L’assordante rumore di un tuono fu il segnale che diede inizio alla battaglia, i draghi si lanciarono nel cielo plumbeo e freddo: “era una battaglia senza senso” questo era la frase che rimbombava all’interno della testa di Nytyh…Simili contro simili, draghi contro draghi, elfi contro elfi e chi più ne ha più ne metta, chi dalla parte degli umani, come lei e Drantar e chi dalla parte degli stregoni…Un caos, il tutto per ottenere il diritto all’essere rider. Gli stregoni erano sempre stati  coloro che avevano ricoperto questo ruolo fino ad ora e quando gli umani proposero di poter avere le stesse possibilità ne scaturì una guerra…”La guerra che sto combattendo…è un abominio!” e la cosa ancora più strana e che lei aveva scelto di stare dalla parte degli umani nonostante il suo rider, suo e di Drantar, fosse uno stregone…Anzi! Lo stregone per eccellenza e colui che oggi guidava il plotone della casata BlackThorn. Qenja, così si chiamava il giovanotto dai capelli rossi che li aveva sempre accompagnati nelle più feroci battaglie,  era stato sempre al loro fianco, un amico, quasi un figlio, che oggi si rivoltava contro coloro che gli avevano sempre voluto bene; lo stesso amico che aveva fatto distruggere tutte le sue uova di drago…A questo pensiero, tra un morso e una lacerazione, a Nytyh venne da piangere…Tutti i suoi futuri figli erano stati distrutti ancora prima di venire al mondo…tutti tranne uno. Era per questo se stava dalla parte degli umani, anche se lei e Drantar fossero morti,  quel piccolo drago aveva ancora una speranza, grazie ad un umano, Jorgen, un vecchio compagno di battaglia di Drantar che faceva parte della resistenza. Era un uomo sulla ventina, pelle bianca come l’avorio, occhi blu, capelli lunghi, biondi, raccolti in una treccia, in realtà non era propriamente un umano, ma un mezzosangue, metà elfo e metà umano, ma qualunque fosse stata la sua razza, in quel momento, era l’unico faro di speranza che restava, tutto ciò che in quel momento importava a Nytyh, era che il suo uovo scarlatto, fosse rimasto al sicuro, era per questo che combatteva, perché quella piccola fiamma di vita potesse nascere in un futuro migliore…Questo fu il suo ultimo pensiero, poi luce e cenere, un grido ed infine il buio.
Liten laga fu svegliata da un urlo, tutto il dormitorio stava andando a fuoco le sue compagne la scuotevano disperate… Quando realizzò cosa stava succedendo, iniziò a dimenarsi ed urlare anche lei, sentiva un dolore lancinante, come se qualcosa la stesse pungendo sottopelle, il suo ruggito fu così potente che accorsero subito tutti gli insegnanti, tra cui Ibern , un drago di ghiaccio che riuscì a placare il fuoco. Il dolore però continuava ad aumentare, le girò la testa e svenne. Aveva avuto un incubo e mentre stava dormendo aveva iniziato ad agitarsi e la sua pelle aveva cominciato a bruciare sempre di più fino a diventare del tutto infuocata, questo era quello che le sue compagne le avevano raccontato in infermeria. Non era malridotta, però le sue squame non avevano fatto passare il calore e la pelle si era ustionata, fortuna che era un drago di fuoco, quindi i danni non erano gravissimi ma nonostante ciò l’avevano immersa istantaneamente all’interno di una vasca di acqua fredda, che l’aveva fatta immediatamente rinvenire dallo svenimento. Successivamente era stata bendata con garze magiche ed era stata messa a riposo per tre giorni, tre giorni infernali durante i quali era stata sommersa di visite e domande su l suo incubo, avevano insistito in tanti, ma lei, ciò che aveva sognato, non lo aveva raccontato a nessuno.