CAMBIAMENTI
<
Qualcosa
in
lui si trasformò,
era sgarbato un po' volgare ora no:
è timido, piacevole,
non mi ero accorta che ora è incantevole. > La bella
e la bestia.
Avevo
freddo, tanto freddo. Ma contemporaneamente mi sentivo accaldata,
sudata.
Brividi mi attraversavano continuamente il corpo, facendomi battere i
denti e
tremare tutta, ma non avevo le forze per alzarmi e prendere una
coperta, speravo
che qualcuno si accorgesse di come stavo e mi aiutasse prima che
morissi di
freddo.
C’era
confusione intorno a me, sentivo delle voci, ma erano lontane, non
capivo da
dove provenissero né tantomeno a chi appartenessero.
Ero tanto
stanca, volevo solo dormire per sempre, e qualcuno parve dar retta al
mio
pensiero, perché le voci smisero di disturbarmi e
l’oblio mi avvolse
nuovamente.
Quando
ripresi nuovamente conoscenza, sentii qualcosa scorrere lungo la mia
guancia:
non capii subito cosa fosse, ma quando rimase in bilico sul profilo
della mia
mandibola, capii essere una gocciolina d’acqua colata da
qualcosa di freddo che
era poggiato sulla mia fronte; la gocciolina era indecisa se proseguire
la sua
corsa lungo il mio collo o arrestarsi lì, ma qualcuno prese
la decisione al
posto suo, asciugandola con un dito.
“ Quanto
tempo è passato, William? ” Riconobbi subito la
voce di Edward e cercai con
tutte le mie forze di non muovere un solo muscolo per fargli capire che
ero più
o meno cosciente.
“
Trentasei ore signore. ”
Da cosa
erano passate tutte quelle ore?
“ Forse è
il caso di portarla in ospedale. ”
“ Il
dottore ha detto che il peggio è passato, dobbiamo solo
aspettare che si
svegli, abbia fede. La febbre è scesa, non ha più
convulsioni, deve solo
recuperare un po’ le forze. ”
“ Se
anche lei dovesse… ” Il signor Cullen non
riuscì a finire la frase, la voce gli
si spezzò prima, pregna di dolore.
“ Non
accadrà signore, vedrà. ” Lo
rassicurò William, ma a quel punto ero già per
metà nel mondo dei sogni, troppo stanca per stare a sentire
altro.
Nel
momento in cui aprii le palpebre vidi buio fitto intorno a me, tanto
che pensai
di stare ancora dormendo e quello fosse solo un sogno. Poi una debole
luce proveniente
dalla mia sinistra attrasse la mia attenzione e voltando lo sguardo
vidi che
era la luna che risplendeva da dietro la finestra.
Provai a
muovermi, avevo la gola secca e volevo bere, ma quando cercai di
sollevarmi, notai
che qualcosa me lo impediva: era Edward, mi teneva la mano e si era
addormentato con la testa sulle mie gambe; non doveva essere una
posizione
comoda, ma dormiva tanto profondamente che non sapevo bene cosa fare.
La sete
però era parecchia, mi sentivo la gola in fiamme, cosi
cercai di spostarmi
senza scuoterlo troppo, ma a quanto pare aveva il sonno leggerissimo,
perché bastò
solo che allentassi la stretta della sua mano per farlo svegliare di
colpo.
“ Che
succede? ” Chiese senza capire, con la voce ancora impastata
di sonno.
“ Mi
scusi, io… ”
“ Bella,
sei sveglia. ” Mi interruppe, senza lasciarmi il tempo di
parlare. “ Come ti
senti? ”
“ Meglio
grazie, avrei bisogno di bere però. ”
“ Devo
accendere la luce, forse è meglio se socchiudi gli occhi.
”
Stavolta
non me lo feci ripetere due volte e ascoltai subito i suoi ordini; poco
dopo
sentii una sua mano aiutarmi a sollevare il capo e avvicinarmi il
bicchiere
alle labbra. Bevvi tutto d’un fiato, come
un’assetata che trova un’oasi nel
deserto dopo miglia e miglia di camminata sotto il sole cocente.
