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Autore: Heaven_Tonight    25/09/2013    15 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ventuno

"So sweet that it's hurts..."






Lou guardava Katty dormire beata sulla pancia di Ville.
La micia aveva atteso pazientemente che fosse il suo turno di coccole e non appena Lou si era distratta allontanandosi dal letto per un minuto e due, aveva preso possesso del suo finnico.
La mano di lui era posata sul capino della micia che gli faceva le fusa perfino mentre dormiva.

«Sono allergico ai gatti. Agli animali in genere, a dire il vero... sai?»
Ridacchiò tirando su con il naso.
Ecco spiegato perché aveva sempre gli occhi rossi e lacrimosi: e lei che pensava si commuovesse!

«Sei strano Valo... rischi di soffocare eppure te la tieni addosso...» - gli sorrise dolce.
«Non è mica detto che solo perché qualcosa o qualcuno non fa bene alla salute, io ne debba fare a meno...» - le lanciò uno sguardo obliquo.
«Ehi, vorresti insinuare che io ti faccio male alla salute?»
«Diciamo che non sei una facile...»
«Senti chi parla! Sua Maestà Affabile!»

Ville se la rideva sotto i baffi.

«Non ho neanche detto che non mi piacciono le sfide... non sarei qui.»
«Magari sei qui perché non hai niente di meglio da fare e sei troppo pigro per cercarti una donna lontano da casa tua.»

L'espressione di Ville cambiò immediatamente.
«Spero per te che tu stia scherzando.» - disse gelido e risentito.
Lou non rispose evitando di guardarlo negli occhi.
Vedeva troppe cose quando la sondava con quei laser verdi.

«È successo qualcosa che non so? Non capisco perché hai quest’atteggiamento... e la cosa mi rende nervoso. Pensavo che fossi stato abbastanza chiaro su quello che provo per te. Ma vedo che continui a dubitare, a mettermi alla prova sfidando la mia pazienza... cosa vuoi che faccia?» - chiese con un tono di voce alterato.

A Lou tremarono le pareti dello stomaco.
Probabilmente stava esagerando con la sua acidità, ma come una macchina lanciata in folle con i freni rotti lei andò avanti da vera kamikaze.
«Perché, pensi che sia impossibile che tu stia qui solo per il motivo che sono quella a portata di mano?»

Ville la guardava in silenzio, il corpo che fino a qualche minuto prima era rilassato, ora era teso, le narici dilatate e le labbra strette a formare una linea dura.
«Stai parlando sul serio?»

Fermati. Sta' zitta, cretina di un’idiota!”.

«Saresti così gentile da rispondere? O devo prendere questo silenzio per assenso?»

Katty si svegliò sentendo il suo finnico agitarsi sotto di lei.
Miagolò contrariata, guardando prima l'uno poi l'altra allarmata.
Strinse gli occhi verdi così simili a quelli di Ville, fissandola con aria accusatoria.

Oh, anche lei ora!”.

La gatta aveva già deciso di chi fosse la colpa dell'alterco che l'aveva svegliata dal suo placido sonnellino.

«È quello che penserebbe la maggior parte delle persone.»
«Non me ne frega un cazzo di quello che pensa la maggior parte delle persone: lo sto chiedendo a te. È con te che sto parlando.»
Era sempre più arrabbiato.
Il suo amico Simone avrebbe sicuramente detto: “Me sa che ho fatto‘na cazzata...”.
E iniziava a pensarlo anche lei.
Come sempre quando era nel panico iniziava a dire e fare cose senza senso: Ville però era tutt'altro che una persona che se la faceva sfuggire sotto il naso.
La fissava arcigno come un istitutore in procinto di infliggere una punizione esemplare all'alunna tonta.
Lou represse l'istinto di scappare via a gambe levate.
Ville sexy e dolce era una cosa: Ville arrabbiato... beh, era tutt'altra storia.
Gli occhi verdi caldi e ardenti si trasformavano in lame affilate, gelide.

