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Autore: grenade_    05/10/2013    1 recensioni
Ero innamorato di lei. Abbracciarla, starle accanto, mi procurava sensazioni e brividi che non sarei mai riuscito ad esprimere ad alta voce. Ogni sua parola, ogni suo gesto, erano diventati una perenne ossessione.
Ma ero anche il suo migliore amico. L’unico con cui lei sentisse di confidarsi, su cui poneva fiducia anche ciecamente, e l’ultimo da cui si aspettasse delusioni.
E se avessi dovuto scegliere tra il suo amore e la sua amicizia, avrei scelto la seconda. Perché mentre la prima era qualcosa di incerto e tentennante, sapevo che la sua amicizia sarebbe durata per sempre.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al contatto con l’ovatta inzuppata, gemetti ancora. Cercai di portare la mano a coprirmi la guancia, ma Elena la scacciò via bruscamente. «Non provare a muoverti, o potrei anche peggiorare la situazione.» mi ammonì severa, costringendomi a riprendere la posizione del burattino. Poi tamponò ancora la guancia, e questa volta mi costrinsi a stringere i denti.
Dire che era infuriata era ben poco. Avrebbe voluto prendermi anche lei a pugni, anziché curare le mie ferite come stava facendo. Presentarmi a casa con il viso malconcio e diversi dolori addominali l’aveva spaventata a morte, e quando Cory le aveva spiegato il motivo di quei colpi aveva tramutato la paura in rabbia, ripetendomi fino allo sfinimento che ero stato troppo azzardato e troppo idiota, e che avrei dovuto tenermi i miei pensieri solo per me, perché con un individuo come Ethan non potevo che aspettarmi di prenderle e in modo molto più pesante. Poi era stata una lite inutile, scatenata dalla tensione di entrambi, e avremmo potuto benissimo risparmiarci lo spettacolo cruento – “e infantile” –, che mi era quasi costato il posto di lavoro. Fortunatamente il signor Hunt aveva deciso di chiudere un occhio sulla faccenda: “so che non succederà più, sei un bravo ragazzo” aveva detto, e a contribuire era stata la parola di Alex, che gli aveva assicurato che fosse stato Ethan a iniziare, ed io lo avessi colpito solo per difendermi, anche se era stato il contrario.
«Togli la maglietta.» mi ordinò.
«Perché?»
«Come te la spalmo la pomata sul petto, attraverso il tessuto?»
Alzai gli occhi al cielo e feci come mi aveva detto. «Potresti smetterla di trattarmi come un bambino?»
«E’ quello che sei, fratello. Un moccioso impulsivo che non pensa alle conseguenze.»
«Ti ho già spiegato perché gli ho tirato un pugno!»
«Ed io ti ho detto di stare fermo!»
Sbuffai, assecondandola. «Per quanto ancora dovrò stare immobile?»
«Finché te lo dico io.»
«E per quanto ancora userai questo tono? Mi irriti.»
«Finché la pazienza non finirà e allora ti arriverà uno schiaffo sul viso.»
Il suo sorriso serafico mi fece arrabbiare ulteriormente ma non opposi resistenza, convinto del fatto che se Elena voleva schiaffeggiarmi allora l’avrebbe fatto, ferite o non. Quindi mi distesi sulla schiena come mi aveva detto lei e lasciai che mi spalmasse sul petto un po’ del tubetto di crema che aveva messo sul comodino. Ad ogni suo tocco era come se la mia pelle risentisse l’impatto dei colpi di Ethan, e la mia mente automaticamente raccattava tutti i pensieri di odio possibile riguardo quel ragazzo. Quando arrivò agli addominali, non riuscii a evitare un grugnito di disappunto.
«Ti ha ridotto malissimo...» mormorò mia sorella, cercando di addolcire il tocco della sue dita.
«Anche lui non sta bene.» replicai.
Puntò per qualche istante gli occhi sui miei, poi scosse la testa in preda all’esasperazione. «Voi maschi e il vostro dannato orgoglio! Fate qualsiasi cosa per proteggerlo, e ne avete solo guai!»
