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Autore: Gwen Kurosawa    21/09/2013    4 recensioni
(Versione più elaborata della mia vecchia long, ripresa dopo un bel po' d'anni)
Una ragazza di quasi quindici anni intraprende, con anni di ritardo, il viaggio di formazione che la porterà in tutte le città di Johto, per conquistare tutte le medaglie ed eventualmente vincere la Lega. Il suo sogno è diventare un membro dei Superquattro nel futuro. Accompagnata da Angelo, Valerio e Chiara, tre capipalestra suoi amici, Marina scoprirà i segreti che avvolgono l'abbandono di sua madre e si ritroverà in mezzo all'avventura meno immaginata da lei.
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelo, Chiara, Nuovo personaggio, Recluta, Valerio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime, Videogioco
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Capitolo sei: La verità sul Potere Unione


Erano passate alcune ore  dopo che Angelo informò la madre del loro arrivo e già il gruppo si trovava nei pressi di Amarantopoli.
-Sei lenta, Marina-chan!-  ridacchiò Chiara, correndo verso l'arco che indicava l'entrata della città, allegra.
Di tutt'altro avviso era Marina: stava aiutando l'amico a camminare, dato che, da solo, non ci riusciva.
-Sto aiutando Angelo a camminare! Voglio vedere se lo aiutavi tu!- si lamentò la castana, arrivando, anche lei con il ragazzo, sotto l'arco.
Il giovane si sentì un po' irritato dalle parole dell'amica.
-Marina, non dire così: lo fai sembrare un lavoro pesante. Io, in quanto ragazzo, non scarico tutto il mio peso su una ragazza!- spiegò lui, con un tono così particolare da incantare Marina e Chiara.
Valerio, che stava poco più avanti di loro, sbuffò infastidito da quella scena: soprattutto, era irritato dal fatto che la Capopalestra si era fatta incantare da un idiota come Angelo.
-Ragazze, siamo arrivati- disse alla fine, arrabbiato - Angelo, che dobbiamo fare?
L'interpellato, con l'aiuto dell'amica, si avvicinò al Capopalestra di Violapoli e cominciò a riflettere.
-Beh, tu e Chiara-san andate dai miei genitori. Io e Marina andremo a casa mia, così mi riposo.- 
Quando disse così, il blu iniziò a diventare rosso in faccia e Chiara si agitò un po'. L'unica tranquilla era Marina che, sebbene fosse innamorata di Angelo, voleva far riposare l'amico.
Mentre Valerio iniziava a camminare in direzione del Teatro di Amarantopoli, la ragazza dai capelli rosa si avvicinò alla quattordicenne.
-Marina, dopo devo parlarti.- le disse, non esprimendo, stranamente, nessun sentimento.
-E' qualcosa di importante?
La guardò dritta negli occhi, da lì capì che era sincera e le promise che avrebbero parlato più tardi.
E fu così che, sotto l'arco, il gruppo si divise.


Stranezza numero uno: Chiara-chan mi ha lasciata sola con il ragazzo che piace ad entrambe.

Non doveva agitarsi, o perlomeno, doveva provarci perché, se avesse tremato anche per un solo secondo, Angelo le avrebbe chiesto il motivo e non si sarebbe lasciato aiutare.

Stranezza numero due: Angelo non sta dicendo niente. Probabilmente sarà stanco.

