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Autore: Miss One Direction    15/10/2013    8 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*2 giorni dopo*

Stavo preparando la roba per la famosa gita in montagna e il mio tasso di felicità si stava abbassando con ogni cosa che infilavo nel borsone: non avevo nessuna intenzione di restare, molto probabilmente, da sola con Harry. Erano passati 2 giorni da quella cena e non lo avevo né sentito, né ci avevo parlato e, sinceramente, parlarci era l'ultima cosa che mi andava di fare. Avevo già intuito com'era fatto e: 

1) non era il mio tipo; 

2) anche se era DAVVERO molto carino, il carattere rovinava tutto;

3) per come mi aveva trattata, era meglio per lui se si allontanava da me di almeno un paio di metri.

Se mi avesse rivolto di nuovo la parola non sarei stata cosciente delle mie azioni, ve lo posso assicurare. Ero così presa da quei brutti ricordi che non mi accorsi nemmeno di star forzando troppo la cerniera del borsone per farlo chiudere, me ne accorsi solo quando la figra di Daniela fece capolino nella stanza. 

- Sistah hai fatto? Manchi solo tu - mi avvertii guardandosi intorno

- Si, ho fatto. - risposi prendendo in spalla la mia unica "valigia" e dirigendomi verso di lei

Non volevo rovinare quella scampagnata alle ragazze, non ne sarei mai stata capace, ma in quel momento mi risultò più difficile del previsto fare un sorriso sincero. Solo il pensiero di Harry mi faceva ribollire il sangue nelle vene un'altra volta. 

- Solo quello ti porti? - 

- Si, le cose essenziali per 2 giorni - risposi sistemandomi meglio la bretella.

Non ero il tipo di ragazza che era solita portarsi in giro decine e decine di valige per viaggiare: se le cose essenziali entravano in un semplice borsone, anche fuori moda, a me andava più che bene. Vedendo il suo faccino da cucciola, mi sforzai di sorridere sinceramente ma mi uscì una semplice smorfia che tutto assomigliava tranne che a un sorriso. Almeno ci avevo provato. 

- Oh, questa è la mia sistah! - affermò avvicinandosi per tirarmi leggermente le guance - quanto sei tenera quando mostri la fossetta! -

Non l'avevo specificato? Il mio elemento caratteristico, che tutti mi avevano sempre invidiato, era una fossetta sulla guancia sinistra. Chiunque incontravo, alla prima impressione, mi considerava una ragazza buona e tenera solo per quel particolare... peccato che quando aprissi bocca tutti si ricredevano magicamente.

Non appena Daniela uscì dalla stanza, mi lasciai andare a un profondo sospiro e mi misi l'anima in pace; "lo faccio per i miei amici, solo per loro" continuavo a ripetermi in testa mentre scendevo le scale fino al salotto. Una volta arrivata al piano di sotto tutti quei pensieri positivi lasciarono subito spazio a pensieri più contorti e concreti: di chi erano quelle valigione all'ingresso? Giuro di non averle mai viste in vita mia. 

 - Di chi sono?! - chiesi indicando quegli oggetti colorati, con un'espressione un po' perplessa.

- Nostre – risposero in coro con le mani sui fianchi.

Pensandoci, avrei dovuto immaginarlo: la verde di Daniela, la viola di Mara e l'arancione di Margaret... in effetti ha senso, sì. Restava comunque il fatto che, almeno per quanto riguardasse me, fossero davvero eccessive. Non dovevamo mica partire per un mese, accidenti. 

- E che dovete farci? -

- Sono le nostre cose – rispose alzando le spalle Mara

- Ragazze andiamo via 2 giorni, non un mese! - feci notare a tutte ancora più confusa

La domanda sorge spontanea: ero io a portarmi troppa poca roba o erano loro ad aver esagerato? Iniziavo ad avere seri dubbi sul numero necessario di mutande...

- E allora? - chiese Margaret guardandomi curiosa – che fa se le portiamo? Non si sa mai che può succedere -

- E certo, avete ragione. Giustamente dovete flirtare con gli orsi e i cervi, non ci avevo pensato! - risposi sarcastica tirandomi uno schiaffo in fronte

Sapevo che a volte le mie battute sarcastiche fossero un po' troppo azzardate ma, ehy: quando me le servivano su un piatto d'argento io non riuscivo a trattenermi. Sono stronza, lo so.

