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Autore: Rowena    17/10/2013    3 recensioni
Ha portato lui Lauda in Ferrari. L'ha visto crescere e diventare la stella della scuderia, con il titolo mondiale dell'anno scorso. Ed ora è rimasto lui a ripartire, in questa maledetta domenica, mentre il suo compagno lotta tra la vita e la morte in ospedale.
Tre mesi infernali dal punto di vista di Clay Regazzoni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clay Regazzoni, Niki Lauda, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il ritorno a Maranello è pesante per Clay, esattamente come si aspettava: dopo un paio di giorni trascorsi con la famiglia, giocando a tennis per svagarsi e correndo giù per i tornanti della sua amata Svizzera a folle velocità con la sua fuoriserie, ora deve rimettersi al lavoro, in vista della prossima gara.
Quando questa arriverà, è difficile a dirsi: l'ufficio stampa della Ferrari sta facendo del suo meglio per confondere le acque e giocarsi bene la situazione di Niki.
Clay entra in scuderia, saluta i meccanici che incontra alla macchina del caffè, poi si dirige negli spogliatoi senza pensarci due volte. Gli uffici dei dirigenti proprio non li vuole vedere oggi, non vuole incontrare Ferrari né sentire altro cinismo non richiesto. È qui per fare il suo lavoro, testare la macchina, analizzare i dati della sua gara in Germania, risolvere il problema al cambio che lo ha penalizzato.
Ma non è qui per speculare sul destino del suo compagno di squadra, questo proprio no.
Per questo va dritto ai box, evitando ogni possibile incontro con Enzo Ferrari e il suo entourage più stretto. Non vuole discutere di Reutemann, né di Peterson, l'altro nome che è stato fatto negli ultimi giorni dalla scuderia in sostituzione di Niki, un nome che permetterebbe a quando pare di evitare le regole di mercato. Lo svedese sarebbe prestato dalla sua squadra alla Ferrari, superando così l'ostacolo. E meno male che è la McLaren che fa quello che vuole con Hunt…
Quando entra in garage, una figura ormai familiare lo accoglie con un sorriso e una stretta di mano.
“Piero”, saluta Clay con semplicità, chiedendosi ancora una volta come deve rivolgersi al figlio non riconosciuto ufficialmente del Commendatore.
“Oh eccoti, finalmente, abbiamo un sacco di lavoro da fare”, lo apostrofa il giovane team manager, anche se nella sua voce c'è un tono cortese che non apparterrà mai a Enzo Ferrari. Infilato in una tuta unta e sporca, anche se non è ingegnere né sa mettere le mani nel motore, Piero fa da portavoce al gruppo di meccanici che ha lavorato fin da lunedì alle auto. È diventato ormai un punto di collegamento importante tra lo staff tecnico e la dirigenza, e Clay fa piacere vederlo lì. Accanto a lui, Mauro Forghieri lo saluta con un cenno del capo, prima di tornare a controllare alcuni dati tecnici sulle sue carte sparse sul tavolo di lavoro.
“Non vedo l'ora” risponde il pilota, ed è la pura verità. Dopo un incidente tanto brutto, anche se non l'ha subito in prima persona, la cosa migliore è tornare in macchina e sostituire le emozioni sgradevoli con l'adrenalina di un giro lanciato.
Clay però si accorge di una presenza che non si aspettava di trovare a Maranello: piazzata sul ponte, c'è la macchina di Niki.
“Come mai la sua auto è qui? Pensavo che i commissari l'avrebbero sequestrata per un'inchiesta…”
“Lo sai quanto sono ipocriti: finché ci va di mezzo solo il pilota l'incidente non scalda l'opinione pubblica a gridare allo scandalo. Certo, parliamo del campione del mondo in carica, che per di più ha tentato di fermare la corsa ritenendo la pista troppo pericolosa, ma è banale routine. Faremo noi le analisi, anche per dimostrare che gli organizzatori in Germania che ci hanno scaricato addosso tutte le responsabilità dell'incidente si sbagliano.”
Stronzi, pensa Clay, è sempre così con i proprietari delle piste e gli organizzatori: guai ad accusarli di non badare abbastanza alla sicurezza dei piloti, loro fanno tutto per bene, neanche a pensarci! Ma rimane il fatto che su una pista come il Nürbrgring, un anello di venticinque chilometri in mezzo a un bosco, non ci sono punti di soccorso per la maggior parte delle tratte. Anche per questo c'è voluto così tanto per tirare fuori Niki dall'auto: non capita di rado che siano gli altri piloti a prestare il primo soccorso e, anche se non ne hanno le competenze e rischiano di provocare altri danni, senza di loro la lista dei caduti in corsa sarebbe molto più lunga, Clay stesso per fare il nome di un sopravvissuto grazie ai collegi.
