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Autore: Lushia    25/09/2013    2 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 3 – Il rivale

cover

L'albino lesse con emozione il ricettario, lanciando un rapido sguardo agli ingredienti poggiati sul ripiano in marmo.
Misurò la farina, versò un po' d'acqua, prese la confezione di uova, triturò la cioccolata e montò la panna.

Un sottofondo simpatico risuonava nella saletta della Yamasaki Sweets, l'mp3 era collegato alle casse e l'energica musica scandiva il lavoro dell'apprendista pasticcere, intento nello sfornare un nuovo dolce.
Il signor Yamasaki sembrava apprezzare molto il lavoro di Jun, spesso gli chiedeva di dargli una mano con alcuni dolci che avrebbe venduto e per l'albino si trattava di un sogno che si avverava.
Diversamente da Kaito e dagli altri, lui non amava combattere o darsi da fare per proteggere qualcosa. Lui voleva portare il sorriso con i suoi dolci, voleva dare energie con i suoi pasti.
Era sempre stato innamorato della musica, sin dalle scuole elementari aveva sognato di avere una casa discografica, di produrre bravissimi cantanti e canzoni fantastiche. Tuttavia, da due anni a quella parte, aveva totalmente cambiato idea. Dopotutto non era inusuale che un ragazzino cambiasse idea sul suo futuro, ed era ancora indeciso se diventare un cuoco o un pasticcere.
Il padre di Kaito gli aveva proposto di lavorare in pasticceria, al posto di quello squinternato del figlio, che preferiva girare il Giappone visitando palestre di arti marziali piuttosto che mettersi a preparare dolci.
Kaito amava mangiare i dolci, non prepararli, e il suo sorriso diveniva intenso e raggiante quando assaporava i pasticcini o i cupcake che Jun gli preparava.

Gli piaceva lavorare in quella pasticceria, finalmente era utile a qualcosa e si avvicinava a grandi passi verso il suo futuro.
E, sopratutto, era felice di lavorare in compagnia dei signori Yamasaki e di Kaito.

Lo stesso biondino varcò la soglia della saletta adiacente alla cucina, forse guidato dal sottofondo musicale di una carismatica band emergente.

- Mh~ che profumino! - disse il sole, avvicinandosi al forno con gli occhi luccicanti.
Già, lui amava mangiare così tanto i dolci che non sarebbe mai riuscito ad aspettarne la fine della cottura.

- Non aprire il forno! - esclamò Jun, ridacchiando – Non è ancora pronto, Yamasaki-ku-
- Ohi! - il biondo si voltò di scatto e l'albino si stava mordendo le labbra, dopo essersi accorto della svista. - Per mille alpaca, ti ho detto mille volte di chiamarmi per nome! -

L'albino guardò in basso, nervoso. Era ancora abbastanza timido, nonostante si fosse aperto parecchio nell'ultimo periodo.

Il biondo si avvicinò all'albino e portò la mano sulla chioma grigiastra dell'amico, arruffandola con un sorriso.
- K-Kaito-kun! -
- Ohi, piantala di fare il timidino, ok? - il biondo ammiccò e Jun si perse nei suoi magnetici occhi azzurri. Non mancava mai di notare quanto fossero profondi, come l'immensità del cielo o le profondità degli abissi, un colore così sgargiante da incantare chiunque si fermasse ad ammirarli. A stento riusciva a credere che non fosse ancora impegnato con qualche ragazza, nonostante sapesse che aveva ricevuto qualche dichiarazione.
Dopotutto era un idol, così come Sawada-san e Fukada-san. Tutti e sette i membri della famiglia facevano parte di un gruppo molto famoso, dopo due anni e mezzo di intensa attività erano giunti al capolinea, tra qualche mese si sarebbero graduati e avrebbero lasciato l'onorata carriera.