- Oh, senti: ognuno si porta quello che vuole. Comunque i ragazzi ci aspettano alla stazione, muoviamoci – esclamò Mara prima di afferrare la valigia, corrispondente al suo colore preferito, e trascinarla fuori

Le altre la seguirono ed io, essendo l'ultima a uscire, chiusi il portone a doppia mandata. Decidemmo di usufrire di un taxi, chiamato in precendenza, per arrivare a destinazione: era comodo, non eravamo costrette a guidare noi e, cosa più importante, il tassista ci avrebbe aiutato a caricare tutti i bagagli. Le donne sono migliori degli uomini (è una cosa risaputa) ma in fatto di sollevamento pesi, a meno che non fossimo tutte le donne più potenti del mondo, eravamo delle vere e proprie schiappe. Arrivammo alla stazione, più o meno, 10 minuti dopo e aspettammo con calma l'arrivo dei ragazzi. Da come ci aveva spiegato Mara, quel weekend lo avremmo passato in montagna, circondati dal bosco ma a pochi passi da un villaggio montanaro non molto conosciuto. La villetta apparteneva allo zio della mia amica, motivo per cui, era stato più che felice di cedercela per qualche giorno. Io amavo la natura, essendo praticamente cresciuta dai miei nonni in Italia, ed ero più che sicura che avrei potuto anche divertirtmi... peccato che ci fosse un piccolo particolare che proprio non mi andava giù: avrei dovuto convinvere con quell'essere riccioluto. E solo l'idea mi stava facendo fremere i piedi per scappare da tutto prima che fosse troppo tardi. 




 

HARRY'S POV.

Io e i ragazzi avevamo preparato le valige già il giorno prima, per agevolarci il lavoro, e per questo motivo ci mettemmo pochissimo tempo a caricare tutto in macchina di Josh: ci avrebbe accompagnato lui alla stazione; con tutta la roba che avevamo deciso di portarci dietro avremmo rischiato di arrivare solo tardi, prendendo un taxi. 

L'unica cosa per cui provavo rimorso? Il semplice fatto che il solo pensiero di vivere sotto lo stesso tetto di Manuela mi aveva tenuto sveglio tutta la notte precedente: non volevo, non ne avevo voglia. Sapevo già, anche solo dopo aver passato poche ore con lei, che non me l'avrebbe lasciata passare liscia: già me la immaginavo, intenta a strapparmi i capelli in un attacco di isteria improvvisa. Il solo pensiero mi faceva accapponare la pelle. 

Una volta aver salutato il nostro amico, e dopo esserci finalmente sistemati nel suo Rang Rover, poggiai un braccio al finestrino e iniziai a guardare il paesaggio fuori in cerca di una via di fuga: dite che se apro la portiera e mi butto per strada, scamperò all'enorme punizione che dovrò sopportare questo weekend? Sì perché, ormai, mi ero autoconvinto che quella sarebbe stata di sicuro una sorte di viaggio verso il patibolo. Peggio che salire sulla ghigliottina. Posso sembrare esagerato, me ne rendo conto: ma provate voi a stare con quella specie di pazza psicopatica e poi ne riparliamo. 

- Quindi hai conosciuto Manuela? Simpatica, vero? - mi chiese Josh, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada

Non appena sentii quel nome mi girai scioccato verso il mio amico: la conosceva anche lui?! E riecco un'altra predica, me lo sento.

- Possibile che tutti l'adorino e io sia l'unico che la odi?! - chiesi alzando un tantino la voce a lasciando cadere, con aria sconsolata, le braccia sulle ginocchia.

- La odi?! Ma come fai?! Io con le sue battute rido per almeno 2 ore! - rispose con un sorriso, sotto un annuire continuo dei ragazzi seduti dietro di noi, tutti ammassati. 

- A me invece fanno venire lo sconforto! - ammisi tornando a guardare fuori dal finestrino, prima di sbuffare di nuovo.

