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Autore: Netmine    11/10/2013    1 recensioni
Cap 17- La giovane sconosciuta rivolse i suoi occhi viola verso la nuova arrivata e la fissò con intensità, poi lo scenario cambiò un'altra volta. [..] Le si avvicinò fino a riuscire a poggiarle le labbra sull'orecchio "Ricorda, fidati di me"
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Cap 21- Sembrava un vecchio in tutto e per tutto ma, se lo si sapeva osservare, ci si accorgeva di quel qualcosa che rendeva la sua età indefinibile.
Si portò l'indice difronte alla bocca "Shh. Non urlare. Non voglio farti del male, non te ne ho mai voluto fare" Carol era impaurita e l'uomo se ne accorse "Non mi credi. So di averti ferita, ma è stato involontario!" quasi urlò quest'ultima frase, come se lo tormentasse.
"Allora perché lo hai fatto?"
"Non mi aspettavo di vedere un'altro come me qui! Ero contento, ma sapevo che ti avrei dovuta avvertire e questo mi faceva soffrire molto. Stavo lottando contro di me, non volevo ferirti" sembrava sincero e Carol non ebbe il cuore di replicare.
"Come te? Che avremmo in comune?"
"Sei reale! Tu sei reale e lo sono anche io!" cambiò repentinamente umore e rise di gusto "Sei reale" ripetè, assaporando quelle parole
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la conversazione avuta con il mercante quella sera, Connor era rimasto molto silenzioso. Persino a casa non disse una parola... Eppure tutti si aspettavano di vederlo entusiasta per quel suo primo giorno di vendite al villaggio, ma quella sua irrequietudine passò per stanchezza e nessuno se ne preoccupò.

Si girava e si rigirava nel letto che una volta era appartenuto a sua sorella, guardava il piccolo Richard nel letto accanto al suo e si chiedeva come avrebbe fatto a proteggerlo se quegli uomini fossero arrivati a loro. Non sapeva combattere; non gli era mai pesato in vita sua, non aveva mai voluto imparare, ma, in quel momento, si sentiva oppresso da quel pensiero.
Quella notte fece sogni di guerriglia, sogni irrequieti e ansiosi, sogni di paura e di dolore. 

"Papà, ti andrebbe di insegnarmi a combattere?"
"Se ti fa piacere, Connor, sarò ben felice di insegnarti tutto quello che so. Ma, dimmi, come mai questo desiderio?"
"Non mi ero mai reso conto di quanto fosse importante, ma non sono più un bambino e non ho mai fatto a pugni con gli altri ragazzi, né ho mai tenuto in mano una spada da allenamento... Se mi dovesse succedere qualcosa, sarei completamente indifeso, come una ragazza!"
Bran sorrise affettuosamente pieno di orgoglio e gli battè una mano sulla spalla "Andiamo a lavorare, più tardi ti insegnerò qualcosa"

La mattinata passò serenamente; c'era meno gente del giorno prima, ma riuscirono ugualmente a vendere qualcosa senza arrivare ad ora di pranzo stremati.
Bran prese del pane leggermente raffermo e del formaggio da una sacca, li divise in due parti uguali e si sedette a mangiare con suo figlio "Come ti sebrano queste giornate? Credevo che saresti stato più contento di affiancarmi qui in paese, ma sei comunque un ottimo aiutante... Credo proprio che nel giro di qualche anno potresti essere tu a guidare la baracca e a portarti Rich come aiutante"
Connor quasi si strozzò con un pezzo di pane "Grazie papà, non puoi aver idea di quanto queste parole mi rendano orgoglioso di me stesso... ma non pensare di sfuggire così ai tuoi impegni!" rise. Non era mai stato bravo ad esternare le sue emozioni, perciò tentava sempre di cambiare argomento.
Bran sorrise e posò il suo pranzo su un fazzoletto "Quello ti conviene conservartelo per dopo, Connor."
Connor, un po' conffuso, imitò il padre e lo seguì mentre si allontanava dalla loro merce. Si fermò di botto e si girò scagliando un pugno che sfiorò appena la guancia di Connor. Il ragazzo rimase di stucco e il massimo che  riuscì a fare in quel momento fu chiudere gli occhi, ebbe uno spasmo al viso.
Bran sospirò "Ci sarà molto lavoro da fare. Intanto, vediamo di cominciare con i riflessi." prese delle pietroline da terra e iniziò a lanciarle, prima lentamente e poi sempre più velocemente verso Connor "Prendile, prendile, Connor!" urlava ogni tanto, quando qualche pietra colpiva il ragazzo. "Non ti fermare!" ... "Non ti scoraggiare, prendile!" ... "Forza, Connor, come vuoi schivare dei pugni se non riesci a farlo con delle pietroline?"
Connor si sentiva umiliato e stressato. Le pietre lo colpivano dappertutto sul busto e sulle gambe; ogni tanto ne deviava una ferendosi un braccio, ogni tanto riusciva ad afferrarne una con le mani, ma ce ne erano sempre delle altre. Dopo un po' le pietre cessarono; entrambi avevano il fiatone. 
"Va bene così, per ora, torniamo al nostro pranzo."
Connor seguì nuovamente il padre, questa volta rimanendo un po' indietro e sforzandosi di non piagnucolare. Il suo stomaco brontolava, per fortuna avevano messo del pane da parte.

