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Autore: midnightcircus    02/10/2013    2 recensioni
"Le risultava impossibile pensare che lui fosse il suo migliore amico. Lo era sempre stato. Sempre disponibile e costante nel starle accanto, decisamente non l’aveva mai lasciata. Abbassò la testa e la scosse. Lui così bello, così solare, attraente al limite del concesso, era il suo migliore amico."
Uno sguardo sulla vita di Nessie e Jake, qualche anno dopo BD, dell'evoluzione del loro amore, e delle paure, a volte fin troppo umane.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Grazie a chiunque ha letto i primi capitoli, e un grazie ancora più grande a chi ha aggiunto la storia fra le seguite. Grazie! Ma su non fate i timidi, fatemi sapere che ne pensate :)
Nuovo capitolo. Buona lettura :)
 

Book three: a real Swann is over there
 
 
Era domenica mattina finalmente. Una piccola scia di raggi entrava dalle tapparelle abbassate. Renesmee era sveglia. Quella notte i pensieri non le avevano fatto prendere sonno. Nella sua mente ronzavano mille e più dubbi a cui non riusciva a dare una degna conclusione. Ripensò intensamente a tutti i ricordi che aveva con Jake. Da quando era piccola le era sempre stato accanto. Se si concentrava abbastanza riusciva a visualizzare nella sua mente ogni dettaglio. Ogni sorriso. Ogni sguardo. Renesmee alzò una mano, e facendola sgusciare via da sotto le coperte, se la posò sopra gli occhi. Un’immagine limpida di lei e Jake a caccia, le trafisse il cervello. Assaporò a pieno la sensazione di sentire il pelo ramato del suo lupo fra le dita. Schioccò la lingua sul palato, e poi se la passò sulla labbra. Era da troppo tempo che non lo vedeva a quattro zampe, e le mancava la sua presenza massiccia e il pelo che le solleticava le mani. Sentiva chiaramente fra le dita la morbidezza e la lunghezza che lo distinguevano dagli altri. Lui era unico. Ne era sempre stata a conoscenza. Ma l’unicità come migliore amico era stata scavalcata da un pezzo, da qualcosa di ben più forte e potente. Sentire il cuore batterle forte, la mente annebbiarsi. Le mani sudare e il respiro mozzarsi. Era tutto letteralmente paragonabile alla tristezza di non averlo e equivalente alla tortura che comportava più volte vederlo parlare con qualcun'altra. L’irritava anche solo vederlo salutare Meredith, la ragazza tutte curve e capelli platinati del secondo piano, figuriamoci affrontare qualcosa di peggio. Ma Renesmee ben lo sapeva cos’era il peggio. L’ affrontava ogni volta da quando era venuta conoscenza del passato di Jake. Del passato sentimentale di Jake. Aveva poco più di sette anni allora, ma fisicamente aveva già raggiunto il traguardo a cui era ora. I suoi sentimenti per lui avevano già iniziato a mutare e già allora lo considerava più di un semplice amico e fratello. Pian piano erano maturati, e si erano solidificati in quello che erano ora. Nonostante tutto però, a volte non poteva fare a meno di sentire una vena di odio nei confronti di sua madre.  Sapeva esattamente che era successo prima che lei nascesse. Sapeva perfettamente, che non sarebbe cambiato nulla, ma continuava a ferirla puntualmente, e a volte si domandava cosa sarebbe successo se sua madre e Jake si fossero messi insieme per davvero, e pian piano avessero costruito una famiglia, rinunciando a lei, o magari no, magari sarebbe nata lo stesso. Con un’altra mentalità, con un altro nome e un altro aspetto. Avrebbe avuto la pelle abbronzata come quella di Jake e i suoi capelli scuri. Gli occhi neri e un sorriso accecante, e magari seguendo la storia come ora, al posto di Jake si sarebbe innamorata di suo padre. Scosse la testa e a stento Renesmee resistette alla voglia di correre in bagno e vomitare la cena e con lei la sua repulsione. L’idea le risultava malsana e