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Autore: Rivaleth    29/09/2013    5 recensioni
Malfoy ha solo trent’anni e tutto ciò che un uomo possa desiderare: potere, successo, soldi e donne. La sua vita è finalmente perfetta.
Ma si sa, i bei momenti sono destinati a durare poco, e lui stesso lo scopre a proprie spese il giorno in cui si ritrova alla porta il figlioletto di sei anni di cui non sospettava neppure l’esistenza. Il destino però non si accontenta solo di mescolare le carte in tavola, ma è deciso a prendersi gioco di lui…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Convivenza forzata

 
La Granger lo fissava con occhi strabuzzati, dandogli l’impressione di star meditando il suo omicidio.
-Cosa ti porta fin qui, Malfoy?- domandò infine, abbassando lentamente la bacchetta.
-Tu sei il primario, immagino.
-Bravo Malfoy, questo significa che sai leggere!
Draco preferì fingere di non aver sentito quell’uscita sarcastica, e rinfoderò a sua volta la bacchetta, mentre Hermione tornava a rimestare all’interno del cassetto, senza però dargli le spalle, anzi, lanciandogli brevi occhiate per accertarsi che non facesse nessun movimento strano.
-Beh, mi dici cosa ci fai nel mio ufficio?- domandò infine, tirando fuori dal cassetto il fascicolo di qualche paziente.
Draco non rispose subito. Il suo cervello stava lavorando a grande velocità. Si stava chiedendo quanto sarebbe stato folle farsi fare un test per malattie genetiche da lei, visti i loro trascorsi. Certo, in quanto ex Grifondoro, rimaneva pur sempre leale e onesta, nonché vincolata dal diritto alla privacy dei suoi pazienti, ma non era del tutto certo che non sarebbe andata a spifferare lo scoop succulento ai quattro venti. Draco Malfoy, lo scapolo d’oro d’Inghilterra, e il suo figlioletto Magonò, suonava male anche solo pensarlo.
-Sono qui per una questione di massima importanza.- cominciò scegliendo con cautela le parole. Hermione si fece attenta, rivolgendogli uno sguardo piuttosto curioso. –Posso fidarmi di te, Granger?
Un sopracciglio scettico si sollevò sul viso della ragazza.
-Dipende Malfoy. Se riguarda il lavoro io sono estremamente professionale e discreta, e posso assicurarti che di qualsiasi cosa si tratti svolgerò al meglio le mie mansioni di medico primario...se invece si tratta di problemi personali, puoi pure imboccare l’uscita, perché non ho assolutamente intenzione di assecondarti in nessuna questione di massima importanza, neppure se si trattasse di vita o di morte.
-Beh...- disse blando Malfoy. –Si tratta di entrambe le cose.
Hermione lo guardò perplessa e sospettosa.
-Spiegati meglio.
-Dammi solo un secondo.
Draco indietreggiò fino all’uscita, sporgendosi e facendo cenno al Pidocchio di raggiungerlo. Il bimbo, rimasto fino ad allora seduto in religioso silenzio sulla poltroncina, andò da lui con passetti misurati. Quando fu entrato, Draco ebbe cura di chiudere la porta. Davanti a lui, la Granger sembrava confusa. Guardò prima lui, poi il bimbo, poi di nuovo lui.
-Sei serio?!- sbottò infine, senza riuscire a trattenersi.
Draco ovviamente non rispose, lasciandole il tempo di rispondere da sola alla sua domanda retorica.
Hermione fissò il bimbo ancora diversi istanti, prima che riuscisse a ricomporsi, affettando un’aria vagamente professionale.
-Wow, beh...chi l’avrebbe mai detto!- commentò ancora piuttosto scombussolata. –Ma io cosa c’entro in tutto questo?
-Lui è...è...- come avevano detto che si chiamava? Billy?
A lui personalmente piaceva di più Pidocchio...
-Lui è un Magonò.- disse invece, e la parola “Magonò” gli uscì fuori straordinariamente satura di disgusto.
Alla ragazza non sfuggì quel tono, e lo sguardo che gli lanciò sapeva di amarezza e brutti ricordi.
-E con ciò?- chiese indispettita, incrociando le braccia sul petto e guardandolo torvamente.
