Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: holls    08/10/2013    13 recensioni
Un investigatore privato, solo e tormentato; il suo ex fidanzato, in coppia professionale con un tipo un po' sboccato per un lavoro lontano dalla luce del sole; il barista del Naughty Blu, custode dei drammi sentimentali dei suoi clienti; una ragazza, pianista quasi per forza, fotografa per passione; e un poliziotto un po' troppo galante, ma con una bella parlantina.
Personaggi che si incontrano, si dividono, si scontrano, si rincorrono, sullo sfondo di una caotica New York.
Ma proprio quando l'equilibrio sembra raggiunto, dopo incomprensioni, rimorsi, gelosie, silenzi colpevoli e segreti inconfessati, una serie di omicidi sopraggiungerà a sconvolgere la città: nulla di anormale, se non fosse che i delitti sembrano essere legati in qualche modo alle storie dei protagonisti.
Chi sta tentando di mettere a soqquadro le loro vite? Ma soprattutto, perché?
[Attenzione: le recensioni contengono spoiler!]
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Nathalan'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
10. Scomode scoperte
 
 
9 gennaio 2005, ore 21.30
 
Beethoven. La Sonata al chiaro di luna, di nuovo. Quella sera ne sentiva più il bisogno che la voglia. Era stranamente sola a suonare: nessuno che la riprendesse continuamente, nessuno a criticarla e nessuno a difenderla. Sola, col pianoforte. Lei e la musica.
Il cellulare squillò. Vide lo schermo illuminarsi, ma lo ignorò: continuò a suonare. Ma la vibrazione e la suoneria del telefono cominciarono a disturbarla, e fu costretta a interrompersi. Un sorriso le si dipinse sul volto quando vide che chi la cercava era proprio Ashton.
« Pronto? »
« Madison, sono Ashton. Disturbo? »
« Nessun disturbo. Dimmi tutto. »
« Dobbiamo cominciare stasera. »
« Cominciare cosa? »
« Le indagini! Ricordi? »
« Sì, giusto! Ma con ‘stasera’ cosa intendi? Sono già le nove e mezzo. »
« Intendo anche adesso. Anzi, prima andiamo e meglio è, ti spiegherò tutto dopo. Puoi uscire? »
Madison fece mente locale. Lei, che usciva con un uomo alle nove e mezzo di sera? Con uno sconosciuto per la sua famiglia? Non glielo avrebbero mai permesso.
« Sì, certo che posso. Tempo di prepararmi e ci sono. »
« Posso passare tra una ventina di minuti o è troppo presto? »
« Va benissimo. A dopo allora! »
I due si salutarono.
Madison si alzò dal panchetto. Aveva venti minuti per uscire da quella casa senza farsi scoprire.
 
Quando si sentiva sotto pressione, era la volta buona che non riusciva a partorire nessuna idea sensata. Sentì una voce canticchiare da fuori il salotto: era Claire. Si precipitò fuori dalla stanza, e la chiamò sottovoce.
« Claire! Claire! »
La donna si voltò e venne verso di lei.
« Perché parli sottovoce? »
« Ho bisogno di te! »
Claire sospirò.
« Sentiamo, bambina, che è successo? »
« Devo uscire. »
« Adesso? »
« Sì, adesso, e penso di tornare tardi. »
« E tu vorresti che ti coprissi, vero? »
Madison assunse un’espressione supplichevole, mentre Claire la guardava indecisa sul da farsi. Poi la donna scoppiò a ridere.
« Ma certo che ti copro, bambina mia! Finalmente, direi. Con chi esci? Lo conosco almeno? »
Madison arrossì.
« È… il ragazzo dell’altra volta. Quello che è venuto a casa, sai. »
« Ho capito, ho capito. Posso dire che sei da un’amica? »
« Sì, certo. Se ti chiedono qualcosa, di’ che è per una relazione da portare entro domani. »
« E non potevate pensarci prima? »
« Non lo so, inventati qualcosa. Di’ che la mia amica ha avuto problemi intestinali tutto il giorno e che solo adesso sta bene. »
« Dio solo sa quanto tua madre odi i problemi intestinali. »
« Appunto. Mi sembra la scusa perfetta. »
« Tra quanto arriva questo ragazzo? »
« Direi tra… » Madison diede uno sguardo al suo orologio da polso. « … quindici minuti! Devo sbrigarmi! »
« Va bene, non ti trattengo oltre. » Claire le accarezzò la guancia affettuosamente. « Buon divertimento tesoro! »
Madison rispose con un sorriso, dopodiché scappò in bagno per prepararsi.