Vedeva la fatica che faceva a contenere il fastidio.
«Lou?»
«Ville... mi spiace. È che... se guardo te, mi chiedo sempre per quale motivo dovresti volere me.»

«Ti è così difficile credere che invece è proprio te, questa casa, questo letto, Katty, la cucina con le sedie tutte spaiate e il bagno con la doccia che perde che voglio?
Ti vorrei in ogni caso. Sono egoista?
È difficile capire che voglio TE? Sono io che mi chiedo perché dovresti TU volere me.
Non ci sono mai e quando sono con te, parliamo poco.
Ti do soltanto i ritagli del mio tempo e meriteresti sicuramente molto di più.
Non posso darti quello che una normale coppia dovrebbe avere, sarà sempre più difficile stare al mio fianco e sarai sempre bersaglio di commenti e paragoni con quelle che ti hanno preceduta.
Vorrei risparmiarti tutto questo ed essere un semplice uomo e basta.
Ma non lo sono.
Questo deve condizionare ogni nostro momento insieme?
Perché se devo rinunciare a te, voglio avere un'ottima motivazione e al momento non la vedo!
Dimmelo!
Dimmelo ora!
Dimmi se vuoi ancora stare... – si interruppe bruscamente - Dimmelo se vuoi continuare. - disse a bassa voce – E guardami, per favore.»

«Se ti guardo non sarò più in grado di mettere due parole in fila, perché non riesco a negarti niente quando mi guardi.»

Seduta sul letto con le braccia che stringevano le gambe e la fronte che poggiava sulle ginocchia, Lou cercava le parole adatte ma prima che potesse impedirselo ecco che la sua bocca era andata di nuovo per conto suo.

Sentì sospirare, il materasso muoversi e due braccia magre tirarla giù, togliendola dalla sua posizione fetale e piegarla come sempre, al suo volere.

Con le labbra che si muovevano leggere sulla sua fronte lo sentì farfugliare:
«'Prinsessa'... so che qualcosa in passato ti ha tolto quel po' di fiducia che voi donne avete in noi... e avete ragione, la maggior parte delle volte...
Non posso prometterti niente.
Non posso mentirti, non voglio mentirti.
Vorrei che tu scegliessi di rimanere con me, perché da quel bastardo egoista che sono, amo stare con te, amo come mi sento quando sono con te...
Ma quest'ansia perenne che ti porti addosso... lo so come ti senti.
Ti chiedo solo di darmi tempo, di darci tempo.
Ci saranno periodi in cui non riuscirai a liberarti di me e starò con te ogni momento.
Io non sono come gli altri uomini: sono molto peggio.
E tu devi saperlo: sono un rompicoglioni senza eguali... ma voglio te.
E so che tu vuoi me.
Pensi di riuscire a sopportare il mio caratteraccio, le mie mancanze, come io sopporterò le tue ansie, le tue paure e gli improvvisi cambi d'umore, che tu non ti sognerai ovviamente, di spiegarmi?»

Come faceva a dirgli di no? La metteva su un piano così semplice.
E lo era. Per una persona normale, per una donna normale che credeva in se stessa.
Ma lei non era come tutte le altre.
Ville parlava di qualcosa che lei non riusciva ancora ad accettare, si aspettava qualcosa, un futuro che lei non poteva dargli.
E nel panico più assoluto, non sapeva come dirglielo.