- Tu sei tutto strano – dissero tutti e 5 in coro, guardandomi male.

La conversazione finì lì, per fortuna, e continuai il tragitto verso la stazione in un silenzio quasi religioso.  Non avevo voglia di difendermi o  di sostenere le mie opinioni riguardo a Manuela: tanto sapevo già che non mi avrebbero mai dato ragione. 




 

MANUELA'S POV.
 

Il tempo di attesa mi sembrò quasi che fosse volato, grazie alla lettura di "Noi siamo infinito": me lo aveva prestato Giulia prima di tornare in Italia ed era la terza, forse quarta, volta che lo rileggevo. Mi ci immedesimavo sempre proprio perché mi rendevo conto, ogni singola volta, di assomigliare in modo impressionante a Charlie. Chissà, magari ero legata a quel libro proprio per quel motivo.

Fatto sta che misi subito a posto il libro nel borsone, non appena iniziammo a vedere ben 6 figure verso di noi. I ragazzi non ci avevano detto che Josh li avrebbe accompagnati, motivo per cui lo salutammo tutte e 4 con un caloroso abbraccio. Personalmente adoravo quel ragazzo: era simpatico, divertente e quella tigre tatuata sul braccio lo rendeva figo ancora di più. Tutto il contrario di Harry, praticamente. Sì ma perché ora sto parlando di lui? Stavo pensando a Josh, eh. 

Dopo averlo salutato, ormai sul punto di salire sul treno, consegnammo i biglietti al controllore e decidemmo dove sederci: il viaggio sarebbe durato 2 ore più o meno quindi era meglio trovarsi il compagnio di posto ideale. Facendo due calcoli veloci mi resi conto che uno di noi avrebbe dovuto sedersi da solo, essendo 9 e quindi dispari: inutile dire che stavo pregando in tutte le lingue che quel qualcuno fosse proprio il riccio che mi dava tanto sui nervi, 

- Visto che i posti sono da due direi che le coppie sono già formate, no? - chiese allegro Niall mettendo un braccio intorno alle spalle di Daniela

- No! Uno rimane da solo, siamo dispari! - esclamammo in coro io e Harry, ovviamente senza volerlo.

Chissà perché, ma avevo l'impressione che neanche lui fosse molto entusiasta di una possibile vicinanza a me: meglio, un peso in meno.

- Bene: vedo che voi due volete sedervi vicino quindi Louis, mi dispiace, ma dovrai stare da solo – si intromise, alzando le spalle con fare innocente, Mara

- A me non dispiace per niente,  anzi! - rispose tutto sorridente quel deficiente del mio migliore amico

La domanda era: facevo un omicidio di massa o li uccidevo uno per uno? L'idea di tortuarli non mi dispiacque per niente. 

Sapevo anche però che lo facessero solo per permettere a me e a Harry di chiarire, motivo per cui decisi di non pensarci e di sedermi al mio posto senza spiccicare parola. Poco dopo lo spilungone riccioluto si sedette accanto a me ma, come da copione, rimanemmo zitti entrambi come statue. Il silenzio non mi era mai stato di molta simpatia ma, se l'alternativa consisteva nel parlare con Harry, avrei preferito di gran lunga diventare anche muta.



 

HARRY'S POV.
 

Ma io dico: potevo tranquillamente sedermi vicino a Louis, visto che stava da solo, e invece ero costretto a mettermi vicino a quella?! Non che avesse la lebbra, credo, ma avrei preferito di gran lunga sedermi vicino al mio migliore amico: avremmo almeno parlato di qualcosa. 


 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          ******



 

Dopo 2 ore interminabili, finalmente arrivammo e ringraziai mentalmente il capotreno per non averci messo di più: non sarei riuscito a sopportare un solo attimo di più vicino a quella specie di pazzoide con le tette. Nessuno dei due aveva spiccicato mezza parola ma, in tutta sincerità, ne ero rimasto molto felice. 

Appena il treno si fermò, Manuela si alzò all'improvviso e mi fece prendere una sottospecie di infarto, non me lo aspettavo di certo: se ti prendi una camomilla non è che ti fa male! 

