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Autore: yllel    24/09/2013    6 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aiuto! Zia Emily e Sherlock nella stessa stanza sono... difficili. Sul serio.
Grazie a Efy, IrregolarediBakerStreet, kagura, martiachan e Rosy_chan che hanno commentato il capitolo precedente e aspettavano (inutile dirlo) questo primo vero confronto. Spero vi piaccia!
 
OGNI SINGOLO ISTANTE

CAPITOLO 3
 
L’atmosfera del laboratorio si era fatta improvvisamente tesa e dopo la sua osservazione Sherlock era rimasto sulla soglia, uno sguardo impassibile sul volto.
Emily, dal canto suo, aveva assunto un’espressione severa e un po’ scocciata, ma poi un mezzo sorriso di scherno le era spuntato sul viso.
“Oh, il signor Holmes ha deciso di unirsi a noi. Non era necessario, glielo assicuro” proclamo’.
“Non l’ho ritenuto necessario, glielo assicuro” le rifece il verso Sherlock, usando il suo stesso tono freddo “stavo solo puntualizzando un elemento che lei ha ovviamente gia’ rilevato, o non avrebbe richiesto l’intervento di Molly”
I due rimasero a guardarsi per un altro lungo istante e Molly represse un gemito.
Ci mancava solo la battaglia di sguardi da duello del Far West.
“Ehm... scusate? Vorreste spiegarmi, per favore?” si intromise finalmente la patologa.
Sherlock apri’ la bocca per parlare, ma fu interrotto dall’arrivo di John Watson che gli ando’ quasi a sbattere contro dopo essere entrato.
“Perche’ tu abbia questo maledetto vizio di non aspettarmi non lo capiro’ mai...” il suo borbottare si interruppe non appena si rese conto che il laboratorio era un po’ piu’ affollato del solito.
“Oh” esclamo’ soddisfatto, prima di schiarirsi la voce e avvicinarsi a Molly ed Emily.
Gli sms di Lestrade erano stati esilaranti e a dir poco stupefacenti e quando era rientrato a casa dopo il suo giro di commissioni con Mary (tovaglie gialle per il rinfresco, nastro lavanda sui segnaposti), non gli era dispiaciuto troppo essere praticamente trascinato fuori dall’appartamento da Sherlock , che nel frattempo blaterava qualcosa a proposito di un esperimento da recuperare al St. Bart’s:  il rifiuto secco dell’amico di commentare l’arrivo della zia di Molly in citta’ mentre erano in taxi (si, Sherlock aveva capito subito che Lestrade non se ne era stato zitto e no, non intendeva raccontare a John di quell’orribile donna) era stato per il buon Dottore piu’ che sufficiente per alimentare in modo spropositato la sua curiosita’.
Aveva sperato di poter avere qualche informazione di prima mano da Molly, ma ora avrebbe addirittura conosciuto la zia e quel silenzio glaciale che ora sembrava permeare la stanza era senz’altro meglio di ogni congettura di Lestrade.
Quei due sembravano proprio non piacersi molto.
 “Lei deve essere la Dottoressa Hastings, la zia di Molly. John Watson, piacere” tese la mano con il suo miglior sorriso.
Emily lo squadro’ per circa dieci secondi.
“Oh, il blogger” commento’ infine, una smorfia annoiata sul volto “avevo sentito dire che di solito viaggiate in coppia, infatti ero un po’ sorpresa della sua assenza, questa mattina”
La mano di John ricadde al suo fianco e sul suo viso si disegno’ un’aria confusa.
“Ehm... si. Cioe’, no. Non sono un blogger, sono un medico per la verita’. Collaboro con Sherlock ma ho uno studio privato” improvvisamente, quella donna lo faceva sentire in dovere di giustificarsi.
“Buon per lei. Ho anche sentito che sta per sposarsi, tanti auguri. Ora, pero’, stavamo parlando di cose veramente importanti, prima che il suo collaboratore ci interrompesse” dichiaro’ Emily, tornando a guardare Molly.
Quest’ultima soppresse un altro gemito.
“Mi dica, sono curioso... e’ stato solo l’odore di sigaretta?” Sherlock era finalmente entrato nella stanza, le mani incrociate dietro la schiena.
Sul viso di Emily comparve l’ennesima smorfia di fastidio.
“Oh... adesso dovrebbe arrivare il momento in cui le chiedo stupita come ha fatto a capirlo?” chiese con  tono ironico “Sa, credo che non lo faro’. E stia certo, l’odore era l’ultimo dei miei pensieri, c’erano molti altri particolari di cui tenere conto”
“Ne sono consapevole e li ho colti, stia sicura” ribatte’ Sherlock “Ma lei ha avuto l’indubbia fortuna di essere la prima ad arrivare sul posto e a potersi muovere come voleva.”
“E subito dopo che sono entrata nella stanza ho notato l’assenza del posacenere, quindi non ho rubato la sigaretta, se e’ questo che pensa”
 “Dovrei pensarlo?” chiese Sherlock, continuando ad osservarla.