Una brezza fredda accarezzò il volto del Capopalestra e scompigliò i capelli di Marina. Sorrise. Dopotutto, lei era nata in inverno, amava quella brezza.
Per quanto ne sapeva, quando nacque, non nevicava, ma c'era un vento abbastanza forte e freddo.
Pensando a ciò, le venne in mente che, fra pochi giorni, sarebbe diventata una quindicenne.
"Sinceramente, volevo fare sedici anni, così sarei stata quasi coetanea di Angelo..." sbuffò la castana, leggermente depressa.
-Qualcosa non va?- chiese innocentemente il biondo, che stava fissando l'amica già da molto tempo.
L'allenatrice, sorpresa, cominciò a ridere nervosamente.
-Marina...
La ragazza si girò e vide nuovamente quegli occhi viola incollati sui suoi: odiava la sensazione che le provocavano quegli sguardi.
Agitazione, nervosismo, sensazione che ti stia leggendo l'anima e paura... che intuisca tutto.
D'altra parte, non era facile per Angelo fissare a lungo qualcuno... soprattutto se era una ragazza.
Ma non era con tutte che si trovava a disagio, forse solamente con la ragazza accanto a lui in quel momento accadeva tutto ciò.
-Scusami. So che tu mi stai aiutando perché ti hanno costretta gli altri e...
-Non dire stupidaggini e, se le devi dire, preferisco che tu stia zitto.- lo interruppe Marina, infastidita da quel "scusami" - 'Scusami' per cosa, imbecille? Non ti aiuto perché mi hanno costretta, ti aiuto perché lo voglio fare. Tu sei...
Si interruppe: lui era la persona più importante per lei, se lui fosse andato con un' altra, ne avrebbe sofferto, lui era la persona che l'aveva fatta sorridere la prima volta e le ha fatto conoscere l'amicizia. Lui era diventato essenziale.
-... Tu sei il mio migliore amico, non potevo lasciarti.
Angelo sorrise: quella pausa un po' lunga era qualcosa di tipico nell'allenatrice. 
Lei era fissata di voler nascondere i propri sentimenti perché non voleva essere debole, voleva organizzare tutto mentalmente. Pianificava ogni cosa per avere una risposta pronta.

 
"E se la sorprendessi?"

-Per questo... io ti amo.
Il Capopalestra sorrise ancora: non aveva mai detto "ti amo". O perlomeno, non con lo scopo di vedere la reazione di qualcuno.
"Mi stai prendendo in giro?" o "Davvero?" oppure "Idiota, dovresti avere un po' di tatto e non prendermi così palesemente in giro!"
Molto probabilmente, avrebbe detto l'ultima frase.
In fondo, il biondo la conosceva.
-Eh?
Quel "Eh?" fece sorridere ancora di più Angelo: era troppo curioso della reazione.
-Cosa hai detto?-  chiese innocentemente Marina.
-Eh?
Fu il suo turno dire "eh": cosa voleva dire quel "Cosa hai detto?"
-Mi sono distratta e non ti ho sentito... cosa hai detto?
"La sua sbadataggine è troppo per me!" pensò, sbuffando, il povero ragazzo.
Si sentiva deluso non tanto per non aver visto la reazione... voleva davvero sapere cosa gli avrebbe detto.
-Non ho detto nulla.- negò il biondo, guardando da tutt'altra parte.
-E dai, Angelo, dimmelo!
-Non se ne parla!

