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Autore: Archybald    03/10/2013    0 recensioni
Friz ha 23 anni. Università sbagliata, amici sbagliati, vita sbagliata probabilmente. Nel suo nuovo inizio appare Elia, con cui divide l'appartamento.
***
''Ci sono volte, volte in cui, te ne rendi conto troppo tardi, entri in collisione con quell'unico piccolo granello di realtà capace di stravolgere completamente la tua vita a tal punto da non riuscire più a riprendere la strada precedente. O a non volerlo.''
***
Questa è una storia di alcohol, di droga, e di ARTE. L'arte che alimenta ogni cosa e ti rende invincibile. L'arte che ti eleva e ti fa' sognare più d'ogni altra cosa.
Ma si racconta che sia anche la storia di uomo ordinario la cui vita venne stravolta per sempre. La storia di un uomo ordinario che unico al mondo incontrò gli DEI e ne rimase bruciato
ATTENZIONE! Tematiche molto delicate. Passati angt e forme di disturbi. Non è una storia slash, né si tratterà di amore tra uomini in senso fisico.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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L-DIES

 

 

∼ANALISI CRITICA∼

 

 

 

Passi, pesanti, irrequieti, trillanti passi per i corridoi dell'appartamento.

 

Persino leggere il più frivolo dei racconti risultava impossibile quando quel giovane uomo vagava tra le stanze come un predatore assetato di tutta la verità del mondo. 

 

E soprammobili che si giravano di 15 gradi. E quadri che venivano scambiati di posto. Tende chiuse, tende aperte e quella lieve musica barocca che rallegrava l'aria accompagnata da qualche passo di danza improvvisato e maldestro, reso spettacolare tuttavia dalla luce brillante che giocava con le ombre delle suole aggraziate. 

 

-Elia, cosa stai facendo?-   Domanda lecita quando persino l'ultima speranza di rilassarmi svaniva sostituita da uno sguardo di paziente spossatezza. 

 

-Aspettiamo ospiti vecchio Friz!-   E il ghigno asimmetrico sul suo volto sembrava prospettare qualcosa di indicibile. 

 

-Perdonami, com'è che non ne sapevo assolutamente nulla? E quando?-  

 

Una sviolinata mi tagliò sottile l'anima e lo stereo ancora suonava le note verdiane, l'assurdo movimento delle crini che spezzava l'aria in granelli infiniti.

 

-Questa sarà la notte dei negletti, mon chere. Non vedono l'ora di conoscerti!-      

 

Aprì un piccolo cassetto della libreria tirandone fuori una scatolina, il cui contenuto venne versato dentro una noce di cocco dimezzata.  -Confetto?-      

 

-Certo, non vedo l'ora. Suona molto di setta....-    Ed Elia rise di gusto, i denti leggermente sporchi di carta da zucchero come le lunghe dita che giocavano con quei bon bon colorati.

 

-Non preoccuparti, se sai gestirli non sono più pericolosi di un gruppo di nerd che si ritrovano a giocare a D&D.-  disse ridacchiando e tirando fuori da una busta dei lunghi rami di alloro rigoglioso.

 

-... o ad un gruppo di intellettuali rivoluzionari. Fa' molto 'Carboneria' milanese.-

 

 

Ora l'alloro fasciava deliziosamente le ormai secche gardenie e quel connubio denso di significati mi fu' tanto sgradevole da costringermi quasi a chiudere gli occhi turbato, mentre una strana sensazione mi invadeva le dita e i polsi tremavano insistenti.

 

 

 

***

 

 

Se qualcuno mi avesse chiesto in quel periodo della mia esistenza per quale motivo provassi tanta repulsione verso le feste, ecco che avrei potuto rispondergli: le persone sono la causa di tutto.

 

Nessuno ha mai provato la gioia brillante di festeggiare la vita da solo e in pochi si concedono all'intimità con qualche eletto. E quante volte invece ci si circonda di popolarità e ipocrisia per cieco terrore dell'anonimato.  

 

E ci si dimentica del perché delle cose. E il desiderio di festeggiare, di divertirsi ad ogni costo, supera ancora di più la sana necessità. 

 

Lo svago è la ragione di vita.

 

Elia aveva dedicato ventuno interi anni, 256 cicli lunari, della storia alla realizzazione piena del sano significato di diletto. 

