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Autore: momystella    17/10/2013    3 recensioni
Nella cittadella universitaria cominciano ad avvenire strani complotti contro una ragazza dal passato immacolato. Cosa si nasconderà dietro tutte le aggressioni che la colpiranno e quali segreti porteranno alla luce
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La furia di Cristiane

Ciao a tutti, visto che la volta scorsa sono stata estremamente villana non presentandomi, lo farò ora: mi chiamo Monica, frequento il liceo classico e amo scrivere, credo sia tutto. Vorrei ringraziare tantissimo le persone che hanno letto la mia storia, non posso credere di aver ricevuto più di venti visualizzazioni, stavo per rimanerci quando ho controllato, e non sto scherzando!
Un ringraziamento speciale va a Bennyloveastral che conosco personalmente e che mi ha spronato a continuare nonostante le mie reticenze, e a cui è dedicato il capitolo. Voglio scusarmi per aver tardato così tanto a postare,  ma ho avuto dei problemi che mi hanno impedito di continuare, da ora cercherò di essere più regolare.
Un bacione, la vostra 
                                                         Monica

-Monica Marchesi, mi spiegheresti per cortesia cosa stai leggendo invece di svolgere gli esercizi di matematica?-Le chiese con infinita cortesia ma pochissima pazienza il professor Ortensius mentre le chiudeva sul naso il libro di storia che la ragazzina aveva trovato in biblioteca e che parlava di tutte le famiglie illustri del vecchio continente, tra le quali la sua famiglia adottiva,il ducato Marchesi di Rossiel.
Era sempre stata brava a dire bugie, anche se alla fine aveva la tendenza ad arrossire e a farsi scoprire, ma non le venne in mente nulla mentre dentro di sé malediceva la sua immensa sfortuna, che aveva fatto sì che il professore più distratto del ginnasio e dell' università insieme, più concentrato sui molteplici numeri del numero uno nelle operazioni piuttosto che a ciò che avveniva in classe durante le lezioni, si fosse accorto della sua avida lettura di cose che non riguardavano minimamente i numeri, o meglio, non analizzavano la loro storia ed i loro usi. Afferrò svelta gli esercizi che le porse Cristiane mentre il professore, girato di spalle, leggeva il titolo del libro, molto consumato dall' uso di generazioni di studenti, e glieli consegnò, facendo attenzione che al di sopra delle pergamene non vi fosse scritto nessun nome, e che l'amica, per una volta, li avesse fatti bene.
Il professor Ortensius afferrò il foglio con le sue dita scheletriche e, aggiustandosi bene gli occhiali sul naso, si mise a leggerli con attenzione mentre era costretto a tenere a freno la fedele piuma che da secoli, non per modo di dire, correggeva errori di calcolo o di procedure e, mentre le restituiva il foglio intonso da correzioni, Monica seppe di dovere un grosso favore alla sua migliore amica, che cercava di nascondere un enorme sorriso per vie dell' emozione di non aver sbagliato nulla.
Il magister le confiscò il libro e le assegnò un turno doppio all' ospedale insieme a magistra Lacris, che sicuramente le avrebbe affibbiato i casi più difficili per rendere maggiore la sua punizione che in realtà era un piacere: a Monica piaceva infinitamente il volontariato in ospedale perché non si sentiva mai sola e poteva essere utile a qualcuno, facendo da assistente ai medici o ai tirocinanti. Per lei erano una festa i giorni, pochissimi, in cui aveva il permesso, in mancanza di personale sufficiente o per l' avvicinamento delle verifiche di medicina, di ricucire qualche dito o di rimettere al proprio posto e fasciare qualche braccio rotto, così,quando alla fine dell' ora di studio dovette recarsi a pranzo, invece di lamentarsi rideva tranquilla alle battute di James Lambridge e Chris Heidenberg, due dei suoi più cari amici, che cercavano di metterla di buon umore, senza motivo visto che era già molto allegra di suo. Chris, dopo aver tanto aspettato delle risposte sagaci alle sue battute e non vedendole arrivare,  se ne accorse e cercò di capirne il motivo:
-A quanto pare il tuo soggiorno a casa Dennis ti ha giovato allo spirito se, dopo essere reduce da un' aggressione ed una punizione, hai un aspetto felice- esclamò curioso, poi, tornando serio:-A proposito, come va la testa?-
Ho saputo che hai preso una bella botta ed in più hai quasi rotto un ginocchio a chi ti ha staccato di dosso il tuo aggressore- disse James, piegato in due dalle risate.
