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Autore: BeliveInAngels    09/10/2013    0 recensioni
"Anno 2178, pianeta "New Rise". Siamo stati sbattuti qui, come insetti, su questo... stupido pianeta. Tutto ciò che è rimasto, della razza umana, è stato trasportato qui, dopo la distruzione di quel dannato pianeta che era la Terra...
Questa è la nostra punizione. La redenzione potrà essere trovata solamente quando riusciremo a fermare la costruzione di quella raffineria di Magma, salvando così milioni di persone... ma cosa possiamo fare, noi, come siamo ora? Siamo disposti a tutto. Riprenderemo ciò che ci è stato tolto... e solo Dio sa... quello che siamo disposti a perdere.
"
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-01-

°°° Interrompiamo i programmi per una notizia
dell'ultima ora: la città di Seurat è stata rasa
al suolo. Non si sono ancora accertate le cause
di tale sciagura, ma si può stimare
la perdita a tre milioni di persone. °°°



Camminava lungo il marciapiedi. Non che avesse voglia di camminare, ma ogni tanto lo doveva fare, se non voleva che i muscoli gli si atrofizzassero. Questa mattina, mentre facevo colazione, ho guardato il telegiornale con mia sorella. Lei dice sempre che dovremmo guardare altro, per non deprimerci. Io non sono assolutamente d'accordo. E' sempre interessante essere aggiornati su quello che succede in giro. Come stavo dicendo, guardando il telegiornale, abbiamo saputo che la città di Seurat, da un giorno all'altro, è scomparsa, rasa al suolo. Bruciata. Ora, che io sappia, è impossibile che una città venga spazzata via in pochi secondi, a meno che non si tratti di un attacco nucleare. Un attacco nucleare di cui non ci hanno avvisato, fra l'altro. Mi sembra, comunque, molto strana anche questa possibilità. Una città fiorente e bella come Seurat, piena di gente... no, l'attacco nucleare non c'entra. Il tg parlava di qualche motivazione di tipo naturale e allora potrei anche farci un pensiero.
Alla mia età non dovrei più stupirmi di niente. Ho visto tante cose. Forse ho visto tutto. E forse è anche ora di tornare a casa...


Si avviò in fretta, tirandosi bene la sciarpa sul naso.

Probabilmente anche questo freddo è strano. Solitamente, in questa stagione, dovrebbe fare caldo e invece io ho ancora addosso il maglione di lana. Dovrei pensare di più anche a questo. La città dove abito io, Cezanne, è un posto tutt'altro che tranquillo. Spesso si sentono voci di cortei violenti, rivolte e affini. Magari è perchè il governo ha accettato di costruire a Gauguin, una raffineria di magma. Ma è possibile? Gauguin ha la maggiore concentrazione di vulcani attivi di tutto il pianeta. Forse è per questo che non ci abita nessuno. Il magma, come sanno tutti, è la fusione e il miscuglio di più tipi di metallo, quindi si può ricavare qualcosa, dicono.
Secondo me è solo una stronzata.


Perso nei suoi ragionamenti, si rese conto di essere arrivato a casa solo quando si trovò di fronte alla porta di casa. Prese le chiavi dalla tasca ed entrò, senza dar tanti segni della sua presenza. Si levò la giacca e l'appese, insieme alla sciarpa. Ci mise poco a far volare le scarpe. Pur avendo tutti gli anni che aveva, non era ancora mentalmente cresciuto e alcuni suoi atteggiamenti creavano, nella sorella, un vero e proprio conflitto interno. Era indecisa se sbatterlo fuori di casa o ammazzarlo, tagliarlo a pezzi e nasconderlo sotto il pavimento.
“Se magari mi dici che sei tornato...” commentò seccata la donna, posandosi a braccia conserte allo stipite della porta.

“Non hai sentito le scarpe che sbattevano al mobile?” domandò l'uomo con sarcasmo, mentre le sopracciglia della sorella si aggrottavano con fastidio.

“Sì, le ho sentite.” ringhiò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lui si lasciò cadere sul divano, con un braccio a coprire gli occhi “Potremmo fare qualcosa, comunque...” fece poi, abbassando la voce.

“In che senso?” lui non si scompose neanche di un millimetro.

“Per Seurat, intendo.” ci fu un attimo di silenzio, poi l'uomo scoppiò a ridere.