- Cosa c'è? - chiese il sole, osservando lo sguardo pensieroso di Jun.
- Stavo pensando... cosa farai, dopo esserti graduato dai n.XI? -
- Uhm... - il biondo si voltò, spostando lo sguardo verso la finestra che illuminava la stanza. - Quel che già faccio. Viaggerò per le palestre alla ricerca di un'ispirazione. -
- … Ispirazione? - l'albino sembrava perplesso, non riusciva quasi mai a seguire i ragionamenti dell'amico, ma era proprio per quello che lo ammirava così tanto.

- Sì. Voglio diventare più forte! - mostrò un pugno con orgoglio, i suoi muscoli erano lievemente visibili attraverso la stoffa della maglietta. - Sono il guardiano del sole, devo proteggere la famiglia e scacciare il buio con la mia radiosità! -
- Oh, ho capito. -

Il campanello del forno avvisava i presenti che il dolce era pronto, l'albino indossò i guanti e poggiò il pan di spagna sul marmo. Il profumo era intenso e sembrò incantare Kaito, il cui stomaco brontolò con prepotenza.
- Scusa! - disse, ridacchiando.
Completò la torta nei successivi cinque minuti, stendendo lo strato di panna e aggiungendo delle decorazioni accurate.
Il biondo osservava con attenzione il lavoro dell'apprendista, nonostante la fame sembrò voler comunque aspettare che Jun completasse l'opera. Ciò era abbastanza strano, considerando che, solitamente, il giovane guerriero si gettava sui dolci come un nuotatore in una piscina.

Quando l'albino completò l'opera, osservò soddisfatto la torta e si immerse nel suo gustoso profumo.
Quei tipi di dolci erano ormai abbastanza facili per lui, non aveva più alcun problema a prepararli e, ben presto, sarebbe dovuto passare a lezioni più difficili.

Il biondo gli saltò alle spalle, stringendolo con foga.
- Bravissimo! - esclamò, raggiante - Sembra squisito! Avanti! I miei alpaca vogliono assaggiarlo!! -

L'albino arrossì violentemente, felice di quel gesto e dell'impazienza di Kaito, che continuava a stringerlo con emozione, ansia e fame. Non sapeva quasi distinguere il profumo del dolce da quello dell'amico.
- Kaito-kun... vorrei che lo assaggiassi e mi dicessi com'è... - l'albino evitò accuratamente di guardarlo negli occhi, timido e imbarazzato com'era, mentre il biondo sembrava non aspettasse altro.
- So già com'è! Fai sempre dolci squisiti, Jun. - gli disse all'orecchio.
Jun si voltò incredulo e restò ad osservare lo sguardo voglioso del biondo, fisso sulla torta.
Rise.
- Grazie... ora te ne do un po', aspetta... -

Tagliò una fetta, osservando sottecchi il biondo che saltellava in preda a spasmi.
Era sempre stato così, sin da quando si erano conosciuti due anni prima. Ma, dopotutto, lui adorava Kaito e adorava quasi tutti i membri della famiglia di Sawada-san. Forse non sarebbe stato male se fosse diventato un cuoco dei Vongola.

Diede il piattino al biondo che si gettò sul dolce come un leone sulla sua preda, ingurgitando il dolce in poco meno di cinque bocconi.
- E' FOTTUTAMENTE BUONO. - urlò, con passione – Non ho mai assaggiato un dolce più powaah di questo! Davvero! Ti sei superato! - esclamò, con un sorriso smagliante.
Jun era incredulo, non immaginava di averne fatto uno ancora più buono del giorno precedente. Forse, via via che prendeva la mano, riusciva a donare un sapore più intenso ai suoi dolci.
Abbozzò un sorriso, osservando il giovane felice che lo abbracciò per la gioia.

- Sai cosa? Dovresti insegnarmi a fare qualche dolce... - disse lui – Così, se avrò fame e tu sarai impegnato, potrei farmene un paio da me! - ammiccò.

Non credeva alle sue orecchie, Kaito che gli chiedeva di insegnargli a preparare un dolce? Eppure era proprio lui quello che snobbava la cucina perchè noiosa.
Dopotutto, però, aveva ragione. Per lui che amava così tanto mangiare dolci sarebbe stato conveniente essere in grado di farne alcuni da sé.
Era così facile accontentare Kaito ed era bello vederlo risplendere, proprio come il sole.