 –Personalmente credo che non ti salverò mai, non vorrei ritrovarmi privato di una parte del corpo, soprattutto se anche Cristiane sarà nelle vicinanze- aggiunse Chris, tornando a ridere ma cambiando subito espressione dopo aver ricevuto una sonora librata in testa da parte di quest' ultima, dopo che le ebbe pestato per sbaglio un piede.
Monica si trovò a ridere senza motivo e tentò di ricordarsi se avesse assunto degli alcolici poiché non era proprio da lei, sempre nervosa e tesa, tuttavia a farla ritornare tale pensò l' orologio della piazza quando batté un unico rintocco: l' ora d' inizio delle nuove lezioni, il che stava a significare che lei sarebbe dovuta essere da almeno mezz' ora a scontare la punizione, sostituendo poi Lady Arianna per il suo turno abituale.
Alzandosi così in fretta che quasi non si notò il suo movimento prese il mantello poggiato alla sedia e con in mano la cartellina contenente gli strumenti che le sarebbero potuti essere utili, affidò a Cristiane la borsa con i suoi libri ed iniziò a correre verso le scale con una grazia che avrebbe fatto rabbrividire la sua povera madre, rischiando di tramortire tre suoi compagni di corso che, come lei, si affrettavano verso il Sanatorio degli Innocenti. Dopo aver chiesto scusa uscì a testa bassa dall’atrio dell' edificio e si tirò sul capo il cappuccio del mantello per ripararsi dal gelo improvviso dell' aria, che doveva essersi raffreddata durante il pranzo poiché la mattinata era stata così calda che piuttosto che una giornata di inizio Novembre le era sembrato uno dei piacevoli giorni di Settembre in cui era arrivata nella cittadella universitaria, tremendamente calda rispetto al freddo pungente che già si faceva sentire nelle regioni settentrionali da cui proveniva; continuò a correre a perdifiato sperando in un rallentamento del tempo che non sarebbe mai avvenuto.
Quando iniziò a piovere Monica pensò che qualche Santo ce l' avesse con lei per qualche determinato motivo perché, oltre alla violenza del vento che l'avrebbe lasciata in biancheria intima nel bel mezzo della piazza se non si fosse tenuta le gonne con forza, a causa  delle gocce d' acqua si stava zuppando le vesti ed i capelli ed il gelo iniziò a penetrarle nelle ossa. “Mi ci mancava anche questa, in queste condizioni nessuno mi impedirà di prendermi un malanno” si ritrovò a pensare con stizza proprio mentre svoltava l' ultimo angolo che le avrebbe mostrato l' entrata dell' ospedale e proprio lì entrò di corsa, allagando tutto il pavimento e producendo un irritante scricchiolio con gli stivali bagnati sul marmo bianco dell' androne.
-Marchesi, sei talmente in ritardo che se fossi in te inizierei a dire le mie ultime preghiere-disse severamente la professoressa Delia, uscendo da una delle camerate dove erano ricoverati i malati più gravi.
-Sono spiacente mia signora, recupererò la mezz' ora di ritardo  in un ulteriore  turno dopo i due a me assegnati questa mattina- si scusò tenendo lo sguardo basso per non dare impressione di superbia.
-Ah, mi ero dimenticata dei due turni di punizione, spero che tu abbia imparato la lezione- la rimproverò ulteriormente, poi, addolcendo un po’ il tono della voce le chiese se il mal di testa si fosse fatto meno intenso.
Monica, che a causa di tutto ciò che era successo in mattinata si era completamente dimenticata dell' incidente, si toccò istintivamente un punto dietro l' orecchio destro, quello che le aveva dato maggiormente fastidio durante la notte rispose:- Ora sto bene, ho solo un po’ di sensibilità sulle tempie, per il resto non avverto più nulla-
-Bene, in tal caso vai nella sala delle suture e aiuta Kristen Davensburg a ricucire le dita di tre studenti del quarto anno universitario che hanno provocato una rissa durante un pranzo allo Zuccotto del Cardinale e ci sono stati mandati direttamente dall' oste che li ha cacciati fuori a calci- le ordinò la professoressa con aria esasperata, fornendole nel frattempo tutte le spiegazioni del caso, poi se ne andò verso l' area dedicata alle partorienti, da dove provenivano urli che annunciavano le prime doglie.
