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Autore: Alyss_    24/09/2013    4 recensioni
Nidhoggr è stato sconfitto... Ma sarà veramente morto?
Il Male e il Bene si susseguono in un ciclo eterno, così come la pace e la guerra; e ora, soltanto delle armi leggendarie, forgiate nella notte dei tempi, possono impedire il ritorno delle Tenebre, quelle che si annidano nel cuore di ognuno.
Un essere millenario complotta contro i Draconiani, e vuole una sola cosa: vendetta.
La battaglia riprende, e stavolta, solo i cuori più puri saranno in grado di affrontarla.
Dal terzo capitolo [Nel Buio]:
Il sangue dei demoni scorreva in quei canali portatori di vita, pompato dal cuore possente, alimentato dall’odio e dal rancore, mentre calda linfa vitale dal colore della lussuria scivolava tra le zanne d’avorio, macchiando quel bianco candido, splendente ma letale.
Una coppia di ali maestose si spalancò, mentre i muscoli si stendevano di nuovo dopo millenni, e gli artigli affondavano in profondità nella roccia.
Un ruggito devastante, antico canto di un dolore profondo, echeggiò nella grotta. L’unico, fragile ostacolo che si interponeva tra lui e la tanto agognata libertà venne distrutto, lacerato come carta sotto i potenti colpi.
[...]
L'Angelo era tornato.

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Dedicata a Ginevra Gwen White e al suo geniale Cervello
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo Due – Visioni
 
Sofia era circondata dal nero più assoluto, tanto denso che sembrava possibile tagliarlo con un coltello. Ovunque si voltasse, non riusciva a scorgere nulla, tenere gli occhi aperti o chiusi non faceva differenza. I piedi di Sofia poggiavano su una superficie dura, che la ragazza non riusciva a scorgere: le sembrava di essere sospesa nel vuoto. Le sue viscere si contorsero a quel pensiero.
Una risata simile allo stridere di due lame risuonò attorno a lei, echeggiando in modo da rendere impossibile percepirne la provenienza.
« Pensi di avermi sconfitto, Thuban? » chiese una voce, e Sofia a quel suono tremò interiormente, perché la conosceva.
Era la voce di un fratello e del nemico, del drago verde cupo e della nera viverna, del fulgore del sole al tramonto e della notte più oscura.
“Niddhoggr” pensò, sgomenta.
Ma non era possibile! Niddhoggr era morto, l’aveva colpito lei stessa! Ricordava bene il sangue nero che macchiava l’arma verde...
Come la sua anima, macchiata nella purezza che l’aveva sempre caratterizzata, ferita nel profondo e ancora sanguinante.
Pian piano, due occhi rossi come braci si delinearono davanti a lei, colmi di un odio inestinguibile, destinato a non spegnersi mai.
Arretrò, inciampò e cadde, sbattendo la schiena a terra. Un denso liquido pastoso le immobilizzò polsi e caviglie, rendendole impossibile qualsiasi movimento. Sofia era terrorizzata; cercò di liberarsi, ma più ci provava, e più la sostanza aumentava la stretta.
La viverna rise, di nuovo, un suono colmo di follia e dolore; si avvicinò, sovrastando la ragazza, che chiuse gli occhi, aspettando che l’attaccasse...
Un cerchio di fiamme lilla e bianche l’avvolse completamente, separandola dal suo nemico e sciogliendo le sue catene oscure. Un’immagine si impresse nella mente di Sofia, colpendola con la forza di un macigno, inchiodandole la testa al terreno per l’irruenza con cui si palesò.
Due spade incrociate, una bianca e una nera, rette da una donna dai capelli blu come l’inchiostro, che piangeva.
Le lacrime scorrevano sulle guance chiare di lei, macchiandole col loro colore rosso.
Vero e proprio sangue sgorgava dagli occhi dalle sfumature d’ametista della guerriera che si interponeva tra lei e Niddhoggr, che la scrutava con ira.
Sofia si mise faticosamente a carponi, per poi tirarsi in piedi.
« Non farai di nuovo del male a coloro che amo. » mormorò la bellissima donna « Non te lo permetterò. »
La viverna ringhiò, cercando di penetrare la barriera infuocata, che lo respinse.
« Non mi fermerai, Custode! » ruggì « Sono tornato, e questa volta non permetterò a nessuno d’ostacolare i miei piani! L’uomo dal sangue oscuro mi farà risorgere, in tutta la mia antica potenza! »
L’incubo in carne e ossa che era l’oscura creatura venne avvolto da un bozzolo di sfrigolanti lampi neri, che si abbatterono con forza inaudita sul corpo della Custode, facendola piegare in due, e aprirono un varco nella protezione della donna, che sparì improvvisamente, così com’era apparsa.
Le zanne della viverna raggiunsero la pelle morbida della spalla di Sofia, affondando nella carne con prepotenza.
 