Il pomeriggio passò velocemente, non si videro in giro gli uomini vestiti di nero, né si sentì parlare di loro. 
Connor si sentiva molto più sereno rispetto al giorno prima, magari quegli esseri non avevano trovato quello che stavano cercando ed erano semplicemente andati via.
Quando il sole calò, Bran mise di nuovo alla prova i riflessi del ragazzo. "Connor, prendi al volo" gli aveva lanciato una statuetta intagliata nel legno "Sta attento a non far cadere la nostra merce, figliolo" in questo modo, forse perché gli oggetti erano più grandi, forse perché Connor era davvero attento ad ogni mossa che faceva o forse perché Bran li lanciava lentamente e nel modo piu semplice possibile, Connor non fece cadere nulla per terra.

"Connor, tesoro, che ti è successo?" Disma si portò una mano alla bocca e spalancò gli occhi, preoccupata.
"Mamma, tranquilla, non è successo nulla. Papà ha solo mantenuto la promessa di insegnarmi a combattere."
Lo sguardo severo e fulminante della donna si spostò su Bran, il quale portò le mani avanti come per proteggersi da una furia che si sarebbe abbattuta su di lui "Tuo figlio mi ha chiesto di farlo diventare un vero uomo, non potevo certo rifiutare!"
"Potevi evitare di conciarlo così!" nel corso nella giornata sul corpo di Connor si erano andati formando tanti lividi violacei, anche intorno ad alcuni graffi che aveva sulle braccia "Sembra che lo abbiano aggredito!"
Bran stava per dire qualcosa, ma Connor lo precedette "Mamma, gli ho chiesto io di farlo e non mi dispiace avere qualche livido se servirà allo scopo."
Disma scosse la testa e tornò a preparare la cena "Ci rinuncio, siete due testoni!"

I giorni trascorsero così, tra vendite, allenamenti e momenti di allegria. 
Connor non si era mai sentito così vicino a suo padre nè così intimorito dalla sua figura. Non aveva mai capito a pieno la forza e l'agilità che si nascondevano dentro quel corpo da contadino e artigiano; era un ottimo combattente e un altrettanto ottimo maestro. In pochi giorni i riflessi di Connor erano diventati quasi perfetti e imparò presto anche le techiche base del combattimento corpo a corpo, le sue spalle si erano leggermente allargate e dei muscoli si andavano scolpendo nel suo fisico.
Bran, in vita sua, non era mai stato tanto orgoglioso di suo figlio. In poche settimane era diventato abbastanza abile da rendere divertente un combattimento.

"Avanti, Connor, fatti sotto!" Bran aveva appena mandato suo figlio al tappeto colpendolo alla mascella. Il ragazzo, leggermente instabile sulle proprie gambe, si alzò e si fiondò nuovamente sul padre che gli assestò una gomitata dietro una spalla "Ti lasci troppo scoperto, Connor, tenta di immaginare il tuo corpo mentre vai all'attacco e di coprire ogni spazio in cui ti si potrebbe colpire" intanto il ragazzo aveva datò un calcio nel retro del ginocchio del padre, facendolo crollare a terra "Astuto..." Bran si alzò e si scagliò verso il figlio che schivò un primo colpo e gliene assestò uno dritto sotto il mento. Cadde una seconda volta a terra.
Connor gli si avvicinò e tese una mano per aiutarlo ad alzarsi "Bel combattimento, papà, ma la prossima volta non lasciarti colpire di proposito."
Bran sorrise, sperava che il figlio non se ne fosse accorto "Sei migliorato molto."
   
 
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