Cercò subito di prendere il suo borsone da sopra i sedili ma, essendo troppo nana, non riusciva proprio ad arrivarci. L'avrei aiutata se me lo avesse lasciato fare, peccato che mi avesse lanciato un'occhiata di fuoco prima di divincolarsi in tutti i modi possibili e imbarazzanti pur di riuscirci da sola. 

Sorrisi divertito alla scena perché, nonostante le numerose figuracce che stesse facendo davanti a tutti gli altri passeggeri, voleva a tutti i costi riuscirci lei. Vedendola per più di un quarto d'ora così, però, decisi di intervenire o saremmo rimasti su quel treno fino a Natale. 

- Aiutino? - le chiesi sarcastico incrociando le braccia.

- No, posso farcela benissimo da sola! - esclamò con superiorità per poi allungarsi di nuovo sulle punte.

- Vedo - risposi prendendola un po' in giro prima di allungare, senza un minimo di fatica, il braccio e di prenderle il borsone - comunque se ti mettessi i tacchi, una volta ogni tanto, non è che ti farebbe male – 

- E tu se ti facessi i cazzi tuoi, camperesti 100 anni sai? - ribatté sarcastica, sorridendo di soddisfazione e afferrando il borsone dalla mia mano con un'irruenza abbastanza strana per una ragazza.

Guardandola bene, la prima cosa che notai fu una fossetta molto carina sulla sua guancia sinistra. Possibile che un elemento così carino potesse appartenere a una persona così? Povera fossetta, vorrei darle le mie condoglianze. Nonostante il mio eterno spirito da stronzo sarcastico, un leggero sorriso mi comparve sul volto; motivo? Anche io avevo delle fossette = caratterista quasi uguale. 

- Coraggio: non ci sono ragazze nude qui quindi è inutile sorridere in quel modo – continuò con quel sorriso impertinente per poi tirarmi una leggere spallata e scendere tutta convinta. 

Aggressiva, sarcastica... Mh.



 

MANUELA'S POV.
 

Non ero riuscita ancora a capire il motivo di quel sorriso così imbambolato da parte sua ma, in tutta sincerità, il particolare in comune delle fossette non mi era passato inosservato... Oh, andiamo: non dovevo di certo pensare a certe cose. In più non era una vera e propria caratteristica in comune, io ne avevo solo una mentre lui entrambe: beccati questo, coglione! 

Scuotendo leggermente la testa, scesi in tutta fretta dal treno e iniziai a guardarmi intorno per riconoscere i miei amici: nell'imprevisto del borsone avevo perso di vista tutti. Dopo pochi minuti, per fortuna, riuscii a riconoscere le valige colorate delle mie amiche e mi avvicinai a loro tutta contenta. L'aria, nonostante fossimo ancora in stazione, era frizzante e mi aveva appena messa di buon umore; in più, ero intenzionata a fare una cosa precisa: godermi al meglio quel weekend senza che nessuno (Harry compreso) potesse rovinarlo. Ero decisa a quel piccolo progetto e non gli avrei mai permesso di rovinarmi i piani, mai. Prima di raggiungere completamente il gruppo, forse per la troppa eccitazione, saltai sul posto per far scontrare i talloni in aria e strappai una risata a tutti. 

- Ehi, finalmente sei venuta! Pensavamo di averti persa per strada - scherzò Margaret sorridendo, forse ancora per il mio salto di felicità.

Avrei risposto sicuramente se un certo soggetto di nome Harry non mi avesse preceduta, facendomi scomparire del tutto il sorriso. 

- Purtroppo no – si mise in mezzo rispondendo al posto mio.

"Pensa ai ragazzi, pensa ai ragazzi..." continuai a ripetermi in testa solo per evitare di saltargli addosso e strappargli tutti i capelli. Mi sarebbe riuscito anche facile: con quella chioma, degna della pubblicità della Pantene, ci sarebbe uscita una tiratina non da niente. 

Ritrovando improvvisamente il mio spirito hippie (amavo quello stile, yep) però, decisi di lasciar perdere quei pensieri negativi e mi avviai verso l'uscita della stazione insieme ai ragazzi. 


