Heaven doesn't seem far away anymore
{A Erika: perché
ha
letto questo spin off in anteprima
e perché
le
voglio tanto bene <3
A change in the weather
I was prayin' that you and me might end up together
It's like wishing for rain as I stand in the desert
But im holding you closer than most
Cause you are my heaven.»
-
A
drop in the ocean, Ron Pope
Zayn non voleva
andarci in America, erano
mesi che continuava a ripeterlo ai suoi genitori venendo continuamente
ignorato; lo facevano sentire ancora più bambino, mentre lui
aveva ormai
quattordici anni.
Non voleva lasciare
casa sua, i suoi due
amici e tutte le sue cose.
Ma ogni volta che
saltava fuori
l’argomento, stando seduti a tavola, veniva ignorato e si
sentiva ripetere
solamente che non aveva voce in capitolo. Faceva parte della famiglia,
sì, ma
non poteva dare la sua opinione su quel trasferimento.
Dovevano trasferirsi
in Texas perché la
ditta in cui lavorava suo padre aveva cambiato sede ed ora era
obbligato a
buttare tutte le sue cose nello scatolone con rabbia.
- Se ti si spacca
qualcosa poi non
venirti a lamentare con me!- sentì gridare da sua madre che
stava sistemando le
ultime cose della cucina.
Sbuffò e
si sedette sul materasso spoglio
sentendo le molle cigolare, tirò un calcio allo scatolone
per allontanarlo e
incrociò le braccia al petto con una smorfia quando
sentì una mano premere
sulla sua spalla.
- Ti aiuto a
sistemare tutto?- si offrì
in aiuto la sorella maggiore ottenendo solo l’ennesimo sbuffo
e grugnito.
Da quando avevano
deciso di trasferirsi
Zayn non aveva più parlato con nessun famigliare, passava
tutte le giornate di
quell’ultima estate a Bradford con i suoi amici e tornava a
casa solo per
mangiare e poi rintanarsi nella sua stanza, senza mai dire una parola.
- Ma ci pensi?
L’America! Non capisci
quanto siamo fortunati.- ignorò il commento della sorella e
si alzò dal letto
inginocchiandosi accanto allo scatolone per rimettere al suo posto il
fumetto
che aveva letto solo qualche minuto prima.
- Per quanto ancora
vuoi tenere il muso e
stare in silenzio? È da due mesi che non parli, Zayn.- si
morse con forza il
labbro inferiore per non farsi sfuggire nemmeno una parola e chiuse lo
scatolone con gesti veloci prendendolo poi tra le braccia ed
appoggiandolo sul
letto.
- In America
sarà tutto migliore, Zay. Te
lo prometto, va bene?- chiuse gli occhi lasciandosi baciare una tempia
e
osservò con la coda dell’occhio la sorella che
usciva dalla sua stanza.
Incrociò
le gambe sul letto e lasciò
vagare lo sguardo tra quelle quattro mura spoglie, si sentiva vuoto,
esattamente come quelle pareti, e sentì gli occhi inumidirsi
a pensare di dover
ricominciare tutto quanto da capo.
Una nuova vita,
completamente da solo.
Si passò
una mano sul viso prendendo un
respiro e si alzò stringendo lo scatolone, pieno zeppo delle
sue cianfrusaglie,
tra le braccia.
Raggiunse la porta
d’ingresso e lo caricò
sul camion fermo davanti a casa, ignorando la madre che continuava a
gridargli
di avere lo scatolone troppo pieno.
Si sedette sui
gradini del porticato e
osservò il resto dei famigliari caricare le ultime cose
permettendo poi al
furgone di partire per far trovare tutto pronto al loro arrivo.
- Zayn..-
voltò lo sguardo dall’altra
parte quando la sorella maggiore prese posto ancora una volta al suo
fianco. -
Vedrai che ti piacerà.- scosse la testa e grugnì
alzandosi e raggiungendo la
macchina, che avevano preso a noleggio solo per arrivare fino
all’aeroporto.
Sbatté
con forza la portiera infilandosi
le cuffie nelle orecchie e alzando al massimo il volume per non
ascoltare la
voce insistente della sorellina che gli chiedeva se avrebbe trovato
nuove
amiche simpatiche.