 
Aveva giusto fatto in tempo a finire un risciacquo col colluttorio che il telefono squillò: era il segnale che Ashton era arrivato.
Uscì in fretta e furia dal bagno, afferrò la borsa e si assicurò che nessuno potesse vederla. In tutta quella fretta, riuscì perfino a chiudere con grazia la porta di casa.
 
Non aveva la minima idea di come fosse l’auto di Ashton, ma la riconobbe subito: nera, spaziosa ma, soprattutto, col motore acceso sotto casa sua. Salì subito in auto e, come d’istinto, salutò Ashton con un formale bacetto sulla guancia. Il gesto le venne così naturale da far imbarazzare un po’ entrambi.
Si allacciò la cintura di sicurezza e diede una sistemata imbarazzata ai capelli.
« Allora, come mai tutta questa urgenza? »
Ashton mise in moto l’auto, e partirono.
« È una storia lunga, ma cercherò di essere breve. In poche parole, il maniaco ha aggredito Nathan, di nuovo. Probabilmente per farci le stesse cose di tre mesi fa. »
« Cavolo, non posso crederci! Se penso che ieri l’ho visto all’università… »
Ashton inchiodò a un semaforo rosso.
« L’hai visto all’università? Frequentate lo stesso corso? »
« No, no. Abbiamo solo un professore in comune, ma credo sia di un’altra facoltà. »
Il semaforo diventò verde.
« Questa è un’ottima notizia, potrebbe tornarci utile. Comunque, per continuare la storia, il caso è stato affidato alla Divisione Penale minore. Dove – potere del caso – lavora proprio Alan. In altre parole, io e lui stiamo lavorando su questa faccenda.  Oggi sono andato a perquisire la casa di Sánchez e ho trovato cose davvero interessanti: foto delle sue vittime in situazioni compromettenti, e tra queste vittime c’era anche Nathan, anche se le sue foto erano piuttosto innocenti. Il motivo per cui ti ho telefonato è perché voglio verificare questa pista. Ma il problema è che credo che sotto quel tappeto ci sia roba grossa, che se lo viene a sapere Alan…  Per questo stasera siamo qui, io e te. »
Madison sorrise.
« È molto carino da parte tua. »
« Sì, anche se in certe situazioni non so mai come comportarmi. Poi tra di loro le cose vanno male, non si parlano… Non sarà facile ottenere informazioni. »
Per qualche tempo non dissero nulla, e Madison capì che Ashton stava cercando un modo per cavarsi d’impaccio da quella situazione. Osservò il suo profilo illuminato a strisce solo dalle luci della città, e si imbambolò nel seguire le linee del suo volto.
Fu di nuovo la volta di un semaforo rosso. Madison lo fissava ancora, mentre Ashton osservava le macchine avanti a lui e, ogni tanto, il semaforo.
Poi si voltò.
I loro sguardi si incrociarono per qualche decimo di secondo, poi Madison, fulminea, cambiò direzione.
Sentiva il cuore batterle fortissimo, mentre le mani cominciavano a sudarle leggermente. Le guance erano talmente rosse che sentiva quasi il sangue affluire.
Fortunatamente Ashton fece finta di niente, e lei uscì facilmente da quell’imbarazzo.
Il silenzio regnava ancora tra loro, anche se Ashton non ne sembrava particolarmente disturbato. Madison si schiarì la voce e pensò a qualcosa da dire.
« Dove stiamo andando? »
« A casa di Nathan. Ho sbirciato l’indirizzo dal dossier della denuncia. Poi si trova anche sull’elenco del telefono. »
« Wow, ottimo! E cosa faremo, ci apposteremo sotto casa sua? »
« Esattamente. Poi, appena uscirà di casa – se lo farà, lo seguiremo e vedremo cosa fa di tanto misterioso. Se siamo fortunati lo scopriremo subito, fidati. »
Si accorse che la conversazione stava di nuovo terminando, e tirò fuori la prima frase che le venne in mente.