stentava a credere di averla anche solo pensata. Ma se le cose fra sua madre e sua padre non fossero andate come era successo, magari tutto questo sarebbe accaduto. Per fortuna non era così. Non si sforzò nemmeno di provare ad immaginare la scena, solo quel pensiero vago di essere la figlia di Jake e magari di prendere una cotta per suo padre le pareva tanto stonato quanto immaginarsi zio Emmett indossare un tutù rosa e ballare la morte del cigno. L’ultima immagine almeno le risultava comica e non drammatica. Sospirò e finalmente decise di alzarsi dal letto. Gettò lenzuolo e copriletto ai piedi del materasso prevenendo così un’altra caduta. Rimpianse il caldo delle coperte, ma velocemente le rimpiazzò con la decisione di infilarsi sotto la doccia. Il getto d’acqua calda che le sciogliesse i nervi, era proprio quello che le serviva e che il suo corpo implorava. Velocemente, si sfilò il pigiama che profumava ancora di Jake dalla notte precedente, e mentre accese l’acqua facendola scorrere un attimo prima che raggiungesse la giusta temperatura, si guardò allo specchio. Il riflesso che vide non le piacque per nulla. Si fece venire in mente l’immagine di sua madre, quel viso e corpo che avevano fatto innamorare Jake di lei, e cercò alcuni dettagli somiglianti sul suo. Magari l’arco del sopracciglio, magari le labbra sottili. Il colore dei capelli, la sinuosità del collo. Nulla. Renesmee non trovò nulla di somigliante fra lei e sua madre, se non per gli occhi, che come mille volte le era stato ripetuto, avevano lo stesso colore di quelli di sua madre da umana. Ma oltre a quello, aveva avuto informazioni ulteriori. Quelli di sua madre erano paradossalmente dolci e da cerbiatta, i suoi avevano una forma a mandorla, dandole un idea sensuale e intrigante, nonostante fossero perennemente circondati dagli occhiali, quella era l’unica cosa di lei che l’intrigava. Variando tutte le possibilità, presto si rese conto che lei non era sua madre. Nulla di lei, avrebbe mai potuto anche solo lentamente attrarre Jake nella sua direzione. Un pensiero scomodo le tornò alla mente. Le si era insinuato facilmente anni prima, e per un po’ l’aveva tenuta lontana da Jake. I se, iniziarono a riempirle la testa e le rimbombò soltanto l’idea che lui le fosse stato accanto, solamente per aver una scusa per stare accanto a sua madre. Bella nonostante tutto, era la donna che amava, e che con precisione non sapeva se l’amasse ancora. Era strana la situazione a pensarci bene. Nei suoi panni, negli ultimi anni, si era ritrovata all’interno di un triangolo amoroso che veramente non desiderava. Sua madre amava suo padre, Jake amava sua madre e c’era sempre il pericolo di quel fastidioso imprinting contro di lei, e infine lei amava Jake. Il tutto assumeva un aspetto contorto, ma era il rischio di dover competere con l’umanità. La colse una leggere fitta al cuore. Lo scroscio dell’acqua non l’interruppe dai suoi pensieri, ma fu Jake. Lo sentì parlare attraverso i muri, implorandola di lasciargli un po’ d’acqua calda, non ne aveva necessariamente bisogno, data la sua temperatura, ma decisamente non gli dispiaceva. Così, si spogliò completamente dall’intimo e velocemente si rintanò sotto quella cascata bollente che le sciolse e i nervi e che accolse le sue lacrime, mimettizzandole fra le gocce. Dopo qualche minuto ne uscì. Cercando di guardarsi il minimo possibile allo specchio, si asciugò e incastrò i suoi capelli in un asciugamano color panna e a fatica inforcò gli occhiali. Infilò la biancheria pulita, e poi indossò una pesante tuta nera con delle piccole linee oro che scorrevano su braccia e gambe. Prese il pigiama, dopo aver gettato la biancheria sporca nella cesta del bucato, e uscì tornando in camera sua.
“Libero” urlò facendo sapere a Jake che il bagno era utilizzabile.