Era da qualche minuto che avevano preso la direzione del Teatro e i due Capipalestra non avevano neanche scambiato una parola.
Sebbene volesse Clefairy con lei, la quindicenne preferì tenerla nella Pokéball: non credeva proprio che il suo adorato Pokémon sarebbe riuscita a sostenere quel silenzio.
E non era un silenzio qualunque: si percepiva tra di loro un po' di imbarazzo.
Valerio era innamorato della ragazza, però era abbastanza rassegnato, quindi non ci faceva molto caso ai silenzi; per Chiara era diverso: lei era in uno stato molto confusionale.
Non capiva se era innamorata di Valerio o Angelo. Erano due bei giovani, non c'era nulla da dire in contrario; entrambi erano forti con i loro Pokémon.
-Ahh, troppo silenzio, voglio parlare!- gridò all'improvviso la Capopalestra, spaventando il povero sedicenne che stava tranquillamente pensando.
-Se volevi parlare, bastava dirlo, non gridarlo- la rimproverò, fissandola con i suoi occhi azzurri.
Tra gli occhi dell'Allenatore di Pokémon Spettro e tra quelli dell'Allenatore di Pokémon Volanti, preferiva di gran lunga quelli blu cielo.
Guardandoli, si immaginava proprio di vedere il cielo e, ogni volta che li guardava, il suo cuore batteva così forte...
-Dai, di cosa vuoi parlare?- 
Valerio risvegliò Chiara dai suoi pensieri: stava sorridendo, sinceramente.
Anche la Capopalestra sorrise quando lo vide.
-Cosa pensi che sia... il Potere Unione?
Il Capopalestra di Violapoli fu molto sorpreso da quella domanda: di tutti gli argomenti che poteva tirare fuori, proprio quello dell'Unione?
-Beh, credo che sia un potere... come dire... leggendario: pensa, Angelo ci sta mandando dai suoi genitori. Li conosco abbastanza bene e, se non sarà Kurosawa-san a sapere qualcosa, ci penserà Kaede-san.- spiegò in breve il ragazzo dai capelli blu.
Alla fine, neanche lui ne sapeva qualcosa.
-Vorresti avere un potere del genere?- chiese ancora la rosa, curiosa come un bambino piccolo.
Il Capopalestra la osservò nuovamente: quell'espressione dolce che appariva in volto alla giovane ogni volta che chiedeva qualcosa... la amava.
Amava quell'espressione.
-Beh, diciamo di sì...
-Io dico di no- lo interruppe Chiara - Può anche andare bene che Angelo-kun sia svenuto ma... io... ho paura... se tu svenissi... io...
-Tu?- chiese sorpreso Valerio.
Sembrava quasi come una dichiarazione: quell'atmosfera pesante da reggere, la fatica di guardarsi negli occhi, la sensazione di non avere più le gambe, il cuore che batte sempre di più, ansioso di sapere la risposta.
Da quel vicolo non stava passando nessuno e fu un vantaggio per la Capopalestra, che fissava ripetutamente la strada.
Una brezza fredda le solleticò il volto arrossato. Quando vide i capelli di lei scompigliarsi e il suo volto rosso, anche quello del Capopalestra di Violapoli andò in fiamme.
Non poteva più reggere... no.
-Valerio, siamo arrivati!
Il povero ragazzo sbuffò: anche se era pesante come atmosfera, forse poteva confessarle i suoi sentimenti!
I due si avvicinarono alla porta e bussarono: li accolse un'allegra Kaede, ancora in pigiama.
-Angelo dov'è?- chiese la signora, preoccupata dal fatto che non vedeva il figlio maggiore.
-E' a casa sua, insieme a Marina-chan!- le rispose Chiara, sorridendo. Doveva dimenticare tutto ciò che era successo prima.
-Ah... allora ho fatto bene a mandare Nicolas a casa sua.

-Dai... dimmelo, Angelo!
-Sta' zitta!- la interruppe Angelo, stufo ormai delle suppliche di Marina.
Non doveva fare quella stupidaggine.
-Hai detto "sta' zitta"? Come osi, specie di imbecille che non...
-Sta zitta, vedi che la porta di casa mia è aperta?- la zittì nuovamente, indicando la porta semi chiusa.
La castana, notando il portone, iniziò ad agitarsi, pensando che fosse entrato un ladro.
Il Capopalestra sospirò: era un caso perso, lei.
-Marina, probabilmente sarà venuto mio fratello.
-Tuo fratello? Nicolas-kun?
Quando pronunciò quel nome, si ricordò il brutto vizio che aveva il piccolo Kurosawa. Perché, ovviamente, non poteva chiamarla per nome.
-Dai, entriamo!- la invitò il Capopalestra e, nonostante l'Allenatrice di Pokémon Spettro non volesse, andarono verso casa sua ed entrarono.
-Sono a casa!- annunciò il biondo, per segnalare la sua presenza.
Il risultato furono un paio di rumori indescrivibili e i due ragazzi videro che, dalla stanza da letto, stava correndo un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi azzurro chiaro.
-Oh, ciao Angelo!- salutò felice Nicolas, sebbene lui volesse più strozzarlo fino a quando suo fratello non avrebbe chiesto perdono.
Poi notò Marina, a fianco del Capopalestra.
-Oh no, ti sei portato dietro la Ragazza Emo... vi siete messi insieme, vero?
Il viso della povera quattordicenne divenne rosso come non mai e, irritata, gridò:
"Non chiamarmi così! E non sto con tuo fratello!"