“Che hanno detto? Ho cercato di seguire il meno possibile i giornali in questi giorni.”
“Che le bombole del liquido estinguente non erano a norma e non sono entrate in funzione”, sbotta Forghieri disgustato, intromettendosi nel discorso all'improvviso, “quando lo sanno tutti, tutti, che il nostro sistema con il comando manuale è all'avanguardia e che da tempo spingiamo perché la FIA lo faccia diventare obbligatorio. E che costruiamo macchine di merda che si distruggono come scatole di sardine, in sostanza. Puoi immaginare la reazione qui, quando sono uscite queste dichiarazioni.”
Non c'è neanche da dirlo, Ferrari è noto per non prendere bene la minima critica alle sue auto. Anche se Forghieri è forse perfino più incazzato di lui, stavolta: la 312 è la sua creatura, la sua bambina, progettata e supervisionata da lui in ogni fase della costruzione e dell'assemblaggio. Se avessero parlato male di sua madre, forse si sarebbe offeso meno.
Clay torna a guardare la macchina di Niki, che sembra aver più subito danni dall'incendio che dall'urto terribile, e s'incazza a sua volta per quelle parole blaterate senza cognizione di causa. La cosa più bella delle Ferrari, oltre al loro rombo unico ed emozionante, è la sicurezza che gli danno alla guida: si è schiantato più volte a velocità folli, ma la struttura dell'auto ha resistito ogni volta all'urto in maniera incredibile, tanto che le fratture da lui subite in tutti gli anni a Maranello si possono contare su una mano.
Anche per l'incidente di Niki vale il discorso: se la macchina fosse stata così leggera e fragile,le sue ossa dovrebbero essere ormai un mucchietto di schegge qua e là, mentre non si è rotto neanche un braccio nell'impatto. Di che cazzo parlano quei dannati crucchi, dunque?
“Lo sai che cercano di pararsi il culo in ogni modo, non ti offendere e non permettere che lo facciano i meccanici. La macchina è una bellezza, e quegli stronzi parlano a vanvera.”
Nonostante abbia retto bene allo schianto, comunque, la macchina è da buttare. Una 312 T ridotta a un mucchio di lamiere accartocciate e abbrustolite, che vergogna. Qualunque amante delle belle vetture, non solo i piloti, piangerebbe nell'assistere da vicino ai danni subiti dall'auto più fantastica di tutto il campionato.
Forghieri risponde con un ghigno inquietante: “Oh sì, ma una volta che avremo depositato i dati delle nostre analisi chiederemo un'indagine e le scuse che ci meritiamo. Non possiamo tollerare un'accusa di mettere in pericolo volontariamente i nostri piloti.”
Per un'assurdità, continua, il problema principale è stato proprio il set di cinture di sicurezza con la chiusura centrale in metallo, che con il fuoco è diventata rovente al punto che i piloti che hanno soccorso Niki non riuscivano ad aprirla.
Clay si deve sforzare per distogliere lo sguardo dal numero 1 sul musetto, quasi illeggibile per gli aloni di vernice bruciata. “Per ora cos'avete riscontrato, a parte le cinture?”
“È stato un insieme di fatalità”, spiega Piero chinandosi e spostandosi sotto al rottame. Clay lo segue passandosi una mano sulla bocca e sui baffi, aspettando la spiegazione. “Vedi quello? È lo squarcio che ha causato l'incendio: deve aver toccato il manto d'asfalto in una delle curve precedenti, ed è diventato una torcia in pochi istanti. Benzina ovunque.”
Le immagini dell'incidente di Niki, mandate in tv all'infinito in quest'inizio di settimana, permangono nel box per qualche istante, vivide e chiare nella mente dei due uomini come se stessero assistendo dal vivo allo scontro. E le fiamme…
“E il mio cambio?”, domanda ancora Regazzoni, accantonando il problema.
Niki torna a essere un fantasma in quel box silenzioso: anche se le sue condizioni migliorano di giorno in giorno, nessuno a Maranello ha ancora voglia di commentare l'accaduto.