“C’è ancora acqua calda?” le domandò lui sorridendo, venendole incontro con un cambio di abiti in mano. Lei lo guardò per un istante e annuì, facendolo passare. Se avesse potuto e non temesse così tanto il freddo, si sarebbe lavata con acqua gelida pur di non ricordare il calore di Jake sulla sua pelle, così simile a quello che le offriva la doccia ogni giorno.
Sorrise e poi si gli chiese:
“Preparo la colazione?” e nel mentre giocò con il bordo della manica destra della tuta.
Jake si girò e la guardò per un secondo, e poi sorridendo annuì.
Renesmee fece per girarsi e aprire la porta di camera sua, quando lui la richiamò. Nel girarsi così velocemente una ciocca di capelli si liberò dall’asciugamano e le sfuggì sul viso. Il profumo dolce dello shampoo si sprigionò nella stanza e vide chiaramente Jake chiudere un attimo gli occhi e tendersi, il che confuse la ragazza.
“Si?” chiese lei cercando di rianimare il ragazzo, che sembrava essere caduto in una specie di trance
Subito dopo chiese:
“Ti senti bene Jake?” e lo afferrò per un braccio, avvicinandosi a lui e mettendogli una mano sulla fronte. La sentì bruciare e dopo poco si diede della stupida. È impossibile che avesse la febbre con i suoi quarantadue gradi costanti. Quando si accorse dell’errore, cercò di tirarsi indietro, ma Jake, aprì gli occhi e la imprigionò in essi. A Renesmee tremarono le gambe. Aveva sempre pensato che gli occhi del suo lupo fossero magnetici, ma ora le sembravano incredibili. Nulla di paragonabile a null’altro avesse visto. Nulla di lui era paragonabile al normale, e se voleva dirla tutta superava, per suo modesto parere, anche le sette meraviglie del mondo. Continuava a guardare i suoi occhi, e le mani iniziarono a pruderle, la voglia di toccarlo e di passare le dita fra i suoi capelli era insopportabile. I loro respiri fecero appannare gli occhiali di Renesmee, e lei sentì chiaramente le labbra di Jake distendersi in un piccolo sorriso, anche se il suo corpo lo sentiva, era irrigidito sotto di lei. Probabilmente dal ribrezzo- pensò lei, e abbassò un attimo lo sguardo, che indugiò sulle labbra del ragazzo. Lei si sentì punta sul vivo, ricordando la morbidezza e il calore che avevano. Chiuse gli occhi e poi mimando una risata si staccò da lui.
“Tutto ok?” chiese ancora per dissimulare mentre continuò a notare il suo sguardo su di lei.
Con le dita spostò la ciocca di capelli di lato, e cercò di incastrarla nuovamente dentro l’asciugamano, in vani tentativi.
Jake solo allora si decise a parlare:
“Mi prepari le frittelle?” chiese come un bambino domanda alla mamma di preparargli il suo piatto preferito, e la fece sorridere. Annuì.
“Grazie principessa” le rispose lui e dopo un altro istante in cui sembrava volesse aggiungere qualcosa, aprì la porta del bagno e velocemente ci si chiuse dentro.
Renesmee sospirò e entrò in camera sua. Dopo poco, uscì a preparare la colazione.
 
Jacob si appoggiò alla porta incapace di pensare. La voglia che aveva di Nessie l’aveva preso e consumato fino allo spasmo da anni ma dalla sera precedente era diventata incontrollabile. Quando aveva sentito il suo profumo dolce, quando aveva pensato che stesse male e prontamente l’aveva soccorso, quando aveva sentito le sue mani su di lui, aveva pensato di star per morire. E ne sarebbe stato lieto. Ne sarebbe valsa la pena. Morire per mano sua, ed in quel modo sarebbe stato un lieto addio, e avrebbe salutato il mondo con un sorriso.
Si allontanò dalla porta quel tanto che basta per infilare una mano dentro la doccia ed aprire l’acqua, e mentre la fece scorrere si spogliò. Poi, guardò in basso e scosse la testa.
Amico siamo nei guai- pensò, mentre adocchiava la prepotente erezione che sbatteva fiera contro gli addominali. Respirò a fondo, e infilandosi dentro la doccia, cercò invano di cercare sollievo.
 
  
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