“Non e’ la fama per aver risolto il caso, quella che cerco...”  dichiaro’ con fermezza Emily.
“Tuttavia ha frugato tra i medicinali del professore”
Il professore? Ha preso informazioni sul caso, signor Holmes? Gia’ pronto per le sue deduzioni?
“No. Ho notato l’anello dei docenti dell’universita’ di Londra al dito del cadavere. Sto constatando dei fatti”
“E’ inutile farlo in due. Ho gia’ provveduto io a fornire tutti i particolari all’Ispettore Lestrade”
“Non sapevo ci fosse una nuova consulente investigativa in citta’”
 “Al contrario di lei, non ho bisogno di inventarmi nessun lavoro, signor Holmes” ribatte’ Emily, prima di continuare come se la conversazione per lei fosse definitivamente finita “Molly cara, credo che dovresti predisporre anche un esame istologico, naturalmente.”
“Per determinare la causa dell’usura della muscolatura del cuore” aggiunse Sherlock.
Emily scosse il capo e sul suo viso comparve un’espressione quasi arrabbiata.
“Non credo che ci sia davvero bisogno delle sue... idee, signor Holmes”
Lui si irrigidi’.
“Dipende da quanto dilettante puo’ essere l’approccio a questo caso, signora Hastings”
 “PER FAVORE!” sbotto’ Molly.
Quella giornata cominciata male sembrava andare sempre peggio! E non aiutava certo il fatto che le due persone piu’ importanti della sua vita avessero ingaggiato una gara a chi avrebbe avuto l’ultima parola.
Era davvero stufa.
“Spiegate! Subito!” quando noto’ che entrambi stavano per aprire bocca, fece un gesto spazientito.
“Non contemporaneamente! Zia Emily?”
Noto’ con la coda dell’occhio la smorfia di fastidio di Sherlock per essere stato messo in secondo piano nella spiegazione, ma decise di ignorarla e di non sentirsi troppo in colpa.
Gli aveva mandato due sms prima di cominciare l’autopsia, per dirgli che le spiaceva e che sperava solo avessero la possibilita’ di stare un po’ insieme per parlare.
Lui non le aveva risposto.
Emily sorrise soddisfatta nel poter prendere la parola.  
“L’ho notato subito appena entrata nella stanza, anche se quando siete arrivati voi era gia’ estremamente piu’ flebile... c’era odore di sigaretta, ma naturalmente non ce n’era traccia. Edward amava i sigari, per questo aveva chiesto una stanza per fumatori ma dalla camera mancava il posacenere. Non era solo prima della sua morte e chiunque fosse con lui si e’ premurato di portarsi via mozzicone e cenere. Un po’ strano, non trovi?”
“Ehm... ecco e’ strano, si” concesse Molly.
“Senza contare la riorganizzazione della sua ventiquattro ore” si intromise Sherlock.
“Oh, ha notato anche quello?” chiese Emily in tono falsamente cortese.
“Io si... e lei?”
Emily assunse un’espressione spazientita.
“La valigetta di Edward era aperta sul letto e apparentemente era in ordine, ma mancava la sua agenda: lui la teneva sempre infilata nella tasca laterale, a portata di mano, diceva che cosi poteva trovarla piu’  in fretta. Si rifiutava di ricorrere alla tecnologia, glielo dicevo sempre che era un vecchio barbagianni...” la voce le si spezzo’ al ricordo dell’amico.
Molly le poso’ affettuosamente una mano sulla spalla.
“Irrilevante” commento’ secco Sherlock.
John, che fino a quel momento era rimasto ad osservare quasi affascinato  il dialogo fra i due, alzo’ gli occhi al cielo.
“Io ho parlato di riorganizzazione, non di sparizioni” parti’ in quarta Sherlock “L’agenda era semplicemente fuori posto, sotto la pila di documenti. Qualcuno l’ha consultata e non l’ha ritenuta utile, cosi l’ha rimessa nella borsa per destare ancora meno sospetti, ma non ha tenuto conto del disturbo ossessivo del professore. Le scarpe lucide con il nodo delle stringhe della stessa lunghezza, il fazzoletto nelle giacca perfettamente piegato, le penne disposte tutte alla stessa altezza nella tasca della borsa. Era un uomo che come minimo teneva molto all’ordine, piu’ probabilmente con una leggera ossessione per la simmetria degli oggetti. Avete notato la disposizione degli articoli personali sul comodino? Tutti girati dalla stessa parte, a uguale distanza l’uno dall’altro”
“Non ha mai avuto questo tipo di problemi” commento’ perplessa e un po’ stupita Emily, dimenticando per un attimo da chi era arrivata quell’osservazione.
“E’ piu’ probabile che lei l’abbia visto ma non l’abbia ben osservato e capito” rispose Sherlock, perdendo subito i pochi punti che aveva guadagnato.
Lei fece un respiro profondo.
“Ciondola da queste parti perche’ lei e il suo blogger avete dimenticato di guardare il vostro sito Internet per vedere se qualcuno voleva proporvi un caso, oggi?” domando’ con voce di nuovo spazientita.