“ Ne vuoi
ancora? ”
Scossi
semplicemente la testa, certa che lui mi avrebbe vista, infatti mi
aiutò a
sorseggiare un altro bicchiere, e finalmente la mia gola
cessò di bruciare,
alleviata dalla frescura dell’acqua.
“ Come
sono finita qua? ” Chiesi, dopo qualche secondo, curiosa di
sapere chi mi ci
avesse riportato: pensavo che avrebbero trovato un ghiacciolo invece
che me
ancora viva.
“
Isabella, puoi anche aprire gli occhi, ti avevo detto di socchiuderli
per non
farti infastidire dalla luce. ” La sua frase mi
spiazzò parecchio, non credevo
possibile che mi stesse dando il permesso di osservarlo liberamente:
è vero che
lo avevo già visto, ma non credevo che le regole potessero
cambiare.
Aprii gli
occhi lentamente, prima uno e poi l’altro, e solo quando lo
vidi guardarmi
rilassato, mi decisi ad aprirli del tutto.
E in quel
momento accadde: Edward si aprì in un bellissimo sorriso,
uno di quelli che ti
scaldano il cuore anche quando senti il gelo dentro di te, uno di quei
sorrisi
che ti viene voglia di ricambiare, anche se non sai il motivo,
perché sono
talmente dolci che ti costringono a farlo.
“ Temevi
che ti urlassi nuovamente contro? ” Mi chiese sereno e io non
potetti
smentirlo.
“ Un po’.
” Ammisi, stringendomi nelle spalle.
“ Hai
ragione, sono stato imperdonabile, e ti porgo le mie scuse. Non avrei
mai
dovuto reagire così, sono stato un mostro, non mi sono
controllato; quando sei
fuggita via mi sono sentito sollevato per un attimo, ma poi ho capito
l’enorme
errore che avevo fatto, il modo ignobile in cui ti avevo trattata e le
accuse,
infondate, che ti ho lanciato contro. Sono sceso a cercarti, ma tu ti
eri
allontanata più del previsto, considerando quanto io possa
essere veloce –
indicò la sua sedia a rotelle, sottolineando quanto fosse
difficile per lui
muoversi – e la
neve stava ricominciando
a cadere, coprendo le tue orme, e nelle mie condizioni non mi
è possibile fare
molto da solo, così ho chiamato William, gli ho detto di
tornare indietro e di
osservare con attenzione il bosco per vedere se riusciva a scorgerti.
Ti ha
trovata lungo il sentiero, quasi in stato di ipotermia, e quando ti ho
vista
svenuta tra le sue braccia, mi sono sentito morire: ero io la causa di
tutto
quello che ti era successo, era solo mia la colpa di ogni cosa
accaduta. ”
“ Shh,
basta Edward, si calmi. Adesso sto bene, non c’è
bisogno di fare così, è andato
tutto bene. ” Lo interruppi, perché ad un certo
punto stava iniziando ad
incolparsi per cose che lui non avrebbe potuto controllare, per vecchi
scheletri
nascosti nel suo armadio.
“ Solo a
mente lucida ho capito che se eri entrata in camera mia, lo avevi fatto
solo
perché eri veramente in pensiero per me, per avermi sentito
urlare. E quando
sono andato di sopra a controllare cosa avessi fatto, ho avuto la prova
che le
tue parole erano vere, perché se davvero fossi entrata
lì dentro, ci sarebbero
state le impronte dei tuoi piedi sullo strato di polvere, e invece era
tutto
esattamente come lo avevo lasciato. ”
“ Allora
perché mi avete accusata? ” Lui non era in casa,
non poteva sapere che io fossi
salita sopra, non avevo lasciato nulla fuori posto. Forse, spaventata,
mi ero
data la zappa sui piedi ammettendo qualcosa che lui non sapeva? O
c’erano delle
telecamere e io non ci avevo fatto caso?