 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          *******


 

Era ormai pomeriggio inoltrato e stavamo tranquillamente (per modo di dire) camminando nel bosco in cerca della nostra casetta sperduta da ben 3 ore. Al capo del gruppo c'era Louis, impegnato a "decifrare" una cartina fisica del bosco, ed era lui che ci indicava la strada; peccato che dopo 3 ore non fossimo ancora arrivati e a me stavano iniziando a fare male i piedi. A giudicare dai gemiti di dolore di tutti gli altri, dedussi che non fossi l'unica con quel piccolo problema. 9 ragazzi, con borsoni e valige da trasportare, sperduti in un bosco di provincia. Bene. 

- Louis, quanto manca? - chiese esausta Daniela, trascinando la sua valigia con molta fatica lungo la salita sempre più ripida. 

- Ehm... - rispose il mio migliore amico, rigirando la cartina tra le mani e guardandola come se fosse scritta in aramaico – poco -

Anche un bambino delle elementari avrebbe capito che non riuscisse a capirci una mazza, motivo per cui non avevamo idea di dove andare. Una cosa però era risaputa: stavamo diventando sempre più esausti, un altro po' e saremmo crollati al suolo stecchiti. 

- Lou, anche 3 ore fa mancava poco! - gli fece notare Zayn, aiutando Mara con la sua valigia

- Questa volta sono sicuro! - esclamò Louis continuando a guardare in modo strano la cartina 

Un altra parola da parte sua e quella cartina gliel'avrei fatta ingoiare, poco ma sicuro. 

- Io devo andare in bagno - esclamò Harry a un certo punto, fermandosi di colpo

No ma annuncialo pure, era il sogno della mia vita sapere che la tua vescica sta per esplodere! Non so se si è notato ma staavo iniziando a innervosirmi di brutto in generale, se ci si metteva anche lui poi rischiavo davvero di prendere a schiaffi qualcosa. 

- Sapessi quanto ce ne frega! – risposi sbuffando e continuando a camminare per evitare di seguire il fremito delle mie mani e strappargli i capelli

- Bhe: a me si, quindi per favore fermiamoci un secondo e aspettatemi – disse per poi scomparire tra i cespugli

I ragazzi, approfittando di quella piccola pausa, poggiarono tutti i bagagli per terra e si sedettero per terra. Una piccola pausa era proprio quello che di cui avevamo bisogno, eravamo davvero stremati. 

- Dai, vieni amore – sussurrò Liam per poi far sedere Margaret sulle sue gambe

La stessa cosa fecero anche gli altri e tutti quanti, a quel punto, si sedettero per riprendere fiato. Solo io e Louis stavamo in piedi: io perché non vedevo l'ora di andarmene da lì e il mio migliore amico perché stava ancora cercando di decifrare quella maledetta cartina. Volete sapere un piccolo particolare? Non volevo sedermi anche perché io, a differenza delle mie amiche, non avevo più un ragazzo che facesse un simile gesto per me. Devo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto sedermi sulle gambe di un potenziale fidanzato ma, per evitare di ricadere nella depressione, decisi di non pensarci nemmeno. Ero già abbastanza nervosa. 

- Manu siediti, si vede che sei stanca anche tu – mi consigliò Mara guardandomi comprensiva e picchiettando un posto tra lei e Margaret.

- No no, sto bene. Spero solo che se quel coglione faccia subito o me ne vado – ammisi alzando le braccia al cielo, cercando di nascondere il dolore dovuto ai muscoli indolenziti dalla troppa fatica.

Ero conosciuta come la pigra della casa, la sfaticata che passa le giornate sul divano: per questo motivo i miei muscoli stavano chiedendo aiuto. Le mie amiche, invece, erano abituate a fare sport di continuo: Mara e Margaret avevano giocato a pallavolo per tutto il liceo mentre Daniela amava ballare più di sé stessa. Io? Cantare, leggere, dormire. Ecco il riassunto della mia vita. 

- Su, un po' di pazienza – mi rimproverò Daniela con lo sguardo.

“La mia pazienza con quello è andata a farsi un viaggio tutto compreso ai Caraibi da quando l'ho conosciuto!” pensai, cercando in tutti i modi di trattenermi dal dirlo ad alta voce.