Sherlock si irrigidi’ ulteriormente.
John lo vide contrarre i pugni, quella donna stava mettendo davvero a dura prova la sua (notoriamente gia’ poca) pazienza.
“Non c’era nessun segno di iniezione” si intromise Molly, guadagnandosi tre occhiate stupite.
“Io so fare il mio lavoro” continuo’ la patologa con un tono serio “ho controllato minuziosamente prima di cominciare l’autopsia e non ho rilevato nulla. Ora, se gli esami confermeranno qualche valore inusuale, provvedero’ a un esame istologico anche delle pareti e delle mucose intestinali. La cosa piu’ probabile e’ che se c’e’ stata una qualche forma di avvelenamento, l’assorbimento sia stato graduale nel tempo, per via orale”
“Un omicidio premeditato...” sussurro’ Emily, portandosi una mano alla bocca.
“Il che potrebbe far pensare a qualcuno che gli era molto vicino” considero’ Sherlock.
Emily raddrizzo’ le spalle.
“Sta suggerendo che io sia messa nella lista dei sospettati per un caso che non e’ neanche suo, signor Holmes?”
 “Io non suggerisco niente... il mio intervento e’ superfluo, l’ha detto anche lei. Inoltre e’ atterrata questa mattina con un volo proveniente dal Giappone, dove e’ rimasta gli ultimi sei mesi. Abbastanza da sviluppare una posa innaturale delle dita della mano destra dovuta all’uso prolungato delle bacchette per mangiare e una postura diversa per l’uso degli zoccoli. Lei e’ il tipo di persona a cui piace assimilare le usanze locali. Zona rurale, quindi ma non e’ abbronzata. Lavoro al chiuso: le mani sono screpolate per l’utilizzo continuo di guanti in lattice, probabilmente un ambulatorio o un ospedale di campagna. Ora, Molly... ho bisogno di quel fegato di cui avevamo parlato per il mio nuovo esperimento”
“E’ nella cella frigorifera di destra” rispose lei automaticamente, prima di rendersi conto che lui si stava gia’ dirigendo a prendere il contenitore, pronto ad andarsene.
Evidentemente non era venuto per parlare e e neanche per il caso: la presenza di zia Emily e la loro discussione erano stati solo uno spiacevole inconveniente.
“Oh... esperimenti, vero? Affascinante...un modo cosi intelligente di passare la serata! Stia attento al fegato...Signor Holmes. Buona serata!” dichiaro’ Emily con un cenno di saluto ironico verso il consulente investigativo.
John avverti’ chiaramente la profonda inspirazione che Sherlock fece nel tentativo di non rispondere.
Tentativo non riuscito.
“Molly apprezzera’ di sicuro il kimono che le ha portato in regalo” dichiaro’ infatti lui seccamente, prima di uscire rapidamente dal laboratorio.
Zia Emily non pote’ trattenere un lieve moto di sorpresa, tuttavia si riprese in fretta e si volto’ verso sua nipote, che ora la stava guardando niente affatto contenta.
“Perche’ ti sei comportata cosi?” le chiese infatti Molly.
“Cosi come?”
“Non fare finta di nulla, zia. Lo hai provocato sin dal primo momento!”
Emily scosse la testa.
“Lui non mi piace, tesoro. Non mi piace cio’ che leggo su di lui nei giornali e certamente non mi piace quel poco che mi hai raccontato tu in questi anni. So che ti tratta in maniera orribile e ti da’ per scontata, costringendoti a fare cose che vanno ben oltre il tuo dovere. E non sono stupida, so che tu in qualche modo hai giocato un ruolo nella sua finta morte. Ti rendi conto? Hai rischiato la tua carriera per uno sciocco arrogante e insensibile!”
“Tu non sai nulla!” protesto’ con forza Molly, zittendo Emily di colpo.
“Che cosa non so?” chiese quest’ultima con un tono piu’ dolce, ma fu il turno della nipote di scuotere la testa.
“Non... no. Lascia perdere. Senti, ho ancora un sacco di lavoro da fare e i risultati delle analisi arriveranno tra un po’, perche’ non vai a riposare?”
“Molly?”
“Per favore, zia. Ho bisogno di concentrarmi e sono sicura che sei stanca... possiamo vederci piu’ tardi”
Emily esito’ ancora un attimo poi annui’.
“No, hai ragione. E poi devo incontrare gli altri amici che arriveranno stasera, avevamo in programma una rimpatriata con altri ex colleghi. Qualcuno deve spiegare loro cosa e’ successo e anche tu hai bisogno di riposo. Hai l’aria stanca. Mi farai sapere non appena avrai notizie piu’ certe?”
Molly annui’ piano e si lascio’ abbracciare, poi osservo’ la zia uscire con passo deciso dal laboratorio.
“Mi hai davvero portato un kimono?” le chiese mentre stava per attraversare la porta.
Emily strinse le labbra infastidita e Molly capi’ che Sherlock aveva avuto ragione.
Il che significava che quell’incontro era stato un vero disastro.
 