“Cosa vuoi che facciamo, Han? Che andiamo a vedere che è successo?” il sarcasmo nella voce del fratello, la fece irritare ancora di più.

“Cam. Io sono seria. Non scherzo.” il tono di lei era tagliente, tanto che l'uomo tolse il braccio dal viso e si puntellò sui gomiti per tirarsi su, a guardarla.

“Avevamo deciso che smettevamo. Sbaglio?”

“No...” fece lei, abbassando lo sguardo, dopo aver incrociato gli occhi gelidi di Cam.

“E l'avevamo deciso insieme, no?”

“Sì...” lui tornò con la testa sul bracciolo.

Problema risolto.” concluse l'uomo, il cui tono non ammetteva repliche.

“Mi chiedo come sia possibile che uno come te sia diventato così egoista...” l'altro roteò gli occhi.

“E' la fine di tutto. Quanto pensi che ci metterà Cezanne a fare la stessa fine di Seurat? E se costruiranno la raffineria... che cazzo succederà a questo pianeta? Sai che significa? Significa che per la raccolta del magma, trivelleranno a chissà che profondità. Fai i tuoi conti. E se sono qui io, un motivo c'è.” si bloccò, mettendosi seduto.

“L'hai sentito anche tu... vero?” domandò Han, avvicinandosi e sedendosi vicino a lui, sul divano.

“Sì...” la terra aveva tremato e, per un attimo, gli era sembrato di avvertire il grido disperato di una donna che chiedeva perdono e chiedeva di essere salvata.

“Te l'ho detto. Dobbiamo fare qualcosa. Deve finire? Ok, finirà, ma cerchiamo almeno di concludere la faccenda in modo poco doloroso. Siamo qui apposta.” Cam abbassò lo sguardo, incrociando le dita. Ci stava pensando ed effettivamente, sua sorella non aveva tutti i torti. Se doveva finire, perchè non fermare il dolore o, per lo meno, farne provare il meno possibile?

“Ok, Han, d'accordo. Va bene.” sospirò infine, chiudendo gli occhi “Ma come minimo, una volta finito, mi offrirai una birra.”

“Anche due, fratello.” rispose lei, mentre un sorriso le si dipingeva sulle labbra.


***

°°° Ciao Mike, sono Cam. Ti chiamo per
avvisarti che abbiamo deciso di muoverci.
Se c'è la segreteria telefonica, vuol dire
che non sei a casa. Appena ci torni, puoi
chiamarmi? Mi faresti un grande favore. Lo
faresti a me e ad Han. È importante. °°°



Rimase ore a fissare il telefono, in attesa della chiamata che, però, non arrivò. In compenso, si voltò verso la porta. Qualcuno stava bussando.
Si alzò in fretta, andando ad aprire. Quando vide chi si trovava di fronte, non poté che sorridere. Era contento di vedere Mike, lo era davvero. Quello sguardo freddo, distaccato, indifferente. Tutte qualità che, per molto tempo, gli avevano fatto sentire quanto, uno sguardo così anonimo, poteva mancargli.

“Perchè mi hai chiamato con tanta urgenza?” domandò Mike con aria severa, quasi a volerlo incenerire.

“Ti sarà giunta la notizia di Seurat...” mormorò Cam, mentre faceva entrare l'uomo e lo invitava con un cenno della mano ad accomodarsi in salotto.

“Sì, ho sentito. Si sta ripetendo tutto... di nuovo.” commentò l'altro, posandosi pesantemente allo schienale

“Continueranno a spostarci, con la sola differenza che saremo sempre meno potenti.” Cam si passò una mano tra i capelli corti che, ogni giorno che passava, andavano ingrigendo.

“Non è quello il problema. La seccatura è che, come hai detto, sta ricapitando di nuovo.”

“In realtà, per New Rise è diverso. L'avrai avvertito anche tu. In questo pianeta non c'è nulla di normale.” ci fu un momento di silenzio “La donna, quella che pregava... l'hai sentita?”

“Direi...” Mike si morse il labbro inferiore “L'idea di muoversi è partita da Han, sbaglio?” oh, lui sapeva sempre tutto, come dubitarne?

“Sì. Avevamo deciso che non avremmo più mosso un dito ma... a questo punto non so più che pensare.”

“Ovviamente dovranno saperlo anche Raphael e Gabriel...”