“ Perché
avevo trovato la chiave posata nell’armadio dal verso opposto
rispetto a come
la poso sempre io. ”
“ E’
vero, ho sbagliato a frugare nei vostri effetti personali, ma vi giuro
che
quando sono arrivata davanti a quelle porte mi sono sentita davvero uno
schifo
per quello che stavo facendo, non potevo tradire così la
vostra fiducia, avrei
dovuto tenere a freno la mia curiosità. Se ora non mi
vorrete più al vostro
servizio, lo capirò, non preoccupatevi. ”
Conclusi, non riuscendo a guardarlo
più negli occhi perché mi vergognavo
profondamente per quello che avevo fatto.
“
Isabella, sono io a doverti chiedere se vuoi rimanere ancora qua dopo
quello
che ti ho fatto. ” Mi mise due dita sotto il mento,
costringendomi a sollevare
con delicatezza il volto e a guardarlo negli occhi.
“ Non mi
piace lasciare le cose a metà, quindi rimarrò a
lavorare qui. ” Risposi subito.
“ Allora è
tutto apposto. ” Sorrise nuovamente, e stavolta ricambiai
anche io, sentendomi
più tranquilla.
“ Potrò
continuare a sperare che vi comporterete in maniera gentile con me?
Voglio
dire, non dovete risparmiarmi il lavoro, ma solo trattarmi in modo
giusto e
magari consentirmi di parlarvi alla luce del sole e non più
solo ad un’ombra. ”
Parlai con tono volutamente scherzoso, ma lui dovette capire dalle mie
parole e
dalla serietà del mio sguardo che non stavo affatto
scherzando, che non avrei
più tollerato un comportamento del genere da parte sua, e
volevo la sua parola
che ciò non accadesse più.
“ Non ho
più motivo di nascondermi, ma per quanto riguarda il mio
carattere, farò del
mio meglio per essere più gentile, ma non vi posso
promettere nulla. ”
“ Mi
basta il vostro rispetto. ” Ribattei decisa e lui
annuì.
Rimanemmo
per un po’ in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri,
quando io non riuscii
a trattenere uno sbadiglio.
“ Sei
stanca? ” Mi chiese premuroso.
“ Un po’,
anche se ho dormito parecchio. In effetti, quanto sono stata
addormentata? ”
“ Quasi
due giorni. ”
Lo
guardai con una faccia sconvolta. “ E come faccio ad essere
ancora stanca? ”
“ Il dottore
ha detto che è normale. Su, ora riposa. ” Dicendo
ciò si allontanò leggermente
con la sedia dal bordo del letto e attese che io mi rimettessi sotto le
coperte, poi spense la luce.
“
Buonanotte signore, e grazie. ” Sussurrai nel buio.
“
Buonanotte Isabella. ”
Il
giorno
dopo mi svegliai decisamente più in forze e anche affamata,
a giudicare dal
brontolio del mio stomaco. Mi accorsi che era parecchio tardi, se non
mi fossi
sbrigata il signor Cullen non avrebbe trovato niente in tavola; feci
una doccia
al volo e dopo aver indossato la divisa, scesi in cucina a preparare la
sua
colazione. Tutto fu pronto nel momento esatto in cui Edward fece il suo
ingresso nel salone.
“ Ecco a
lei la sua colazione. ” Gli dissi, sistemando tutto
perché fosse a sua portata
di mano.
“
Isabella, non pensavo di vederti già stamani a lavoro.
” Rispose, piacevolmente
sorpreso, zuccherando il suo caffè.
“ Sto
bene, non volevo rimanere oltre a poltrire nel letto inducendola
così a pensare
che fossi una scansafatiche. ” Ammisi sincera.
“ Non lo
avrei assolutamente pensato, per cui nel momento in cui dovessi
stancarti
interrompi pure quello che stai facendo. ”
Nel
momento in cui lui stava per addentare la sua fetta di pane e
marmellata, il
mio stomaco decise di brontolare in maniera così rumorosa
che pensai lo avesse
potuto sentire anche William dal piano di sopra; rimasi perfettamente
impassibile, sperando che il signor Cullen non ci facesse caso, ma il
rossore
del mio viso mi tradì subito non appena lui voltò
lo sguardo verso di me, e non
avevo bisogno di altre conferme per capire che lui aveva sentito tutto.
“ Hai
mangiato Isabella? ” Indagò subito, e io scossi
semplicemente la testa, troppo
imbarazzata per rispondere.