***
 
“Perche’ io non le piaccio?”
Sherlock si tolse il cappotto e la sciarpa con dei movimenti veloci e mise il contenitore con il fegato nel frigorifero, poi si lascio’ cadere sul divano.
“Non essere noioso, John.”
“Mi ha chiamato blogger!”
“E’ quello che sei” lo liquido’ Sherlock con un cenno della mano.
“NO! Io sono uno stimato professionista che si da’ il caso ami anche raccontare i casi di cui si occupa con te!”
“In modo spesso troppo descrittivo e ridicolarmente romanzato”
“In modo piacevole e avvincente per chi mi segue! E non stavamo parlando di questo! Quella donna  ha una lingua tagliente e l’ha usata anche con me! Tu ci sei abituato, ma io piaccio sempre alle vecchie signore. Sono quello educato e gentile, con l’aria da bravo ragazzo. Lestrade ha ragione, come possa essere una parente di Molly va oltre ogni ragionevole comprensione”
Sherlock emise un suono rauco di insofferenza e si raddrizzo’.
“Non le piaci semplicemente perche’ hai a che fare con me!” sbotto’.
John considero’ per un attimo quell’affermazione, poi annui’ convinto.
“Giusto. Per qualche motivo non ti sopporta e quindi se l’e’ presa anche con me. Un po’ arrogante, da parte sua. Sai, adesso che ci penso vi assomigliate molto”
Lo sguardo di Sherlock divenne di fuoco.
“Io non condivido nulla con quella donna!”
O quasi, si ritrovo’ a pensare, scacciando subito lo sguardo di Molly dalla sua mente.
John sorrise.
“Come no... si e’ ammanettata ad un cadavere per far si che si prendesse in considerazione l’ipotesi di un omicidio e ha sfoderato una serie di osservazioni a proposito della scena del crimine... testarda e brillante. E con la spiacevole propensione a esporre giudizi e considerazioni senza il minimo riguardo. Nooo, non condividete proprio nulla” termino’ in modo ironico.
“Stai elaborando un cumolo di sciocchezze per compensare il fatto che quella donna ti ha liquidato...ma sono sicuro che il tuo ego sopravvivera’” mormoro’ Sherlock, congiungendo le mani al mento.
John prese il gesto per quello che era, la dichiarazione che la discussione era finita.
“Vado da Mary, dormo da lei stanotte e domani vado direttamente al lavoro” dichiaro’, incerto se ripetere l’affermazione per essere sicuro che Sherlock avesse capito. Piu’ di una volta gli era capitato di uscire dopo averglielo detto solo per essere raggiunto da un sms qualche ora piu’ tardi, in cui il consulente investigativo gli chiedeva dove fosse.
“Mmmm” fu l’unica risposta che ebbe.
La giudico’ soddisfacente.
***