« Dev’essere noioso stare appostati per tanto tempo. »
« Sì, soprattutto se sei solo e se non succede niente di eccitante. Ma, per fortuna, stasera ci sei tu. »
Madison rimase a bocca aperta.
« C-ci sono io? »
« Certo, ci sei tu. Così almeno ho qualcuno con cui chiacchierare un po’. »
Madison tirò un sospiro di sollievo.
« Scusa, io non… non avevo capito. »
« L’ho notato! Pensavi che volessi fare qualcosa di eccitante con te? »
Tentò di controbattere, ma non riuscì a dire nulla. All’improvviso, Ashton rallentò e parcheggiò alla meno peggio sotto quella che doveva essere la palazzina di Nathan.
Madison era ancora rossa in volto. Come Ashton se ne accorse, scoppiò a ridere e le tirò una pacca sulla spalla.
« Dai, Madison, scherzavo. Te la sei presa? »
« No, tranquillo. »
« Comunque, siamo arrivati. Adesso dobbiamo solo aspettare. Ah, devo segnarmi l’ora… Direi che posso mettere le dieci. »
Madison si voltò verso la palazzina di Nathan. Le sembrò assolutamente malconcia e piuttosto proletaria, e il parallelo con casa sua le venne naturale. Nonostante cadesse quasi a pezzi, però, pensò che doveva essere eccitante vivere in un posto come quello, privo di ogni lusso. Tuttavia, il pensiero dell’affitto e delle bollette, nonché della responsabilità che le sarebbe servita per vivere in una casa tutta sua, le fece passare la voglia di abitare in una catapecchia. In quel momento si sentì estremamente viziata e superficiale. Poi, si voltò verso Ashton, intento ad armeggiare col telefono.
« Tu vivi da solo? »
Ashton alzò gli occhi dal telefono solo dopo qualche secondo, come se avesse capito dopo che la domanda era rivolta proprio a lui.
« Be’, sì, certo. Con l’età che ho sarebbe più strano il contrario. Perché? »
Madison fece spallucce.
« Così. Semplice curiosità. E, se posso chiedertelo, quand’è che sei andato via di casa? »
« È stato quando ho cominciato il college. Sai, era parecchio lontano da casa, quindi mi sono trasferito al campus. »
« Ed è bello vivere da soli? »
Ashton ridacchiò, come quando si pensa a qualcosa che ci dà un mucchio di grane ma della quale, in fondo, non potremmo fare a meno.
« È bello, sì. Ci sono molte responsabilità, ma è, in un certo senso, l’inizio della tua affermazione come adulto. Gli uccellini che lasciano il nido e cose di questo tipo. Almeno per me è stato così. »
Madison sorrise, ma dietro quel gesto vi era nascosta molta malinconia. Pensò alla vita che conduceva, continuamente considerata come una bambina, sempre sotto il controllo della sua famiglia. Pensare a lei come a un’adulta indipendente? Impossibile per i suoi genitori.
Diede un’occhiata alla palazzina, ma non c’era un’anima. Era tutto completamente immobile.
« Certo che Nathan gli sta creando non pochi problemi. »
« Ad Alan? »
Ashton annuì.
« Pare che Jack sia molto geloso della situazione, ma non è colpa di Alan se gli hanno affidato il caso. »
« Non ne sono stupita. Anche con me fa così. Per questo motivo non gli ho detto niente dei nostri incontri. Gli ho anche mentito dicendogli che non ci eravamo più sentiti. »
« Be’, e perché? Non ha mica motivo per essere geloso. No? »
« No, certo, però… il fatto di vedermi con un uomo… »
« E che male c’è? Ma poi, in passato, avrai avuto anche tu le tue storie, no? Non gli avrai mica permesso di intromettersi? »
Il cuore di Madison tornò a batterle forte.
« Ma no, certo che no. »
Era quasi sicura di aver balbettato.