“ Sei in
piedi senza aver toccato cibo da più di quarantotto ore?
” La sua voce
diventava sempre più furiosa.
“ La
sveglia non ha suonato e se avessi fatto colazione non sarei riuscita a
preparare
per tempo la sua. ”
“
Siediti. ”
“ Come? ”
“ Ho
detto siediti, faremo colazione insieme. ”
“ Ma? ”
“ Vuoi
disobbedire ancora ai miei ordini? Non voglio vederti nuovamente
svenuta per
colpa mia, quindi, per favore, siediti: divideremo la mia colazione,
tanto ce
n’è in abbondanza per sfamare un esercito.
”
Non me lo
feci ripetere due volte e mi accomodai di fianco a lui,
“ Burro e
marmellata? ” Mi chiese, prendendo una fetta di pane.
“ Solo
marmellata, grazie. ” Pigolai, in tremendo imbarazzo per
trovarmi allo stesso
tavolo del mio padrone: non mi era mai capitato prima, al massimo nelle
precedenti famiglie in cui avevo lavorato potevo mangiare insieme ai
bambini,
al tavolo in cucina, ma mai potevo permettermi di mangiare nel salone.
“ Ecco a
te. ”
“ Grazie.
” L’afferrai e l’addentai subito,
incapace di resistere oltre con quel ben di
Dio in mano: solo ora mi rendevo pienamente conto di quanto fossi
affamata e di
come le forze mi avrebbero abbandonata da un momento
all’altro.
“ Non
voglio più che salti la colazione a causa mia, intesi? Posso
benissimo
aspettare se dovessi fare tardi. ”
“ Grazie,
ma le assicuro che non succederà più. Posso?
” Chiesi, indicando la spremuta
d’arancia davanti a me.
“ Lascia,
faccio io. Posso farti una domanda? ” Annuii mentre lui mi
passava il
bicchiere. “ Cosa spinge una ragazza di ventiquattro anni a
chiudersi in una
casa sperduta tra i boschi per venire a fare la cameriera ad un vecchio
orso
come me? ” La sua domanda mi soprese parecchio, soprattutto
per il modo con cui
si era descritto; mi presi un attimo per rispondere, bevendo un sorso
di
aranciata.
“ Il mio
sogno era quello di laurearmi in lettere, ma la pensione di
papà non sarebbe
bastata per pagarmi gli studi, così ho deciso di iniziare a
lavorare per
mettere da parte i soldi necessari per il college. Ma le famiglie da
cui ho
lavorato prima non mi hanno mai pagata per le effettive ore di lavoro
che ho
svolto da loro, non avevo nessun contratto a cui potessi appellarmi,
così il
college è rimasto solo un sogno e sono rimasta a fare la
cameriera. ” Conclusi,
abbassando gli occhi che si erano riempiti di lacrime al ricordo del
mio sogno
nel cassetto: era un rimpianto che mi sarei portata dietro a vita, ma
ormai era
troppo tardi, il momento dei sogni era finito e dovevo fare i conti con
la
realtà, in fondo con una laurea non era detto che avrei
trovato un lavoro
migliore, ero già fortunata ad averne uno.
“ Sono
sicuro che il tuo sogno si avvererà. ” Edward si
era avvicinato a me,
sollevandomi il viso con due dita sotto il mento, e mi guardava con una
tale
intensità che, per un attimo, credetti anche io che il mio
sogno si sarebbe potuto
avverare.
Ecco
il tanto atteso cambiamento di Edward: dai tutto sommato c'è
voluto poco per farlo redimere. Da adesso la storia prenderà
un nuovo corso, ci sarà maggiore interazione tra lui e
Bella, quindi...
Ilenia
si sta divertendo a fare varie copertine, per cui anche in questo
capitolo ne abbiamo una nuova e perfetta direi: grazie mille cara :3
Ringrazio
di cuore anche tutte voi, chi mi lascia il proprio parere e anche solo
chi legge, è sempre un piacere vedere i numerini crescere!
Alla
prossima e forse, se fate le brave, anticipo l'aggiornamento a
metà settimana visto che il capitolo è quasi
finito :)
A
presto, Paola