Molly termino’ il suo turno con un mucchio di scartoffie fino a che non giunsero i primi risultati delle analisi di Edward St. James.
I livelli di calcio nel sangue erano estremamente elevati.
Questo poteva significare solo una cosa, cosi prese il telefono e fece partire la chiamata.
“Lestrade” rispose una voce stanca.
“Greg? Ciao... scusa se ti disturbo, forse sei gia’ fuori servizio”
Pote’ quasi vedere il sorriso comparire sul volto dell’Ispettore.
“No... sto terminando alcune scartoffie. Novita’?”
Molly inspiro’ a fondo.
“Sembra proprio che zia Emily avesse ragione. Ho rilevato una ipercalcemia nelle analisi del professor St. James”
“Che tradotto in termini profani per noi comuni mortali significa?” scherzo’ Lestrade, tuttavia improvvisamente attento.
“Il calcio e’ un elemento comune nel nostro organismo, ma in grandi quantita’ provoca un calo del magnesio, che permette di solito il rilassamento dei muscoli, anche quelli cardiaci. In parole povere, la muscolatura del cuore e’ stato esposta a uno sforzo eccessivo e innaturale che alla fine lo ha costretto a cedere”
“Fammi capire. Piu’ calcio significa meno magnerio. Quindi qualcuno gli ha iniettato tanto calcio da ucciderlo?”
Molly scosse la testa.
“No. E’ stata una cosa graduale, ho eseguito un’analisi istologica dei tessuti dello stomaco, il calcio era concentrato li in grandi quantita’.”
“Ma come e’ possibile?”
“Sherlock e zia Emily hanno detto...”
“Che cosa? Sono stati li insieme?
“Lascia stare, per favore. Comunque, il professore non prendeva farmaci per il cuore, ma aveva degli altri medicinali con se’. A quanto pare ultimamente aveva cominciato a soffrire di ansia e di un leggero disturbo ossessivo. Suggerirei che la scientifica faccia delle analisi per capire se in qualche modo il calcio e’ stato somministrato attraverso le medicine. In questo modo, l’avvelenamento sarebbe stato graduale e giornaliero”
“Qualcuno potrebbe aver sostituito i medicinali?”
“Si, determinando un declino lento ma inesorabile”
“Ok, Molly. Ottimo lavoro. Metto subito all’opera  i miei. Grazie”
“Va bene. Ci sentiamo. Ciao”
Riaggancio’ e rimase in contemplazione del telefono per qualche secondo, poi si riscosse. Non c’era davvero piu’ nulla che potesse fare, per quella sera.
Decise che avrebbe parlato con zia Emily la mattina successiva: se era davvero con altri amici, non aveva senso disturbarla per comunicarle qualcosa che lei sapeva gia’. Meglio aspettare di avere la conferma sullo scambio di medicinali.
Il cellulare emise un segnale di entrata di un messaggio.

JOHN NON RIENTRERA’ STANOTTE. VIENI A BAKER STREET. SH
Molly strinse gli occhi.
Stava scherzando, vero?
Comincio’ a digitare velocemente una risposta.

OH GUARDA, COSI ADESSO SEI DI NUOVO CAPACE DI SCRIVERE SMS? MH
NON HO MAI SMESSO DI ESSERNE IN GRADO. SH
Idiota.