-Kaede-san... ci fa piacere che lei voglia molto bene a noi, però...
-No, Valerio! E' da così tanto tempo che non vi vedevo!
La donna non fece neanche parlare Valerio che, prendendo per mano entrambi, li condusse nel salotto.
Il salotto era abbastanza accogliente: i muri erano completamente arancioni, a differenza del tetto che era bianco, un tavolino centrale con sopra molte bomboniere, due divani nessi uno di fronte all'altro e una libreria in legno messa vicino alla finestra aperta.
Appena arrivati, fece sedere i due Capipalestra e lei si sedette di fronte a loro.
Stranamente, quando si sedette, cambiò completamente espressione del volto: da sorridente passò a serio.
-C'è un motivo particolare per cui siete venuti qui. O sbaglio?- iniziò a parlare la bionda, fissando gli occhi increduli di Valerio e Chiara.
Non credevano proprio che Kaede sarebbe stata in grado di capire tutto al volo.
In quel momento, nel salotto entrò un uomo alto, dai capelli biondi e gli occhi azzurro chiarissimo.
Il Capopalestra di Violapoli riconobbe immediatamente in lui il padre di Angelo: Toshiro.
-Siamo venuti qui per chiedere alla persona che sta sostituendo Angelo in palestra... qualcosa... del potere Unione.- rispose senza troppi problemi il sedicenne.
Era ansioso: chissà cosa avrebbero risposto i due genitori...
D'altro canto, Kaede e Toshiro non si aspettavano di certo una domanda sul potere Unione; l'uomo sbuffò e chiese alla moglie di prendere un particolare libro dalla libreria. La donna , immediatamente, si alzò e prese un libro con la copertina dorata.
-Ragazzi... - cominciò a parlare il padre del Capopalestra, sedendosi assieme alla moglie.
-Mi sorprende molto sapere che voi siate a conoscenza di un potere che non esiste.
I due ragazzi spalancarono gli occhi dalla sorpresa: in che senso che non esisteva?
-E' un potere che consente all'allenatore e al Pokémon di divenire una sola cosa. Ovviamente, bisogna avere un legame particolarmente forte con il Pokémon.- continuò Toshiro, notando lo sguardo sorpreso dei ragazzi.
-C'è una leggenda che parla di questo potere... erano in grado di unirsi al proprio Pokémon solo gli allenatori legati a qualche Pokémon Leggendario- finì Kaede al posto del marito. In fondo, lei era più brava di lui nelle leggende.
-Aspettate, quindi volete dire che... che Angelo-kun è legato a qualche Pokémon? In che senso?- gridò Chiara, troppo sorpresa e spaventata da tutto ciò.
Il potere Unione era qualcosa di... leggendario?
-Per quanto dicono le leggende, ogni Pokémon Leggendario deve essere legato a qualche essere umano per preservare la salvezza del Mondo. Non so come può accadere una cosa del genere... neanche i monaci della Torre sanno molto su questo.- disse alla fine la donna, tenendo tra le mani quel libro dalla copertina rossa.
Ne seguì un attimo di silenzio.
-Perché ce lo avete chiesto?- chiese Toshiro, incuriosito dalla domanda che avevano fatto prima i due Capipalestra.
-Angelo si è unito a Gengar e ha perso completamente il controllo.- rispose Valerio, ricordando ciò che era successo un paio d'ore prima.
I due genitori del giovane si sorpresero moltissimo sentendo quella frase: loro figlio... era riuscito ad avere un potere arcano?
Ne seguì un altro attimo di silenzio, interrotto da Chiara che voleva andare da Angelo, per vedere se stava bene.

