Serie TV > NCIS
Segui la storia  |       
Autore: scrittrice in canna    17/10/2013    1 recensioni
Ziva parte per il funerale di suo padre ma l'abbraccio a Tony la fa ricredere sulla storia di suo padre. Finchè non incontra Aadam, un ragazzo dolce che però rovinerà tutti i piani della ragazza. Una storia che riprende stralci dei migliori momenti dei due e ci aiuterà ad arrivare a fine Settembre ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tiva everywhere.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6
Berlin

La valigia era sul letto ad aspettarmi, ci avevo messo dentro giusto qualche cambio d’abito, quel trolley sembrava più un modo per scappare, la borsa di una teenager che vuole andarsene da casa, non c’era nulla che potesse indicare dove e perché stavo viaggiando, solo la mia pistola di servizio e qualche coltello sotto i vestiti, ma non avrebbero controllato. Sarebbe bastato mostrare il mio distintivo e sarebbe andato tutto per il meglio. Ogni minuto ero più vicina al trovare Bodnar e ogni secondo la cosa mi faceva sentire più impaziente. Chiusi la valigia e mi avviai verso la porta, era il momento di andare a lavorare.
Gibbs  girava per la base, lo bloccai e gli dissi quello che avevo scoperto la sera prima: “Penso che Bodnar sia a Berlino.” Lui mi guadò e annuì
“Perfetto, cambiamo i biglietti e partite.” Rimasi un po’ sconvolta
“Non vuoi sapere il perché?”
“Mi fido di te.” rispose dandomi un bacio sulla nuca, non lo faceva spesso, solo quando eravamo soli o voleva incoraggiarmi, lo presi come un invito a seguire il mio istinto, quello in cui lui credeva fermamente e in quel momento il mio istinto mi diceva di andare avanti nella mia impresa.
Dimenticati l’Italia DiNozzo, andrete a Berlino.” Disse il capo entrando nell’open-space , mentre discutevamo vidi l’ultima persona che non avrei mai voluto vedere in tutta la mia vita salire le scale che portavano all’ufficio del direttore Vance, la donna che aveva rovinato la mia vita, la stessa che aveva preso la mia famiglia e l’aveva ridotta in piccoli brandelli, la persona che mi aveva insegnato il significato della parola: “odiare”
“Agente Gibbs, le presento il direttore del Mossad: Orli Elbaz.” La vedevo fare l’oca come faceva con mio padre, non avrei potuto sopportare la situazione ancora a lungo, mentre parlava con il direttore io non potevo fare altro che sperare di uscire il prima possibile da quella stanza, non appena se ne presentò l’occasione lo feci e mi sentì meglio lontana da lei.
Arrivata alla mia scrivania intimai a Tony di sbrigarsi e andammo in macchina, guidava lui, anche se avremmo fatto prima se al volante ci fossi stata io. Durante il tragitto appoggiai la testa al finestrino e cominciai a pensare a quanto fossi vicina all’uomo che aveva ucciso mio padre, pensavo a mia madre, mio padre, i miei fratelli, la nostra vita prima di quella donna infame, la fattoria di mio padre dove passavamo tutte le estati, quella casa era il mio rifugio, la mia tana, il mio nascondiglio quando mi sentivo triste, per non farmi vedere dagli altri mi nascondevo lì, a volte piangevo… fino a che non arrivai in America, a quel punto non avevo più bisogno di nascondermi per piangere, non ne avrei mai più avuto bisogno.
Fui risvegliata dai miei pensieri quando arrivammo in aeroporto, guardavo l’aereo e pensavo che finalmente avrei colmato il mio desiderio di vendetta, Ilan non sarebbe arrivato in una prigione federale, ma sarebbe andato direttamente in obitorio. Ci sedemmo ai nostri posti e presi subito il PC, passai a rassegna le foto, la prima, la seconda, la terza, una dopo l’altra, scrutavo dettaglio per dettaglio ogni fotogramma delle videocamere di sicurezza, la rabbia cresceva ogni volta che le osservavo, era troppo, non potevo farmi del male in quel modo. Posai il computer e lasciai che la mia mente vagasse ai giorni felici, ma riuscì solo a ricordare i miei genitori che litigavano… perché la mia mente non riusciva a tornare ai momenti allegri? Perché l’unico ricordo di mia madre che riuscivo a rievocare era quello?
Mi girai dopo qualche ora di volo e vidi Tony addormentato, parlava nel sonno, più che altro borbottava, riusciva a farmi sorridere anche senza volerlo, come faceva? Mi trattenni dallo svegliarlo per parlare ancora come avevamo fatto fino a poco prima. Parlare di mio padre, condividere i nostri ricordi e rimpiangere i pochi giorni felici che avevamo passato con i nostri cari, pensandoci bene non eravamo tanto diversi.
Mentre rimuginavo la voce dell’hostess ci ricordò che era arrivato il momento di scendere, lui stava ancora dormendo, lo smossi lievemente finché non  si svegliò, mi guardò con aria confusa e mi chiese: “Cosa?... Siamo arrivati?” annuì, prese le poche forze che aveva e si alzò buffamente per raggiungere l’uscita dell’aereo.
Arrivati nella hall dell’albergo, ovviamente, era rimasta solo una camera, matrimoniale… o almeno così mi disse dopo aver preso le chiavi. Non diedi molto peso alla cosa, in fondo non sarebbe stata la prima volta che dividevamo il letto.
Mi appostai a guardare la città aspettando che Adam mi ricontattasse, gli avevo telefonato in aereo, non so perché ma era stata la prima persona a cui avevo pensato per rintracciare Ilan. Mentre ammiravo Berlino una donna con due splendidi bambini biondi mi passò vicino, mi girai per salutarla e rimasi un attimo imbambolata davanti alla felicità di una madre, la serenità che ti possono dare i figli non ostante le preoccupazioni e le responsabilità “chissà come deve essere -pensai- avere una famiglia…”, in quel preciso momento il mio telefono suonò, da li a poco avrei incontrato il mio contatto, aveva nuove informazioni.
 