« In ogni caso, non me la sento proprio di dare torto a Jack. Alan non riesce a dare un taglio netto al passato, e non capisco bene perché si sia buttato in questa avventura. »
« Magari ha perso le speranze con Nathan e si consola con Jack. Questa cosa mi preoccupa un po’, a esser sincera, anche perché lui non si confida quasi più con me. Non vorrei che soffrisse inutilmente. »
« Anche io credo che Alan abbia perso le speranze, o che aspetti un segnale dal cielo. Ma in questo momento penso che sia un cretino. Ha aspettato così tanto per muovere il culo – scusa il termine – e ora che lo ha fatto, solo perché ha ricevuto un prevedibilissimo picche molla tutto così e se ne va da un altro? Che rabbia, guarda. »
Ashton incrociò le braccia e cominciò a spostare il suo sguardo ovunque. Poi, si fermò in direzione della palazzina.
« Guarda! È arrivato qualcuno. »
Madison si voltò.
« È vero! Quella macchina si è fermata proprio sotto casa sua. »
« Aspettiamo e vediamo cosa succede. »
Ashton si spostò. Nel tentativo di vedere meglio, posò un braccio sul sedile del passeggero, dove era seduta Madison. La ragazza si impietrì: non aveva il coraggio di muovere un muscolo, per paura di scontrarsi col corpo di Ashton. Si fece piccola piccola sul suo sedile, mentre Ashton sporse ancora di più il suo volto nel tentativo di vedere chi ci fosse nella misteriosa macchina sotto casa di Nathan. Madison mosse appena gli occhi: il volto di Ashton era quasi accanto al suo. Si sentì come incapace di respirare.
« Riesci a vedere chi c’è dentro? »
Il cuore di Madison sussultò.
« N-no. È troppo buio. »
Stette ancora immobile, fingendo di osservare la scena davanti a lei – perché ormai era troppo tesa per pensare davvero a quello che stava accadendo. Ogni volta che deglutiva le sembrava di fare una confusione enorme, e ogni battito del suo cuore le sembrava rimbombare nel piccolo abitacolo. Poteva, la sua emozione, essere udita?
« Eccolo! »
Ashton tornò di colpo al suo posto, pronto a girare le chiavi della macchina, aspettando il momento più opportuno. Solo dopo, Madison si accorse che Nathan era uscito di casa ed entrato nella macchina misteriosa.
Ashton lasciò che la macchina partisse, poi mise in moto l’auto e cominciò a seguirla.
« Sai, sono un po’ emozionato. Forse adesso scopriremo la verità. »
« Ah! Ha svoltato a sinistra! Non potresti andare più veloce? Rischiamo di perderli, così. »
« Tranquilla, non è la prima volta che lo faccio. Se ci avviciniamo troppo, rischiamo di dare nell’occhio. »
Continuarono a seguire l’auto senza troppe difficoltà. Dopo qualche tempo, la macchina misteriosa si fermò e Ashton rallentò.
« Madison, cerca di capire se stanno spegnendo la macchina. »
« Mi sembra di sì… sì, sì! Ha spento i fari. »
« Benissimo. Speriamo che non debbano andare troppo lontano. »
Ashton proseguì ancora per qualche metro; svoltò nella prima strada possibile e cercò parcheggio lì.
« Perfetto. Scendiamo e vediamo dove si sono diretti, sempre che sia possibile vederlo. »
Scesero entrambi dalla macchina, e camminarono a passo svelto fino all’angolo dove avevano svoltato.
« Aspetta. Affacciamoci, prima. »
Madison annuì. I due si nascosero dietro il muro, facendo sbucare a poco a poco la loro faccia. In piedi, su quel marciapiede dissestato, sostavano Nathan e un altro ragazzo, dall’aria decisamente trasandata: chiacchieravano del più e del meno, e calciavano pezzi di pavimentazione rotta di tanto in tanto. Ashton si ritirò quasi subito.
« Questo è uno dei casi più fortunati di sempre! Sono ancora lì. »
« Perché non ci fermiamo lì sul marciapiede? Sarà più facile tenerli d’occhio. »
« Non possiamo, Mad. Io e Nathan ci conosciamo, mi riconoscerebbe subito. »
« Oh. Capisco. Comunque, pare che non si muovano da lì. A proposito, conosci il ragazzo con lui? »
Ashton scosse il capo.
