le spalle con entrambe le mani.
Il cacciatore sentì il corpo minuto tremare forte. Era freddo come un cadavere, probabilmente rimasto scoperto per ore in quella notte particolarmente umida di fine settembre.
Al contatto, sotto le dita della mano sinistra, Dean avvertì anche la leggera canotta inumidirsi velocemente di sangue. Concentrò l’attenzione sul viso che la ragazza sollevava con difficoltà e la osservò mentre dischiudeva gli occhi mostrando due grosse iridi scure.
In quell’esatto momento la luce, che prima di spegnersi la invadeva dall’esterno, esplose improvvisamente dal suo corpo sprigionando una potenza accecante.
- Dean! - gridò Sam avvicinandosi a lui con un braccio a proteggere la vista.
Il maggiore serrò gli occhi all’istante e sobbalzò all’indietro per aumentare la distanza fra il suo corpo e quello che fino ad un attimo prima aveva fra le mani. Sentendosi, poi, afferrare per un braccio riaprì gli occhi. Dean fu stupito di notare che la luce circondava nuovamente del suo pallore innocuo la sagoma della ragazza, che adesso si teneva rigida come un tronco e aveva la testa rivolta al cielo, gli occhi spalancati e le mani strette in pugni.
L’entità luminosa doveva aver preso il controllo di quel gracile corpo, pensò.
- La vedi anche tu quella luce, adesso? - chiese Dean in modo altero mettendosi in piedi.
- Che cosa può essere? - domandò l’altro battendo più volte gli occhi.
La risposta si palesò non appena dalla schiena della ragazza spuntò una grossa ala bianca: la videro, prima espandersi al punto da poterne distinguere ad una ad una tutte le piume e, poi, ripiegarsi lentamente su se stessa come fosse il mantice di un’ enorme fisarmonica.
 
    L’ angelo si agitò più volte prima di adattarsi completamente a quella forma che trovò essere ancora più stretta di quanto avesse mai immaginato.
Riempita ogni minima parte di quel tramite, provò a comportarsi come da copione riuscendo a conquistare un regolare movimento della testa.
Non durò a lungo. La pelle cominciò a pulsare fino a bruciare. Provò inutilmente a mantenere il controllo e finì per perdere l’equilibrio.
 
Questa volta fu Sam a evitarle di cozzare contro l’asfalto afferrandola lateralmente per poi circondarla con le braccia.
- Che hai intenzione di fare? - gli domandò Dean sbigottito dall’ingenua e a dir poco avventata reazione del fratello.
- L’abbiamo investita. Tu l’hai investita! Non vorresti mica lasciarla qui a morire!? - gli rinfacciò Sam mentre cercava di tirarla su. La ragazza era ancora cosciente ma sembrava non voler collaborare.
Certo che sì, Sam! - esclamò Dean con tono ovvio, alzando la voce.
Ora che quella cosa aveva mostrato la sua vera natura, sicuramente non meritava di essere presa in salvo.
 
L’angelo avvertì un calore benefico sfiorare, contrarre e poi invadere la pelle del suo tramite. Alzò lentamente gli occhi per comprenderne la causa, ma non ebbe modo di voltarsi verso tale sorgente perché rimase incantata da ciò che inaspettatamente le si parava di fronte:
il chiarore delle stelle macchiato da piccoli astri rossicci …
le perfette sinuosità delle vallate…
il colore delle oasi combinato alla profondità degli abissi marini…
Era lui.
- D-Dean - riuscì a sibilare poco prima che una potente energia risalisse dallo stomaco facendo pressione sui polmoni per poi accumularsi negli occhi e concludersi col bagnare il suo volto umano.
Adesso poteva anche lasciarsi morire.
 
Dean era rimasto altrettanto sconcertato alla vista dei suoi occhi, ora gonfi di lacrime: uno era diventato di un blu intenso, l’altro manteneva ancora il suo colore scuro tranne che per una piccola goccia di blu adagiata sul fondo dell’iride. Quel colore l’aveva subito associato a Castiel.
 