Sofia si svegliò gridando.
La fronte pulsava, aveva il respiro corto, i capelli erano appiccicati al collo per via del sudore che le imperlava la pelle e il cuore batteva come un tamburo contro le costole, come se volesse uscirle dal petto.
Ogni singolo dettaglio dell’incubo era scolpito nella mente della ragazza, rendendole impossibile non ricordare. La cosa era strana, perché ogni volta che sognava, come nelle premonizioni per trovare i frutti, al mattino i particolari erano vaghi e sfocati.
Quella volta, invece, tutto era talmente nitido che pareva che si stesse svolgendo di nuovo, davanti ai suoi occhi.
Si portò una mano al petto, cercando di calmare il galoppare del suo cuore, e chiuse con forza gli occhi, deglutendo.
La gola bruciò mentre la saliva scorreva, a prova del fatto che doveva aver strillato anche durante il sonno.
Sofia si prese la testa tra le mani, mettendosi seduta e appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Il piumone si raggrumò ai piedi del letto, scoprendola fino alle caviglie.
« Cosa diavolo mi sta succedendo? » bisbigliò alla stanza vuota, stropicciandogli gli occhi con le dita.
“Thuban... Aiutami...”, si ritrovò a pensare involontariamente, come faceva sempre quand’era ancora tutt’uno con lo splendente drago verde. La faceva sentire bene, sapere che c’era sempre qualcuno per lei.
Come Lidja, Karl, Ewan e Chloe, in quel periodo.
E Fabio.
Loro c’erano sempre, erano la sua famiglia, assieme al professore, Thomas e, di recente, anche Gillian. Sapeva di poter contare su di loro, così come loro potevano contare su di lei, ed era rassicurante avere qualcuno a cui aggrapparsi anche nei momenti più bui.
Una forte luce verde si propagò dalla sua fronte, e un intenso calore allungò i suoi tentacoli sul viso della ragazza, lasciandola senza fiato.
Una voce calda e vellutata le avvolse la coscienza come un balsamo, facendole chiudere gli occhi per la tenerezza con la quale le parlava.
Come quella di una madre.
“Ti manca poco, giovane Guardiana. Devi trovare la forza dentro di te, solo allora la Custode potrà spalancare per te le porte della tua casa. Solo quando sarai pronta potrai adempiere al tuo ruolo di Guardiana dell’Albero del Mondo e il tuo destino potrà compiersi. L’uomo dal sangue oscuro trama nell’ombra contro di voi, e vuole vendicarsi. Fai attenzione, Figlia. Noi veglieremo i vostri sonni”.
Il neo sulla fronte di Sofia si spense, ma non prima che la giovane scorgesse il viso di una donna dalla pelle chiara, il più bello e il più amorevole che avesse mai visto in tutta la sua vita.
 