Anche l'albino era davvero felice.

Il cellulare di Kaito squillò all'improvviso e i due quasi non sussultarono per la sorpresa. Quando il biondo rispose con curiosità, la sua espressione mutò gradualmente in preoccupazione e poi in paura.
- CHE DIAVOLO? STO ARRIVANDO! - urlò, guardandosi attorno spaesato.
- Kaito...kun? - Jun era perplesso e Kaito riportò l'attenzione su di lui.
- Scusami, devo scappare. E' successa una roba pericolosa alla boss e alle ragazze. -
- Eh? - anche l'albino si preoccupò, iniziando a scuotere il capo d'istinto – Che è successo? Stanno bene? -
- Più o meno. -

Il biondo non si perse in chiacchiere, si lanciò oltre la porta e svanì, lasciando il povero albino solo e preoccupato, mentre nella sua testa vorticavano immagini e ricordi di due anni prima.

“... E' il loro destino...” pensò, tristemente “Vivranno per sempre tra preoccupazioni e lotte di potere. Questa è la mafia.”

Si voltò, osservando il dolce appena sfornato, poggiato sul marmo.

“Se potessi, però... vorrei poter alleggerire il loro dolore con i miei dolci.”


***



Il gruppetto era, come al solito, riunito nel soggiorno di villa Sawada.
Arina scriveva rapidamente sulla tastiera del suo portatile, il suo sguardo era molto teso ma riuscì comunque ad ascoltare la conversazione del gruppo.
Anche Cloud era presente, seduto accanto alla balconata ad osservare il tramonto.

- Cioè, mi state dicendo che questa tizia è in grado di usare tutte e sette le fiamme? - chiese il biondo sole, perplesso. - Ma... è possibile? -
- Nemmeno io ho mai sentito di una persona con sette hado. - Arina sospirò, guardando sottecchi la sua allieva, che aveva lo sguardo sconsolato fisso sul cellulare poggiato sul tavolino.
- Ma non capisco il suo modo di ragionare. - Luca incrociò le braccia, anche lui sembrava molto teso. Non amava combattere e l'idea di una bambina dai poteri spaventosi, che girava per Namimori con l'intento di uccidere Nozomi, era abbastanza preoccupante.
- Una sciamana. - Haname sembrò pensierosa – Gli sciamani possono vedere il futuro... o sbaglio? -
- Tipo Shinji, eh? - Kaito lanciò un'occhiata alla nebbia, che alzò il capo e li osservò, senza dir nulla e apparentemente immerso nei suoi pensieri.

- Io penso... che Lilium mirasse a PonPon. - Nozomi alzò il capo e tentò di riacquistare lucidità.
- Come fai ad esserne sicura, Nozo? - Arashi alzò un sopracciglio, perplessa. - Ha chiaramente detto che voleva uccidere te. -
- Sì, però... è un tempismo incredibile. - disse la bruna, sospirando – Apparire così, subito dopo che PonPon è entrato nella nostra vita... Se possono vedere il futuro e dicono che io porterò dolore alla gente... beh, può essere per via del bambino. -
- Perchè lo abbiamo con noi, intendi? - Haname l'osservò con curiosità.
- Visto che lo proteggiamo... o meglio, visto che io l'ho trovato e l'ho portato qui... - lo sguardo della bruna si posò sul bambino, che beveva tranquillamente un succo di frutta, sotto gli occhi curiosi dei presenti. - Forse... nel futuro diventerà qualcosa di pericoloso e loro l'hanno previsto... ma non possono sbarazzarsi di lui fin quando lo proteggeremo. -
- Non fa una piega. - disse Luca, annuendo.

Se PonPon fosse stato il vero problema, cosa avrebbero dovuto fare? Come potevano impedire che, in futuro, portasse dolore? Si trattava soltanto di un bambino.
Un bambino strano, sì, ma comunque un bambino.