“Non mi sono preso la briga di chiamarli. Non dopo la discussione che abbiamo avuto sulla Terra, per lo meno...” si grattò il mento un po' imbarazzato.

“Non possiamo pretendere di non venir contaminati da questa razza. È naturale. È normale.” rispose Mike con una certa tranquillità “Comunque sia, a loro penserò io. Se ti infastidisce il fatto che viaggeremo insieme... credo che dovrai mettertela via e andare avanti come se niente fosse. Più siamo, meglio è. Che sai di Gauguin?” Cam alzò gli occhi e ci pensò un attimo.

“Sai, lavoro proprio dentro a Palazzo Brush. Ero lì quando il gran capo ha messo la firma.”

“Quale firma?” Mike sembrò rizzarsi sul divano. Cam si sporse, posando i gomiti alle ginocchia.

“Gauguin è famosa per i suoi vulcani. Ti stupiresti se ti dicessi che vogliono costruire una raffineria di magma per la lavorazione dei metalli a caldo?”

“Oh sì, mi stupirei. Infatti lo sono. Continua.”

“Bene. L'altro giorno, un gruppo di scienziati ha proposto di costruire una raffineria. Hanno collaudato circa due mesi fa le nuove trivelle. Sono delle mostruosità e ancora mi chiedo come sia possibile costruire aggeggi così grandi.” si posò nuovamente contro il divano “Non parliamo della profondità. Vogliono arrivare a livelli che, solo a sentire il numero di chilometri pronunciato, mi sono venuti i brividi.” sbarrò gli occhi per un secondo, come se avesse avuto un sacco di cose da dire, ma non riusciva a trovare parole.

“Ottimo. Perfetto. Mi sembrava strano, in effetti, che la situazione fosse calma come in questi giorni.”

“Io avrei preferito, da un lato, lasciare che la gente continuasse a rovinarsi con le proprie mani. Ma dall'altro, ammetto che il senso di colpa ha aiutato parecchio a decidere di muoversi. Per me, almeno.”

“Per quanto mi riguarda, mi sarei mosso anche prima, ma ho avuto alcuni problemi tecnici che mi hanno bloccato.” Cam aggrottò le sopracciglia, rizzandosi appena. La mano protesa in avanti di Mike lo fece tranquillizzare “Ho avuto l'influenza intestinale...” serrò le labbra. Sentiva, dal fondo della gola, che una fragorosa risata voleva esplodere, ma cercò di trattenersi, lasciando trasparire solamente un sorriso.

“Noi non siamo abituati.” commentò solamente, con la voce rotta dallo sforzo di trattenersi.

“Pensavo di morire...” confessò tristemente Mike, rendendosi comunque conto di quanto le malattie umane più comuni, fossero fastidiose e seccanti.

“Morire per un'influenza intestinale? Perchè non ti sei dovuto sorbire Han con una gamba rotta...” fu allora che si lasciarono andare ad una risata leggera.

“Tornando a noi... hai pensato a qualcosa di fattibile?” chiese Mike incrociando le braccia e tornando serio.

“Vuoi che ti risponda sinceramente?”

“Mi piacerebbe.”

“No. Non ho pensato a niente.” gli occhi di Cam si fecero scuri “Quello che ci è rimasto dei vecchi 'noi' potrebbe aiutarci.”

“Vecchi 'noi'? Mi piace questa dicitura. Vecchi noi... suona bene.” Mike riusciva a tirare fuori un sarcasmo di cui Cam era sempre stato invidioso.

***


Si fermò davanti ad una drogheria. Quel posto, da quando abitava a Cezanne, gli era sempre piaciuto. Passando davanti alla porta aperta, veniva investito da un miscuglio di profumi che lo metteva sempre di buon umore.
Si metteva a sorridere come uno stupido, senza averne motivo e non smetteva di farlo, fino a quando non oltrepassava la soglia di casa dove, sua sorella, impegnava tutte le sue forze per farlo incazzare.
Rimase qualche minuto fermo sulla porta, guardando l'interno del negozio. Non c'era moltissima luce, però ispirava fiducia, soprattutto il vecchio dietro al bancone. Aveva i capelli di un bianco immacolato e un gran paio di baffi che gli coprivano le labbra, facendolo risultare anche esilarante, quando parlava.
Quando finalmente si decise ad entrare, gli occhi del negoziante furono subito su di lui.