*°*°*
 
Unna si piegò sulle ginocchia, ansimando.
Il contatto onirico era sfiancante, lo sapeva, ma per fortuna nella sua vita ne aveva fatti pochi, escluso quello appena concluso.
Si portò una mano al petto, chiudendo gli occhi mentre una violenta fitta di dolore le flagellava mente e corpo.
« Tutto a posto? »
Unna alzò appena lo sguardo, parzialmente occultato dalla barriera che i capelli scuri spiovuti sul viso avevano creato, incontrando un paio di iridi chiare.
Nida era appoggiata allo stipite della porta con aria interrogativa, che consisteva in una variazione della sua espressione normale, quale il sopracciglio sinistro appena arcuato e il capo leggermente piegato sulla spalla destra. Aveva al collo un ciondolo raffigurante un drago, con le ali che si toccavano sopra la testa dello stesso, congiunte da una pietra tonda. Una sottile cicatrice sulla fronte segnava il punto dove Unna aveva affondato la spada: a detta della purificatrice, il coso – come si ostinava a chiamarlo Nida – sarebbe comparso entro una settimana al massimo, data l’instabilità che causava il rito e la... particolarità del suo caso.
La stanza in cui le due si trovavano era a pianta rotonda, con il soffitto a volta, e l’unica luce presente era donata da alcune candele incantate per non spegnersi mai.
I colori dominanti erano l’ambra e l’ocra, presenti nel pavimento di piastrelle squadrate e nelle pareti di pietra levigata. La statua di una bellissima donna dai capelli color acquamarina era posizionata in fondo alla stanza, circondata da un cerchio di rune scolpite dagli artigli di generazioni di Custodi, sfrigolanti di arcano potere blu. La figura rappresentata era snella e flessuosa, e indossava una tunica bianca con rifiniture d’oro, le maniche dal gomito e una generosa scollatura. Gli occhi erano privi di iride e pupilla, completamente bianchi, e i capelli erano lunghi fino alla vita, verde acqua e acconciati in boccoli definiti. Il taglio del viso era vagamente orientale, così come quello degli occhi; portava una collana raffigurante un albero rigoglioso con cinque globi luminosi.
La donna dagli occhi lilla sorrise appena, raddrizzandosi.
« Tutto bene, sì. » mormorò.
Nida fece una smorfia.
« Certo, come no. Hai l’aria di una che è appena stata mangiata, digerita e espulsa da una viverna, e ringrazia che buona creanza non vuole che specifichi da dove. »
Unna ridacchiò, appoggiandosi alla parete con la mano.
« Ti fa male stare in mia compagnia: ti sto appiccicando tutto il mio insospettabile sarcasmo. »
La bionda socchiuse gli occhi, staccandosi dalla parete con un colpo di reni.
« Smettila di leggermi nel pensiero, è una cosa che detesto profondamente. »
Quello era un particolare di Unna che Nida odiava con tutto il cuore. Lei aveva sempre dovuto sottostare agli ordini del suo Signore, ma i pensieri, quelli erano sempre stati suoi. Nessuno aveva mai profanato la sua mente, e persino quand’era sicura che avrebbe fallito, nei suoi pensieri trovava conforto, quasi protezione. Sapere che la Custode la leggeva a quel modo, in senso letterale, la faceva imbestialire. Si sentiva violata.
La purificatrice sorrise.
« Lo so, e rispetto i tuoi sentimenti. Da quel giorno ho cercato, per quanto possibile, di non leggerti la mente, ma in alcuni casi è impossibile evitarlo. Prima o poi dovrò insegnarti a erigere barriere mentali. »
Nida fece una smorfia.
« Sarebbe il caso, grazie. »
 
*°*°*
 
Sofia si presentò in cucina con due occhiaie che urlavano ‘Non ho dormito!’ con tutta la loro forza. Si sedette pesantemente accanto a Lidja, che le rivolse un’occhiata interrogativa. Afferrò con poca convinzione il cucchiaio, rimestando lo yogurt alle fragole, per poi accantonarlo con aria stanca.
E quello fu il segnale, che attirò l’attenzione di tutti i Draconiani presenti in cucina – ovvero Lidja, Karl e Fabio.
Lo yogurt alle fragole era il preferito di Sofia, che ne era praticamente dipendente, e se lo rifiutava voleva dire che era successo qualcosa di davvero fuori dall’ordinario, che nel novantanove virgola novantanove per cento dei casi riguardava i draghi e l’Albero.
O che il mondo stava per finire.
Ma tutti loro, chissà perché, optavano sempre per la prima.
 
 
  
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