Monica sostituì il mantello completamente pregno d' acqua con il camice bianco che doveva indossare per accedere alle varie camere e camminò verso la stanza delle suture, nella quale miss Davensburg tentava, con immensa fatica, di impedire lo sviluppo di una nuova rissa tra due giovani completamente ubriachi.
-Lady Kristen, ha bisogno di una mano?-chiese Monica mentre cercava di impedire a Lee Stephenson di buttarsi addosso a Karl Davensburg, il fratello di Kristen, che aveva una spalla slogata, una cosa piuttosto difficile dato che Lee superava il metro e novanta ed aveva una muscolatura molto sviluppata che lo faceva apparire simile ad un orso.
-Sì Monica, come puoi ben vedere. Cerca di cacciare fuori quell’ indemoniato, gli ho già bendato una volta tutte le dita e non vorrei dovergliele spezzare con le mie mani e poi dovergliele rimettere a posto una seconda- disse Kristen con aria piuttosto infastidita per via del corpo a corpo che stava avendo per tenere fermo il fratello maggiore.
-Per favore signore, esca fuori da qui e vada al pronto soccorso dove le medicheranno la ferita sulla guancia- e finalmente Monica riuscì a cacciarlo fuori dalla stanza,chiudendo poi la porta a doppia mandata e buttandocisi contro per impedire che quel gigante la buttasse giù. Dopo qualche secondo, una volta essersi assicurata che non avrebbe avuto altri guai per quel giorno, si staccò dal freddo legno ed andò ad aiutare lady Kristen, che cercava di bloccare la fuoriuscita del sangue da un graffio nel braccio, così, mentre lei si disinfettava la ferita, Monica finiva di bendare il braccio di uno dei più grandi scapestrati che l’ università avesse mai avuto e, dopo essersi accertata che Stephenson avesse lasciato l’ ospedale, buttò fuori senza tante cerimonie Karl, infine tirò un lungo sospiro di sollievo.
-Come va il braccio, lady Kristen?- chiese alla studentessa più anziana, avvicinandosi al catino dell’ acqua pulita ed immergendovi le mani per pulirle e levare l’ odore di disinfettante che le dava fastidio.
-Ha smesso di sanguinare, ma il taglio è abbastanza profondo, me lo dovresti bendare in fretta perché magistra Delia e magister Ligio mi aspettano in sala necroscopie per una lezione- le rispose e la ragazzina si affrettò a ricucire e bendare la ferita.
-Se dovete andare in sala necroscopie significa che è stato ritrovato qualcuno morto, sapete per caso chi sia?- chiese con tono fintamente neutro Monica, incuriosita ed affascinata dallo studio dei cadaveri.
Kristen, conoscendo la passione della ragazzina, alzò gli occhi al cielo, ma le rispose comunque:- Sì, è il custode della villa cittadina dei De La Croix-  mentre si controllava la resistenza della fasciatura, poi, dopo aver ringraziato, prese il suo mantello ed uscì dalla stanza, chiedendole di recarsi nella sala del pronto soccorso dove le avrebbero dato una nuova mansione.
Monica prese il suo mantello ancora zuppo e fece ciò che le veniva detto, ma quando arrivò alla sala del primo soccorso si trovò davanti uno scenario un po’ insolito: Sam Bradley e Louis Johansson, due studenti del primo anno come lei, stavano trasportando all’ interno una ragazza che Monica riconobbe come la sua amica Cristiane, piegata in due dal mal di pancia, ce scagliava imprecazioni poco adatte ad una ragazza di buona famiglia contro l’ oste della coda del diavolo perché le aveva servito del cibo andato a male. In un primo momento alla ragazza venne da ridere, poi, rendendosi conto della gravità della situazione, andò a chiamare immediatamente uno studente più grande per darle un antidolorifico perché senza un permesso scritto non poteva somministrare niente ai pazienti: non era che al primo anno ed aveva appena iniziato a studiare le erbe.