Anche Piero sembra rilassarsi, mentre i due si spostano verso l'auto di Clay: “Aveva spannato la frizione come hai detto, per questo sei finito in testacoda verso la fine…”
“Ma stiamo lavorando perché non succeda più”, continua Mauro, tornando a prendere il controllo della discussione sulle specifiche tecniche delle sue auto. “Se sei d'accordo, oggi farei un po' di giri lanciati per verificare le modifiche al cambio, così da assicurarci che il problema sia risolto. E dalla prossima settimana, lavoreremo all'assetto per l'Olanda.”
Olanda. Pessimo segno.
“Allora è vero, saltiamo l'Austria.”
“Non ti aveva ancora avvisato nessuno?” domanda sorpreso Piero. “Beh, non eri qui, è comprensibile. Per ora ci siamo ritirati solo per la prossima gara, ma se te lo chiedesse qualcuno della stampa, abbiamo chiuso il campionato con la Germania.”
No, nessuno ancora ne ha parlato con lui, anche se il suo telefono a Ginevra funziona perfettamente. La rabbia per essere stato tenuto fuori da una simile decisione, pregiudicando così anche ogni sua opportunità di chiudere al meglio un'annata opaca, cresce in lui in un attimo.
“È una follia, rinunciare a un terzo del calendario quando potremmo ancora vincere entrambi i titoli!”
Piero scrolla le spalle, poiché la decisione non spetta a lui: “Parlane con mio padre.”
Una parola pesante, ma nessuno nel box ci fa caso, ormai la strana situazione della famiglia del capo non fa più notizia né sensazione, almeno nei giorni in cui la signora Ferrari non si presenta a fare scenate, cosa che avviene sempre più spesso.
Clay sa che è inutile prendersela con Piero per le decisioni del padre. Si è abituato a vederli discutere nella scuderia, ma il giovane ha un carattere più accomodante e finisce per cedere spesso all'insistenza del vecchio squalo. In ogni caso, lo sguardo acuto del figlio ha già saputo indicare alcune dritte importanti per la gestione della casa automobilistica. Non ha il talento ingegneristico del compianto Dino, morto giovanissimo dopo una vita di malattia, ma sarà un ottimo erede per il commendatore, per l'epoca dopo il creatore della Ferrari. Almeno così commentano meccanici e staff tecnico che hanno conosciuto il figlio legittimo di Enzo.
“Olanda allora. Ma tu pensi che torneremo in pista, o che l'ingegnere confermerà il ritiro?”, domanda comunque, sapendo che non sopporterebbe prepararsi per un gran premio e non avere poi neanche l'occasione di iscriversi.
“Tecnicamente è una sospensione”, commenta una voce nota.
“Tecnicamente, dovrebbero sospenderci la federazione, e non decidere noi di entrare e uscire dalle gare quando ci va”, risponde a tono Clay, riconoscendo il padrone sulla soglia del box.
“Verranno qui strisciando per chiederci di tornare. Con i costi di ogni singolo gran premio e dei diritti televisivi già piazzati, hanno bisogno di noi per non finire in bancarotta. Come credi che andrà l'Austria, senza il beniamino di casa e senza la Ferrari?”
Una merda, non serve dirlo.
“Quindi è un ricatto.”
“Quest'anno la FIA sta tirando troppo la corda con Hunt: passi il problema in Spagna, che era in effetti una cazzata, ma ciò che è successo non è accettabile. Loro vogliono fare gli stronzi? E noi ricorderemo loro chi è che porta davvero i soldi in questo mondo.”
“E se non funzionasse? Perderemmo il mondiale a tavolino e il titolo costruttori senza neanche lottare?”
“Ci sono momenti in cui preferisco tenere il punto alle vittorie. Non si riammette in gara un pilota Ferrari per poi sbatterlo fuori solo perché non corre in casa: potrà andar bene a quei rotti in culo dei francesi, ma io non lo accetto.”
Chissà come reagirebbe Lafitte a sentirsi chiamare così, o il suo team transalpino… Clay sa che dovrebbe sentirsi tutelato da questo discorso, ma il punto in questione non è lui, bensì il nome Ferrari; lui è solo un ambasciatore del marchio e del suo proprietario, come pilota.
“Meglio che scenda in pista”, conclude Clay sapendo di non poter avere davvero l'ultima parola col capo.