Si ostinò
a tenere lo sguardo rivolto al
paesaggio che scorreva fuori dal finestrino e sospirò
pesantemente quando dopo
qualche ora di viaggio vide le scritte enormi con partenze ed arrivi.
- Zayn, Zayn!
Guarda! Si vede l’oceano!-
si tolse una cuffia lanciando un veloce sguardo al piccolo finestrino
dell’aereo e poi riportò gli occhi sul sedile di
fronte sentendo il cuore
mancare un battito al successivo commento della sorella: - Quella
è l’America,
Zayn!-
Non avevano ancora
messo piede nel nuovo
continente e lui voleva già tornare a casa sua.
Casa sua che non
esisteva più, casa sua
che era già stata venduta. E lui non apparteneva
più a quel posto, ma nemmeno a
quest’altro in cui stavano andando.
Non apparteneva a
nulla, si sentiva solo
in quel sedile mentre si allacciava la cintura preparandosi al decollo.
Quando
appoggiò il piede sull’asfalto e
sentì tutte quelle persone parlare con un accento
così diverso sentì il cuore
stringersi in una morsa e decise che Houston non gli piaceva proprio
per nulla.
S’infilò
di nuovo le cuffie quando
raggiunsero la macchina ed ignorò i commenti dei genitori su
quanto fosse bella
e grande la loro nuova casa.
Quando
sentì il padre fermare la vettura,
dopo qualche oretta, si decise ad aprire gli occhi e si
trovò in un quartiere
che non era poi così male, tutte villette a schiera con un
bel giardino pieno
di fiori.
Riconobbe
immediatamente la loro perché
fermo davanti al viale c’era un furgone sicuramente pieno
delle loro cose.
Scese dalla macchina
e lasciò vagare il
suo sguardo in quel quartiere, che doveva diventare la sua nuova casa,
mentre
tutta la sua famiglia si affaccendava a muovere tutti gli scatoloni
dentro
l’appartamento.
- Zayn! Le tue robe
non le porterò io!-
sbuffò quando sentì Waliyha e si decise a
staccarsi dalla macchina e a
raggiungere il camion, prese il suo scatolone tra le braccia mordendosi
forte
le labbra per non lamentarsi per il peso e camminò
lentamente verso il viale di
casa maledicendo l’autista che aveva parcheggiato ad una
villetta di distanza.
Stava cercando di
aprire il cancellino
con il gomito reggendo tutto il peso dello scatolone su un ginocchio
quando il
suo occhio venne catturato da un ragazzo che correva
dall’altra parte della
strada con le cuffie nelle orecchie.
Era completamente
perso a guardarlo da non
rendersi conto del cancellino che si apriva e l’attimo dopo
si trovò a terra
con tutti i suoi fumetti e le sue cianfrusaglie addosso.
Si sedette
velocemente, pregando di non
aver fatto la figura dell’idiota di fronte a quello che
doveva avere qualche anno
in più di lui, e gli si fermò il cuore quando lo
vide bloccarsi sui suoi passi
e prendere quasi con rabbia l’iPod.
Non
riuscì a distogliere lo sguardo e
continuò a studiare ogni particolare: i suoi capelli mossi
quasi ricci di un
colore simile alla sabbia, le sue braccia non troppo muscolose, il suo
torace
fasciato perfettamente in una maglietta aderente, i suoi polpacci e..
piegò le
labbra in una smorfia di disappunto quando studiandogli il viso lo vide
passarsi un pugno sugli occhi cancellandosi probabilmente delle lacrime.
Perché
stava piangendo? E perché si
sentiva così attratto da un completo sconosciuto?
Arrossì
violentemente quando il ragazzo
si rimise l’iPod in tasca ed incrociò per un
millesimo di secondo il suo
sguardo.
Restò
immobile, come pietrificato, con il
cuore che minacciava di esplodergli nel petto e le mani che gli
sudavano
dall’agitazione.
