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Autore: NevillePupp    12/10/2013    1 recensioni
Una storia su come potrebbe essersi svolto il matrimonio di Augusta Paciock, divisa in tre capitoli.
"Chi lo avrebbe mai detto che mi sarei vestita in questo modo. Tutti questi fronzoli, ricami e merletti, ma chi me lo ha fatto fare?
Questa era ciò che pensava Augusta Paciock, in quella mattina estiva serena e soleggiata, ripetendoselo ogni minuto che passava.
Sfido a darle torto, chiunque avesse avuto il suo carattere si sarebbe trovato nell’imbarazzo nel vedersi vestito in quella maniera, fin troppo vistosa per i suoi gusti."
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Augusta Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Note dell'autore

Allora, questa è la prima volta che scrivo qualcosa come autore, però devo farlo. u.u Ci tengo a ringraziare Chiarilu per avermi fatto usare i personaggi di sua creazione (fantastici a dir poco)  per questa storia, senza di essi non avrei potuto scriverla. :3 Aggiungo inoltre che chiunque li usi senza permesso sarà severamente Avada Kedavrizzato sia da me, sia da lei. È tutto, buona lettura e spero vi piaccia!


Chi lo avrebbe mai detto che mi sarei vestita in questo modo. Tutti questi fronzoli, ricami e merletti, ma chi me lo ha fatto fare?
Questa era ciò che pensava Augusta Paciock, in quella mattina estiva serena e soleggiata, ripetendoselo ogni minuto che passava.
Sfido a darle torto, chiunque avesse avuto il suo carattere si sarebbe trovato nell’imbarazzo nel vedersi vestito in quella maniera, fin troppo vistosa per i suoi gusti.
Tsk, questa roba limita i miei movimenti, cosa faremo in caso di attacco nemico?
Anche quel giorno riusciva a pensare al suo lavoro, avendo pensieri istintivi riguardo possibili agguati o attacchi strategici da ogni parte.
Possibile che riesco a pensare al peggio anche oggi? No, oggi non succederà nulla. Oggi è un giorno diverso e io non sono Augusta in   veste di Auror, ma sono solamente Augusta. Oggi andrà tutto bene. Anche se…
Camminare davanti a tutta quella gente, arrivata fin là apposta per lei? No, non se ne parlava. Avrebbe fatto qualunque cosa per sfuggire a tale situazione, sperava vivamente in un attacco improvviso di Mangiamorte, in una convocazione urgente dall’ufficio degli Auror al Ministero, dove era appena stata collocata. Avrebbe preferito perfino affrontare un esercito di Ungari Spinati, invece di essere sotto lo sguardo fisso di centinaia di persone.
Oh, andiamo! Ho affrontato pericoli e missioni ben peggiori, devo solo camminare dritto, in fondo! Stupida ansia, in combattimento non mi ha mai nemmeno sfiorata!
Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che riuscisse a calmare l’ansia che cresceva impetuosa nel suo petto. Il suo cuore batteva all’impazzata in preda al panico, ma la sua espressione, comunque, non accennò a mostrare il minimo segno di turbamento o inquietudine. Lei era fatta così, orgogliosa fino all’ultimo, fiera di quello che era: una donna forte, coraggiosa, autoritaria e indipendente.
Quanto diavolo manca, per Godric! Non possono farmi aspettare qui in eterno!
All’improvviso trovò ciò che cercava, appeso alla parete della stanza in cui si stava preparando, in una cornice di semplice legno di noce. Era una foto raffigurante un bel ragazzo sorridente ed allegro. Era alto, con una corporatura giusta per la sua altezza; i tratti del viso erano delicati, i capelli biondi sembravano scintillare sotto il sole ed i suoi occhi azzurri erano penetranti, ma pieni di vita e di energia. La sua mano la salutava calorosamente da dentro il riquadro.
Inconsapevolmente, Augusta si ritrovò a sorridere nella sua direzione, come in risposta all’espressione del ragazzo. Poteva farlo, quando era sola poteva far uscire il suo lato sensibile, la sua dolcezza, la sua tenerezza. Poteva lasciar cadere il suo aspetto integro e freddo, per lasciar posto ai sentimenti nascosti sotto quella maschera, quelli che aveva messo da parte per raggiungere gli obiettivi che si era posta.
Si avvicinò alla parete, con l’orlo dell’abito bianco che accarezzava leggermente il pavimento, tendendo la mano rosea verso la foto, accarezzando delicatamente la superficie fredda del vetro con la punta delle dita.
<< Hale, aiutami tu, io sui tacchi non ci so proprio camminare…>>
Scosse la testa, perché sapeva già come sarebbe andata a finire. Avrebbe potuto finire sdraiata a terra a causa di quelle trappole mortali per piedi. Le sembrava di camminare in bilico lungo un manico di scopa, mantenendosi in equilibrio con le braccia. Nella sua testa, lo avrebbe preferito.
Lo avrebbe fatto, però. Lo stava facendo per lui, per Hale, per il ragazzo della foto. Lo conosceva dal primo anno di Hogwarts, ma a quel tempo, per lei, era solo un ragazzino come altri. Un Grifondoro vanitoso, esibizionista e stupido. Lui, però, era tutt’altro che questo. Era sincero, gentile, determinato e tremendamente testardo, un po’ come lei, ma lo capì solo successivamente. Fu costretta a stringere amicizia con lui dall’esasperazione, poiché lui non demordeva dal seguirla dappertutto, disposto a qualsiasi cosa pur di piacerle. Le sue attenzioni non le erano così indifferenti, ma non lo avrebbe mai ammesso apertamente, mai e poi mai. Da quel momento, però, l’amicizia divenne qualcosa di più.
Era stato lui a decidersi, a catapultarla in quella situazione che non avrebbe mai immaginato, a farle vivere quel fatidico giorno che credeva non sarebbe mai arrivato per lei.
Qualche mese prima, Hale le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva acconsentito. Il giorno del loro matrimonio era ormai arrivato: era il 17 agosto 1953. 
  
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