Cercai di sembrare comprensiva e paziente per i 5-10 minuti successivi, peccato che dopo quelli iniziai a mordermi le unghie per il nervosismo, arrivai al punto di riprendere il borsone e avviarmi da sola. 

- Ragazzi, io me ne vado – affermai chiudendo la zip della felpa e stringendomi la cosa di cavallo 

- Dai, aspetta un secondo. Vallo a cercare – mi suggerì Niall accarezzando, nel frattempo, i capelli a Daniela

Fu l'idea più idiota che gli potesse mai saltare in mente ma, non avendo alternativa, decisi di avventurarmi anch'io e andare a cercarlo. Posai di nuovo il borsone a terra e, dopo un sonoro sbuffo, mi diressi nella direzione dove si era avviato Harry poco tempo prima. Avevo un senso dell'orientamento pari a quello di una "Dora, l'Esploratrice" e fu per questo motivo che presi la saggia decisione di non allontanarmi. 

Dopo aver controllato un po' in giro però, i miei nervi decisero di cedere: alzai la braccia al cielo dalla disperazione e tornai decisa sui miei passi. Peccato che un ospite indisiderato (anche se in quel caso l'ospite ero io) mi si farò davanti: un serpente non molto grande ma comunque orribile mi bloccò la strada e incominciò a venirmi incontro. Sin da piccola avevo sempre avuto la fobia dei serpenti, colpa di un programma chiamato "Wild Oltre Natura", e per questo motivo andai completamente nel panico: non sapevo se correre via, urlare, stare ferma o altro... volevo solo che quell'essere ripugnante sparisse al più presto. 

Dopo qualche secondo trovai la mia unica via di salvezza: un albero non molto alto ma comunque facilmente arrampicabile. Corsi verso di esso in un secondo e rimasi completamente bloccata là sopra per un tempo che mi parve infinito; il colmo? Soffrivo anche di vertigini. Tutte le fortune doveva averle questa ragazza, mi sembra più che ovvio. 




 

HARRY'S POV.
 

Dopo aver finito di fare pipì tornai deciso in direzione del gruppo, con un po' più di positività. Morale? Speravo vivamente che in tutto quel tempo loro avessero trovato la strada giusta per dirigerci alla casetta, iniziavo anch'io a sentire la stanchezza. 

Mi ci volle un secondo per girarmi e mi ci volle comunque un secondo per rimanere perplesso: una ragazza bloccata su un albero? In un bosco? Devo smetterla di sentire le cretinate dei ragazzi, mi stanno facendo delirare. 

 Solo dopo un piccolo urletto mi resi conto di non star immaginando la scena: c'era davvero qualcuno che stava cercando aiuto. Mi diressi subito verso quella ragazza ma, non appena la riconobbi, quasi soffocai per le troppe risate trattenute. Mi state davvero dicendo che Miss "Manuela So Tutto Io" era bloccata su un albero, spaventata da chissà cosa? Nemmeno se mi avessero pagato ci avrei creduto. Allo stesso tempo però, la curiosità mi stava mangiando lo stomaco: motivo per cui decisi di avvicinarmi. 

- Dai, vai via! Guarda che ti tiro una scarpa in testa se non te ne vai! - urlò a un certo verso il basso, continuando a mantenersi su un ramo.

Sembrava parlasse da sola, cosa che non mi avrebbe stupito più di tanto conoscendo il soggetto, ma decisi comunque di scoprire cosa stesse succedendo.

- Problemi? - chiesi, continuando a trattenermi dal riderle in faccia.

- Io? No no, tutto benissimo! Non si vede? Stavo solo ammirando il panorama - si difese facendo finta di guardare di fronte a lei, per non fare una figuraccia probabilmente.

- Si, vedo – confermai con un ghigno – comunque i ragazzi ci stanno aspettando quindi muoviti: il panorama lo guarderai quando saremo arrivati – continuai per poi darle le spalle.

3, 2, 1...

- Aspetta! - mi richiamò quasi disperata

- Si? - chiesi innocentemente girandomi di nuovo verso di lei con un sorrisetto soddisfatto in volto

- Ho... ho bisogno di aiuto – confessò ormai esasperata 

L'avrei aiutata, ma l'idea di farla innervosire mi stava facendo divertire troppo: per questo decisi di lasciarla un po' sulle spine. 