******




Quella volta in ospedale, la notte che aveva perso il suo bambino, Matleena le aveva preso le mani fredde e sudate fra le sue e spiegato con una dolcezza che non credeva di poter trovare nella sua draghessa, che il feto non ce l'aveva fatta.
E che non ce ne sarebbe mai stato uno.
L'intervento subito non lasciava dubbi: lei non avrebbe mai portato a termine una gravidanza.
Niente bambini per lei.
Aveva guardato Mat con espressione neutra, come se quello che le stava dicendo con gli occhi lucidi non la riguardasse affatto.
Aveva appreso la notizia senza battere ciglio, spaventando ancora di più la sua draghessa che probabilmente si aspettava scene isteriche o quasi.
Non aveva pronunciato una parola, n'è versato una lacrima.
Stava succedendo a qualcun'altra. Non a lei.
Solo quando era tornata a casa due giorni dopo, con Mat e Nur che le stavano dietro come segugi, scrutandola come se temessero che potesse farsi del male, aveva capito che per lei non ci sarebbe più stato in tutta la sua vita, qualcuno che le potesse appartenere completamente.
Qualcuno che avrebbe confidato in lei, che si sarebbe fidato, che lei poteva amare senza paura di vederlo scappare via, che la ferisse o la illudesse.
Qualcuno completamente, totalmente suo.
Si era guardata allo specchio scoprendo la pancia piatta.
Non c'era neanche stato il tempo di vederla crescere, di sentirlo muoversi dentro di lei.
Non c'era stato tempo di capire se sarebbe stato un maschio o una femmina...
Eppure lei si era sentita legata a lui o lei, più che a qualunque altro essere umano.
Da quella notte in poi, dal suo ritorno a casa, vuota dentro più che mai aveva iniziato a sognare quel bambino mai nato.
A volte lo sognava come neonato, altre invece correvano insieme rincorrendosi e rotolandosi sulla sabbia...
A volte le sembrava addirittura di sentire il profumo della sua pelle e la setosità dei suoi capelli contro la guancia.
In quei primi mesi, dormiva più che poteva per poter cullare tra le braccia quella parte di lei che non avrebbe conosciuto mai.





******




Ville aspettava come sempre una risposta che lei tardava a dargli.
Continuava a baciarle pensieroso i capelli e la fronte sfiorandola con le labbra.
Al suo posto si sarebbe spazientita della sua eterna indecisione, dei suoi innumerevoli cambi d'umore e dubbi.
Ma Ville, dopo un primo momento in cui sembrava stesse per perdere le staffe era tornato quello di prima.

«So che trattare con me e capirmi non è facile, Ville.
A volte la mia paura mi fa commettere sbagli di cui poi pago le conseguenze... sono consapevole di alcuni tratti di me che sono insopportabili... - sospirò, stringendoglisi addosso - voglio fidarmi di te.
Voglio fidarmi di quello che sento.
Voglio te.»

Le braccia calde intorno a lei aumentarono la stretta.
Restarono in silenzio per un po', limitandosi ad ascoltare l'una i respiri dell'altro, Katty tornò ad incunearsi tra loro due soddisfatta della tregua e contenta di poter tornare a fare il suo amato sonnellino vicino a Ville.

«Ville?»
«Ummhhh...?»
Lou avvicinò il viso a quello di lui, sfiorandogli il collo con la punta del naso.
«Ti amo.»




******





«Sono a casa!» - la voce squillante di Nur annunciò il suo arrivo, come se non fosse stato sufficiente il baccano che faceva, imprecazioni varie per tirare dentro il trolley e il lancio delle chiavi di casa sul mobile in corridoio.

Ville aprì un occhio borbottando una sequela di coloriti insulti in finlandese.
Avevano parlato per tutta la notte, alternando coccole a confessioni, ricordi d'infanzia e aneddoti, momenti di passione ed erotismo alle stelle a risate e giochi con Katty esaltata che correva e saltava sul letto, infilandosi tra loro e sotto le lenzuola.

La micetta si stiracchiò sbadigliando e si puntellò con le zampette sfoderando le unghie affilate contro il fianco nudo di Lou.
Il sole entrava a tratti dalle persiane socchiuse, disegnando strisce di ombra e luce nella stanza.
Lou si sporse oltre la gatta che la sbirciava ad occhi socchiusi e sfiorò le labbra di Ville con le sue.
«Dormi, io vado a sopprimerla e torno da te.»
«Umpfh... ok...» - bofonchiò con la voce ancora più rauca e bassa del solito.
Infilatosi sul corpo nudo la prima cosa che le capitò a tiro, uscì per dare il benvenuto alla sua coinquilina rumorosa.