Non aprii bocca per contraddirla, perché sapevo anch’io che aveva ragione. Ma sbagliava  a pensare che io avessi agito per orgoglio. La mia reazione era stata dettata da rabbia e una buona dose di gelosia, che non avevo saputo tenere a bada com’ero abituato a fare da tempo immemore. Non avevo resistito alla sensazione di togliergli quel sorriso maligno dal viso, e avevo voluto fargli capire che anch’io potevo essere temuto, e che lui non mi spaventava affatto, con le sue battute taglienti e la sua faccia da schiaffi.
Quello che più mi aveva fatto infuriare era stata la nota di possessività che la sua voce pretendeva quando Madison rientrava nei nostri discorsi – il che accadeva ad ogni occasione –, come se fosse solo sua ed io non avessi il diritto di starle accanto. “Ci sono io per lei. Non serve nessun altro.”. Avrei voluto sputare in faccia a Ethan che se c’era qualcuno che non serviva quello era proprio lui, e che ero stato io a stare accanto alla sua ragazza per tutta la notte, non lui.  Io l’avevo sentita piangere, io l’avevo sentita sfogarsi, io l’avevo cullata per tranquillizzarla. Non lui. Io meritavo ogni forma di affetto che lei mi concedeva e avevo il diritto di preoccuparmi per lei, lui non aveva il diritto nemmeno di tenerla per mano.
Eppure lei era andata via con lui. Non era rimasta a vedere come il suo ragazzo mi aveva conciato, si era preoccupata di portarlo via, senza badare di come stessi io. Non mi aveva neppure guardato negli occhi, era sgattaiolata via senza dire nulla, e forse era proprio quello che mi aveva intristito di più.
«Così dovresti essere apposto.» mi rassicurò Elena, e per la prima volta mi sorrise, dandomi una carezza sulla guancia sana. Ma io non la guardai in viso. E lei sapeva a cosa pensavo.
«L’aver litigato con Ethan non rovinerà il rapporto tra te e Maddie, Niall.»
«Come fai ad esserne certa? E’ pur sempre il suo ragazzo, e noi non andiamo d’accordo...»
«Dimentichi che sei il suo miglior amico, e ci sei prima di lui. Madison ti vuole bene come un fratello, non ti lascerà andare a meno che tu non lo voglia.»
Come un fratello...
Come un fratello. Già, solo come un fratello. Un amico fidato, su cui fare affidamento, a cui si vuole bene, nient’altro. Per quanto mi sforzassi di sperarci sarei rimasto sempre e solo un amico,e nonostante lei tenesse molto a me e questo mi rendesse felice io mi sentivo insoddisfatto. Perché quello che volevo davvero, sapevo che non l’avrei mai ottenuto.
«Niall...» Elena tornò ad accarezzarmi, dispiaciuta «Io non volevo dire...»
«No, no hai ragione.» la interruppi «Hai ragione a dire che lei mi vede proprio come un fratello. Ma Maddie non fa parte della nostra famiglia. Lei è la donna che amo.»
Mia sorella sospirò. «Vieni qui» mi disse, suggerendomi di distendermi accanto a lei. Lo feci, seppur con qualche difficoltà a causa delle lesioni, e presto venni avvolto dal suo abbraccio.
«Elena io non credo di poter nascondere questa cosa ancora, è troppo grande...»
«Lo, lo so...»
«E anche se glielo dico,chi mi garantisce che lei mi salterà tra le braccia e non mi allontanerà? Io se fossi al posto suo potrei farlo. Anche se io non potrei mai essere al suo posto...»
«Ti vuole troppo bene per starti lontana. Siete fuggiti a Londra insieme, l’hai dimenticato?»
Un sorriso amaro scaturì a quel ricordo. «Già, Londra. E ora lei potrebbe andarsene a Los Angeles e allora io la perderei.»
L’espressione sul viso di Elena divenne perplessa. «Los Angeles? Di che parli?»
«Tu non lo sai...» mormorai, ricordando che non la sentivo né vedevo da quasi un giorno «John si risposa» lanciai la bomba.
E Elena la ricevette, ad occhi spalancati. «Si risposa? E con chi?»
«Con una californiana...» restai vago, perché davvero non sapevo nulla di lei «Pensa che sua figlia si è presentata a casa di Maddie come coinquilina e resterà qui per un po’, per conoscere sua sorella dice... Si chiama Samantha.»
«E che tipo è?»
