Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: IWishLiamPayne    08/10/2013    1 recensioni
Ho solo vent’anni eppure ho vissuto così tanto, tanto da poter morir domani e dire “mi sono goduta ogni attimo” .
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Mamma esco con Sunny, ci vediamo domani mattina. » corsi per le scale, strinsi il cappotto intorno alla vita, mi avvicinai alla porta, non potevo farmi vedere con quei vestiti indosso.

«Bonny, dove vai? » mia madre uscì dalla cucina con un libro di ricette tra le mani.

«Mi ritrovo con Sunny al bar in periferia, poi dormo da lei.» dissi aprendo la porta, non mi girai, mamma poteva intravedere qualcosa sotto il mio cappotto.

«Piccola, domani hai scuola, i libri? Il cambio? » guardò la mia sagoma di spalle «sai che quel bar non mi piace, manco la compagnia di Sunny, sai sempre come contrastare le mie idee. » il suo tono divenne più duro, si irrigidì e io sbuffai.

«Mamma, domani c’è sciopero, te l’ho detto a pranzo e poi da Sunny ho tutto quello che mi serve, poi, per la questione del bar, lo sai, ne abbiamo parlato, non mi succederà niente.» avevo paura di una sua risposta, quindi uscii lasciando sbattere la porta alle mie spalle e mi incamminai verso casa di Sunny. Era distante qualche isolato, niente di più.

Appena arrivata da Sunny bussai tre colpetti sul portoncino, mi venne ad aprire suo fratello James, il ragazzo per cui il mio cuore aveva perso migliaia di battiti.

«Ciao dolcezza!» mi disse aprendo la porta. Si morse il labbro, lo faceva di proposito, sapeva che a me faceva impazzire. Mi si avvicinò con calma, le mie braccia scendevano morbide lungo i fianchi, rimasi immobile, socchiusi gli occhi e lui mi diede un bacio sul collo. Era un suo vizio, un vizio altamente provocatorio. Aprii gli occhi quando le sue labbra lasciarono andare la carne del mio collo, abbassai lo sguardo e la prima cosa che incrociarono i miei occhi furono i suoi molteplici tatuaggi sulle braccia. “Die young” sull’avambraccio era il mio preferito, diceva parecchio di lui, diceva anche parecchio sulla mia cotta. Di lui amavo la sua spontaneità e quel fare ribelle proprio come sua sorella, il suo infrangere tutte le regole, come infrangeva il mio cuore, ripetutamente, quando lo vedevo baciare altre ragazze.

«Ciao James, tua sorella?» mi ripresi dal suo bacio ed avanzai qualche passo.

«In camera sua, come sempre del resto. » si spostò per farmi entrare, poi chiuse la porta «dammi il cappotto, lo poso.» mi disse venendomi, di nuovo, incontro.

Vacillai appena, dovevo farmi vedere quasi svestita, poi sentii il suo respiro posarsi nell’incavo del mio collo e le sue mani poggiarsi sul fiocco di raso del mio cappotto. Le sue mani massicce e tatuate sfilarono quel fiocco, delicatamente e lentamente. Lasciò scivolare a terra la cintura e poi cercò di levarmi il cappotto. Il raso sfiorava le mie spalle scoperta, scivolò lungo la mia schiena fino a poggiarsi per terra. Ero priva del mio soprabito, mi sentivo al quanto nuda, in sintesi, avevo sono una minigonna di jeans e un top nero che mi lasciava scoperto l’addome e copriva a mala pena il seno poco prosperoso.

«Non fa troppo freddo? » sentii posare la sua mano sulla mia spalla. Rimasi immobile, un brivido mi percosse la schiena.

«Per cosa? » gli domandai rossa in viso.

«Per questo tuo abbigliamento, siamo solo alla fine di febbraio. »mi rispose andandosi a sedere sulla poltrona che era di fronte a me.