Nur in cucina si stava versando un bicchiere di succo d'ananas e le strizzò l'occhio quando la vide apparire scarmigliata e mezza nuda.

«Ma il secco una casa non ce l'ha?» - chiese a mò di benvenuto.
«Shhhttt.. lo hai svegliato.»
«Oh, povera stella! Quanto mi spiace.»
Lou fulminò con un'occhiata la sua amica senza che questa si scomponesse minimamente.
«Antipatica. Ho bisogno di caffeina. Ora.» - si accinse al suo rito mattutino sbirciando Nur che la sbirciava a sua volta.
«Beh? Che c'è?» - chiese acida.
«Niente. Hai per caso un morso sulla coscia? Siamo passati al sesso estremo?» - ridacchiò divertita Nur.
“Eh? Davvero ho un morso? - Lou sbottò a ridere guardando a sua volta il segno semicircolare lasciato dai dentini di Ville – Non ho idea di quando mi abbia addentata...»
«Sempre peggio: non gli passa mai la voglia?»
«Dio non volesse!» - rispose Lou alzando gli occhi al cielo.
«Ninfomane.»
«Rompipalle.»
Lou guardava la sua amica ridacchiando: come sempre era abbagliata dalla sua bellezza esotica e sensuale.
Nur riusciva ad essere bella e perfetta anche dopo dieci ore passate su un aereo a fare avanti e indietro per il corridoio.
Quella mattina aveva i lunghi capelli neri raccolti in una coda alta che metteva in risalto i suoi lineamenti.
Aveva indossato stranamente una felpa leggera bianca su un jeans chiaro e solo un po' di mascara.
Ed era stupenda.
Lou non osava pensare in che stato fosse lei invece... morsi sulle cosce a parte!
Continuavano a studiarsi silenziose, felici di essersi ritrovate.
Confortate l’una dalla presenza dell' altra.

«È tutto ok? - chiese Nur sorridendole – Il secco ti tratta male?»
«Sì, è tutto ok... perché me lo chiedi?»
Nur alzò le spalle.
«Chiedevo.»- rispose vaga.
«Nur. Sputa il rospo, tu non chiedi mai.»
«Niente, sul serio...» - le sorrise rassicurante la sua coinquilina.

Chissà perché invece, quando Nur sorrideva così, a lei venivano i brividi: era a metà tra un sorriso da serial killer e un pazzo.
«Nur!»
«Ranocchia: piantala! Era solo una domanda... e io ho bisogno di una doccia.- tolse la felpa rimanendo in reggiseno di pizzo viola – Pensi di poter tenere il secco a letto ancora per qualche minuto? Non vorrei ritrovarmelo improvvisamente tra i piedi.» - le strizzò l'occhio dirigendosi verso il bagno, lasciandola a bere da sola il suo caffè ormai tiepido.
Lou non si era bevuta la sua scusa con relativa fuga strategica: avrebbe torchiato a dovere l’hostess svampita.
Lei e il suo sesto senso da quattro soldi.
Avrebbe dovuto infischiarsene e dar retta ai suoi amici, invece annusava sempre come un segugio ogni sfumatura nella voce e negli occhi di chi aveva davanti.
E spesso questo non faceva che procurarle dei guai.

