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Autore: Critti    01/04/2008    1 recensioni
Il tempo passa. I giorni galoppano come cavalli che corrono lontano, portando con sè l'oblio di una promessa che in un modo o nell'altro deve essere mantenuta. Riusciranno i Cullen a soddisfare la parola data ai Volturi? La loro decisione sarà priva di conseguenze? Lo scoprirete in questa ff, che prende avvio nel momento esatto in cui la Meyer aveva interrotto la narrazione di Eclipse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota: posto un "extra" che descrive lo stato d'animo di Edward. E' accompagnato da una meravigliosa poesia di Neruda, secondo me adattissima al contesto!^^

CAPITOLO 9 - THE END

Qui ti amo...

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte coni lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.

P. Neruda

* * *



«Edward, respira».
Cercai di obbedire ad Alice inspirando profondamente, ma poco dopo ricominciai involontariamente a trattenere il fiato. Sentivo l’aria calda di agosto bruciare nei miei polmoni ghiacciati.
Proprio al centro del petto, però, percepivo un fuoco ben più ardente, che inghiottiva a poco a poco il mio cuore lacerato.
Troppo amaro era il sapore della sconfitta. Troppo devastante era il senso di perdita che mi pervadeva.
La mia vita era finita. Punto. Il destino aveva smesso di scrivere la mia storia nel momento esatto in cui quel meraviglioso angelo triste che ora era scomparso aveva pronunciato parole per me letali.
Mi sentivo al centro esatto dell’Inferno, solo e disperato come ero stato fino a tre anni prima.
Per più di un secolo avevo fatto di tutto per rassegnarmi all'idea che per quelli come me non c’erano possibilità. Ero stato condannato ad una vita di oscurità senza fine, un abisso da cui non sarei mai più riemerso. Punto. E a capo.
Il volto candido di Bella, i suoi occhi allegri e intelligenti mi avevano regalato la dolcissima speranza di poter dare un senso alla mia esistenza.
Tutti i sogni, però, sono destinati a finire. E così il fantasma di un futuro di luce e di felicità si era dileguato proprio nel momento in cui stavo per stringerlo fra le braccia e farlo mio per sempre.
«Io esco», dissi.
Alice mi guardò con occhi carichi di apprensione.
«Torna presto», si limitò a dire.
Accostai delicatamente la porta di casa e mi dileguai nella fittissima vegetazione che adombrava con le sue fronde la mia casa, conferendole un aspetto sinistro e inquietante. Normalmente quando correvo tra gli alberi si impossessava di me un inebriante senso di spensieratezza e di libertà. Ma non quel giorno. Le catene che avvinghiavano il mio cuore erano un peso insostenibile, che mi spingeva con forza verso il basso.
Così, quando arrivai nella nostra radura mi accasciai privo di forze al suolo e chiusi gli occhi nella vana speranza di perdere i sensi.
Per la prima volta, desiderai che il terreno si aprisse sotto di me e mi inghiottisse in un lampo, regalandomi un po’ di sollievo da quel dolore che mi avrebbe afflitto fino alla fine dei miei giorni.

  
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