Aveva incrociato il
suo sguardo solo per
un attimo e gli era sembrato il più lungo della sua vita. Il
tempo attorno a
lui si era come fermato e solo quando quello si era voltato di nuovo,
concentrato nella corsa, era riuscito a riprendere a respirare.
Raccolse velocemente
le sue cose con le
guance ancora in fiamme e percorse gli ultimi metri raggiungendo il
portone di
casa, fortunatamente aperto, con lo scatolone tra le braccia e le gambe
che
continuavano a tremare.
Si
appoggiò contro il muro freddo e
lasciò cadere a terra tutto quanto portandosi poi una mano
sul petto, il cuore
che batteva ancora troppo veloce.
- Oddio.-
sussurrò sentendo subito i discorsi
senza senso delle tre sorelle bloccarsi di botto.
- Oh, mio Dio.-
ripeté più lentamente
correndo verso la finestra, che dava sulla strada, e riuscendo ad
intravedere
ancora quel ragazzo.
- Che succede?
Cos’è successo?- sentì le
sorelle avvicinarsi cercando di capirci qualcosa del suo strano
comportamento e
dell’improvvisa rottura del silenzio.
- Mi..-
cercò di dire per poi scuotere la
testa e continuare, quasi incredulo delle sue parole. - Mi sono
innamorato.-
Ignorò le
risatine della sua famiglia e
appoggiò un palmo sul vetro cercando quasi di sporgersi per
osservare meglio la
schiena di quello che diventava sempre più piccolo.
Il primo giorno a
scuola era stato un
disastro, era troppo timido per fare immediatamente amicizia e il fatto
che
fosse anche straniero non aiutava nel fattore simpatia.
C’era
soprattutto un gruppetto di
ragazzini, più grandi di un anno di lui, che ridacchiavano
ogni volta passava
loro accanto.
Li aveva anche
sentiti dire qualcosa
sulle sue origini e la sua religione ma aveva deciso di ignorarli e di
proseguire senza dar loro importanza. Come gli aveva consigliato
Doniya, che
per chissà quale motivo aveva deciso di iscriversi in
un’altra scuola
lasciandolo completamente solo.
Si bloccò
sui suoi passi riconoscendo
immediatamente quei capelli e quelle spalle e si sentì quasi
male quando quello
gli passò accanto senza nemmeno guardarlo.
Si voltò
seguendolo con lo sguardo e gli
venne da piangere a pensare che non avrebbe mai trovato il coraggio di
parlargli
e di chiedergli almeno il suo nome. Gli serviva almeno il nome su cui
fantasticare, il nome da associare a quegli occhi marroni che
sembravano
profondi come pozzi.
Era così
preso a fissargli la schiena e a
tessere elogi nella sua mente su quel corpo muscoloso che
finì a terra con un
altro ragazzo che era appena uscito dal bagno quasi di corsa.
- Scusa.. scusa.. mi
dispiace.. scusa.-
inarcò un sopracciglio confuso seguendo con lo sguardo il
ragazzino riccio che
correva via e non si accorse del ragazzo con gli occhi azzurri che
usciva dallo
stesso bagno e si sistemava la maglietta.
Quando finalmente la
campanella suonò,
indicando la fine del primo giorno di scuola, prese i suoi libri
dall’armadietto e si avviò con la massa di
studenti fuori dall’edificio
scolastico iniziando a ripetersi nella testa il numero del suo autobus.
- Ehi! Zed?!
Zachary?! Studente nuovo?!-
si fermò sui suoi passi vedendo lo stesso riccio di qualche
ora prima corrergli
dietro e fermarsi davanti a lui con il fiatone.
- È
Zayn.- lo corresse vedendolo
sorridere subito dopo e porgergli la mano replicando: - Io sono Harry.-
- Mi dispiace di
esserti venuto addosso
prima, ero un po’ di fretta.- lo sentì spiegare
mentre riprendeva a camminare
con quel ragazzo accanto.
Fece spallucce
aumentando il passo per
non perdere l’autobus e quando prese posto sul sedile accanto
al finestrino
vide il riccio al suo fianco che gli sorrideva genuinamente.