Il Winchester si agitò non appena si sentì chiamare.
- Sbrigati Sam, mi avvicino con la macchina! - gridò mentre correva verso l’Impala.
Sam distese delicatamente la ragazza sul sedile posteriore e aspettò di essere entrato in auto prima di cercare di capire perché il fratello avesse cambiato idea così in fretta.
- Ha detto Dean, non è vero?
- Si - rispose freddamente con il volto rivolto verso la strada - la nostra fama ci precede - continuò.
Il maggiore tenne ben nascoste le sue supposizioni sull’angelo cercando di mascherare il più possibile la sua ardente curiosità.
- Dovremmo portarla in ospedale - suggerì Sam
- Come no! Così la sostituiscono ai neon! - esclamò Dean notando la luce dallo specchietto retrovisore.
- La ferita dietro la schiena è parecchio profonda per metterci a giocare all’allegro chirurgo, senza contare che potremmo aver causato qualche emorragia interna al momento dell’incidente…- cercò di spiegare lasciandosi prendere a poco a poco dal nervoso.
- Ascolta, Doctor House, ci fermeremo in un posto più sicuro - sentenziò Dean.
Sam sbuffò e si voltò verso la ragazza-angelo che sprigionava luce ad intermittenza. Più la osservava e più si sentiva sensibile alla sua sofferenza e responsabile di quel dolore.
- Compassione.
Lucifero si mostrò agli occhi di Sam come un fermo immagine sbiadito.
- Compassione. Compassione - continuò a ripetere apparendo tutte le volte che la luce dell’angelo spariva.
Il ragazzo, preso dall’impeto di volerla salvare e dalla consapevolezza di essere l’unico a poterlo fare, spinse il fratello verso il finestrino e urtò con la testa sotto il tetto di quell’auto, un po’ troppo bassa per i suoi gusti, prima di riuscire, dopo un paio di manovre, a raggiungere il sedile posteriore e ad accovacciarsi con cautela accanto a lei.
Nevrotici scatti delle gambe e continui inarcamenti della schiena accompagnavano le frequenti emissioni di luce.
- Amore. Amore. Amore. Amore
- Guardami…ci sono qua io adesso, stai tranquilla - cercò di calmarla spostandogli con una carezza i capelli dal viso e fissandola dritto negli occhi dopo averla delicatamente sollevata per controllarne lo stato delle ferite. Il corpo era irrigidito e il solco dietro la schiena faceva davvero paura. Il dolore doveva essere atroce.
- Trilly è ancora fra noi? - chiese Dean non sentendo più il rumore di quel corpo luccicante strusciare contro gli interni in pelle della sua piccola. Abbassò lo specchietto retrovisore per controllare di persona.
- Affanno. Affanno. Affanno. Affanno. Affanno.
- Dimmi che hai un whisky… un liquore…qualcosa di forte - disse Sam velocemente ignorando la sua domanda e la fastidiosa voce del diavolo.
- Ce n’è un po’ nella fiaschetta di Bobby…
- Avanti passamela! - lo interruppe Sam.
Dean si allungò verso il cruscotto e la lanciò al fratello che l’ afferrò al volo.
- Paura. Paura. Paura. Paura. Paura. Paura.
Non basterà, pensò Sam mentre si spogliava del giubbotto e della camicia.
- Resisti, ti prego - sussurrò in continuazione mentre le tamponava la ferita più compromessa con una porzione di tessuto bagnata di alcool.
Sam rabbrividì quando l’angelo si lasciò andare a grida di dolore. Qualche minuto dopo la luce si limitò a comparire sporadicamente fino ad estinguersi del tutto.
Nemmeno Dean restò indifferente di fronte a quelle strazianti urla.
Un angelo non dovrebbe piangere.
Un angelo non dovrebbe soffrire in quel modo.
Cercò di essere d’aiuto accelerando la corsa.
 