-Hai capito quello che ti ho appena detto? Lui è un Magonò.
-Non ci vedo nulla di male in questo. E non è neanche così inaudito che da due maghi Purosangue nasca un figlio Magonò. Diciamo che nell’ 80% dei casi nasce un figlio Purosangue, nel 15% dei casi può nascere un figlio Magonò e nel 5% può nascere un figlio babbano. Ritieniti fortunato.- concluse velenosa.
-Granger, voglio che tu effettui un test per verificare se questo sia dovuto a qualche malattia genetica.
Hermione aprì la bocca, sgranando gli occhi esterrefatta.
-No!- esclamò furiosa. –Non ci penso neanche!
-Si tratta di due minuti!- sbottò Malfoy.
-Non è per quello! mi rifiuto di trattare un bambino come un menomato. Non c’è nessuna alterazione genetica, Malfoy, te l’ho già detto. E’ possibile che nella tua famiglia o in quella di tua moglie ci siano stati matrimoni consanguinei che hanno indebolito la linea di sangue, ma questo non significa che il bambino abbia qualcosa che non va!
Draco si morse l’interno della guancia per impedirsi di mandarla al diavolo.
-Cosa ti costa effettuare uno stupido test?!
-Hai anche il coraggio di chiedermelo?- ribatté gelida. –Eppure nessuno meglio di te sa come vengono bollate le persone come me.
-E’ quello che sei.- disse con foga Draco. –E comunque è stato tanto tempo fa.
Gli occhi di Hermione mandarono un lampo di collera.
-Sì, ma il ricordo fa ancora male.- disse tetramente. –E la cosa che mi rende più triste è vedere che tu continui a dare più importanza al sangue che al valore delle persone.
-Stai parlando di te, Granger?- chiese sferzante Draco.
Lei fece una risata incredibilmente priva d’allegria.
-Come vedi sopravvivo anche senza la tua stima.- furono le parole con cui lo liquidò.
Si inginocchiò all’altezza del Pidocchio, rivolgendogli un sorriso gentile.
-Come ti chiami?- domandò dolcemente.
Il bimbo rimase a guardarla per una manciata di secondi, senza darle alcuna risposta. Poi si voltò verso Draco, guardandolo come a chiedergli il permesso di rispondere.
-Beh, cosa aspetti a rispondere?- disse sgarbato Malfoy.
Il bimbo sussultò intimorito.
-Billy.- disse frettolosamente, chiudendosi in un nuovo silenzio.
Il sorriso di Hermione si allargò ulteriormente.
-Che bel nome. E’ il diminutivo di William?
Il ragazzino annuì.
-Non mi piace William.- borbottò a bassa voce.
Draco inarcò le sopracciglia, sorpreso da tanta inaspettata loquacità. Hermione invece non sembrò molto sorpresa.
-Quanti anni hai, Billy?
-Sei.
-Allora quest’anno comincerai ad andare a scuola!- esclamò come se andare a scuola fosse la cosa più bella del mondo. –Non sei emozionato?
Il bimbo si strinse nelle spalle, e in quel gesto Draco rivide molto sé stesso.
-Non lo so. Devo andarci prima di decidere.
Stavolta Hermione scoppiò a ridere di gusto e suo malgrado anche Draco dovette sforzarsi di trattenere una smorfia divertita.
-Molto bene Billy.- disse poi Hermione, avvicinandosi e prendendolo per mano. –Facciamo un piccolo test.
Lo prese in braccio senza alcuna difficoltà, afferrandolo sotto le ascelle e issandolo su un lettino da ospedale. –Adesso ti prelevo un po’ di sangue. Ti impressiona il sangue?
Billy scosse la testa. Effettivamente sembrava a suo agio in compagnia della Granger.
-Cosa vuoi fare?- domandò invece Malfoy, intromettendosi con una certa insistenza.
-Quello per cui sei venuto.- ribatté lei con praticità.
-Il test per malattie genetiche?
-No, quello è fuori discussione.- ribatté acidamente. –Verifico se è davvero tuo figlio. Non è per questo che sei qui?
-Cosa te lo fa pensare?!
-Andiamo Malfoy, non vorrai farmi credere che cresci questo bambino da sei anni e soltanto adesso ti salta in testa di eseguire un controllo per malattie genetiche!