Lo ignorò
e guardò la massa di studenti
riunita in gruppetti che si dividevano nelle varie fermate e sui vari
mezzi,
spalancò gli occhi quando riconobbe nuovamente quei capelli
mossi e sentì il
cuore aumentare i battiti vedendo quelle labbra piegate in un sorriso
allegro.
- Cosa guardi?-
sentì la voce allegra
dell’altro che si sporgeva per guardare nella sua stessa
direzione e borbottò:
- Nulla.- mettendosi seduto composto cercando di stare lontano
dall’altro.
- Non ho nessun tipo
di malattia e..- non
lo ascoltò e prese l’iPod scegliendo una canzone a
caso e infilandosi le cuffie
chiudendo il resto del mondo fuori.
Il secondo giorno di
scuola fu peggiore
del primo perché, oltre ad aver perso l’autobus,
fu costretto a cancellare
scritte offensive dall’armadietto.
Si era appena
trasferito e già odiava
quella scuola, odiava Houston e tutti i suoi abitanti.
L’unica eccezione era
forse quel ragazzo che aveva visto correre davanti a casa, ma per quel
che ne
sapeva poteva essere irritante come tutti gli altri suoi compagni.
Quando raggiunse
l’aula della seconda ora
di lezione, matematica per sua sfortuna, si trovò seduto
accanto quel riccio
che sembrava non volerlo lasciare in pace.
- Ti sei appena
trasferito, giusto? Com’è
la tua vecchia città? Ti manca? Hai conosciuto gente nuova?
Vuoi che ti faccia
fare un giro nella nostra scuola? Come ti trovi qui?-
Appena
sentì quella serie di domande
calcò la matita con troppa forza sul foglio spaccando la
mina, si voltò verso
il ragazzo e rispose solamente: - Male.-
- Oh.. ma vedrai che
ti piacerà.-
Sbuffò
esasperato e continuò a disegnare,
sentendo una presenza sulla sua spalla: - Cosa disegni? Sei bravo a
disegnare.
Cosa stai disegnando?-
Prese il foglio e si
spostò nell’angolo
del banco cercando di dare le spalle a quello che sembrava non
arrendersi tanto
facilmente.
Con la fine della
settimana conosceva
ormai ogni particolare della vita di quel ragazzo dalla parlantina
sciolta. Si
chiamava Harry Styles, viveva non molto lontano da lui e aveva la
brutta
abitudine di parlare anche quando non era interpellato.
Si stava accendendo
una sigaretta
nell’ora della pausa pranzo quando il suo occhio venne
catturato da due ragazzi
che discutevano animatamente. La sua curiosità si accese
ancora di più quando
riconobbe il “ragazzo in corsa”, come ormai avevano
iniziato a chiamarlo i suoi
familiari.
- Ma come fai ad
esserne così sicuro?-
sentì parlare l’altro ragazzo più basso
e muscoloso.
- Perché
quando l’avevo chiamata
continuava a ridere, sentivo la voce di un ragazzo e quando
l’ho vista via
webcam aveva un cazzo di succhiotto sul collo, Josh.-
Si
concentrò sulla sua sigaretta stando
ben attento al discorso e ritrovandosi in poco tempo a cercare di
memorizzare
il timbro di quella voce che gli stava facendo sudare le mani e battere
forte
il cuore.
- Magari era un
semplice succhiotto fatto
per scherzo e..-
- Mi stai prendendo
per un idiota?-
- Liam..-
Cercò di
trattenere la sua euforia quando
riuscì finalmente a collegare quel ragazzo ad un nome.
- Vaffanculo, Josh!
Davvero!- spostò lo
sguardo incuriosito sul castano che aveva gli occhi lucidi e tremava
probabilmente dalla rabbia e si morse forte il labbro sentendosi quasi
male per
lui e con lui. - Ti dico che mi ha tradito e questa è
l’unica cosa che sai
dire? Ne sono sicuro, da come mi parlava.. non lo so.. so solo che mi
ha
tradito. E la cosa che mi fa stare così male è
sapere che sono ancora così
fottutamente innamorato di lei che se ora tornasse indietro sarei in
grado di
perdonarla, capisci? La odio, perché deve farmi stare
così? La odio e la amo..
e la rivoglio qui ma allo stesso tempo non voglio vederla mai
più.-
Sentì gli
occhi diventargli sempre più
lucidi ascoltando il discorso del castano che era scoppiato a piangere
e stava
abbracciato al suo amico come se fosse la sua ancora di salvataggio.