«Viene da Los Angeles, che tipo vuoi che sia?»
Elena storse le labbra, comprendendo di cosa parlavo. «Maddie deve essere sconvolta...» osservò poi «Ed è per questo che hai passato la notte lì, non è vero?»
Annuii. «Sì. Era distrutta, mi è sembrata persa, e non mi andava di lasciarla da sola. Mi dispiace di non averti avvertito.»
«No no, tranquillo, hai fatto bene a rimanere.»
«Non sei stata bene stanotte.» la contraddissi, come mi aveva accennato Cory.
Lei roteò gli occhi, come se si aspettasse che glielo dicessi. «Cory tende sempre ad esagerare» fece una smorfia «Era solo un po’ di vomito e disturbi interni, niente di speciale. Probabilmente non ha mai visto una donna incinta, questa per noi è routine. Come bere il tè.» mi sorrise, e si accarezzò la pancia con fare materno.
«Beh comunque avrei voluto esserci.»
«Per vedermi vomitare la cena? Ti assicuro che non era un bello spettacolo.» rise, facendo ridere anche me «E poi Maddie aveva più bisogno di te di quanto ne avessi io.»
Mi incupii.
Ci sono io per lei. Non serve nessun altro.
«Lei ha Ethan.»
«Ethan non è te.» si affrettò a ribattere «E smettila di pensare che lei un giorno ti abbandonerà, perché non succederà mai.»
«Per via del fratello...»
Stavolta anche lei assunse una smorfia triste. «Beh temo di sì. Ma le cose possono cambiare Niall, devi solo continuare a sperarci.»
Scossi la testa. «No...» replicai «Le cose non cambieranno» ; «E sai perché?» ripresi «Perché io per lei sarò sempre il bambino che le spinge l’altalena.»
Era quella la verità. Maddie non avrebbe mai potuto vedermi sotto una luce diversa, perché io per lei sarei sempre stato il suo amico di infanzia. Quello con cui condivideva biscotti, giocattoli, corse, marachelle, e con cui ancora condivideva risate e pianti. Ma mai come l’avrei desiderato io. Per quello c’era Ethan e qualsiasi altro ragazzo. Io non ero semplicemente da includere nella lista, non ne avrei mai fatto parte.
Forse per Maddie era persino impossibile vedermi in una veste diversa da quella del migliore amico. Beh ma io ci ero riuscito. Per me lei era molto più di un’amica, e allora perché lei non riusciva a pensare a me in quel senso?
Forse avrei dovuto rinunciare alle mie fantasie e ai miei desideri, a questo punto.
«Niall» cominciò mia sorella «Io non credo che questo sia poco. Non credo ci sia da lamentarsene.»
Quello mi fece aggrottare la fronte. «Tu non credi che dovrei lamentarmi del fatto che colei di cui sono innamorato non mi ricambia?»
Come potevo non lamentarmene? Essere bloccato in questa sorta di zona amici mi stava uccidendo pian piano, giorno dopo giorno, e più realizzavo di non poter fare niente per evitarlo più ci stavo male.
«No» obbiettò lei comunque «Insomma tu hai il suo affetto. E sai che è sincero.»
«Ma il mio non è affetto, El...»
«Lo so. Ma quello che ti voglio dire è che io credo che tu la abbia già, e che lei non potrebbe esserti più affezionata. Altrimenti perché Ethan sarebbe così geloso?»
Ethan geloso? Quella opzione mi fece riflettere. Io ero geloso marcio di lui, ma lui lo era di me? Probabile. Infondo era a conoscenza della mia cotta per Madison o almeno la sospettava, ed era sopraffatto dal forte attaccamento che condividevamo. Sì, forse poteva considerarsi geloso. Non c’era ragione perché lui fosse così scontroso nei miei confronti, se non la sua gelosia, a meno che non si trattasse di antipatia a prima svista. Per me era stato così, non lo avevo sopportato dal primo giorno, ma solo perché la sua mano era stretta attorno a quella della mia Madison. Forse lui si sentiva minacciato? Però era buffo, che il ragazzo più invidiavo al mondo fosse a sua volta invidioso di me. Buffo ma probabile.