- E perché dovrei aiutarti di nuovo? - 

- Non farlo! Non so nemmeno perché ho chiesto a te di aiutarmi! - risponde di nuovo nervosa, sollevando un braccio al cielo

La voglia di mandarla a fanculo era tanta, ma TANTA, quasi impossibile da trattenere... ma sapevo anche che non sarebbe stato giusto lasciarla lì. Non per quello che pensate mai ma per il semplice fatto che poi i ragazzi se la sarebbero presa con me. Mica ero fesso, io. Dopo qualche minuto mi decisi ad avvicinarmi ulteriolmente e mi scappò di nuovo da ridere quando vidi una piccola vipera proprio sotto l'albero, la cosa divertente? Quel povero animale era più spaventato di lei.

- Che hai da ridere, idiota?! - esclamò innervosendosi ancora di più 

Stava diventando sempre più rossa, una tonalità così accesa che avrei fatto fatica a dimenticare, ne ero più che sicuro.  

- Ah, non lo so... forse perché sei terrorizzata da una vipera che è più spaventata di te? - risposi scoppiando finalmente a ridere.

- Senti: io ho paura, ok?! Quindi se vuoi farmi scendere, mandala via! - 

Presi un bastoncino lì accanto e, stando attento a non far male alla piccola vipera, la presi e la liberai dalla parte opposta a noi. Tante storie per un così piccolo animaletto, cose da pazzi.

- Ok, ora sei salva. Muoviti a scendere - dissi girandomi di nuovo per tornare dal gruppo.

- Non... posso – ammise grattandosi la nuca un po' imbarazzata.

- Che altro c'è? - chiesi sbuffando, non vedendo l'ora di mettermi a letto.

- Soffro.. di vertigini – confessò per poi tingersi ancora di più di rosso.

In quel momento la tonalità era davvero indescrivibile, non sapevo se fosse una cosa abbastanza normale per lei ma rimasi comunque molto incuriosito da questa caratteristica così insolita. Scacciai quei pensieri solo quando quando schiacciai per sbaglio una foglia, scatenando così uno scricchiolio non proprio silenzioso. Mi stavo concentrando troppo su di lei, decisamente troppo.

Non volendo far aspettare ancora di più i ragazzi, mi avvicinai all'albero e tesi le braccia verso di lei. Cosa non si fa per amicizia, uff.

- Perché sembra che stai chiedendo l'aiuto divino? - chiese all'improvviso, scoppiando a ridere 

- Sto cercando di aiutarti a scendere quindi non mi rendere le cose più difficili e reggiti a me - risposi guardandola male

Si vedeva dall'espressione che avrebbe preferito uccidersi piuttosto che reggersi a me, in fondo era lo stesso per me, ma ormai:

1) si stava per fare buio;

2) i ragazzi di sicuro si stavano chiedendo dove fossimo;

3) io stavo sempre più avendo bisogno di un letto. 

Oltre all'espressione contrariata si riusciva anche a capire quanto fosse stanca anche lei: si capiva dalle occhiaie sotto gli occhi e i piccoli gemiti di dolori che ogni tanto si lasciava scappare senza volerlo. Dopo qualche minuto di riflessione finalmente si decise e, dopo aver poggiato le braccia sulle mie spalle, si lasciò andare a peso morto. Una cosa era certa: quando le avevo proposto di saltare non avevo pensato all'ipotesi che potesse finirmi in braccio... coglione. 

Mi finì dritta tra le braccia, in una presa stile principessa, e si accucciò al mio petto forse per la paura di cadere per terra. Mi sembra inutile dire che stavo provando un imbarazzo fino alla punta dei capelli. 

Sembrava così indifesa mentre si stringeva alla mia maglietta... Avrei potuto continuare a guardarla e a stringerla ma, dato che potevamo essere considerati gli ultimi a poterlo fare, finsi un colpo di tosse per farla staccare.