 

E questo, a cui dedicava nervi e sangue, sacrifici e amore e ossessione compulsiva fino allo stremo delle forze, con gli unici degni seguaci che la Dea Fortuna gli aveva concesso di incontrare in quei pochi anni dalla sua umida nascita. 

 

Allora, mentre spaesato contemplavo con insana curiosità tutto ciò che mi circondava, me li presentò come L-DIES.

 

 

 

***

 

 

-Friz, questo è Lui.-

 

E Lui mi tese la mano pallida e rosa. E profumava di città e sandalo, e di un qualcos'altro che mi ricordava tanto quei copri divano damascati in oro e dalle frappe arricciate lungo i bordi. Se avessi chiuso gli occhi, preso da un vortice d'ispirazione improvviso e necessario, avrei dipinto di specchi dalle cornici elaborate e scarpette da ballo roccoccò, di seta intarsiata e velluto. Le mie dita avrebbero tracciato i confini di quei capelli color grano trasformandoli in larghe vetrate e campi di girasole. Poi qualche collina lontana, che sapeva di antico...

 

 

-Fabrizio.-   corressi allora con dissenso. Le mani si strinsero e gli occhi brillarono di malizia. 

 

-Piacere Friz, Elia parla tanto di te! Oggi puoi chiamami Demetrio.-  

 

-La cui terra ha conferito questo nome...-  la voce di Elia mi raggiunse spaventandomi. 

 

Non saprei dirvi, col senno di poi, quanto e se ne fui spaesato o il mio era uno smarrimento emotivo. Ma le parole, mi han detto, si incidono su di te come un marchio e rimangono impresse e bruciato nonostante il tempo. Così 'Demetrio' ed Elia erano tatuatori sadici che si divertivano ad incidere sulla mia pelle vergine la mappa dei loro pensieri. E deglutendo mandai indietro l'insano astio che provavo già per il ragazzo.

 

-L'hai detto. E la terra festeggerà con noi, Elia!-  

 

-ALLELUJA!-  gridarono i cieli e le parole del moro trillarono di gioia mentre le mani leste raccoglievano le borse di carta da pacchi ai piedi del ragazzo e sparivano dall'atrio.

 

 

 

***

 

 

Quando rimanemmo soli in cucina, io ed Elia, pensieri e dubbi e perplessità ingenue e lecite fluirono dai miei pensieri alle mie labbra così come quell'intera situazione avrebbe finito per stringere il mio spirito e soffocarmi se non avessi imposto a me stesso di capire e comprendere per non divenir folle. 

Per lungo tempo la ragione e la poesia erano state la mia filosofia; metrica e parafrasi le mie amanti nelle notti insonni. Io, discepolo della razionalità e Pitagora e Seneca gli Dei di questo mio culto. 

 

Sebbene avessi concesso all'arte di divenire la mia musa, la mia ispirazione, la causa generatrice di questo vento di passioni, l' areté che muoveva l'intero mio spirito, non mi ritenevo pronto ad affrontare ad occhi bendati ciò che mi aspettava nell'altra stanza.

 

Avevo bisogno di conoscere, di tastare a mani nude. Palpare, graffiare, stringere, modellare la realtà e farla mia. Conoscere il nemico e armarmi della retorica per difendere i miei sensi. 

 

Elia mi aveva gettato su un campo di battaglia spoglio e l'aveva riempito di mostri mitologici dall'innata natura e le origini malvagie. Come poteva pensare che avrei potuto cavarmela, integrarmi, sperare anche solo di socializzare a livelli principianti se ogni dettaglio, ogni fotogramma era sconosciuto e potenzialmente pericoloso per me? 

 

Io che non avevo possibilità di discutere in modo informale con i coetanei, avrei dovuto reagire e dare sfoggio di me davanti a degli individui così bizzarri. Ma se avessi saputo qualcosa di più di questo fantomatici ospiti, ECCO! Allora avrei potuto far di me un egregio ballerino di tip tap. Esibirmi al pubblico in una danza senza fiato per elevarmi anche solo superficialmente a questi elementi.

 

 

Avrei chiesto. Avrei indagato. Avrei esatto per me storie e racconti.

 

 

Se non ché Elia non fu affatto pragmatico nel risolvere i miei tormenti.