Dopo poco l’auto si arrestò bruscamente e Sam Winchester sgattaiolò portando fuori prima le gambe e poi il busto incollato al corpo dell’angelo.
- E questo sarebbe il posto più sicuro?! – esclamò Sam quando vide, illuminato dalle prime luci dell’alba, di nuovo quell’inquietante motel.
Dean spalancò la porta e fissò inquieto il corpo inerte tra le braccia del fratello mentre quest’ultimo si precipitava ad entrare.
- Ha perso conoscenza, Dean. Ho paura che sia troppo tardi… - confessò Sam preso dallo sconforto.
- Ma voi due chi siete?
Il vecchio proprietario restò seduto dietro il suo bancone e li osservò incredulo trasportare la ragazza su per le scale.  
- Presto, poggialo sul letto!
Castiel.
Il pensiero si fece sempre più ossessivo facendosi strada tra le altre supposizioni e le battute ironiche.
Che avesse davvero trovato il modo di restare in vita?
Dean si avvicinò all’angelo per accertarsi delle sue condizioni e seguendo un gesto involontario ne controllò il respiro e il battito.
- Figlio di puttana! Respira?!
Era meravigliato ma allo stesso tempo particolarmente accigliato e con quella strana espressione sul volto posò lo sguardo sul fratello che, dall’alto della sua altezza, sgranò gli occhi.
Dean sperò intensamente che gli angeli avessero bisogno di respirare, mentre gli ritornava alla mente che, di fronte ad un altro corpo esangue e in treanch coat, aveva sperato esattamente il contrario.
Aveva bisogno di Castiel. Aveva bisogno di togliersi uno dei tanti macigni dal cuore.
Il respiro, dapprima lento e delicato, si fece però sempre meno profondo e regolare.
 
     L’angelo, stordito dal rumore dei propri battiti, riaprì improvvisamente gli occhi avvertendo un incontrollato bisogno di ossigeno. Arcuò la schiena e portò le mani alla gola quando percepì che i continui aspiri d’aria non gliene concedevano abbastanza.
- Calma, calma, calma - ripeté la sfocata figura umana che le stava di fronte. Avvertì di nuovo quella fonte di calore e allungate le mani verso di lui, gli si avvicinò il più possibile, poggiando la testa contro il suo petto, ascoltandone il lineare e spontaneo movimento.
Provò in quel modo a regolare il respiro e il battito del cuore.
Non era minimamente preparato ad affrontare tutto questo, pensò mentre tentava di salvarsi la vita, di nuovo.
 
Perché Castiel avrebbe dovuto abbracciare Sam? pensò subito Dean.
Sam fu felice di rivedere quegli incantevoli occhi ancora una volta. Si perse nello spicchio di luna blu e provò una sensazione così bella nel momento del timoroso abbraccio da non volersi più staccare da lei.
- Ma che sta succedendo? - sbottò il terzo incomodo, stanco di restare a guardare quella romantica scena da film - Sam!? - provò a chiamarlo per svegliarlo dallo stato di trans in cui sembrava essere piombato all’improvviso. Rimase poi imbambolato di fronte all’espressione di serenità comparsa sul volto del fratello.
Riusciva a percepire la sua emozione come se la stesse vivendo direttamente: era schifosamente rassicurante. Tutto gli sembrava così perfettamente ordinato, limpido e puro come durante l’incubo in cui aveva visto quella luce per la prima volta.
Così, pochi minuti dopo, anche Sam cambiò di colpo espressione manifestando terrore e agonia.
- SAM!
Dean  piombò su di lui per allontanarlo dalla pericolosa entità luminosa rinchiusa in quel corpo da innocente.
Il minore barcollò, fece piccoli passi indietro e si accasciò poi a terra tremante di dolore.
Il cuore di Dean si arrestò per poi ripartire all’impazzata.
La sua speranza di rivedere Castiel morì all’istante.
Con furia il cacciatore si scagliò contro quel maledetto angelo per renderlo inoffensivo.
Un solo, deciso destro bastò.
 
Il litigio con Dean in auto. La voce di Lucifero nella sua testa. L’invasione di demoni. Dean torturato all’Inferno. Ancora litigi con Dean. Dolore. Fuoco. Lucifero. Ghiaccio. Michele. Bobby muore. Castiel muore. Leviatani. Apocalisse. Gli angeli. Dean muore innumerevoli volte. I sigilli. Lilith. Sangue di demone. Ruby. Il demone dagli occhi gialli. La colt. Papà muore. Jessica muore. Le visioni. Dean. I motel. Litigi con papà. L’università.
 