“E' tornato anche oggi, vedo.” gli rivolse un dolce sorriso.

“Come potrei non farlo?” rise appena Cam, avvicinandosi al bancone d'ebano “Quest'atmosfera mi rilassa.”

“E' il profumo. Non faccio il droghiere da cinquant'anni per niente.” i suoi cinquant'anni non li ricordava nemmeno. Ne aveva così tanti che, ormai, aveva perso il conto. Era vecchio quanto il mondo, quanto l'universo e certo non era vitale ricordarsi i primi cinquant'anni dove, per sua gran noia, non successe assolutamente niente “Posso aiutarla?”

“Beh, già che son qui... liquirizia e vaniglia.” sorrise. Il vecchio annuì leggermente e, prendendo un sacchetto, si avviò verso i grandi boccioni alle sue spalle, cominciando a servire Cam, che lo guardò, per tutto il tempo, con una certa ammirazione. La delicatezza con cui riempiva i sacchettini, gli fece pensare a quando suo padre aveva a che fare con lui e con i suoi fratelli. Era sempre molto delicato. Non alzava mai la voce, era comprensivo... e poi? Dove l'aveva mandato? Dove aveva mandato tutti quanti? Quella era stata comprensione?
Immerso nei suoi pensieri, mentre gli occhi leggermente gli si erano inumiditi, non si rese conto che il negoziante gli aveva posato ben quattro sacchetti sopra il bancone. Sussultò quando tornò alla realtà, infilandosi immediatamente la mano nella tasca interna della giacca, tirando fuori il portafoglio.

“Mi dica quanto...” la mano aperta del vecchio lo fece bloccare.

“Non si preoccupi, è un regalo.” Cam aggrottò le sopracciglia, incuriosito. Liquirizia e vaniglia. Gli altri due? “Zenzero e Menta. Si faccia un tè. Richiama la tranquillità.” rispose, come se l'avesse letto nel pensiero.

“Beh, grazie mille.” disse sorridendo Cam, prendendo i quattro sacchettini e infilandoli nella borsa.

“Buona giornata. Dio veglia su di lei.” l'uomo rimase un attimo fermo, guardando gli occhi di ghiaccio del vecchio davanti a lui, prima di sorridere più profondamente.

Non ne sono più così sicuro, ma grazie lo stesso.” e uscì, salutando il negoziante con un ultimo cenno della mano.
Percorse la distanza che lo separava da casa, pensando ancora agli occhi del vecchio, pensando e riflettendo sulle sue ultime parole. Scuoteva la testa, come per negare a se stesso il loro significato o il fatto di averle sentite. Per lui non avevano più il senso che avevano avuto un tempo. Dio... forse non lo aveva mai conosciuto davvero.
Entrò in casa e sua sorella fu subito da lui.

“Mike ha lasciato un messaggio alla segreteria.” l'uomo si levò le scarpe e la giacca, posando la borsa a terra, vicino al divano.

“Ah sì? E che ha detto?” chiese disinteressato, ancora troppo immerso in altre faccende.

“Dice che Raphael e Gabriel hanno accettato di combattere per la nostra causa.” Cam alzò gli occhi, pietrificando.

“Hanno deciso che verranno con noi?” non credeva alle parole della sorella.

“Sì.”

“Che due... ipocriti.” ringhiò facendo sussultare la donna di fronte a lui.

“Camael? Che stai...” tirò un profondo sospiro, chiudendo gli occhi.

“Non hanno mai fatto niente per aiutarci, Cristo di un Dio!” Han lo fulminò “Scusa, mi è scappato. Comunque sia, mi fido di loro quanto di uno scorpione dentro i Jeans.” ricominciò a dedicarsi ad altro anche se, alla fine, era sollevato. Sapeva che avevano di sicuro fatto storie, quando Mike aveva detto loro che tutto era partito da sua sorella, perchè sapevano che lui era con lei, però ugualmente avevano accettato di partecipare. Che spettacolo degradante. Fratelli che non si amano. Un po' uno schifo.

“Hai ragione e ne sono perfettamente consapevole, ma sai anche tu che più siamo e meglio è.” Cam sospirò, di nuovo.

“Sì. Lo so.” andò in cucina, oltrepassando Han che, con gli occhi, cercò di farlo fermare. Inutile, lui non la guardò nemmeno.


(...)
   
 
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