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Autore: Darko    01/04/2008    1 recensioni
Basato interamente sul gioco di Port Royale lo ammetto. Morgan Black alla ricerca della verità su suo padre. ringrazio fabio 93 che mi ha dato l'ispirazione.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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3.Atalaia
Capitolo3.
Atalaia


Il giorno dopo Morgan si alzò e scoprì che suo zio non era in casa. Comunque il buon uomo aveva lasciato due dobloni sul tavolo, sopra ad un biglietto:
“Sono giù al porto. Raggiungimi”.
Erano circa le tre del pomeriggio e faceva caldo. Il sole di maggio lo accompagnò per tutta la strada verso il porto, che ormai conosceva a menadito. Arrivò al cancello e il guardino, riconoscendolo, lo fece passare; ora che ci pensava, suo zio non gli aveva detto in che parte del porto cercarlo, ma i suoi interrogativi furono interrotti dalla voce di Thomas: -Oh Morgan! Vieni, vieni-
Lo zio lo stava salutando con voce giuliva agitando la mano. Morgan vide che stava chiacchierando con un uomo barbuto, sporco e grasso; quando si avvicinò ancora di più si accorse quasi immediatamente di trovarsi di fronte al padrone del porto. Non era il vero padrone in realtà, perché lì aveva autorità la Corona, o meglio il governatore. Tuttavia era quello che gestiva i pedaggi e i lavoratori.
Morgan, invitato dallo zio a sedersi, continuò a guardare nervosamente da lui al portolano, che era molto sorpreso di vederlo. Poi lo zio riprese la conversazione con l’altro uomo:
-Tre giorni di riparazione, più le merci e la dotazione, millecentoventidue dobloni!-
-Non se ne parla nemmeno. Quelli solo per la riparazione!-
-Non prendermi in giro. Sarà un miracolo se arriverò fuori dal porto! Va bene. Centotrentacinque, prendere o lasciare!-
Il furfante, resosi conto di non poter tirare più di così la corda, disse lesto:
-Prendo-
-Ah dimenticavo, compreso il ragazzo- disse Thomas. L’uomo ci pensò, tenendo una smorfia imbronciata: -E va bene, tra un’ora andremo alla banca dei Torres per il passaggio di fondi-
Poi tese la mano a Thomas che, riluttante, la strinse.
Lo zio si alzò e Morgan lo imitò; gli fece cenno e lo condusse giù per il porto, dove c’erano le navi ancorate. Morgan sfilò dinanzi a galeoni, caravelle e brigantini, tutti dalle vele un po’ rattoppate, infatti aveva sentito che c’era stata una violenta tempesta nei pressi di Gibilterra. Thomas si era fermato e Morgan fece qualche metro prima di accorgersene; si girò e notò il sorriso soddisfatto sul volto dello zio:
-Bene, bene. Le riparazioni sono ottime- disse osservando una maestosa caravella, che ondeggiava sui flutti sotto di loro.
-Vuoi dire che… vuoi dire che è tua?!-
Morgan era a dir poco incredulo e, boccheggiando, continuava a spostare lo sguardo dallo zio alla nave.
-No. Voglio dire che è tua- proseguì Thomas –l’eredità di tuo padre-
-Ma… ma io non posso…io- balbettò Morgan.
-Naturalmente non sei in grado di governare una nave del genere da solo. Ti servirà un equipaggio; inoltre non mi sembri un lupo di mare, quindi ti servirà un aiuto- proseguì lo zio divertito.
-Ma dove trovo i soldi per un capitano?-
-Beh. In quanto ai soldi non c’è problema- indicò con un gesto teatrale la tasca della giacca –ma un capitano a quest’ora del pomeriggio dove lo potrei mai trovare?- finse di guardarsi intorno e poi guardò Morgan:
-Lei cosa mi suggerisce capitano?- sorrise.
-Saliamo a vedere la mia nave- disse Morgan divertito.
-Signorsì! Capitano Black!-
Presero in prestito una passerella da un magazzino lì vicino e la adagiarono sul bordo della nave; salirono e Morgan notò la targhetta portanome che era ormai sbiadita, la nave era senza un nome.
-Come la dovremmo chiamare?- chiese Morgan.
-Questa è una decisione che spetta a te. La nave con tuo padre si chiamava Zefiro-
-Pirata nuovo, nave nuova- rise. Poi si ricordò che una volta arrivò al porto un convoglio militare di navi inglesi, le celeberrime navi di linea, così chiamate per il loro schieramento in battaglia. Erano dieci, maestose e imponenti, si tennero al largo dal molo perché la loro mole lo impediva loro, e l’equipaggio era arrivato su delle scialuppe. Una di queste era rimasta impressa nella memoria di Morgan. Si chiamava Atalaia.
Guardando la sua caravella, che in confronto ai sette galeoni che aveva di fianco sembrava una barchetta, pensò che le cose piccole sembrano più belle nelle loro mancanze quando affiancate ad altre più grandi.
“E poi i difetti si vedono di meno”. –Quando ero un bambino sognavo di avere una nave tutta mia, e che l’avrei chiamata Atalaia-
-Buffo, davvero buffo- disse lo zio.
-Perché-
-Perché era il nome della mia prima pinaccia-   
   
  
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