 

 

-Giusto per informazione, cosa dovrei sapere di questo 'Demetrio' prima di dover entrare in quella stanza a mani nude?-

 

Ma il moro non si spese a fissarmi, tirando fuori dai sacchetti delle pannocchie e un contenitore pieno di zuppa di cereali.

 

-Ci conosciamo da dodici anni più o meno; più di tutti gli altri comunque. Viene dalla Germania, da Lipsia.-

 

-E 'Demetrio' è il suo vero nome?-

 

-Tu puoi chiamarlo così...-     e con quelle parole si voltò verso di me, trattenendo tra le mani una pentola colma di una poltiglia informe, rossa come le fiamme dell'inferno.

 

-E perché ha detto 'per oggi puoi...? Cristo, ma quella che roba è??-   

 

L'odore discretamente repellente e speziato di quella che sembrava all'apparenza carne riempì la stanza violando le mie narici e marchiando i vestiti di paprika, anche dopo che Elia, ridendo di gusto, coprì la pentola con un coperchio e la mise sul fuoco. 

 

-E' gulasch, un piatto ungherese. Mai provato? Guarda che è buono. Tra l'altro non ti conviene mostrarti così scandalizzato davanti a Lui. E' la pietanza che gli viene meglio!-

 

-Sarà fatto... In ogni caso non hai risposto alla mia domanda. Cosa significa 'per oggi'? La prossima volta come dovrei chiamarlo?-          ed Elia si fermò.

 

 

-Ascolta, vecchio mio. Non approfondire. 

A Lui non piace presentarsi col suo vero nome finché non inizia a provare quantomeno interesse verso una persona. Oggi per noi, e soprattutto per te, è Demetrio. La volta scorsa si presentò come Davide e la prossima chi lo sa'! 

E' come un gioco di ruolo, capisci? Demetrio non è solo un nome. E' la prima impressione, è un indizio, una carta, è il tema della festa e tutto gira intorno a 'Demetrio'. Lui detta le regole e la fantasia è il motore di tutto. 

 

Lo dico per il tuo bene, amico. Da oggi in poi non stupirti. Vivi le emozioni e se proprio non puoi fare a meno di capire tutto di una persona, impara a dedurlo dai dettagli.

Nulla qui dentro è dato al caso, lo avrai capito immagino. 'Lui' gioca, e così fanno gli altri. Devi allargare le percezioni, aprire gli orizzonti. Ti capiterà spesso con i ragazzi di non riuscire a trarre un giudizio finale, non riuscire a tracciare il profilo psicologico completo. Nessuno si presenterà a te raccontandoti la storia della sua vita, io per primo non l'ho fatto e nemmeno tu. Quando ti troverai davanti ad un puzzle che non riesci a risolvere guardati intorno. Gli umani lasciano tracce, indizi, anche quando non lo desiderano.

 

Ora vai di là, Friz, e confrontati con lui. 

Questa sarà una lunga serata.

 

 

 

 

 

 

 

 

❦❦❦❦❦❦❦❦❦

 

 

PICCOLO ANGOLINO APPARTATO 

Buon salve e buona sera EFP! :D
 

Eccovi un piccolo pensierino per festeggiare meno di un mese da Halloween ♥ (Archy adora particolarmente)

Con questo capitolo cominciamo ad avvicinarci al tema della storia: gli L-DIES. 

Non che Elia si sia degnato molto di spiegarci chi sono, simpaticone. 

Intanto però abbiamo abbiamo il primo membro, 'Demetrio'. Che nome osceno, direte... 

Beh andando avanti avrete l'onore di scoprire quanto faccio schifo coi nomi. La fantasia non è il mio forte. Tsz-

Il povero Friz nel frattempo mi fa' sempre più pena. Personaggio bistrattato che a tutto assomiglia meno che ad una Mary Sue >.> (Sì, è un argomento che mi sta piuttosto a cuore xD)

Dal prossimo capitolo si entra del tutto e verranno presentati quasi tutti! 

Chiaramente non nei dettagli. Come avrete capito, ne passerà prima di avere un quadro decente dei personaggi xD
 

Vi avviso che sto cercando, con scarsi risultati, di creare un BANNER con i prestavolto. Se verrà fuori una merdaccia (passatemi il termine) non lo posterò mai xD.

 

Come al solito per questa fic sono troppo lunga D:

Spero di rivedervi anche al prossimo capitolo! A PRESTO!!! *^* 

  
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