Al suo disperato richiamo accorse subito Paola Harley, tutta sudata a causa dello sforzo di fare da assistente a magistra Louise durante un parto.
La ragazza le fece bere il contenuto rossastro di una fialetta che aveva pescato attentamente dall’ armadio dei medicinali e le ordinò di stare sdraiata sul lettino finché avesse avuto dolore e poi di andare a casa a dormire.
Monica, dato che era un pomeriggio morto e che aveva diverso tempo a disposizione rimase seduta accanto all’ amica, studiando alcune piante velenose mentre Cristiane borbottava cupamente:
-Io lì dentro non ci torno più, per poco non mi hanno avvelenato-disse, cambiando per un istante il suo salve di –non si è mai vista una cosa del genere- Dopo qualche secondo dall’ ultima parola si addormentò e Monica la lasciò dormire per far riposare un po’ le sue orecchie doloranti. La svegliò solamente all’ una di notte, quando alla fine del suo turno di punizione Monica decise di accompagnarla a casa, che era a pochi isolati di distanza dall’ ospedale. Durante il tragitto fu più volte costretta ad impedire all’ amica di cadere perché, assonnata com’ era, non vedeva dove metteva i piedi e poco mancò che si slogasse una caviglia, tanto che chi le vedeva pensava che fossero ubriache. Alla grande villa Dennis bussò forte alla porta e le venne ad aprire Daniel, vestito da sera di tutto punto, probabilmente per uscire, e non appena vide le condizioni della sorella scoppiò a ridere e la aiutò a portarla in camera, ordinando ad una cameriera di prepararla per la notte.
-Ti sono infinitamente grato per averla riportata a casa, se non ci fossi stata tu sarebbe ancora al sanatorio- commentò con il suo solito tono scherzoso, mentre la ragazza usciva dalla porta ed imboccava il viale che l’ avrebbe condotta fuori da quell’ immensa casa.
Dopo aver attraversato a piedi tutta la città animata dalla fervente vita notturna, soprattutto all’ interno di postriboli ed osterie, Monica arrivò al dormitorio che erano ormai passate le due e mezza, quindi andò dritta filata in corridoio, facendo molta attenzione a non inciampare nelle scale poiché a quell’ ora le candele erano tutte spente, ed una volta in camera cercò di non svegliare Lilian, profondamente addormentata. Si preparò per la notte levandosi finalmente la divisa che le si era asciugata addosso ed infilandosi la camicia da notte di colore blu, poi si mise sotto le lenzuola e, non appena posò la testa sul cuscino, crollò come un ghiro.
Quella notte non riuscì a salvarsi dal suo incubo, come le altre notti del resto, ed aprì gli occhi, meravigliandosi del fatto che Lilian non l’ avesse svegliata e consolata come al solito. Le bastarono pochi secondi ed uno sguardo alla finestra per capire che l’ alba era passata da un pezzo e che erano minimo le dieci di mattina, ma non doveva preoccuparsi delle lezioni perché, avendo avuto il turno regolare di notte, doveva partecipare solamente alle lezioni del pomeriggio, fortunatamente. Rimase al letto ancora un poco per rilassarsi, e per caso si ritrovò a pensare agli ultimi tre mesi, che le avevano cambiato in meglio la vita: era riuscita ad iscriversi al ginnasio ed era arrivata in città dopo solo due settimane e da quel momento nulla era rimasto lo stesso, perché, in quanto studentessa non poteva più usare la armi, sulle quali si era basata principalmente la sua educazione; non era più sminuita dagli altri in quanto orfana, anzi, ora era una delle studentesse più brillanti del suo anno, era riuscita a farsi degli amici che le volevano bene ed aveva una stanza grande e luminosa che condivideva con una sola persona piuttosto che con una decina di ragazzine, di cui le più piccole ancora piangevano durante la notte per la mancanza dei genitori, impedendo a quasi tutta la camerata di dormire. In quanto primina doveva fare da servetta agli studenti più anziani e sottostare ai loro ordini, ma nessuno l’ aveva mai trattata male obbligandola a fare cose poco rispettose e che non voleva assolutamente, a parte forse la prima sera, quando aveva ricevuto come tutti i primini l’ ordine di recarsi al letto entro le dieci e mezza e la magistra responsabile l’ aveva alzata, assegnandola come tuttofare  a Daniel Dennis come punizione.