« Non l’ho mai visto, sinceramente. Però, da come scherzano, direi che si conoscono bene. »
« A me invece pare che Nathan sia scocciato da quel tipo. Vabbè, ma al di là di questo… Non mi sembra stia facendo niente di male. È solo lì con un amico. »
« In effetti sembrerebbe così. Staranno aspettando qualcun altro? » Ashton sospirò. « Non possiamo mollare proprio ora. Aspettiamo almeno un po’, per vedere se arriva qualcuno. »
« Va bene. »
I due rimasero per altri dieci minuti, ma non videro arrivare nessun altro. Si davano il cambio per dare un’occhiata, mentre nel frattempo chiacchieravano del più e del meno. Ma, all’improvviso, Madison vide una macchina fermarsi davanti a Nathan.
« Ash! Vieni! Si è fermato qualcuno! »
Ashton accorse subito.
« Certo che, dal modo in cui si pone sembrerebbe… O cavolo. È entrato nell’auto di quel tipo. »
« Sì, e quindi… ? »
« Svelta, Madison, sta venendo in qua! »
Ashton afferrò Madison per un braccio, tirandola a sé. Si voltarono verso il muro, nel tentativo di non farsi vedere.
« Ha svoltato proprio in questa via. Si stanno fermando laggiù. »
Si girò verso Madison.
« Scusa, ti ho fatto male? »
« No, è tutto a posto. Mi sembra strano che si siano già fermati. »
« Già. E io comincio a farmi una mia idea. »
« Cioè? »
« Per averne la certezza dovremmo sbirciare da vicino. Ma non penso che avremo molto tempo e, inoltre, potrebbe essere una scena un po’… forte. Te la senti? »
Madison fece di sì col capo.
I due si avviarono verso la macchina dell’uomo sconosciuto. Ashton mise una mano sulla spalla di Madison, come per tenerla a sé; cominciò poi a guardarsi continuamente intorno.
« C’è qualche problema? Sembri nervoso. »
« Un po’ lo sono. E non mi piace questo quartiere. »
Camminarono ancora un po’, fino a che la macchina non fu parecchio vicina.
« Come facciamo a sbirciare senza farci vedere? Non potremmo passarci accanto facendo finta di niente? »
« No, non credo sia la soluzione migliore. Se è quel che penso, come vedono arrivare qualcuno, si rivestono. »
Madison si grattò il capo.
« Si rivestono? Tu credi che quei due stiano…? »
« Tu non hai capito, vero, Madison? »
La ragazza arrossì di colpo.
« No, non ho capito! E se tu facessi meno il misterioso forse capirei qualcosa! »
Ashton rimase in piedi davanti a lei. Aspettò di vedere se lei avesse altro da dire; ma, come si accorse che aveva finito, provò a parlare.
« Io credo che si prostituisca. »
« Cosa? Ma come…? »
« Ci sono diverse cose che me lo fanno pensare. Due uomini, presumibilmente colleghi, soli, sulla strada… Il fatto che uno sparisca così con un’altra persona, in una stradina adiacente. Questi fatti parlano da soli. E poi, ci sono questioni di natura più pratica. Per esempio, il fatto che riuscisse a pagare affitto, viveri e tasse universitarie con un lavoretto al bar sottopagato… »
« In effetti si vede subito che qualcosa non quadra. Però, vedendola in quest’ottica, Alan mi fa un po’ pena. Sembra avere il terrore di soffrire per amore. Mi chiedo cosa l’abbia reso così, sempre che ci sia stato un evento scatenante. »
« Come ti ho già detto, non so granché su questa storia. Ma adesso concentriamoci sulla nostra indagine. »
« Sì, scusa! Mi sono lasciata trasportare. Ma come possiamo fare per sbirciare qualcosa? »
« Ci sto pensando. Ah! Ho un’idea. Dici che se ci mettiamo dietro la macchina che sta dietro la loro, riusciamo a vedere qualcosa? »
« Non so, con tutti quei vetri… Possiamo provare. Anche perché, avvicinarsi troppo non è possibile. »
Ashton annuì, e insieme raggiunsero la macchina dietro quella del cliente. Si accovacciarono un po’, quanto bastava per non far sbucare le loro teste da sopra l’auto. Incollarono la loro faccia al vetro, e cercarono di interpretare le immagini davanti ai loro occhi.
Madison riuscì a intravedere solo un uomo di spalle, seduto sui sedili posteriori, apparentemente solo.