- Nozo-mama – il piccolo porse il cartoncino del succo alla bruna che lo prese, sorridendogli con dolcezza.
Sembrava proprio sua madre e, in effetti, il bambino la considerava tale. Inoltre, chiamava Arashi come se fosse stato suo padre.
Il sole iniziò a far funzionare gli ingranaggi del suo cervello.

- Ehi, forse ho capito qualcosa. - disse, annuendo a sé stesso e riflettendo sulla sua teoria.
- Tu che capisci qualcosa? E' arrivata l'apocalisse, forse? - Arashi l'osservò con perplessità.
- No, sul serio. - Kaito lanciò uno sguardo accusatorio alla rossa e poi al suo boss – Se gli sciamani dicono che nel futuro ci sarà un casino... allora PonPon viene dal futuro! - esclamò.
- … E' un bambino, se viene dal futuro è comunque un bambino, cosa vuoi che abbia fatto laggiù? - Luca scuoteva il capo con disapprovazione – E' più plausibile se gli sciamani hanno previsto che, crescendo, creerà problemi qua e là. -
- No, non hai capito nulla. - Kaito sbatté le mani sul tavolino, serio come non mai. - PonPon... in realtà è... - osservò tutti con attenzione, prese fiato e parlò. - PonPon è il futuro figlio di Nozomi e Shishi! -

Calò un silenzio preoccupante, in cui il biondo sorrideva soddisfatto e tutti lo osservavano come se fosse un animale da circo.
- … Vorrei farti notare che Arashi e la Juuichidaime sono entrambe femmine. - spiegò Luca, decidendosi a rompere quel silenzio tombale – Inoltre, nel caso in futuro la tecnologia fosse talmente avanzata da permettere a due donne di avere naturalmente dei figli, non sarebbe comunque possibile. - indicò il bambino – Cioè, guardalo, ha i capelli lilla e gli occhi giallastri. E guarda le ragazze. Cosa ci trovi di simile? Se è loro figlio, non ha preso nulla da loro. Più che altro sembra di razza caucasica, perciò sarà europeo, oppure americano... -
Kaito sbuffò, incrociando le braccia. Era davvero convinto della sua affermazione, eppure Luca aveva argomenti molto convincenti.

Portò la sua attenzione sulla boss, nuovamente con lo smartphone all'orecchio, mentre tentava invano di contattare suo padre. Purtroppo Decimo era all'estero, per nulla raggiungibile.
Sarebbero resistiti abbastanza da riuscire a chiedere aiuto?

Non che volesse chiedere una mano ad esterni, dopotutto sarebbe stato meglio riuscire a sistemare tutto da soli.

- Masato penserà a passare la notizia. - disse Arina, all'improvviso. Si passò una mano tra i capelli color cenere, afflitta. - Speriamo bene. Ho un brutto presentimento. -
- Masato si trova in Italia, giusto? - Luca osservò la sorella, che annuì in risposta.
- Sta lavorando con il futuro boss degli Elektrica. -

- Ad ogni modo. - Kaito parlò nuovamente - Per ora ci penseremo noi a proteggere la boss. Le faremo da scorta, tipo bodyguard. -
La ragazzina osservò il biondo e gli sorrise.
Un sorriso amaro, lo sapeva benissimo. Era molto tesa, inseguita da una bambina con misteriosi poteri e, sicuramente, preoccupata per l'incolumità dei suoi amici e per il suo destino.

“Non ho viaggiato e appreso nuove arti marziali per nulla.” Kaito osservò dinanzi a sé, mangiucchiando dei biscotti dal vassoio poggiato sul tavolo “Loro sono la mia famiglia, e io voglio proteggerli con il mio powah.

“A qualsiasi costo.”