    L’angelo si risvegliò con le mani legate dietro la schiena. Era bloccato su di una costruzione in legno. Provò a divincolarsi, ma la solida stretta logorava i polsi del tramite ad ogni suo movimento.
Dove si trovava?
L’aria era più calda e l’ambiente più luminoso.
Si sforzò di mettere a fuoco.
E che cos’era accaduto? pensò pervaso dalla smania di ripulire il fastidioso rivolo di sangue che bagnava  labbra e mento. Smania alla quale doveva inspiegabilmente sottostare.
- Ce ne hai messo di tempo…
Non capì ciò che quella voce aveva pronunciato e nemmeno da quale direzione provenisse. Sentiva solo un suono rauco fatto di parole che non riusciva a comprendere.
Poi lo vide apparire a un palmo dal suo viso, come una splendida visione.
La vicinanza ai suoi grandi occhi verdi azzerò ogni pensiero.
- …chi diavolo sei? -  scandì Dean con lo sguardo saldo come una roccia.
L’angelo avvertì il suo respiro sul volto. Lo inspirò profondamente rilasciandolo poi in piccoli soffi. Di riflesso  i muscoli si rilassarono e la mente s’annebbiò ancora di più perdendosi in una dimensione d’infinito.
- RISPONDI! Cosa hai fatto a Sam?
La voce, severa e pungente, arrivò forte alle sue orecchie facendolo ripiombare sulla Terra.
Sam, sì… era quello il nome del giovane uomo al quale si era aggrappata per sopravvivere.
- COS’HAI FATTO A MIO FRATELLO??
Allungò lo sguardo, raggiungendo la sagoma di Sam, disteso a pochi metri di distanza.
- Ti conviene rispondere se non vuoi farti male!
Osservò la fronte aggrottata, le narici dilatate e il movimento deciso delle labbra e non distolse l’attenzione da quel viso neanche quando, di colpo, si scostò. Al gelido distacco l’angelo ansimò. Notò poi che il ragazzo aveva uno strano aggeggio appuntito che si rigirava tra le mani e non capì cosa stesse per fare.
Cercò di seguirlo con lo sguardo mentre gli girava intorno, ma fu obbligato a bloccare la testa prima da una parte e poi dall’altra ogni volta che il collo non gli permetteva di andare oltre. Al terzo giro il rumore dei passi si arrestò proprio dove non riusciva a vederlo.
- Vediamo se con questo ti torna la voglia di parlare – sussurrò avvicinandosi al collo ma evitando abilmente il contatto.
Si sforzò di capire, ma non ne ebbe il tempo.
Il freddo della lama era penetrato bruscamente nella sua carne amplificando il bruciore che dietro la schiena non si era ancora interrotto.
Dean l’aveva colpito esattamente nel punto più debole. Urlò e strinse forte gli occhi dai quali fuoriuscì nuovamente quel tiepido liquido che lavò via il sangue dagli zigomi.
- Dean smettila! Dean basta!
La voce si ripeté più volte e riuscì a far cessare l’ingiusto supplizio.
L’angelo vide la figura grande e possente di Sam avvicinarsi e desiderò incoscientemente il suo tenero calore.
 
- Sam, stai bene? - disse Dean, perdendo qualsiasi interesse nei confronti della creatura.
- Si, io sto bene adesso…ma, diamine! Sembri tu quello impossessato!  
Sam era sconvolto. Non poteva credere che suo fratello avesse fatto una cosa così crudele. Si precipitò a sciogliere la spessa corda che circondando i polsi della giovane la tenevano legata ad una sedia.
Dean osservò il fratello prendere in braccio quel corpo, dirigersi verso il letto e distenderlo nello stesso modo in cui, pochi minuti prima, lui aveva disteso suo fratello.
- Sono convinto che c’è qualcosa che non va in lei ma.. – concordò Sam sedendosi per tamponarle nuovamente la ferita dietro la schiena con la sua camicia inzuppata di liquore che fino ad allora aveva fatto da rozza medicazione.
  - Ok. Mettiamo in chiaro che quella cosa potrebbe non essere una lei! - lo interruppe l’altro con sdegno.
- ..Ma… tutta quella luce…non hai pensato nemmeno per un secondo che il tramite potesse essere  ancora vivo? Che LEI possa essere viva!
No. Non ci aveva pensato. Aveva solo agito.
- Questo spiegherebbe il pianto, le urla e le ferite… - borbottò Dean tra i denti per poi voltarsi mostrando un’espressione afflitta. Se Sam aveva fatto centro, lui aveva seriamente bisogno d’aiuto. - E’ così? - provò a chiedere avvicinandosi di più.
La ragazza sussultò facendo aderire la propria schiena al petto di Sam e portando velocemente le ginocchia verso il suo. Dean riusciva a leggere la paura nei suoi occhi e nei ripetuti gemiti che accompagnavano il continuo agitarsi.
 