Draco aprì bocca per ribattere, ma lei lo anticipò sul tempo.
-Non c’è bisogno di affannarsi a rispondere, basterà che tu stia zitto finché non ho finito. Perché non ti siedi intanto?
Draco non si sedette per il puro gusto di farle un dispetto. Hermione però non lo considerò più, impegnata a distrarre Billy mentre gli prelevava il sangue. Quando ebbe finito si voltò soddisfatta verso Draco.
-Non ha battuto ciglio, non sono certa che sia davvero tuo figlio, Malfoy.
-Cosa stai insinuando?- domandò tagliente il diretto interessato.
-Beh, per quel che ricordo, tu sei sempre stato un tipo piuttosto frignone.- osservò lei con una punta di malignità. Si avvicinò a lui con circospezione, toccandogli il braccio sinistro per invitarlo ad arrotolarsi la manica della camicia. Draco preferì arrotolarsi la manica del destro. La Granger gli dedicò una breve occhiata, porgendogli un batuffolo di cotone intriso d’alcol con cui inumidirsi la pelle.
-Anche tu piangevi spesso.- ribatté tranquillo Draco. –Soprattutto quando non prendevi il massimo dei voti in Pozioni.
Naturalmente scelse il momento peggiore per punzecchiarla, cosicché l’ago si piantò nella vena con una certa brutalità, costringendolo a mordersi le labbra per non gemere di sofferenza.
-Ecco fatto.- dichiarò la Granger poco dopo. Malfoy era sicuro che gli avesse portato via più sangue di quel che sarebbe bastato.
-Ti manderò un gufo con i risultati fra domani e dopodomani. Billy, ti sei meritato una Cioccorana.
Indicò un piccolo barattolo posto sulla scrivania pieno zeppo di Cioccorane. Billy sembrava piuttosto tentato, ma non osò muoversi.
-Mi sa che sta aspettando il tuo permesso.- fece notare la ragazza voltandosi verso Draco.
-Prendine pure una.- concesse lui, evitando di incrociare il ghigno compiaciuto della Granger.
-E’ stato un piacere conoscerti Billy.- disse accompagnandoli all’uscita. Salutò il piccolo con una carezza tra i capelli, scompigliandoli vivacemente. Quando si rivolse a Draco, la sua espressione, fino ad allora intenerita, si fece di colpo fredda e seria.
-So che non sono affari miei Malfoy, ma qualsiasi cosa sia successa, è una follia affidare a te un bambino così piccolo.
-Hai ragione.- concesse Draco. Lei sembrò quasi sul punto di abbozzare un sorrisetto d’accondiscendenza. –Non sono affari tuoi.
Il sorriso sul viso della ragazza si smorzò visibilmente. Gli sbatté praticamente la porta dell’ufficio in faccia.
Il resto della giornata lo trascorsero in casa, Draco blindato nel suo studio, a compiere ricerche sui Maghinò, per quanto l’argomento lo indisponesse, e il Pidocchio chiuso nella sua nuova stanza a fare non si sapeva bene cosa. Draco lo ignorava. Probabilmente stava leggendo, vista la notevole quantità di libri che si era portato dietro dall’orfanotrofio.
Verso sera Draco si recò in camera sua, a controllare che non avesse deciso di impiccarsi, e lo trovò seduto al tavolino a leggere un libro dall’aria piuttosto impegnativa.
-Vieni a mangiare.
Il ragazzino sobbalzò. Non l’aveva sentito arrivare. Scesero insieme al piano inferiore, e Draco stavolta gli permise di sedersi al tavolo da pranzo. Lui, per giunta, si sedette di fronte al piccolo, restando a osservarlo mentre piluccava un po’ del purè di patate e dell’arrosto che l’elfo aveva appositamente cucinato per lui.
-Com’è?- chiese Draco, sforzandosi di apparire realmente interessato al parere del piccoletto. Ci mancava solo che non gli piacesse...
-Buono.- fu la pacata risposta.
Draco si sentì stranamente a disagio. Ogni sforzo di avviare una conversazione sarebbe stato vanificato dalle misere risposte di quel bimbetto. Così non ci riprovò nemmeno a intavolare una chiacchierata.