NO, GRAZIE. CREDO CHE ANDRO’ A CASA A FARMI UNA LUNGA DOCCIA CALDA. MH
C’E’ UNA DOCCIA PERFETTAMENTE FUNZIONANTE ANCHE QUI. SH
Molly scosse la testa e inspiro’ a fondo: c’era sul serio la possibilita’ che lui non stesse davvero capendo.

E POI? RICOMINCIAMO A DISCUTERE O PENSI DI NON PARLARMI PER TUTTA LA NOTTE? MH
BAKER STREET, MOLLY. SH
Oh, no. Assolutamente no.

PER FAVORE. SH.
Accidenti, accidenti a lui.
***

Sherlock Holmes stava lavorando al microscopio quando Molly giunse a casa.
La signora Hudson era fuori, quindi non aveva neanche dovuto salire le scale troppo silenziosamente.
Lui le getto’ un’occhiata distratta quando comparve sulla porta e lei entro’ senza pronunciare una parola, cominciando a spogliare borsa e cappotto.
Poi si diresse verso il bagno.
“Ti ho messo un’asciugamano pulito e il pigiama che hai lasciato l’ultima volta” fu  l’unico commento dell’uomo, che tuttavia rimase in attesa, quasi aspettandosi una qualche replica.
Lei invece non si curo’ di rispondere: in fondo, era stato lui a chiederle di venire e ora aveva davvero solo voglia della sua doccia calda.
Un’ora dopo, Molly usci’ dal bagno piu’ rilassata e meno incline al litigio, anche se assolutamente convinta del loro bisogno di parlare.
Sherlock aveva ordinato dal suo take away preferito e lei considero’ il gesto come una piccola offerta di pace.
Rimase a guardarlo lavorare in silenzio mentre mangiava, poi si rassegno’ ad essere la prima a rompere il ghiaccio: al contrario di qualcun altro, lei era una persona matura che poteva fare il primo passo.
“Come va l’esperimento?” domando’ quindi, osservandolo mentre prendeva appunti dopo aver guardato attraverso il microscopio.
Lui non alzo’ la testa.
“Soddisfacente” decreto’, continuando a fissare il campione attraverso le lenti.
Il suo tono piatto e indifferente indispetti’ Molly, che addento’ un involtino primavera e si rifiuto’ di continuare a provare a instaurare una conversazone.
Mangio’ una buona parte del take away e poi si mise a riordinare: mentre gli passava dietro dopo aver messo un piatto nel lavandino, lui le afferro’ il polso.
Lei si fermo’, poi si senti’ tirare dolcemente e arrivo’ a sedergli in grembo.
Sherlock inspiro’ piano il profumo dei suoi capelli appena lavati, poi le poso’ un lieve bacio sul collo.
Molly chiuse gli occhi e si abbandono’ al suo abbraccio, consapevole tuttavia che quello non era l’approccio giusto per cominciare a parlare.
“Edward St. James e’ stato ucciso” mormoro’ quindi.
“Lo so” decreto’ Sherlock, posandole un altro bacio, questa volta sulla spalla.
“Vuoi sapere come?” gli chiese sentendosi sempre piu’ rilassata e meno propensa alla discussione.
“No” rispose lui, baciandole l’altra spalla.
“No?” Molly apri’ gli occhi e alzo’ un sopracciglio un po’ stupita.
“No” confermo’ Sherlock, rafforzando la sua presa su di lei.
“Perche’ sai gia’ come e’ successo?”
“Perche’ non mi interessa, in questo momento” la sua voce le arrivo’ vicinissima.
Molly si volto’ verso di lui e lo osservo’ bene.
Era sbagliato, assolutamente sbagliato, perche’ avevano bisogno di parlare: in quel momento, pero’, tutti i motivi delle loro discussioni erano davvero difficili da ricordare, la sua espressione era cosi intensa da farle venire la pelle d’oca. Quando lui la guardava cosi, lei riusciva a dimenticare tutto il resto.
“Che cosa vuoi, allora?” gli chiese infine.
Per tutta risposta, Sherlock la bacio’.
E continuo’ a baciarla lungo tutto il percorso fino alla camera da letto.
 
 
 
 
 
 spero che la spiegazione del delitto non sia troppo campata in aria, essendo frutto di qualche ricerca (poca) e un po' di immaginazione!
  
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