«Tua sorella mi ha detto di vestirmi così e poi non ho freddo, sto bene così, grazie per l’interessamento James.» continuai tenendo lo sguardo basso.

«Sai che c’è? » rise «mia sorella ti sta portando proprio sulla cattiva strada, prima non eri così, eri quella ragazzina docile che tutti prendevano in giro per la troppa timidezza, mia sorella era la prima, ricordo quando veniva a casa soddisfatta per averti riempita di pugni e io non mi spiego proprio perché tu l’abbia perdonata per tutto quello che ti ha fatto passare. » tornò per un attimo serio.

«Le voglio davvero bene, mi ha salvata. » mi morsi l’interno del labbro e sospirai pesantemente.

«Sei convinta che ti abbia salvata, ma mi sa che tu abbia salvato lei dalla solitudine, però…» si alzò dopo essersi seduto poco prima «un consiglio fraterno?! Scappa da lei, ti darà solo problemi. » mi si piazzò di fronte.

«James, tutto questo interessamento? Tu sei proprio come lei, non ti frega di nessuno e ora non capisco queste parole d’amore fraterno nei miei confronti da dove escano» rialzai lo sguardo, lo fissai con aria di sfida.

«Ti sta davvero bene questa gonna. »rise guardandomi le gambe scoperte e poi tentò di allungare la mano sulla mia coscia. Io mi scostai velocemente, in realtà non so neanche io perché lo feci, amavo ogni contatto che avevo con lui, di qualsiasi genere, ma quella volta odiavo il solo pensiero che la sua carne toccasse la mia, forse per le parole che aveva detto su Sunny o il sol fatto che avesse riportato alla mente i duri anni della mia prima adolescenza, di come, non solo sua sorella, mi ricopriva di lividure che dovevo nascondere a mia madre e al mondo.

«Vado di sopra, tua sorella mi sta aspettando. » girai le spalle, raccolsi il cappotto e salii di sopra e arrivata di fronte camera di Sunny bussai delicatamente. «Posso?- sussurrai fuori dalla porta.

«Entra! »disse lei con una voce decisa.

Entrai, senza far rumore, in punta di piedi. Sunny era sdraiata sul letto, sul pavimento una sessione di abito sporchi, il beauty del trucco spaparanzato sulla scrivania e l’autoabbronzante colato sulle coperte. Si stava facendo una canna, sarà stata sicuramente la quinta in tutta la giornata.

«Un tiro? »mi sorrise poggiando la schiena contro la testata del letto, me la tese e io la presi. Un tiro, uno solo ne feci, avevo già mal di testa e quella sera avrei già bevuto tantissimo e fumato minimo un pacchetto da venti di sigarette. Mi sedetti al suo fianco, ispirai e buttai via, tossii appena, era forte, parecchio. Lei rise guardandomi, poi si alzò, era nuda, non l’avevo notato prima. Arrossii appena, era una situazione imbarazzante. Camminò per la stanza, prese un vestitino da terra, quello rosso che a me tanto piaceva. Aprii il comodino di fianco al letto, tirò da lì dentro un paio di mutande, mutande molto sexy, proprio nel suo stile, le mise e poi infilò il vestino, niente reggiseno, il suo seno era sodo e compatto, una bella terza, niente a che fare con la mia misera seconda calante. Era già truccata e con un bello strano di autoabbronzante, era quasi pronta, le mancavano le scarpe, un bel paio tacchi chilometrici rosso fuoco.

«Le scarpe.. prendi quelle nere per me? » le dissi sdraiandomi sul letto. Ero uscita con delle scarpette da ginnastica, non potevo di certo farmi vedere da mia madre con dei gran tacchi, mi avrebbe chiuso in casa per il resto dei miei giorni.

«Piccola Bonny, stai diventando proprio una cattiva ragazza. » la sentii ridere aprendo l’armadio, si mise in punta di piede e prese le scarpe, per entrambe.

