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Autore: Judy Kill Em All    23/09/2013    3 recensioni
«Tu eri più importante» sussurrò avvicinandosi a me, asciugai le lacrime tinte di trucco nero dai miei zigomi e dissentii scuotendo la testa.
«Dovevo rassicurarti, capisci? Dirti tipo “non me ne sto andando, ti chiamerò sempre, ti penserò sempre…”» e io singhiozzai ancora di più a quel punto, indignata, le prese in giro facevano sempre male, soprattutto dagli amici più cari.
«No, no, no, che cazzo, tu dici un mare di cazzate, e non so come faccia tu a starci a galla» scossi la testa di nuovo, e appoggiai la fronte al suo petto artigliandomi al suo maglione largo e morbido.
«Non ti dimenticherò» alzò il mio viso per guardarmi negli occhi e si avvicinò.
«Se mi baci ora, sappi che ti odierò tutta la vita. Fino alla morte, perciò non baciarmi» dissi in lacrime, senza convincere nemmeno me stessa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Una volta ero un oceano,

ti dico.

Devo solo aver pianto troppo,

perché di me non è rimasto quasi nulla.”

 

Ballavamo e volteggiavamo sorridendoci a vicenda, non sarebbe dovuto essere lì, non sarebbe dovuto essere lì con me ed in quel momento, soprattutto, ma giravamo e girava anche la mia testa, la sua mano era sul mio fianco ed i suoi occhi nei miei.

«Cosa accadrà poi?» domandai con un filo di voce trattenendo a stento le lacrime, strinsi i miei occhi fino a chiuderli quasi del tutto.

«Non devi preoccuparti di questo Chelsea, non ti lascerei sola e comunque non ti potrei dimenticare» mi venne di colpo da urlargli in faccia che fosse un ipocrita e che mi avesse rovinato la vita, però la sua mano toccava la mia ed il suo profumo era fortissimo.

«Lo hai già fatto. Lasciarmi sola, intendo» sibilai aprendo gli occhi di colpo e fissandolo in modo severo, il suo sguardo era colpevole e consapevole.

«Non è stata colpa mia, è successo tutto così in fretta» la sua voce tremò così tanto che ebbi paura che si spezzasse, che si spezzassero sia sui che la sua voce.

«Io lo sapevo che sarebbe successo, te l’avevo detto» replicai fermandomi all’improvviso e dirigendomi verso l’uscita; sembravo una bellissima bambola di porcellana in un vestito celeste a sirena che sottolineava la mia vita stretta, una bambolina bionda ossigenata ed angelica con le sigarette nascoste in una tasca interna del vestito personalizzato ed i soldi per una bevuta anti-depressione a portata di mano.

«Cosa sapevi eh? Che i Bring avrebbero sfondato? Lo dici quasi come se ti dispiacesse, cazzo!» imprecò inseguendomi fuori dall’edificio scolastico, lo fissai con gli occhi gonfi di lacrime, esasperata al massimo. Restai zitta.

Avrei voluto gridargli in faccia che lo amavo, che avrei rinunciato a tutto per lui e forse sarebbe stato giusto dire “Portami via, cazzo, se mi porti via con te lascio tutto, te lo giuro, dimmi una sola parola e mando a puttane tutta la mia vita per te, i miei progetti, la mia famiglia, i miei amici”, ma stetti zitta ed immobile come una statua.

«Dimmi che il tuo non è egoismo, non lo potrei sopportare» aggiunse con un filo di voce, mentre in modo nervoso avvicinavo le labbra al filtro della sigaretta ed aspiravo.

«Egoismo?» domandai stupita ed adirata «Parli a me di egoismo? Ti ho sempre messo prima di tutto e tu mi hai sempre messa dopo tutti i tuoi impegni…» aspettò che proseguissi.