Era stato così che aveva conosciuto Cristiane, una ragazza bellissima e spigliata, sorella di uno dei ragazzi più in vista della scuola, e grande scavezzacollo, tanto da far morire prima o poi la madre per un infarto a causa di qualche bravata. L’ aveva incontrata un giorno mentre serviva il pranzo al suo momentaneo referente e lei lo aveva schernito con una grande confidenza, sghignazzando di non approfittarsi delle poche coraggiose che avevano il fegato di restare alzate fino a tardi.
Monica aveva sorriso involontariamente a testa china e non si era aspettata che la principessa di Erinburgh le rivolgesse la parola, invece  era successo e, dopo aver scoperto di avere diverse cose in comune, non si erano più lasciate e Cristiane si era dimostrata un’ amica davvero sincera, proprio come la sua compagna di stanza che tuttavia frequentava raramente al di fuori del loro alloggio per via del diverso programma di lezioni. Quando suonò la campana delle undici si alzò e, sempre in camicia da notte, iniziò a studiare il quinto capitolo del libro dei veleni che magister Ortensius avrebbe dovuto spiegare nel pomeriggio, ma che lei preferiva studiare prima per evitare di confondersi perché era ben noto a tutti gli studenti che il vecchio professore in questione perdesse spesso il filo del discorso ed iniziasse  a parlare di numeri mentre spiegava i diversi usi delle erbe in farmacia, in quanto riteneva che fossero collegati, anche se Monica ancora non aveva compreso il punto di fusione. –Il mondo è scritto in numeri soleva ripetere il vecchio magister durante le lezioni di matematica che lasciavano Monica piuttosto spossata: i numeri non facevano decisamente per lei, tanto che non riusciva a svolgere un esercizio senza errori e la cosa la innervosiva non poco.
Proprio mentre apriva il libro sulla pianta dell’ aloe, con cui si produceva una crema che calmava il mal di pancia, bussarono alla porta e lei, gettandosi addosso in tutta fretta una vestaglia andò ad aprire, ritrovandosi davanti Lilion e Cristiane, la prima esasperata e la seconda arrabbiata a tal punto che sembrava pronta ad esplodere da un momento all’ altro.
Monica, gettando un occhiata alla finestra e rendendosi conto che era arrivata l’ ora di pranzo, rinunciò allo studio e chiuse il libro con uno scatto che fece sobbalzare Lilion, sedutasi sul suo letto mentre cercava di calmare Cristiane che sbraitava contro di lei come se fosse suo fratello:
-Non capisci nulla, neanche fossi una prigioniera. Ho bisogno di uscire, non mi hanno mai rinchiuso in camera ad Erinburgh, invece tu ti permetti di farlo, neanche fossi già il re e papà avesse già abdicato in previsione delle sue nozze!-gridò, mordendosi subito la lingua-questo non potevo proprio dirlo-borbottò, zittendosi subito dopo per paura di svelare altre cose che dovevano rimanere segrete. Dopo cinque minuti da quando aveva messo il broncio, con la certezza che l’ amica non avrebbe di nuovo preso fuoco come un ciocco di legno, Monica azzardò una domanda, mantenendo sempre un tono tranquillo per non farla agitare:
-Mio fratello non vuole portarmi al gran ballo della rosa che si svolge tutti gli anni l’ otto di Novembre- disse Cristiane,poi, guardando le facce sbalordite delle due ragazze davanti a lei aggiunse:-non ditemi che non sapete che ricorrenza è oggi- alzando gli occhi al cielo con aria esasperata ed iniziando a spiegare che ogni anno, il giorno della data di fondazione, ovvero l’ otto di Novembre, si svolgeva un gran ballo in maschera a cui potevano partecipare tutti gli studenti dal secondo anno in su, ovvero da quando  potevano iniziare ad avere una vita politica, ed i primini potevano accedervi solo se accompagnati ed invitati da uno studente più grande:-ed io avevo chiesto a mio fratello di portarmi con sé, ma lui mi ha spietatamente risposto di no- terminò con voce frustrata.