- Passerà
tutto, Liam.- riuscì a sentire
il sussurro dell’altro e sentì lo stomaco
contorcersi al pensiero di voler
essere al posto di quello. Ad essere lui quello abbracciato al castano,
ad
essere lui a passare le dita tra i suoi capelli, ad essere lui a
confortarlo e
a stargli vicino in ogni momento.
Li
osservò andare via e si lasciò
scivolare contro il muro sedendosi a terra, la sigaretta che
pestò con la
scarpa spegnendola.
- Non capisco
perché sparisci sempre
all’ora di pranzo.- sentì dei passi fermarsi di
fronte a lui e strinse le dita
tra i capelli cercando di fargli capire di voler restare solo,
inutilmente,
perché quello si sedette al suo fianco appoggiando una mano
sulla spalla e
sussurrando: - Tutto bene, Zed?-
- È
Zayn!- gridò alzandosi in piedi con i
pugni stretti. - E odio averti sempre in mezzo ai piedi! Odio questo
posto!
Odio questa stupida città! Voglio tornare a casa mia, voglio
uscire di nuovo
con i miei amici! Io non ci volevo venire in questo stupido posto!-
- Va bene.. scusa..
la prossima volta non
lo sbaglio più il tuo nome.-
Sbatté i
piedi per terra ripetendo: - Non
ti voglio più avere vicino, Harry non riesco a stare zitto
Styles!-
- Oh.. allora mi
ascolti quando parlo. Ad
un certo punto ho pensato fossi sordo e..-
- Sei tu che non mi
capisci!- gridò
agitando le braccia. - Non voglio più sentirti alle mie
spalle come un’ombra,
sto benissimo da solo.-
- Dai, dimmi chi
è.- inarcò un
sopracciglio confuso quando il riccio quasi gli saltellò
davanti con un
sorriso. - Dimmi chi è la ragazza che guardi sempre.-
- Oh..-
arrossì di colpo guardando a
terra e mordendosi il labbro sussurrando: - è un ragazzo.-
sollevò
immediatamente lo sguardo mormorando: - è un problema?-
- Nessun problema,
amico.- si sentì
stringere da un braccio attorno alle sue spalle e si lasciò
trascinare fino ai
tavoli all’aperto sedendosi sulla panca con il ragazzino che
lo fissava curioso.
- Forza, che
aspetti! Racconta tutto.-
Prese un respiro e
giocò con le sue mani
iniziando: - L’ho visto il giorno stesso in cui ci siamo
trasferiti e ho
scoperto che viene in questa scuola, credo sia dell’ultimo
anno..-
- Ultimo anno?
Conosco qualche ragazzo
dell’ultimo anno.- lo interruppe l’altro perso nel
suo strano mondo.
- Credo si chiami
Liam ed è..- stava per
tessere una serie di elogi sul suo corpo e la sua voce quando il riccio
s’intromise di nuovo ripetendo: - Liam? Oh.. oh..-
- Perché?
C’è qualcosa di male?- domandò
allarmato del tono improvvisamente serio del ragazzino che scosse la
testa
sussurrando quasi insicuro: - No, non c’è nulla
di..male.-
- Solo che.. credo
stia con una ragazza?-
continuò ignorando le espressioni che l’altro
cercava di trattenere. - E vorrei
solo parlargli ma non ho il coraggio. Quindi in questi giorni mi sto
limitando
a guardarlo da lontano e ad immaginarmi accanto a lui.- concluse
velocemente
ridendo nervoso con le guance in fiamme.
- Non so se vuoi
sapere quello che sto
per dirti.- fece spallucce borbottando con un tono che doveva sembrare
sicuro:
- Dimmi tutto, tanto è solo una cotta passeggera. Non
è che sono.. innamorato
di lui.-
Ignorò
l’occhiata indecisa del ragazzino
con i capelli ricci e strinse le dita sui pantaloni ascoltandolo mentre
diceva:
- Stava con una ragazza, Danielle, ed era una cosa molto seria.