Lasciò che il bambino finisse di mangiare con calma prima di spedirlo a lavarsi i denti e farsi una doccia. Lui era ancora nel suo studio a riguardare gli incontri di lavoro previsti per l’indomani quando Billy lo raggiunse avvolto in un ampio asciugamano che strusciava per terra, fermandosi sul ciglio della porta e aspettando in silenzio che si accorgesse da solo della sua presenza.
-Cosa ci fai lì?- chiese Draco quando lo vide.
-Signore, non riesco a far partire l’acqua. La maniglia è troppa alta.
Il bimbo aveva un sguardo afflitto.
Draco borbottò qualcosa a proposito della mancanza di poteri magici, ma poi si alzò, raggiungendo il bagno e regolando l’acqua della doccia così che fosse abbastanza calda.
-Ecco fatto. Attento a non fare un lago mentre ti sciacqui.
Si ritirò nuovamente nel suo studio, senza chiudere la porta, così da poter avere una completa visuale del corridoio su cui affacciavano il bagno e le camere da letto. Billy ci mise cinque minuti a farsi la doccia, e un quarto d’ora ad asciugarsi, lavarsi i denti e mettere il pigiama. Draco lo vide uscire dal bagno tutto accaldato e coi capelli decisamente arruffati. Indossava un pigiama celeste con motivi a pallini colorati e un paio di pantofole dall’aria piuttosto consunta.
-Vai a letto ragazzino.- disse Draco dalla sua postazione dietro alla scrivania. –E non uscire dalla tua stanza a meno che tu non debba andare in bagno.
Billy annuì titubante.
-Buonanotte signore.
Draco non gli prestò molta attenzione, già assorbito dalla lettura di un documento di lavoro, così il bambino se ne andò a letto senza aver ricevuto neanche l’augurio della buonanotte.
 
Quando giunse Miss Dewitt Billy si era già ritirato da un pezzo, e Draco fu libero di prendersi un discreto margine di libertà, intrattenendosi sveglio per diverse ore in compagnia della ragazza, la quale sembrava desiderosa di recuperare il tempo perso a causa del precedente appuntamento mancato.
Non appena si fu chiusa la porta d’ingresso alle spalle infatti si lanciò tra le braccia del giovane con un’enfasi che lui riconobbe immediatamente, e a cui rispose con altrettanto slancio, baciandola con trasporto e cominciando a spogliarla senza darle neanche il tempo di raggiungere la camera da letto. La ragazza approvò la sua decisione attraverso una serie di miagolii indistinti e versetti rochi, aggrappandosi a lui con foga, strappandogli di dosso quanti più indumenti riusciva a raggiungere mentre lui la issava contro il muro senza alcuna delicatezza, riuscendo anzi a fare un baccano infernale.
Ma tanto Billy sicuramente non avrebbe sentito niente, i bambini dormono come sassi.
Draco non ricordò esattamente in che modo riuscì a farsi le scale con Miss Dewitt in braccio, fatto sta che la mattina successiva si risvegliò nel suo letto, accusando qualche dolore in qua e in là su varie parti del corpo. Accanto a lui, il materasso era vuoto. La ragazza doveva essere andata in bagno. Draco sperò soltanto che non stesse girando nuda per casa, non con un bambino di sei anni nei paraggi.
Con molta calma si stiracchiò, concedendosi anche un ampio sbadiglio. Gli facevano male i muscoli delle gambe e delle braccia, e non poté fare a meno di chiedersi come diamine si fosse procurato il piccolo livido violetto che svettava sulla pelle diafana del ginocchio. Proprio mentre era impegnato ad analizzare quell’ammaccatura rientrò Miss Dewitt.
Vestita, grazie al cielo.
-Draco.- disse con una voce strana. –Cosa ci fa un bambino in casa tua?
Draco ebbe circa due secondi per decidere cosa fare. Le opzioni erano tre. Uno: fingere di cadere dalle nuvole e fare il finto tonto. Due: sminuire la faccenda fino a ridicolizzarla. Tre: rispondere evasivamente e non fornire affatto alcuna spiegazione. Generalmente la terza era anche la più rischiosa.
-Stai parlando di quella sottospecie di nano?- domandò Draco, scegliendo di fare il finto tonto.