Angelo stava sotto le coperte della sua stanza, cercando di dormire. Accanto a lui, seduta su una sedia, Marina stava fantasticando sul suo mondo.
Il biondo, ogni tanto, la guardava, per vedere se era imbarazzata, ma non notava quasi nulla: quella ragazza era peggio di un blocco di ghiaccio, a volte.
-Marina... posso provare una cosa?- chiese il ragazzo, alzandosi e fissando gli occhi dell'amica accanto a lui.
-Ehi, ma non eri stanco?- provò a chiedere la castana, non riuscendoci molto.
Il risultato fu che il viso del biondo era così vicino al suo che poteva sentire il respiro spezzato di lui.
Il viso di lei divenne completamente rosso, il cuore iniziò a batterle così forte da sembrare che stesse per uscire.
Perché le girava la testa? Perché non si sentiva le gambe e le braccia?
Cos'era questa sensazione che percepiva da quando Angelo si era avvicinato a lei?
Si sentiva tremare e bruciare contemporaneamente.
Era impazzita del tutto.
Il Capopalestra, d'altro canto, sembrava interessato da quella reazione. Se avesse sentito prima ciò che aveva detto, avrebbe fatto così?
Quel giorno, era diventato troppo malizioso, secondo lui... perlomeno, lo era diventato perché voleva capire una cosa che non riusciva a comprendere da quando fece sedici anni, il diciotto Gennaio.
Ma anche lui stava diventando un po' rosso e il cuore iniziò a battergli un po'.
-Senti... io devo andare da mio padre!
Con questa scusa, i due si allontanarono e Marina, presa da agitazione, si alzò e andò via.
Mentre correva via, incontrò Nicolas, che le chiese cosa fosse successo e perché lei fosse così rossa in volto.
-Niente, Nicolas-kun. Mi fa piacere che tu ti sia preoccupato per me... grazie!- 
Dopo ciò, la castana corse fuori e venne inseguita dal biondo fino a quando lui non vide Chiara che aspettava dietro la porta.

Correva tra i vicoli di Amarantopoli: ma che stava succedendo, quel giorno?
Angelo che non voleva dirle ciò che aveva detto e poi lui si avvicina improvvisamente a lei.
Non capisce che la mette a disagio?
Marina correva in direzione di casa sua, con il viso in fiamme: non aveva mentito, alla fine, doveva andare davvero da suo padre.
Arrivata a casa sua - sfortunatamente, di fronte alla casa di Angelo - bussò alla porta.
Aspettò pochi minuti, quando suo padre aprì, accompagnato da un esemplare di Breloom.
L'uomo era un po' alto, senza capelli e dagli occhi azzurro chiarissimo. Era anche un amico di Kaede.
Certe volte, la castana pensava di essere davvero legata alla famiglia Kurosawa.
-Marina, come mai qui?- chiese l'uomo, sorpreso di avere davanti sua figlia.
Pensava sarebbe tornata dopo un po' di tempo, non così velocemente!
-Ciao papà, ciao Breloom... beh, volevo venire!- ridacchiò l'Allenatrice, grattandosi la testa imbarazzata.
Chinen, il nome del padre, la fece entrare e la portò in salotto. 
Il salotto era tutta dipinta di bianco, con due piccoli divani e, tra di loro, un comodino con sopra una foto: ritraeva una donna dai capelli legati in una lunga coda, castani, una bimba sorridente con due codine e un uomo, con dei capelli corti castano scuro molto ricci, abbracciava la figlia.
Marina non ci fece tanto caso alla foto e si sedette sul divano, il padre si andò a sedere davanti alla giovane.
-Marina, come mai siete tornati qui?- domandò l'uomo, serio come mai lo era stato prima.
La figlia notò quella serietà e la mantenne anche lei.
-Siamo venuti qui per sapere qualcosa sul potere Unione... questo potere lo ha usato un paio d'ore fa Angelo...
E' poco dire che Chinen era sorpreso: non credeva proprio che il figlio di Kaede sarebbe stato in grado di far diventare realtà una leggenda.
-Il Potere Unione è una leggenda... lo possono usare solo coloro che sono legati a Pokémon Leggendari...
Marina si sorprese: Angelo era, quindi, legato a qualche Pokémon Leggendario?
-Marina... credo che anche tu sarai in grado di usare quel potere... perché tu, in qualche modo, sei legata al Pokémon Leggendario Suicune.
Cosa?