Katty sbucò all’improvviso saltando sul ripiano del mobile.
Miagolò debolmente nella sua direzione in cerca di cibo.
Era solo per quello che lasciava il fianco di Ville: niente l’avrebbe schiodava da lui altrimenti.
La tenne d’occhio con aria altera, in attesa mentre lei apriva una scatoletta di cibo e gliela serviva sul piattino a forma di pesce che aveva comprato qualche settimana prima.
«Ecco a lei, principessina!»- le disse Lou guardandola chinare la testa e iniziare il suo pasto.
L’eleganza innata dei gatti in qualsiasi cosa facessero.
Come Ville.
Tornò in camera dopo aver dato una carezza a Katty che la ignorò completamente.

Ville dormiva alla grossa: il suo respiro di solito leggero e quasi impercettibile, era pesante e cadenzato.
Si avvicinò piano, in punta di piedi.
Le labbra dischiuse e una mano sulla pancia, l’altro braccio steso al suo fianco, dalla parte dove fino a poco prima c’era lei.
I capelli castani sparsi intorno alla sua testa, arruffati.
Un segno di un suo bacio un pò troppo violento faceva capolino dal suo collo.

Era bello. Perfetto. Etereo.
Con la sua pelle chiara e liscia, senza peluria... I tatuaggi che avrebbero dovuto contrastare con il suo aspetto così delicato e quasi androgino, lo rendevano ancora più sexy e affascinante.





******





Ti amo.”.

Poche ore prima, in modo del tutto spontaneo e improvviso, stupendo anche se stessa gli aveva detto che lo amava.
Non era stato come nel sogno.
Ville non aveva recitato nessuna poesia o canzone.
Era rimasto immobile per qualche istante, stupito anche lui.

Le aveva invece alzato il viso e guardata negli occhi, fissandola a lungo, e anche nella semioscurità della stanza, lei riusciva a vedere le pagliuzze oro nei suoi occhi verdi.
Le aveva sorriso piegando la bocca in modo sensuale e l’aveva baciata a lungo, un bacio infinito e profondo.

La bocca di Ville.

La lingua che ora danzava lenta e morbida, e subito dopo combatteva contro la sua, prepotente e dura, i denti che le mordicchiavano le labbra e la lingua stessa facendole quasimale...
Le teneva la testa imprigionata tra le mani grandi e bollenti impedendole di muoversi, di sfuggirgli.


Come se in quel bacio volesse mettere ogni cosa.

Come se a parole non potesse o non volesse dirle quello che provava.
Le mancava il respiro, le ronzavano le orecchie e non riusciva a formulare un pensiero lucido.
Sentiva solo la bocca di Ville.
Il mondo intero era sparito.
C’era solo lui e quel bacio che non finiva mai...
Quel bacio che la annientava, che prendeva ogni briciola della sua volontà, della sua forza.
Voleva di più. Sentirlo di più.

Gli aveva afferrato a sua volta il viso, tirandolo impetuosamente verso il proprio.

Il bacio era diventato quasi violento, nel desiderio di sentirsi di più, di essere una cosa sola, di scambiarsi reciprocamente quello che l’altro aveva dentro, che le parole non sapevano e non potevano spiegare...

Quando lui era entrato dentro di lei, gli si era aggrappata con tutte le sue forze stringendogli i fianchi tra le gambe.

I gemiti rauchi di Ville si perdevano nella sua bocca.

Ti dono ogni cosa... Ti dono me stessa...”- pensava lei, muovendosi all’unisono con lui.

Ti amo... Ti amo... Ti amo...”.

Non ricordava quante volte glielo aveva sussurrato mentre lui si muoveva dentro di lei, sopra di lei.


Non riusciva a dirgli altro che lo amava e ripetere il suo nome all’infinito.