“Se ti chiamasse qualche giornalista, fingi di essere sorpreso e infastidito, e digli che non credi che salteremo la gara comunque. Voglio confonderli il più a lungo possibile, così che non abbiano il tempo di annullare la gara”, aggiunge il commendatore prima di andarsene.
Non ci sarà bisogno di fingere, stronzo, si dice Regazzoni mandando giù il boccone amaro.
Avrebbe voluto essere coinvolto nella decisione, ma se esplicitasse un simile pensiero Ferrari gli replicherebbe che lui deve portare la macchina al traguardo e non preoccuparsi del resto. Non ha neanche senso continuare la discussione, lo sa bene.
In pista allora, prima che il tempo si guasti nonostante sia agosto. Coi meccanici Clay spinge la macchina fuori dal box fino al circuito di Fiorano, il tracciato tutto curve strette e chicane tortuose, l'ideale per testare cambio, sospensioni e ogni altra parte meccanica.
Il pilota s'infila nell'abitacolo, poi infila passamontagna e casco. Giù la visiera, ed è pronto a partire, quando Ferrari riappare all'improvviso proprio mentre sta per accendere il motore.
“Ah, ci sono buone nuove: Lauda è stato dichiarato fuori pericolo, ha appena chiamato Luca con la notizia per evitare che lo sapessimo da qualche giornalista accampato all'ospedale.”
La prima buona notizia in una giornata di merda, si dice Regazzoni, mantenendosi serio in presenza del capo: che Enzo sia sceso dall'ufficio per fargli sapere che Niki vivrà fa intuire quanto tenga ai suoi piloti, nonostante si comporti da vero stronzo per buona parte del tempo. È una premura che quasi fa dimenticare a Clay di essere a piedi per la prossima gara. Quasi.
Forse Maria Pia ha ragione, forse la sua posizione non è più tutelata abbastanza in Ferrari… Tuttavia, lui ha paura a fare questi discorsi, specie mentre sta sfrecciando in pista, anche se si tratta solo di una banale sessione di prove: senza fiducia nella scuderia, è già bello che morto, e questo è un fatto. Forse l'avventura con questa scuderia è davvero conclusa, forse è un bene che il suo contratto sia in scadenza e possa guardarsi in giro prima di decidere se impegnarsi ancora qui a Maranello, sempre che il commendatore lo voglia ancora alla guida di una delle sue vetture.
Quando affronta però la prima curva del tracciato, Clay accantona questi pensieri fumosi per concentrarsi sul freno e la frizione: la leva del cambio si muove che è una meraviglia, scala la marcia correttamente e gli permette di affrontare la parabolica senza difficoltà, rallentando appena. Una favola.
Forghieri ha ragione a incazzarsi tanto quando accusano le sue macchine: è sola invidia per l'auto più bella del mondo, ecco la verità.
Con il responsabile del reparto tecnico al box, che gli suggerisce cosa testare a ogni nuovo giro, Clay passa quasi mezza giornata al volante, molto più tempo di una semplice gara, senza neanche accorgersene.
È solo quando Mauro gli dice che hanno raccolto tutti i dati necessari per fare ancora qualche modifica per l'Olanda e che ha voglia di andare a mangiare qualcosa, che Regazzoni comincia a sentire la stanchezza e la fame. Sono le quattro passate, eppure non se n'era proprio accorto. È proprio vero, guidare gli serve a schiarirsi le idee.
“Vai a farti una doccia, poi andiamo tutti a mangiare qualcosa al ristorante di fronte allo stabilimento”, suggerisce Piero con un sorriso.
Ottima idea, quel posto è sempre aperto per lo staff Ferrari, potranno rimediare un ottimo pasto anche se ormai la cucina teoricamente ha chiuso e si sta preparando per la cena.
Clay acconsente, poi recupera un telefono nell'ufficio più vicino – l'orario di visite dovrebbe essere passato anche per i parenti stretti, si dice – e compone il numero della camera d'albergo a Mannheim della signora Lauda.
È fortunato, perché dopo qualche squillo la donna risponde.
“Marlene, ho saputo la bella notizia”, dice non appena il ricevitore scatta. “È fuori pericolo, allora?”
“Clay! Scusami, mi sono dimenticata di chiamarti per dirti la novità…”
“Ma non dirlo neanche per scherzo, hai avuto ben altro a cui pensare.”
E poi voleva evitare di discutere al telefono con Maria Pia, intuisce lui. Tra le due donne l'antipatia sembra ormai insormontabile.