“Certo che quel tuo amico…” mi disse Tony tornando in albergo quella sera “Com’è che si chiama?”
“Adam.” Dissi io per lui.
“Adam, è proprio simpatico.” Non sapeva fingere, o per lo peno non sapeva farlo con me.
 

“Tutti gli uomini sono bugiardi.” Dissi io rivolta al ragazzo davanti a me
“Proviamo: Sta mattina ho fatto colazione con le uova.”
“Vero.” Risposi pronta
“Solo un caso, ieri sera sono uscito con una bellissima ragazza.”
“Falso.” Mise su una smorfia e continuò a stuzzicarmi
“La mia prima auto è stata… una corvet rossa fiammante.”
“Falso. Tre su tre, ho vinto.”
 

 
In effetti tra noi era sempre stato tutto un gioco, di che tipo non saprei, un gioco di sguardi, di scambi di battute, di movimenti…. Un gioco in cui entrambi avevamo paura di perdere.
“Ho visto quanto ti stava simpatico, non hai fatto altro che stuzzicarlo tutto il tempo.” Continuai disfando le valigie, prendevo le mie cose e le mettevo prepotentemente nel cassetto dell’albergo, quasi irritata da quella discussione.
“Non è vero!” rispose infastidito dalla mia insinuazione, smisi di fare ciò che stavo facendo e mi misi le mani sui fianchi, sbuffai lievemente.
“Sì invece! Dove abiti? Facevi sport? Oh sì, anche io giocavo a basket, che ne dici di un uno a uno?!” lo imitai come potevo, lui si mise a ridere, mi congedai e andai un attimo in bagno mentre lui si preparava per sdraiarsi, proprio in quel momento ci telefonò Gibbs, lo informammo della situazione e staccammo, io continuai a sistemare i vestiti, avendo finito i miei passai a quelli di Tony, lui non voleva chiudere la partita però.
Ah… sapevo che eri quel tipo.”
Sono tante cose, non quel tipo.” Dissi io di rimando.
Sì lo sei, sei quel tipo di ragazza che appende i vestiti del suo uomo per la notte.” Del mio uomo? Pensai sul momento, non ci feci molto caso.
Quando ho un uomo i favori che faccio hanno poco a che fare con i vestiti.” Tentai di colpirlo nel suo punto debole, mi invitò a sdraiarmi con lui, lo feci, restammo in quel modo per qualche minuto, a guardarci negli occhi, senza parlare.

 
“Puoi anche non parlare ma… i tuoi occhi non vogliono stare zitti…”

 
I pensieri di una scrittrice in canna
CHIEDO VENIA!
Ci ho messo un botto ad aggiornare e vi ho dato questa merdina qua, non uccidetemi, vi prego, io vi voglio bene T_T
Avete visto “Past, presente, future?” ok, parliamone. IO LA AMO! La rivedo minimo una volta al giorno perché la amo! *-----* Voi? Che ne dite? Credo che, come per Berlin, mi serviranno due capitoli per rimettere tutti i missing moment, le scene rivisitate e tutto il resto, poi voglio che la parte in cui scrivono la lista sia qualcosa di speciale. OK  la smetto di spoilerare :P
Alla prossima.
Vostra
Scrittrice in canna
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > NCIS / Vai alla pagina dell'autore: scrittrice in canna