******




Si accoccolò a terra, ai lati del letto per guardarlo senza disturbarlo con la sua presenza, posando il mento sul materasso.
Quello che provava per lui andava di ogni ragionevole pensiero, al di là di ogni cosa, di ogni controllo...
Ormai non poteva più barare, nascondersi o pensare che per lui fosse un gioco.
Non poteva darsi questa scusante, non dopo quello che Ville le aveva detto e soprattutto quello che non le aveva detto la notte appena trascorsa.
Non aveva risposto al suo “ti amo” ma non ce n’era stato bisogno.
Lei riusciva a sentire ogni cosa, ogni emozione che lui provava: bastava che la guardasse ed era come se tra loro ci fosse una connessione profonda, che non aveva bisogno di voce, di parole.
Fare l’amore con lui era un’esperienza che andava ben oltre il semplice contatto fisico: era qualcosa che la toccava nel profondo, che la coinvolgeva anima, corpo e cuore.

Si era spesso chiesta in quelle ore se era innamorata davvero per la prima volta in vita sua.
Con Andrea era stato tutto diverso e prima che Ville entrasse nella sua vita, lei aveva pensato che non sarebbe mai riuscita ad amare qualcun’altro allo stesso modo e con la stessa intensità.

Si era sbagliata.

Con Andrea non aveva mai toccato quelle vette di piacere o emozioni.
Non aveva mai pianto mentre faceva l’amore con lui; non era mai stata sopraffatta dalle sensazioni dell’altro, come invece le succedeva con Ville.
Non aveva mai desiderato fondersi completamente con nessun’altro come con Ville.

Il suo desiderio di sentirsi amata da Andrea, le aveva fatto credere che nessun amore sarebbe mai stato grande quanto quello che provava in quel periodo per il suo ex.
Ma Andrea, al contrario di Ville non aveva mai condiviso con lei altro che il suo corpo.
Non lo aveva mai sentito vicino, suo...

Sorrise vedendolo accigliarsi mentre dormiva.
Chissà cosa stava sognando il suo bel principe.

Aveva creduto che confessargli il suo amore sarebbe stato difficile, che questo l’avrebbe fatta sentire vulnerabile e fragile nei suoi confronti.
Aveva temuto che lui potesse servirsene come aveva fatto Andrea, per ferirla, farle fare ciò che lui voleva, quando voleva.

Ma dimenticava che Ville non era Andrea.
Nessuno era come lui.
Nessuno la faceva star bene come Ville.

Non aveva più paura.

Ville si mosse appena e aprì gli occhi, spaesato per solo un istante.
La fissò serio e accennò il suo amato sorriso.
Lou ricambiò il suo sguardo altrettanto seriamente.

«Ho sognato che mi dicevi che mi amavi...» – sussurrò lui con la sua voce sexy, roca, che le metteva i brividi e le faceva stringere le pareti dello stomaco.
«Non era un sogno.»

Piegando un braccio sotto la testa, Ville avvicinò il viso a quello di Lou.
Era faticoso cercare di mantenere la giusta concentrazione con la visione delle labbra morbide e ancora gonfie dei baci della notte precedente.
Lou era fiera di se stessa per essere padrona della sua libido.
Forse.

«E io che ti ho detto al riguardo?» – le chiese a voce bassa.
Con un dito elegante le stava accarezzando il dorso della mano.
«Non ricordo bene... ma se la memoria non mi inganna, non hai proferito parola...»

Lou sentiva il suo occhio destro iniziare ad emozionarsi.
Non ora, maledetto!”.

«Uhmm... che spregevole distrazione da parte mia.»
«Eri impegnato a fare altro: non pretendo mica che tu faccia due cose contemporaneamente. Sono una donna materialista, ma ragionevole.»

Bloccò il dito vagante e lo portò alle labbra baciandone la punta.

Un lampo divertito si afffacciò negli occhi verdi, affascinato dalla bocca di Lou che baciava e mordicchiava dolcemente il dito.

«Forse possiamo riprendere il discorso.»
«Sei abbastanza lucido ora?»
Lui ridacchiò.
«Non se continui a fare quello che stai facendo, 'Prinsessa'...»
«Perché, cosa sto facendo?»
«Mi distrai
«Da cosa?»
«Da quello che voglio dirti.»