Non era stata poi un'idea malsana, dopotutto.
L'intero gruppo dei n.XI si spostava in massa verso l'istituto superiore di Namimori, accompagnando a scuola Nozomi e Arashi, che non potevano saltare le lezioni. Persino Cloud aveva deciso di seguirli a distanza, cercando di non avvicinarsi a loro e alla loro poca armoniosità.
Un paio di occhiali da sole, qualche cappellino come al solito e nessuno sembrava riconoscerli, forse anche grazie alle illusioni che Shinji ricreava attorno a loro, camuffando le apparenze.

E sì, avevano proprio fatto bene a far gruppetto.

Kaito continuò a ripeterlo nella mente come una filastrocca, mentre si trovavano immobili davanti ad una figura scura che li scrutava con serietà sul loro cammino.
Ad occhio e croce si trattava di un bambino, aveva i capelli color cenere e gli occhi ambra, indossava un abito caratteristico della Mongolia, nero e blu.
Non corrispondeva alla descrizione della bambina rosa, eppure lui sapeva che c'era qualcosa di strano in quella figura.
Lo stile del vestiario era esattamente lo stesso della sciamana di cui avevano discusso.

- I vostri trucchetti illusori potranno ingannare le persone comuni, ma non me. - disse, sicuro.
Shinji sussultò, sembrava incredulo e quasi arrabbiato, nonostante la sua espressione rimaneva impassibile.

- Chi sei? - chiese Arashi, ponendosi davanti a Nozomi – Sei un amico di Lilium, forse? -
Il bambino sospirò, storcendo la bocca.
- Non importa, è solo una mia rivale. - disse lui, cercando di trattenere qualche ignota emozione e riuscendoci a malapena – Sarò io a uccidere Vongola Undicesimo, non lei. -
La brunetta sospirò, non sembrava aver nuovamente voglia di ribattere sul titolo.
- Oh, perfetto. E' una gara a chi ammazza per primo la boss, quindi? - il biondo si scrocchiò le dita, avvicinandosi alla rossa.

Non riuscì a dire altro, poiché venne superato da un Cloud abbastanza seccato, il quale tirò fuori i suoi CD dalla giacca e li lanciò contro lo sciamano, già pronto al combattimento.
Il bambino si spostò rapidamente, evitando i colpi della nuvola e librandosi in aria come un volatile.
- Tsk. - l'occhialuto estrasse la sua bacchetta da direttore d'orchestra e saltò su un muretto, lanciandosi contro il bambino nel tentativo di colpirlo.
Lo sciamano indietreggiò, calcolando il punto dell'impatto e cercando di schivare il colpo, ma l'inusuale arma del maestro si allungò a tradimento e colpì lo sciamano alla spalla, lanciandolo con le spalle contro il muro e conficcandolo nei mattoni.

- Che diavolo... - il corpo del piccolo tremò, sanguinando dalla spalla sinistra. - Nuvola... espansione... sono stato un idiota. -
- Tu. - Cloud si avvicinò al nemico, con arroganza. - Mi dispiace, ma la Conchiglietta deve ancora procurarmi i dischi che le ho chiesto e non può ancora morire. -
- … Sei troppo ingenuo. - il bambino portò la mano sul legno della bacchetta di Cloud, usando l'attributo della tempesta che corrose e distrusse l'arma.
L'occhialuto indietreggiò, imprecando.

Il bambino si sfiorò la spalla sanguinante e una fiamma gialla invase l'intero braccio, rimarginando la ferita in pochi istanti.

- Ehi, quella è la mia fiamma! - Kaito mise il broncio, offeso, mentre Arashi estraeva le pistole e lasciava ad Haname e Luca il compito di proteggere Nozo.

Il biondo lanciò uno sguardo alla pioggia, sembrava abbastanza frustrata. Nello scontro con Lilium aveva perso la spada che aveva costruito anni prima, attualmente non aveva alcuna arma per poter combattere ed era stata costretta a spostarsi in difesa.

Strinse i pugni, deciso a combattere e incrociando lo sguardo della rossa, che annuì. Non avrebbero lasciato che quello sciamano facesse del male a Nozomi, sarebbe dovuto passare sul loro cadavere.
E Kaito era orgoglioso, molto.