«Sunny, tutto merito tuo. » la mia risata fu quasi isterica, ci trovavo gusto nel mio repentino cambiamento. Ero passata da figlia di papà tutta sola, ad una cattiva ragazza tenuta sott’occhio da tutti.

A volte non mi spiego neanch’io questo cambiamento, ricordo solo che ero stufa di essere quella sbagliata per la società. Ormai se non fumavi, bevevi, o facevi la facile eri una fallita. Avevo solo sedici anni ed ormai ero una donna fatta. Stavo vivendo cose disumane per la mia età, uscivo tutte le sere, non studiavo più, ero diventata un piccolo disastro, uno di quei pesi per famiglia e professori. “Non arriverai da nessuna parte piccola Bonny se continui così”, ormai mi ripetevano solo questo i professori dopo la consegna dei compiti in classi. F, sempre la solita F, sempre una stupida lettera a giudicarmi, sempre il parere di falliti depressi che sfogavano le loro frustrazioni in persone fragili in tutti i sensi, ormai ero una F, una F per tutti, era più facile, per la gente, identificarmi così, una lettera dell’alfabeto risparmiava alle persone di impegnarsi per conoscermi, si sono sempre tutti basati sulla mia apparenza, nessuno mai, a parte Sunny, è sceso nelle viscere del mio cuore per capire davvero chi era Bonny Winchester.

«Domani mariniamo scuola, no? » mi chiede Sunny prendendo la borsa dalla scrivania e andando verso la porta.

«Si, non preoccuparti, ho detto a mia madre che domani non si entrava. » risposi. Avevo detto una frottola a mia madre, e sicuramente non era la prima.

Sunny scese le scale, io sospirai lievemente e infilai le scarpe, poi la seguii. Di sotto James non c’era più, aveva lasciato una bottiglia di birra semi vuota sul tavolino del salotto.

«Quel maiale di mio fratello, è uno stronzo. » Sunny prese la birra poggiata sul tavolino, pulì il bordo e fece un sorso «non lo reggo più da quando papà è andato via» sospirò sedendosi sulla poltrona. Poggiò le gambe sul tavolino e finì di bere quella birra. Io rimasi immobile di fronte a lei, l’argomento – padre andato via di casa con l’amante – era molto delicato d’affrontare, Sunny non l’aveva accettato, si era imposta che suo padre sarebbe tornato e l’avrebbe portata via con lui. Sua madre, in un certo senso, l’aveva data vinta al dolore e si era rintanata a casa di qualche amica e si era data all’alcol. Ed è così che Sunny e James si erano ritrovati a vivere da soli, in una casa enorme, con bollette arretrate e senza limiti.

«Su.. Andiamo dolcezza» fece uno scatto veloce e balzò dalla poltrona, si scosse i capelli e deglutì buttando la bottiglia di birra ormai vuota sul tavolino. Si sentì un tonfo, la bottiglia si era rotta, il vetro si era riversato sul pavimento e vidi sul viso di Sunny frustrazione. Mi spaventai vedendola così, quindi le andai vicino, le sorrisi e poi andai verso la cucina «Le dive si fanno desiderare» le dissi prendendo dalla cucina una scopa e una paletta. Tornai in salotto e raccolsi i pezzi di vetro e feci una veloce sistemata. Riportai tutto in cucina e tornai da Sunny sorridendo «E le dive sono finalmente pronte per spaccare stasera». Sunny sorrise dolcemente, con quei miei gesti la tranquillizzai e ne fui felice. Lei aveva fatto così tanto per me  e qualsiasi cosa facessi per lei non mi pareva mai abbastanza.

Le ero debitrice, di vita, quella sociale.

 

 

-rieccomi qui, ho fatto abbastanza veloce a postare il secondo capitolo perchè lo avevo scritto tempo fa. Non è il massimo, ma è un introduzione di tutte le avventure/disavventure che vivrà la nostra protagonista.

Non voglio assolutamente deludere nessuno, se potete, recensite. grazie.

baci xx

iwishliampayne-

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: IWishLiamPayne