« Dov’è Nathan? »
Ashton emise un risolino.
« Io una mia idea ce l’ho. »
Non passò molto tempo, infatti, che Madison vide la testa di Nathan sbucare all’improvviso dal basso.
« Oh! Ho capito. »
« Direi che purtroppo è come pensavamo. Ma dobbiamo trovare un modo per incastrarlo. » Ashton stette un po’ a pensare. « Vabbè, è meglio se torniamo all’angolo. Direi che qui abbiamo visto abbastanza. »
Uscirono quatti quatti dal loro nascondiglio, e tornarono all’angolo. Poco dopo, videro l’auto lasciare Nathan nello stesso punto da dove l’aveva preso.
Madison osservò Ashton: aveva un’espressione terribilmente pensierosa. Fissava un punto non ben definito e tirava continuamente pesanti sospiri.
« A cosa pensi? »
« Penso che sono in una situazione scomoda, Mad. Adesso sono a conoscenza di questo fatto, ma… Dovrei dirlo o meno ad Alan? E domani, quando ci vedremo, devo cercare di sviarlo oppure sbattergli in faccia la realtà? Non è facile. »
« Hai ragione. Perché se glielo dici potrebbe arrabbiarsi perché ti sei impicciato, se non glielo dici e lo scopre potrebbe rinfacciarti il fatto di non averglielo detto. Non è mai facile in queste situazioni. »
« Sì, ma il problema è che io ho solo ventiquattr’ore di tempo per pensarci. »
Madison si zittì. Quella piccola confidenzialità che stavano acquisendo le sembrò sparita del tutto, e si rese conto, in quel momento, che di Ashton non sapeva proprio un bel niente. Ripensò a tutte le cose che gli aveva detto, e le sembrò di aver parlato spesso con banalità o ingenuità. Provò a buttare un’occhiata verso di lui, e lo vide ancora intento a fissare il vuoto, in cerca di una risposta. Si ritrovò a pensare che avrebbe davvero fatto qualunque cosa per aiutarlo.
« Vabbè, direi che possiamo tornare a casa, no? »
Madison annuì.
 
***
 
« Grazie per avermi riaccompagnato, Ash. »
« Figurati. »
Madison guardò verso le finestre di casa: i suoi genitori erano in salotto. Sapeva che era ora di andare: avrebbe dovuto aprire lo sportello, salutare Ashton, richiuderlo e avviarsi verso casa. Erano azioni stupide. Eppure, non riusciva a farlo. Il sorriso di Ashton la incantava.
Si ricordò come si era rivolta a lui le prime volte che si erano parlati, o di come lui le avesse detto che non l’avrebbe più infastidita, e che sarebbero rimasti amici. Si morse le labbra.
Si accorse che Ashton stava per dire qualcosa – probabilmente cercando di non farla passare per stupida, stando immobile tutto quel tempo - , ma lei lo batté sul tempo.
« Allora, buonanotte. Mi sono divertita moltissimo. »
« Mi fa piacere. Buonanotte. »
« Ciao! »
Nella sua testa si formò un’immagine strana. Immaginò di guardarlo negli occhi e di salutarlo con un timido e fugace bacio sulla guancia. Immaginò poi Ashton tenersi la mano sulla guancia baciata per un tempo indefinito, mentre lei rientrava in casa imbarazzata.
E invece, si limitò solo ad aprire lo sportello, salutare con la mano, chiudere lo sportello e avviarsi verso casa.
Il cuore le batteva all’impazzata, si sentiva avvampare e la testa le scoppiava.
Da quando aveva certi pensieri?

 

Ta-daaaan! XD Allora, come vi è sembrato questo capitolo? Ash ha solo ventiquattr'ore di tempo per decidere cosa fare... Alan scoprirà tutto oppure no? *rullo di tamburi*
Scoprirete tutto martedì prossimo! XD
E poi Mad *__* Comincia a fare pensieri strani... hehehe
Bene, stiamo entrando nel vivo della storia e sono molto contenta! Adesso vi lascio, sperando che il cap vi sia piaciuto :)
Alla prossima e un grandissimo grazie a tutti colore che hanno recensito e messo la storia tra le seguite :)
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: holls