- Shishi. - disse, separandosi dal gruppo e sfiorando Cloud, che sembrava contrariato, mentre la rossa afferrava le sue gemelle e iniziava a sparare a raffica contro il ragazzo, colto alla sprovvista mentre finiva di rimarginarsi la ferita.
Indietreggiò rapidamente, scansando i proiettili, per poi creare un piccolo scudo che contrastasse i colpi di tempesta, indurendolo con la fiamma del fulmine.
Era ovvio, conoscevano bene le fiamme e le loro proprietà e sapevano che anche il bambino, così come colei che aveva definito sua rivale, era in grado di usare tutte e sette le shinuki.

Proprio per questo motivo Kaito aveva previsto la sua mossa, la sua rapida velocità di spostamento gli aveva permesso di giungergli di lato senza che se ne rendesse conto. Era troppo occupato a parare gli attacchi di Arashi e non aveva notato nulla.

Era un bambino, dopotutto. Non aveva l'elasticità mentale di un adulto.

Il risultato fu un violento pugno allo stomaco con conseguente impatto contro il muro di una villa.

- Dobbiamo insistere! - urlò Arashi, affiancando il sole.
Lo sciamano si librò nuovamente in aria, tracciando un cerchio nel vuoto dinanzi a sé, il quale si colorava dei sette colori dell'arcobaleno.

- Quella tecnica! - Nozomi si lanciò verso i suoi amici, ma Haname e Luca la bloccarono, costringendola a fermarsi. - E' pericolosa! E' la stessa di Lilium! -
Arashi imprecò, afferrò Kaito per il colletto e tentarono di allontanarsi il più in fretta possibile, tuttavia il cerchio si dissolse quasi subito, mentre lo sciamano veniva avvolto da radici infuocate sbucate dal terreno, che lo afferrarono allo stomaco e si attorcigliavano attorno a lui.

- … Non te lo lascerò fare. - sussurrò Shinji, guardandolo con attenzione.
Il bambino osservò i suoi occhi rossi e luminosi per qualche istante, prima di liberarsi e di cancellare la sua illusione con facilità.
- Puoi solo cogliermi alla sprovvista, le tue illusioni sono troppo deboli per resistere contro di me. -
Sembrava avesse designato il suo obiettivo poiché, dalle dita della sua mano destra, fuoriuscì un raggio rossastro avvolto da uno strato verde, che mirava a trapassare il cuore della nebbia e a distruggere il suo corpo.
Fortunatamente, però, il giovane riuscì a ripararsi nel suo elemento e a spostarsi rapidamente tramite l'aria, quasi come se si fosse trasportato via da un posto all'altro.

Il raggio toccò il suolo ed esplose, causando un rumore assordante e una nuvola di fumo che si levò verso il cielo.

- Ehi, tutto a posto? - Kaito si guardò attorno, nessuno sembrava ferito.
- Come hai fatto? - la voce del bambino raggiunse il gruppetto di superstiti, osservava Shinji in lontanaza. - Ti eri già spostato di alcuni metri, avevi previsto il mio colpo? - inarcò un sopracciglio, osservando il ragazzo della nebbia, che scrollò le spalle.
- ...Forse... -

Il bambino atterrò sulla strada, oltre la spaccatura nell'asfalto causata dal raggio.

- Sei un veggente? Tu possiedi l'occhio? - chiese ancora, quasi preoccupato, mantenendo il contatto visivo con il giovane spaesato. - ... Incredibile, proprio qui... -

- Ma che diavolo... - il biondo osservò dapprima lo sciamano e poi l'illusionista – Ma lo conosci? - chiese, grattandosi il capo.
- No... - rispose Shinji, spaesato quanto gli altri.