«Dopo le prove, dopo gli amici e persino dopo quella ragazza stupida con cui fai sesso in quella cazzo di macchina con cui mi hai portato al ballo di fine anno. E non avrei…non saresti dovuto venire. Andavi a trovare Lucy, la sbattevi sul letto e la facevi gridare, domani mattina te ne andavi via, anche per sempre, lei buttava fuori due lacrime e se ne tornava dal quarterback » spensi la sigaretta sul marciapiedi e ne accesi un’altra.

«Tu eri più importante» sussurrò avvicinandosi a me, asciugai le lacrime tinte di trucco nero dai miei zigomi e dissentii scuotendo la testa.

«Dovevo rassicurarti, capisci? Dirti tipo “non me ne sto andando, ti chiamerò sempre, ti penserò sempre…”» e io singhiozzai ancora di più a quel punto, indignata, le prese in giro facevano sempre male, soprattutto dagli amici più cari.

«No, no, no, che cazzo, tu dici un mare di cazzate, e non so come faccia tu a starci a galla» scossi la testa di nuovo, e appoggiai la fronte al suo petto artigliandomi al suo maglione largo e morbido.

«Non ti dimenticherò» alzò il mio viso per guardarmi negli occhi e si avvicinò.

«Se mi baci ora, sappi che ti odierò tutta la vita. Fino alla morte, perciò non baciarmi» dissi in lacrime, senza convincere nemmeno me stessa. Di sicuro senza convincere lui, perché il suo viso si avvicinò ancora di più al mio e mi dovetti ancorare alle sue spalle per non cadere, le mie gambe erano improvvisamente molli ed instabili.

«Perché?» domandò curioso, senza voler davvero conoscere una risposta.

Non poteva baciarmi, non glielo avrei mai perdonato. In quel modo mi stava letteralmente dicendo addio, me lo stava scavando con le unghie su tutto il corpo per lasciare cicatrici indelebili. Lo sapeva, comunque, che non l’avrei dimenticato.

«Perché mi stai dicendo addio e io non voglio che tu te ne vada» conclusi in un bisbiglio, ma lui mi baciò.

Era così bello sentire le sue labbra sulle mie, così nuovo e così diverso. Diverso da tutti i ragazzi che con frenesia spingevano la lingua contro i miei denti e che percorrevano il mio corpo con le loro mani. In quel momento non c’erano lingua, bocche, labbra e denti; eravamo io e lui, solamente noi ed un addio che sapeva di menzogne e di un amore di quelli che il solo pensarci è sbagliato.

Innamorata di uno sbaglio. Ma ero al college, sarebbe tutto passato in fretta, avevo tutta la vita per realizzare e demolire sogni.

 

Comunque il giorno seguente se ne andò, lasciando solo una busta profumata di vaniglia imbucata a mano nella mia cassetta delle lettere ad un’ora imprecisa della notte.

Nella busta un ciondolo a forma di spada argentata ed un minuscolo biglietto blu con poche parole scritte in bianco, con una calligrafia poco leggibile:

Combatti sempre.

Oliver.

E sulla spada argentata c’era una lacrima, poi due, poi avevo bagnato tutta la busta e poi ero rientrata in casa: aveva iniziato a piovere.

 

*-*-*-*

 

Ciao a tutti bei bimbi tenerelli :D

(Oddio, sembro una sclerata mentale <3 <3)

No, non sono pazza! *Mette il mantello e vola fingendo di essere Superman*

 

E comunque, visto che siete stati stellinosissimi e bravi con me ho deciso di iniziare un’altra long YEEEE :D

No, mi porterà via un sacco di tempo da FISICA u.ù Che peccato, direi <3

 

Tra l’altro, una piccola precisazione: ci saranno tanti flashback riguardanti scene prima di questa *indica con il ditino le righe scritte sopra* e sempre questa sarà solo un piccolo prologo per spiegare in breve ciò che accadde prima. Eh, no, non posso partire così a muzzo.

 

Allora vi saluto e gradirei (*---*) tante recensioni e consigli sulla trama, perché la mia mente è attualmente confusa.

 

Arrivederci!

 

Judy <3 <3 <3

  
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