- Principessa, se vuole può scendere. È al sicuro ora -

Dopo essersi accertata di non essere finita di sedere per terra, e trovandosi a pochi centimetri da me, strabuzzò gli occhi dall'imparazzo e la lasciai andare per permetterle di reggersi sulle sue gambe. L'imbarazzo era ancora nell'aria ma decidemmo di tornare dai ragazzi come se niente fosse, decisione migliore. A un certo punto però, ricordandomi delle sue guance rosse mi venne spontaneo fare il paragone tra lei e Heidi... per quello stupido motivo scoppiai a ridere all'improvviso durante il ritorno. 

- Che ti ridi? - mi chiese stranita dalla mia improvvisa ridarella. 

- Assomigli a Heidi! - esclamai ancora tra le risate.

- Vaffanculo, preferisco Puffetta. - grugnì per poi continuare a camminare.

Mamma mia, neanche una battuta le andava bene?! Uff, che stress.

Dopo non molto ci ritrovammo al punto di ritrovo ma, a contrario di prima, trovammo solo i nostri rispettivi borsoni. I ragazzi e i loro bagagli erano magicamente spariti, di conseguenza io e Manuela cercammo almeno un biglietto per capire dove fossero andati: biglietto che trovammo attaccato alla bretella del borsone della ragazza accanto a me.

- Che dice? - chiesi avvicinandomi a lei, a una certa distanza di sicurezza.

- “Scusate ragazzi ma ci eravamo stancati di aspettarvi quindi abbiamo continuato a camminare. Non vi preoccupate, se continuate dritto arriverete subito ;) alla fine abbiamo scoperto che Louis aveva la cartina al contrario, per questo non arrivavamo più -.- comunque continuate dritto. Ci vediamo a casa.

Xx i ragazzi” - lesse ad alta voce, per poi sbuffare alla fine.

Se ne erano andati senza di noi, all'imbrunire... Che qualcuno dia una botta in testa a quegl'individui, vi prego. Ci scommisi la testa che l'avessero fatto apposta, solo per farci rimanere da soli: ormai ci avevano preso la mano, no? 

- Non posso crederci, ci hanno abbandonati! - esclamai stringendomi i ricci, ormai preso dal panico.

- Se tu non ci avessi messo anni a fare pipì saremmo con loro a casa a quest'ora! - urlò Manuela accusandomi e puntandomi il dito contro.

- E se tu non fossi rimasta bloccata sull'albero non ci avremmo messo anni a tornare! - l'accusai a mia volta alzando la voce –  ... dai, non serve a niente litigare; continuiamo a camminare e vediamo che succede. Si sta facendo buio -

Afferrando furiosi i nostri borsoni proseguimmo dritto, secondo le istruzioni del biglietto ma nessuno dei due spiccicò nemmeno una parola. Spiegatemi il senso di farci rimanere da soli se poi non ci parlavamo: io non l'avevo ancora capito, sinceramente. 

Dopo un tempo che mi sembrò quasi infinito, finalmente, arrivammo davanti a una villetta a due piani fatta tutta di legno, con un grande giardino davanti e un garage verso la parte posteriore: era davvero graziosa.

- Credi sia questa? - chiesi a Manuela, nella speranza che fosse davvero quella

- No guarda, è la casa di Grande Puffo. Ovvio che è questa! Vedi altre case qua in giro? - chiese guardandomi ovvia e agitando le braccia per indicare lo spazio intorno a noi.

Che qualcuno mi blocchi a prenderla per i capelli, vi prego. 

 

 
 
 






                 

                   

                                                             
  Hateful! Beatiful! Hateful!







Spazio Autrice: Buonsalve! Sono le 3 di mattina e io sono qui a modificare questo capitolo u.u perché io può u.u ho aggiunto molte più parti  narranti rispetto a prime e vi ricordo che anche questo capitolo è presente su Wattpad! Passate anche lì, se volete <3 sono comunque contenta che questa storia sia risquetendo un successo grandissimo e per questo devo ringraziare voi! *-* aggiungetemi ai vari social network u.u  domanda (la stessa di prima):
preferite Manuela versione stronza o versione dolce?
Rispondete numerose <3 Peace and Love
Xx Manuela




Ecco la casetta immersa nella foresta:


 
   
 
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