- Haynes! -
Una voce femminile attirò l'attenzione dei ragazzi, risaltò sulle voci preoccupate e distanti, che si potevano udire nei dintorni.
La sciamana dai capelli rosa affiancò il bambino, aveva uno sguardo arrabbiato e anche lui parve infuriarsi.
- Lilium! Che ci fai, qui? Sono io che ho lanciato l'attacco. Sono mie prede! - disse, imbronciato.
- Non voglio rubarti l'attacco, ma solo tu potevi scegliere un momento simile per farlo! - rispose lei.
- Che vorresti dire? - il bambino sembrava confuso.
- I capi hanno detto discrezione... sai cosa significa? Sei qui, ad attaccare in pieno orario scolastico e in una strada principale. - spiegò lei – Potevi ferire qualche innocente, potevi farci scoprire! -
- Non c'è nessuno, per ora. - incrociò le braccia - L'importante è ucciderla, no? L'attacco è mio, se ci riesco sarò io il vincitore, non immischiarti nei miei piani. - Haynes la indicò quasi con disprezzo, ma la ragazzina mantenne uno sguardo indifferente.
- Sarà anche il tuo tentativo, ma ormai è concluso. - disse, volgendo il capo verso i ragazzini. Kaito si soffermò ad osservare il suo sguardo impassibile e il suo vestito così rosa che sembrava quasi un confetto. Abbastanza disgustoso, per i suoi gusti. - Stanno arrivando molte persone, quindi dobbiamo allontanarci. -

- Ma...! -
- Niente ma, Haynes. Muoviamoci, o si arrabbieranno con noi. -
La bambina lanciò uno sguardo malevolo alla Vongola, prima di fuggire verso un vicolo adiacente, tirando il bambini per un braccio.

- Andiamo anche noi. - Arashi invitò tutti a infilarsi in un altro vicoletto, cercando di allontanarsi velocemente dal luogo della battaglia.
Shinji arrivò per ultimo, sicuramente aveva illuso alcune telecamere presenti in quella zona. Dopotutto non potevano farsi scoprire.
Anche se, in realtà, non avevano fatto assolutamente nulla ed era tutta colpa di un bambino fuori di testa, che voleva vincere una sfida uccidendo una ragazzina a caso.
Cose da tutti i giorni.

Kaito si sedette a terra, accanto ai suoi amici, osservando la bruna che cercava invano di digitare dei numeri sul tastierino numerico di un cellulare. Tremava, probabilmente per la paura.
In effetti, avevano appena scoperto che i nemici erano ben due. Sciamani, con il potere di tutte e sette le fiamme del firmamento e con l'intensa voglia di farla fuori.
In che guaio si erano andati a cacciare?

Avevano salvato Nozomi per due volte, anzi, era stato soltanto merito della fortuna. Per quanto in là si sarebbe spinta la loro buona sorte?
Rischiavano grosso, molto grosso, per questo lei aveva paura e voleva assolutamente contattare suo padre. Eppure, Kaito continuava a pensare che sarebbe stato meglio cercare di venirne a capo da soli.
Erano una famiglia, dopotutto.

- Boss... - azzardò lui, osservando lo sguardo spento dell'amica - … non riesci a metterti in contatto con Decimo? -
- ...No. Papa non risponde. - disse lei, sospirando. - Dobbiamo solo sperare in Arina e Masato... -
- Nee... io penso che dobbiamo lasciar perdere Decimo e vedercela da noi. - la sua affermazione attirò la curiosità dei presenti, che sembravano abbastanza allibiti. - … Non possiamo dipendere sempre da lui. -
- … Ho promesso a mio padre che gli avrei detto tutto. - disse Nozomi, mordendosi le labbra – Non voglio che accada ciò che successe due anni fa... non voglio che accada nulla a voi e... non voglio morire. Sono ancora giovane, cavolo! -
Arashi la strinse, coccolandola con affetto e cercando di tranquillizzarla.

Nonostante il suo orgoglio, Kaito aveva capito che Nozomi aveva ragione poichè, infondo, erano pur sempre dei ragazzini inesperti.
Facevano sì parte di una famiglia, ma così anche Decimo, i guardiani di Decimo, i Vongola e le altre famiglie alleate.

Erano tutti parte di una grande alleanza, tante famiglie che si aiutavano a vicenda nei momenti di crisi.

Sempre.

   
 
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