“Che ha detto?”
“Che vuole del cibo vero, è stufo delle flebo. Mi ha chiesto una tazza di prugne cotte, una cosa che gli preparavano sempre da bambino quando stava male… Figurati.”
Prugne cotte? Roba da prenderlo in giro per mesi.
Regazzoni cerca di rimanere serio: “E delle terapie che dice?”
“Gli hanno spiegato oggi come stanno davvero le cose, sull'avvelenamento, i medici non volevano stressarlo fin dal primo giorno con troppe preoccupazioni. Non appena sarà più in forze cominceranno a ripulirgli i polmoni” spiega con tono più cupo la donna, facendo intuire al pilota che la situazione non è affatto risolta.
Clay rimane in silenzio, non sapendo cosa dire. Aveva capito già il primo giorno che per quanto brutte e dolorose le ustioni erano solo una piccola parte del problema. Ora c'è da vedere come reagirà Niki al trattamento.
Marlene prende fiato, prima di continuare a parlare: “Ha chiesto di te. Montezemolo ovviamente ha dovuto annunciargli di persona le decisioni di scuderia, e lui ne vuole parlare con te.”
Era prevedibile che il team non aspettasse troppo tempo per parlare con Niki, e probabilmente lui stesso ha chiesto di parlare col manager appena è stato abbastanza lucido da comprendere le analisi della situazione. Ora gli serve una specie di amico con cui discutere del futuro, intuisce Regazzoni.
“Ma certo, posso andare a guardare i voli anche subito…”
“Ti mando il nostro aereo a Bologna, è più semplice che doversi adattare ai comodi delle compagnie di linea” taglia corto Marlene con il cipiglio di una vera Lauda. A una simile proposta, Clay non può fare altro che acconsentire.
“D'accordo, allora a domani mattina.”








Angoletto dell'Autrice: Buonasera a tutti, eccomi di nuovo qua! :)
A chi voleva vedere Lauda direttamente in questa storia chiedo un po' di pazienza fino al prossimo capitolo, ho preferito dare prima spazio alle strategie della scuderia (ancora, forse, direte voi) anche per far passare quei quattro giorni tra l'incidente e la dichiarazione di scampato pericolo di Lauda. Qui forse ho inventato anche più che nei capitoli precedenti, ma volevo dare uno sguardo più interno alla grande Ferrari. L'altra sera per caso (giuro!) ho beccato un documentario sulla vita e l'operato di Enzo Ferrari e tra le tante cose mi ha colpito la sua incasinata situazione familiare, con la morte del primo figlio a ventiquattro anni (l'età che ho io adesso, fa impressione ogni volta che ci penso) di distrofia muscolare, il suo desiderio di riconoscere dopo la sua morte il figlio naturale avuto con la sua storica amante, la Lardi, e il rifiuto categorico della moglie, questa donna testarda e folle quanto Enzo che, sapendo che il ragazzo era entrato a lavorare nello stabilimento, gli faceva gli appostamenti per beccarlo di sorpresa in ufficio facendo il diavolo a quattro. Credo che i coniugi Ferrari si fossero veramente trovati, quanto a testa di cazzo, tanto che questo figlio è stato poi riconosciuto solo dopo la morte della signora. Senza voler fare del gossip, la Ferrari anni '70 era anche questo.
Forghieri è il tecnico che suggerisce anche nel film a Lauda di dare la colpa alla macchina per il ritiro in Giappone. Era (ed è, credo che oggi stia a progettare le Lamborghini) attaccatissimo alle sue ragazze, per cui immagino quanto voglia dire in termini affettivi questo suggerimento per dare a Niki una scappatoia nel momento di giustificarsi con la stampa.
Rileggendo il capitolo mi sono resa conto quanto il mio essere davvero tifosa della Ferrari incida nel mio modo di scrivere questa storia. Perdonatemi, per me è sempre l'auto più bella del mondo... Non sto a dirvi quanto ho sbavato sui primi modelli degli anni '30/40 visti nel documentario! XDDDD
Perdonatemi per questo vezzo, ma quando si parla di Ferrari io mi illumino davvero come la 500 di Cars motori ruggenti.
Bene, direi che con questo vi saluto e vi rimando alla settimana prossima... Grazie davvero a tutte le persone che mi seguono e che mi commentano, siete veramente fantastiche!

Rowi
   
 
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