Monica, cercando di non ridere per via del futile motivo di contrasto tra l’ amica e Daniel,cercò di farla ragionare, ponendole la situazione in maniera diversa:
-Non credi che tuo fratello preferisca essere accompagnato da una sua amica piuttosto che da sua sorella? Io credo che se le parti fossero state inverse tu avresti reagito nello stesso modo-
-Probabilmente sì- ammise la ragazza,-tuttavia poteva dirmelo con un po’ più di gentilezza, e non ti azzardare a difenderlo-disse con un tono di voce più elevato quando Monica aprì bocca.
-Pensavo che stessi dalla mia parte, invece sei proprio come Anna, dai sempre ragione a Daniel- l’accusò ed uscì di corsa dalla stanza, sbattendo la porta alle sue spalle. Monica fece per seguirla ma, ricordandosi di essere in camicia da notte, si lavò e vestì. “In fondo un quarto d’ ora da sola non potrà che farle bene” si ritrovò a pensare mentre si allacciava il bustino dell’ uniforme. Si spazzolò i capelli, si infilò gli stivaletti ed afferrò la borsa con i libri ed il mantello, poi, insieme a Lilion decise di andarla a cercare, quindi, dopo averlo infilato ed aver tirato il cappuccio sui capelli per ripararsi dal freddo, uscì lungo la piazzetta circolare intorno a cui si sviluppavano tutti i dormitori ed entrambe si diressero verso la piazza principale, le lezioni del pomeriggio completamente dimenticate.
Durante la loro ricerca affrettata per tutti i vicoletti della città iniziò a piovere e a Monica cadde di testa il cappuccio, ma talmente presa dalla ricerca non se ne accorse, finendo per zupparsi tutti i capelli.
-Propongo di dividerci- disse Monica,-tu cercherai nei luoghi preferiti di Cristiane ed io vado a vedere se è tornata a casa, il fratello dovrebbe essere a lezione, così non ci saranno conseguenze negative, e speriamo che il Signore ce la mandi buona-continuò e, senza neanche aspettare una risposta, imboccò un vicoletto stretto che l’ avrebbe portata nella zona  nobiliare, ed in poco tempo infatti si trovò davanti alla villa cittadina dei Dennis. Le guardie, conoscendola, la lasciarono passare e lei corse verso la porta della villa, che si spalancò senza che lei avesse bussato.
-Lady Monica, sembri un gatto mezzo annegato-le disse Anna, la balia di Cristiane e governante della casa. –Entra, asciugati, io nel frattempo vado a chiamare Cristiane ed il principe Daniel, attendi in salone, per favore-le disse gentilmente la dona di mezza età.
Monica,che a quelle parole si sentì gelare: se il principe Daniel fosse venuto a saper che sua sorella si era persa l’ avrebbe divorata viva; non poteva comunque impedire alla governante di andarlo a chiamare, dopotutto la sua amica poteva essere veramente in camera ed essersi già calmata. “O cielo, sono tutta bagnata” pensò, accorgendosi di grondare acqua da tutte le parti e rimanendo dov’ era per non bagnare ancora il pavimento.
Quando vide scendere Daniel le si fermò il battito cardiaco: Cristiane non era in casa e con lui c’ era anche il fratello maggiore di Lilion, il capo della facoltà di lettere della scuola. Aveva davanti due persone con talmente tanto potere che avrebbero potuto farla cacciare dagli studi.
Marchesi, cosa ci fai qui? Mia sorella non è in casa, è a lezione, lo stesso luogo in cui dovresti essere tu-disse con tono fintamente calmo che la fece deglutire a vuoto.
-Io … ehm … sono venuta su ordine di magister Ortensius perché Cristiane si è attardata nel prendere un libro qui, dovrebbe essere in biblioteca- mentì lei, sperando con tutto il cuore che per una volta non le si leggesse in faccia la verità, ovvero che era terrorizzata per la sua amica: era quasi buio e lei non sapeva dove fosse, in più pochi secondi dopo bussarono alla porta e, quando Monica aprì, si ritrovò davanti Lilion, bagnata fino al midollo e con i capelli lunghi e neri appiccicati al viso e lei sbiancò quando l’ amica scosse impercettibilmente la testa, allorché Monica si precipitò fuori nella bufera, correndo alla cieca nell’ oscurità alla ricerca della sua amica, incurante delle urla di Daniel.
  
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