Erano..sono..-
lo sentì correggersi con le labbra piegate in una piccola
smorfia. -..la coppia
più acclamata del liceo. E, Ze..Zayn, non so come dirtelo..
ma lui è stracotto
di lei. È l’unica ragazza seria che ha avuto, non
ho mai visto una coppia più
affiatata.. e lei è partita per l’Europa ma..se
dovesse tornare.. lui non la
dimenticherà mai. Dio, Zed.. Zayn.. mi dispiace
così tanto. Quel Liam è proprio
da evitare se non vuoi soffrire. M-Mi.. mi dispiace così
tanto. Io..-
- Perché
piangi?- chiese confuso
guardando quello che aveva lasciato scivolare qualche lacrima lungo le
guance.
Non appena lo
sentì rispondere: - Perché
tu hai.. hai gli occhi lucidi.- si passò una mano sotto
l’occhio destro
fermando una lacrima.
Fece spallucce con
un piccolo sorriso
borbottando: - Non è nulla. Mi.. non ho mai trovato un
ragazzo che..che amasse
così tanto. Tutto qui. Non è che..che ci sono
rimasto..male o altro. Non lo
conosco nemmeno!- esclamò alla fine cercando di convincersi.
- Posso..posso
abbracciarti?- annuì
confuso sentendo subito due braccia stringerlo, chiuse gli occhi
avvolgendo le
braccia attorno al suo collo e riuscì quasi a calmarsi
respirando piano.
Scoppiò a
ridere quando lo sentì
sussurrare contro il suo petto: - Ora possiamo essere amici?-
Ora, a distanza di
tre anni, si trovava
con il cuore in gola nel parcheggio di un supermercato.
L’autolavaggio in cui
aveva lavorato tutta quell’estate Liam Payne, il castano
dagli occhi dolci, il
“ragazzo in corsa”, proprio di fronte a lui.
Erano passati tre
anni e quella cotta non
se n’era andata, erano passati tre anni e lui era
completamente perso per ogni
particolare di quel ragazzo, erano passati tre anni e ancora sperava di
avere
una possibilità nonostante si rifiutasse di fare il primo
passo.
Era stato con altri
ragazzi ma ogni volta
che le cose sembravano diventare troppe serie chiudeva con tutti.
Perché
l’unica cosa che voleva, l’unica persona con cui
sognava di stare era quel
ragazzo che non sapeva nemmeno della sua esistenza.
Riavviò
di nuovo la macchina e deglutì
più volte immettendosi sulla strada: il cuore che batteva
fortissimo nella
cassa toracica e le mani che gli sudavano dal nervosismo, proprio come
tre anni
prima.
**
Liam era chiuso di
nuovo nell’ufficio del
signor Brown a sentirlo lamentarsi del comportamento riprovevole
dell’amico,
che lui stesso aveva consigliato di assumere; quel dannatissimo sigaro
che
l’uomo continuava ad agitargli davanti.
- La prossima volta,
Payne, deve pensare
bene chi mi propone di assumere.-
- Le garantisco che
non succederà più.-
sussurrò per l’ennesima volta in quei dieci minuti
sospirando di sollievo
quando quello decise di congedarlo.
Si passò
una mano tra i capelli cercando,
tra le file di macchine, l’amico e sentì il cuore
salirgli in gola quando lo
vide fermo a chiacchierare accanto a quella macchina che per tre mesi
aveva
dovuto lavare.
- No, ti prego.-
borbottò passandosi una
mano sul viso sentendo le risatine delle ragazze, che si stavano
chiaramente
mettendo in mostra davanti a quei ragazzi della sua
università.
Ridusse velocemente
la distanza tra lui e
la macchina chiamando il nome dell’amico per bloccarlo
dall’infastidire
ulteriormente il ragazzino che sembrava pronto ad ucciderlo con
un’occhiata.
- Mi scuso per
qualsiasi cosa abbia
detto.- disse non appena li raggiunse guardando negli occhi il moretto
che
sembrava perso in un altro mondo.