«Vedi fratellino» continuò Elena «se c’è una cosa che ho imparato a mie spese è che l’amore non sempre è la cosa più importante. Quello può essere fantastico, può portarti al settimo cielo sì, ma può anche svanire, affievolirsi o essere finto.
Io preferisco credere nella storia delle anime gemelle. Mi piace pensare che da qualche parte nel mondo c’è una persona destinata a te e alla quale tu sei destinato, capisci? Non sempre si tratta di amanti.»
Quel discorso mi affascinava. Infondo poteva essere vero. Quante coppie si erano giurate amore eterno, per poi infangare ogni promessa? Quanti matrimoni erano stati sfasciati? Le anime gemelle in teoria non dovrebbero lasciarsi mai. Non importa le liti, gli equivoci, loro sarebbero rimaste unite.
«Tu pensi che io e Maddie siamo delle... anime gemelle?» chiesi incerto.
«Certo» mi sorrise lei «E se ho ragione allora puoi tranquillizzarti, perché Maddie non ti lascerebbe mai. Per nessun Ethan o Los Angeles al mondo.»
Mi ritrovai a sorridere, svuotato della tristezza. Ecco perché era mi mancata mia sorella. Solo lei riusciva a tirarmi così su di morale, quando Maddie era la causa dei miei mali. E mi sforzai di portarle le braccia al collo, e stringerla. «Ti adoro.» ammisi sincero.
«Anch’io, fratellino.» ricambiò.
«Cominci a somigliare davvero a una mamma, lo sai? Sei quasi spaventosa.»
«Ma smettila!» rise, risparmiandosi una gomitata.
La porta della mia stanza si aprì, lasciando vedere il volto di Cory. «Che combinate?» domandò, confuso ma divertito.
«Una piccola riunione di famiglia, vuoi unirti?» rispose mia sorella.
«Ma io non ne faccio parte.» commentò lui.
«Finché mangi i miei muffin sì, per cui sbrigati ad aggiungerti!»
Cory  accettò l’invito con un largo sorriso e si gettò anche lui sul mio letto, che adesso diventava fin troppo stretto. Comunque avvertì una fitta al fianco, e Elena divenne preoccupata. «Stai male anche tu?» chiese.
«Un po’» rivelò il biondo «Mi fa male il fianco»
«Mi dispiace che tu sia capitato in mezzo.» mi scusai io.
«Non preoccuparti» lui mi sorrise «Infondo ho sempre voluto picchiarlo.»
Ricambiai il suo sorriso, mentre Elena scosse la testa, «Siete uno peggio dell’altro» ci rimproverò. «Alzati tu, andiamo a vedere cos’hai» fece poi, spingendo Cory  verso il salotto. E insieme uscirono dalla mia stanza, lasciandomi solo coi miei pensieri.
Ma non potei dedicarmici, perché il cellulare sul mio comodino prese a squillare. Lo afferrai, e spalancai gli occhi quando lessi il nome di Maddie.
Feci un lungo respiro e poi «Maddie?» risposi incerto.
«Sì, sono io.» confermò lei. «Senti lo so che forse non vuoi sentirmi, ma devo dirti una cosa.»
Sembrava agitata. Non prometteva niente di buono.
«Dimmi pure.» la incitai comunque.
Cosa voleva dirmi? In realtà pensavo che fosse lei a non volermi sentire. Era questo che voleva che sapessi? Che non voleva più avere a che fare con me? Beh allora avrei fatto di tutto per convincerla del contrario. Noi due eravamo anime gemelle, no?
Ci fu un lungo silenzio, tanto che credei avesse riattaccato. «Maddie?» la chiamai quindi.
«Sì, sono qui...» sembrò sospirare.
«Senti se è per la faccenda di Ethan, io...»
«Ethan non c’entra niente.» mi bloccò.
«Ah.» esclamai sorpreso «E allora cos’è?»
Altro silenzio.
«Vado a Los Angeles.»
Un bip.
 

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I'M SO SORRY IF I'M SO LATE. 
La scuola mi uccide, sul serio ç_______ç ma l'importante è che sono tornata, no?
Con un capitolo... hm, movimentato. 
Altri momenti di fratellanza acuta (?) tra Niall ed Elena, ed una scioccante rivelazione finale. Come la prenderà il biondo? Mh.
ALLA PROSSIMA GUYYYS :)
  
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