-Io? Legata a Suicune? Siamo sicuri?- chiese, spaventata, l'Allenatrice.
Era impossibile che lei fosse legata con un Pokémon che nemmeno le stava tanto simpatico.
Il padre iniziò a raccontare.
-Era un pomeriggio come tutti, stavamo dormendo quando tu gridasti all'improvviso il nome di tua madre. Forse ti eri ricordata ciò che era successo quel giorno... comunque sia, tu scappasti da casa e io ti inseguii. Per un attimo, non ti vidi più e cominciai a perdere me stesso. Improvvisamente ti vedo attaccata da un Ariados. Senza i miei Pokémon, non potevo fare nulla e, se avessi provocato il Pokémon, tu saresti morta. Piansi, piansi dopo tre anni che sparì tua madre... non potevo perdere l'unica cosa che avevo... chiedevo se ti potevano salvare, pregai affinché ti salvasse... continuai a piangere... Improvvisamente, un fascio di luce azzurro apparve nel nulla in mezzo alla foresta. Era una luce calda, ma non fu in grado di calmarmi. Da quella luce apparve Suicune che, dopo aver attaccato Ariados con Raggiaurora, si mise davanti a te e ti guardò. Appena tu la guardasti negli occhi, svenisti. L'unica cosa che ti rimane di quel giorno è la paura dei ragni, vero?
Mentre raccontava ciò, alcune lacrime si fecero strada sul volto di Chinen; Marina, invece, iniziò a ricordare quel giorno. Si ricordò di aver sognato qualche cosa con sua madre e di aver urlato il suo nome, di essere scappata via in mezzo alla foresta, di aver visto il padre piangere dopo tanto tempo e gli occhi rossi di Suicune sui suoi.
-Grazie papà, per avermi detto la verità... vorrei, però, sapere perché Kyoko è scappata!- chiese la castana, molto convinta nelle sue parole.
Kyoko

Quello era il nome della madre di lei: Miyazaki Kyoko.
-Non dovresti chiamare per nome tua madre- la rimproverò il padre, serio - E poi, quando sarà il momento, ricorderai tutto da sola, tranquilla.
Dopo ciò, l'Allenatrice notò l'orario - 19.30 - e chiese al padre se poteva prepararle il letto nella sua stanza.
Dopo aver cenato, dopo una settimana, insieme a suo padre e Breloom, Marina si sistemò per andare a letto.
Di certo, aveva un bel po' di cose da scoprire sul conto della madre... chissà, forse le avrebbe potute scoprire durante il viaggio!
Mentre pensava a ciò, le venne in mente lo strano comportamento di Angelo.
"Ma se penso a Kyoko, perché mi viene in mente quell'idiota!" pensò, lamentandosi del fatto che quel ragazzo era diventato troppo importante.
Si infilò sotto le coperte nere del suo letto e guardò la sua stanza: pareti nere e tetto viola... era perfetta, ma per poco... Sicuramente, suo padre, il giorno dopo, l'avrebbe ridipinta.
Ma, nonostante tutte le buone intenzioni che aveva, Marina non riuscì a dormire. E neanche Angelo riuscì a dormire, tanto che uscì da casa sua e andò nella Torre Campana a supplicare Ho-Oh di farlo calmare da quel giorno in poi, soprattutto nei confronti di Miyazaki Marina.



Spazio Autrice:

Ok, volevo pubblicare il capitolo giorno 16, giorno di inizio scuola ma, dopo vari problemi, mi sono ridotta al 21... bene, Gwen, stiamo andando mooolto bene...
Beh, mi spiace che non nessuno abbia lasciato una recensione al capitolo precedente... però, pazienza... non ci faccio molto caso. Ringrazio tutti quelli che seguono o leggono questa storia.
Cosa ne pensate voi del comportamento di Angelo? Della sbadataggine di Marina? Dei sentimenti confusi di Chiara e sui sentimenti palesi di Valerio?
Ho iniziato a mettere gli onorifici giapponesi perché saranno molto importanti  nel corso della storia.
Alla prossima!

Gwen Kurosawa


   
 
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