Si stava avvicinando di nuovo. Non appena se ne rese conto, il cuore cominciò a battere sempre più forte. Dean…perché?   
Cercò di spiegare le ali per volare via, ma non ci riuscì.
 
- Ovviamente l’hai spaventata!
- Oh! Allora perché non provi tu a farla parlare? - s’indispose Dean.
Sam non si era ancora completamente alzato dal letto che la ragazza gli afferrò un polso con una forte stretta.
 
- Non me ne vado, non preoccuparti.
La sua voce, soffice e delicata riuscì a rassicurarla.          
- Mi dispiace tanto per quello che ti ha fatto Dean. Lui è solamente…è stato solo un grosso sbaglio. Non devi più aver paura di lui, perché non ti farà più del male. Te lo prometto. - continuò Sam rannicchiando le lunghe gambe contro il letto e stringendo con la mano libera quella che la ragazza aveva usato per bloccarlo.
Dean, indignato, si avvicinò al centro della stanza e rigirò la spalliera della sedia verso il letto per poggiarci su le braccia.
Questa volta non voleva proprio perdersi la scena.
 
- Dimmi, come ti chiami?
Sam Winchester stava chiedendo il suo nome.
L’angelo gli lasciò il polso, abbassò lentamente lo sguardo seguendo i contorni definiti del suo petto e rimase concentrato per alcuni secondi, durante i quali regnò il silenzio.
 
- Ha…Hani…el - rispose poi a fatica.
- Sei un angelo allora? -  chiese subito Sam non appena aggiunse l’ultima sillaba.
- No… - rispose timidamente – arc…angelo – disse alzando di colpo lo sguardo.
Dean osservò gli occhi di quell’essere puntare su di lui e deglutì per la loro improvvisa e sorprendente luminosità. Subito dopo fu pervaso da un brivido di amarezza e delusione.
 
- Che cosa ti è successo, Haniel? - domandò ancora Sam.
Haniel rispostò lo sguardo sul Winchester più vicino e scosse forte la testa.
Per allontanare Dean aveva funzionato.
 
 - Puoi fidarti di noi
Sam cercò di essere il più convincente possibile, ma non servì a risolvere la questione.
L’arcangelo riprese a gemere pian piano.
Dean si alzò dalla sedia e si avvicinò ai due.
- Può bastare Sam… - disse poggiando una mano sulla spalla del fratello invitandolo a tirarsi su - almeno adesso abbiamo un nome - sentenziò leggendo l’angoscia nei delicati lineamenti della ragazza.
Qualcosa gli diceva che in qualche modo anche quella doveva essere una tortura. 
Sam acconsentì e seguì Dean all’altro angolo della stanza.
- Che cosa dovremmo fare adesso? - iniziò Sam.
- Niente…voglio dire…non lo so! Prima della tua interpretazione da Oscar l’avrei sicuramente ucciso…o uccisa…come ti pare!...e invece ora…insomma guardala…sembra solo una stupida bambina indifesa! - si esasperò l’altro tremendamente confuso e maledettamente dispiaciuto perché le cose non erano evolute come lui aveva sperato.
Sam si girò verso l’arcangelo e lo vide dondolare con il viso affondato tra le ginocchia flette al petto, un po’ avanti e un po’ indietro, un po’ a destra e un po’ a sinistra.
- Per lo meno possiamo dire che non è un pericolo… - pronunciò incautamente.
- Hai sbattuto un po’ troppo forte la testa quando sei caduto? Quella cosa lì ti ha steso con la sua spada laser invisibile e tu sei rimasto incosciente per ore! - esclamò subito Dean fissando il fratello in attesa di una spiegazione.
- Deve aver risvegliato in qualche modo i ricordi della mia anima. Anche se effettivamente non mi ha conficcato alcun braccio nel torace - rivelò Sam ricordando lo strazio provocato da Castiel al povero bambino che aveva barattato la sua anima per un pezzetto dell’armeria del Paradiso.
- Ho bisogno di una birra.
Dean si diresse verso l’uscio della porta.
- Credo che dovremmo curarla - dedusse Sam sorprendendo la ragazza a leccarsi le ferite sulle braccia come un gatto.
- Comincia pure Sam! Stai attento a non farti fare di nuovo l’animoscopia, perché… - rispose Dean voltandosi prima di uscire - …ookay, ho visto abbastanza - aggiunse quando comprese il motivo per cui Sam si era preoccupato d’intervenire. 

 
  
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