Iniziò a
discutere con il suo amico Louis
su quello che il proprietario gli ripeteva ormai da mesi e
sentì tutto il tempo
quegli occhi nocciola addosso.
Accettò
la stramba proposta di dividersi
la macchina e cercò di instaurare un qualche rapporto con
quel ragazzino che
ormai da tre mesi non voleva lasciargli la mente libera.
Si sentiva quasi in
trappola ogni volta
che incrociava il suo sguardo, aveva due occhi nocciola che
l’avevano
completamente stregato. Erano così simili a quelli
della sua ex,
Danielle, ma allo stesso tempo completamente diversi.
E iniziava a trovare
piacevole, ogni
volta che chiedeva qualcosa di troppo personale, vederlo arrossire e
balbettare
scuse che non erano nemmeno credibili.
Quando lo vide
allontanarsi con la sua
macchina di nuovo pulita sgridò il ragazzo che non aveva
smesso un secondo di
ridere e sorrise soddisfatto ripetendo il nome
“Zayn” nella sua testa,
trovandolo dannatamente appropriato per un essere di quella bellezza.
Angolo
Shine:
Vorrei fare una
battuta sul fatto che ho
scritto super rapidissimamente, ma sappiamo tutti che questa cosa
l’ho finita
ancora prima di iniziare l’ottava parte. (E per chi non lo sa
l’ha scoperto
ora.)
Ho inserito vari
particolari che fanno
capire meglio l’ottava parte:
- Il fatto che Liam
non riesce a sentirsi
completamente libero;
- Il discorso sul
tradimento;
- Zayn che ha una
crisi e corre da Harry
a piangere;
- Liam che va da
Josh, perché è Josh che
lo consola quando si tratta di Danielle;
- L’inizio
dei bulletti tanto simpatici.
(perché continuo a rimandare lo scontro tra loro e Zayn?
çmç )
- Il Larry
:’)
….
ASSENZA DI NOSH. 3
(Per scriverla ho
riletto Car Wash e mi
son venuti tanti feels çwç)
Le altre mie storie (sono tutte ziam perché io scrivo SOLO ziam)
- Car wash & seguiti (in corso)
Zayn
Malik ha diciassette
anni, si è appena trasferito da Bradford ad Houston per
stare più vicino alla
sede di lavoro di suo padre.
Liam Payne ha vent'anni, ha sempre vissuto in Texas e cerca di
lasciarsi alle
spalle una delusione d'amore.
[Car
wash; Teach
me how to dream; So
take me by the hand I’m bare boned and crazy for you; Dare
to believe; You
are my dream; I
belong with you, you belong with me; It’s
a
revolution; You
changed
my world with just one kiss (..)]
[Spin off: You
are the will that makes me strong]
-
Sex
on the yacht
(OS, completa)
Zayn,
Liam, Miami e lo yacht.
-
You
said I love like the stars above, I’ll love you
‘till I die
(OS, completa)
Liam entra nel tag zerrie, Zayn cerca di fargli capire che è l’unico per lui.
-
If
I’m
in love
(OS, completa)
Il compleanno di Liam e il regalo di Zayn.
- Le parole che non ti ho detto (long, completa)
Zayn insegna nella scuola elementare di Bradford e riceve biglietti anonimi alla fine del mese, Liam torna a casa da Londra alla fine del mese e scrive parti di poesie che fa recapitare alla scuola che frequenta suo fratello Matthew.
- Sex bracelets (OS, completa)
Zayn Malik e Liam Payne son sempre stati grandi amici, a dodici anni le cose iniziano a cambiare e le loro strade si dividono. Al compimento del diciassettesimo compleanno le cose tra loro prendono una piega inaspettata, complici dei braccialetti di plastica che nascondono tanti significati.
- Di canzoni e tatuaggi (in corso)
Liam Payne è un cantante di fama mondiale, l’immagine che la gente ha di lui inizia ad andargli troppo stretta facendolo sentire in una gabbia. Su consiglio del suo amico d’infanzia, Harry, decide di farsi un tatuaggio trovando ad attenderlo qualcosa di completamente inaspettato.
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