-Sì, proprio lui. Sono passata davanti alla camera degli ospiti e ho sentito singhiozzare. Credevo fosse l’elfo, ma quando ho aperto per controllare l’ho visto mentre piangeva. Anzi, a dire la verità sta ancora piangendo.
Draco corrugò la fronte, interdetto e, doveva ammetterlo, piuttosto preoccupato. Si alzò dal letto indossando i primi vestiti che gli capitarono sotto mano e raggiungendo velocemente la stanza degli ospiti. Billy era seduto ai piedi del letto. Si abbracciava le gambe con le braccia e il viso era nascosto dai capelli, ma era evidente che piangeva e tremava.
-Ehi, ragazzino.- disse Draco vagamente in imbarazzo, anche per la presenza di Miss Dewitt, che li stava guardando perplessa. –Che succede?
-Non riesco a dormire.- mormorò il bambino in mezzo ai singhiozzi.
-E’ per causa mia che non sei riuscito a dormire?- domandò Draco, sperando con tutto il cuore che non fosse per il chiasso infernale che aveva fatto con Miss Dewitt.
-Ho paura dell’elfo.- disse invece Billy, tirando su col naso e asciugandosi le lacrime. -Ho paura che entri mentre sto dormendo.
Draco fu quasi sul punto di sospirare per il sollievo. Quello era quanto di più ridicolo le sue orecchie avessero mai sentito, ma d’altronde aveva a che fare con un bimbo di sei anni, cosa poteva aspettarsi? Anche lui a sei anni aveva paura del buio e dei mostri di cui gli raccontava sua madre.
-Sei rimasto qui tutta la notte?
Non si sorprese quando il bambino annuì. Il letto era freddo e intonso, si vedeva che non era stato neanche toccato.
-Okay ragazzino. Adesso vai a darti una sciacquata al viso e poi scendi a fare colazione. Forza...
Lo prese delicatamente per le braccia, facendolo alzare con insospettabile gentilezza e sospingendolo verso la porta, dove si trovava ancora Miss Dewitt, che si scansò per farlo passare, seguendolo con lo sguardo finché non fu entrato nel bagno.
-Chi è?- domandò poi, ma Draco sapeva che quella era una domanda retorica. Sapeva benissimo chi era, bastava guardarlo in faccia per rendersi conto che erano due gocce d’acqua.
-E’ tardi, devi andare.- disse sbrigativo Draco, deciso a non farla restare un secondo di più.
-Draco, cos’è questa storia?
Non le rispose, tornando in camera e raccogliendo in fretta tutti gli effetti personali della ragazza.
-Devi andare.- ripeté semplicemente, senza alcuno scrupolo di coscienza nel metterla alla porta.
Lei lo guardò oltraggiata e offesa. Gli strappò di mano il mantello e discese le scale sbattendo la porta con rabbia. Draco invece scese in cucina, dove Billy stava bevendo una tazza di latte caldo.
Si servì del caffè nero, sedendosi di fronte al bambino, il quale non osava sollevare lo sguardo.
-L’elfo non ti farà alcun male.- disse allora Draco, cercando di non suonare troppo burbero. –Ha più paura lui di te di quanta ne abbia tu.
Billy tirò un po’ su col naso, stropicciandosi gli occhi con le mani.
-Ho paura di fare degli brutti sogni.- disse allora con voce scoraggiata.
-Che genere di brutti sogni?- domandò Draco, approfittando della strana disponibilità a parlare da parte del Marmocchio.
-Brutti sogni sulla mamma.
Quella risposta non se l’era aspettata. Anzi, a dire la verità Draco non si era neanche mai chiesto come il piccoletto avesse vissuto la morte di sua madre. In quel momento non darsi dell’idiota fu impossibile.
-Okay ragazzino.- sospirò sconsolato. –Visto che non posso lasciarti da solo in compagnia dell’elfo non vedo altra alternativa che portarti con me al lavoro.
Sapeva che se ne sarebbe pentito amaramente.
 
**NOTE FINALI**
Beh, che dire? Ho notato che i numeri delle persone che seguono la storia sono piuttosto alti, ma ancora non riesco a capire se piace o meno. Suvvia, mobilitatevi e mandatemi un segno^^
A presto!
  
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