L’occhio destro sfarfallò debolmente e Lou inghiottì a vuoto.
Allontanò le labbra dalle mani di Ville e lo guardò in attesa.

«Beh... alla luce dei fatti, posso affermare che quello che mi hai detto mi ha lasciato senza parole, come avrai notato... Non pensavo che avresti mai tirato fuori improvvisamente tutto in una sera. Ecco... mi hai colto di sorpresa e...»

«Valo? Vai al dunque e non tergiversare.»- lo interruppe lei e sorrise vedendolo annaspare agitato.
Lui sbottò, ridendo.
«Dio, sei impossibile Zarda! Ok, ok... vado al dunque.»

Lou ghignò divertita, ma l’occhio traditore batteva ritmicamente ora.
Forte quasi quanto il suo cuore.

Avvicinò ancora di più il viso a quello di Lou, sfiorandole il naso con le labbra tentatrici, piantando dentro ai suoi i meravigliosi occhi di giada.

«Ti amo. Ti amo anch’io acida, scontrosa, complicata e difficile donna.
Amo ogni cosa di te, anche se sei diffidente e tenti di tirarmi dietro ogni suppellettile della tua cucina quando hai la luna storta.
Ti amo perchè sei fragile e forte allo stesso tempo, ti amo perchè nonostante tutti i tuoi sforzi non puoi fare a meno di essere te stessa e amare completamente.
Ti amo perchè hai un cuore puro come quello di una bambina.

Hai detto di essere diversa dalla foto che mi hai regalato, ma non è così.
Sei ancora quella bimba: curiosa del mondo, scontrosa, timida, imbronciata e bisognosa di essere abbracciata e rassicurata.
Sei fiduciosa nonostante ti abbiano ferita.
Ti amo perchè mi hai preso con te nello stesso modo in cui hai accolto Katty...
Quella notte hai raccolto due randagi tra la neve... e ci hai aperto le porte del tuo cuore.

Sei così dolce da far male...

Ti amo, mia 'Prinsessa'... Minäkin rakastan sinua..
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"Angolo dell'autrice:

Aaaaalloraaa, arieccoci! Lo so, sono un tormento... oh, questo passa il convento! Tenevelo!

Posto oggi perchè non posso nei prossimi giorni, (come dice qualcuno di nostra conoscenza: "C'ho da fa, c'ho da spiccià, devo pure andare dal parrucchiere..." ;> ).
E siccome questo capitolo ormai ha fatto la muffa sul pc, sono mesi che è pronto, non potevo tenermelo ancora, vi pare?
Come chi ha letto la OS,
"Love me Tender" avrà notato, in questo capitolo ci sono gli stessi momenti ma visti dall'altra parte, ovviamente.
Mi piaceva sincronizzare le stesse scene in due cose differenti, ma legate tra loro!

Questa ragazza ci ha fatto penare 20 capitoli prima di dirgli quelle magiche paroline, eh?
Ormai abbiamo imparato a conoscere Lou e le sue paure, che sono quelle di tutte noi, vero?
Finalmente!!!

Umh.. che altro aggiungere? Niente va.
È sufficiente così!

Spero vi piaccia e ringrazio chi continua a commentare e seguire questa storia, nonostante sia lunga come le ere geologiche!

Sempre mille grazie alla mia adorata Beta
Deilantha, che con questo capitolo mi ha scuoricinato l'intero betaggio!XD
Inoltre non posso non dire grazie anche alle mie amate, che hanno commentato l' ultimo capitolo:
LilyValo, renyoldcrazy, apinacuriosaEchelon, _TheDarkLadyV_, Lady Angel 2002, katvil, eleassar, Izmargad, __Ary___, Gone with the sin, cla_mika, Emp_MJ, arwen85, Soniettavioletstarlet.

Grazie bellezze mie: presto ci vedremo! *^*
Ok, ora basta, see you soon.

:*

Alla prossima!, baci baci,

*H_T*









   
 
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