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Autore: Shine_    19/10/2013    4 recensioni
[prequel Car wash; Ziam, cenni Larry]
Quando appoggiò il piede sull’asfalto e sentì tutte quelle persone parlare con un accento così diverso sentì il cuore stringersi in una morsa e decise che Houston non gli piaceva proprio per nulla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Car wash e seguiti'
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Heaven doesn't seem far away anymore

 


 

 

 

{A Erika: perché ha letto questo spin off in anteprima

e perché le voglio tanto bene <3

 

 «A drop in the ocean
A change in the weather
I was prayin' that you and me might end up together
It's like wishing for rain as I stand in the desert
But im holding you closer than most
Cause you are my heaven.»

- A drop in the ocean, Ron Pope

 

 

 

 

Zayn non voleva andarci in America, erano mesi che continuava a ripeterlo ai suoi genitori venendo continuamente ignorato; lo facevano sentire ancora più bambino, mentre lui aveva ormai quattordici anni.

Non voleva lasciare casa sua, i suoi due amici e tutte le sue cose.

Ma ogni volta che saltava fuori l’argomento, stando seduti a tavola, veniva ignorato e si sentiva ripetere solamente che non aveva voce in capitolo. Faceva parte della famiglia, sì, ma non poteva dare la sua opinione su quel trasferimento.

Dovevano trasferirsi in Texas perché la ditta in cui lavorava suo padre aveva cambiato sede ed ora era obbligato a buttare tutte le sue cose nello scatolone con rabbia.

- Se ti si spacca qualcosa poi non venirti a lamentare con me!- sentì gridare da sua madre che stava sistemando le ultime cose della cucina.

Sbuffò e si sedette sul materasso spoglio sentendo le molle cigolare, tirò un calcio allo scatolone per allontanarlo e incrociò le braccia al petto con una smorfia quando sentì una mano premere sulla sua spalla.

- Ti aiuto a sistemare tutto?- si offrì in aiuto la sorella maggiore ottenendo solo l’ennesimo sbuffo e grugnito.

Da quando avevano deciso di trasferirsi Zayn non aveva più parlato con nessun famigliare, passava tutte le giornate di quell’ultima estate a Bradford con i suoi amici e tornava a casa solo per mangiare e poi rintanarsi nella sua stanza, senza mai dire una parola.

- Ma ci pensi? L’America! Non capisci quanto siamo fortunati.- ignorò il commento della sorella e si alzò dal letto inginocchiandosi accanto allo scatolone per rimettere al suo posto il fumetto che aveva letto solo qualche minuto prima.

- Per quanto ancora vuoi tenere il muso e stare in silenzio? È da due mesi che non parli, Zayn.- si morse con forza il labbro inferiore per non farsi sfuggire nemmeno una parola e chiuse lo scatolone con gesti veloci prendendolo poi tra le braccia ed appoggiandolo sul letto.

- In America sarà tutto migliore, Zay. Te lo prometto, va bene?- chiuse gli occhi lasciandosi baciare una tempia e osservò con la coda dell’occhio la sorella che usciva dalla sua stanza.

Incrociò le gambe sul letto e lasciò vagare lo sguardo tra quelle quattro mura spoglie, si sentiva vuoto, esattamente come quelle pareti, e sentì gli occhi inumidirsi a pensare di dover ricominciare tutto quanto da capo.

Una nuova vita, completamente da solo.

Si passò una mano sul viso prendendo un respiro e si alzò stringendo lo scatolone, pieno zeppo delle sue cianfrusaglie, tra le braccia.

Raggiunse la porta d’ingresso e lo caricò sul camion fermo davanti a casa, ignorando la madre che continuava a gridargli di avere lo scatolone troppo pieno.

Si sedette sui gradini del porticato e osservò il resto dei famigliari caricare le ultime cose permettendo poi al furgone di partire per far trovare tutto pronto al loro arrivo.

- Zayn..- voltò lo sguardo dall’altra parte quando la sorella maggiore prese posto ancora una volta al suo fianco. - Vedrai che ti piacerà.- scosse la testa e grugnì alzandosi e raggiungendo la macchina, che avevano preso a noleggio solo per arrivare fino all’aeroporto.

Sbatté con forza la portiera infilandosi le cuffie nelle orecchie e alzando al massimo il volume per non ascoltare la voce insistente della sorellina che gli chiedeva se avrebbe trovato nuove amiche simpatiche.

Si ostinò a tenere lo sguardo rivolto al paesaggio che scorreva fuori dal finestrino e sospirò pesantemente quando dopo qualche ora di viaggio vide le scritte enormi con partenze ed arrivi.

 

 

- Zayn, Zayn! Guarda! Si vede l’oceano!- si tolse una cuffia lanciando un veloce sguardo al piccolo finestrino dell’aereo e poi riportò gli occhi sul sedile di fronte sentendo il cuore mancare un battito al successivo commento della sorella: - Quella è l’America, Zayn!-

Non avevano ancora messo piede nel nuovo continente e lui voleva già tornare a casa sua.

Casa sua che non esisteva più, casa sua che era già stata venduta. E lui non apparteneva più a quel posto, ma nemmeno a quest’altro in cui stavano andando.

Non apparteneva a nulla, si sentiva solo in quel sedile mentre si allacciava la cintura preparandosi al decollo.

Quando appoggiò il piede sull’asfalto e sentì tutte quelle persone parlare con un accento così diverso sentì il cuore stringersi in una morsa e decise che Houston non gli piaceva proprio per nulla.

S’infilò di nuovo le cuffie quando raggiunsero la macchina ed ignorò i commenti dei genitori su quanto fosse bella e grande la loro nuova casa.

Quando sentì il padre fermare la vettura, dopo qualche oretta, si decise ad aprire gli occhi e si trovò in un quartiere che non era poi così male, tutte villette a schiera con un bel giardino pieno di fiori.

Riconobbe immediatamente la loro perché fermo davanti al viale c’era un furgone sicuramente pieno delle loro cose.

Scese dalla macchina e lasciò vagare il suo sguardo in quel quartiere, che doveva diventare la sua nuova casa, mentre tutta la sua famiglia si affaccendava a muovere tutti gli scatoloni dentro l’appartamento.

- Zayn! Le tue robe non le porterò io!- sbuffò quando sentì Waliyha e si decise a staccarsi dalla macchina e a raggiungere il camion, prese il suo scatolone tra le braccia mordendosi forte le labbra per non lamentarsi per il peso e camminò lentamente verso il viale di casa maledicendo l’autista che aveva parcheggiato ad una villetta di distanza.

Stava cercando di aprire il cancellino con il gomito reggendo tutto il peso dello scatolone su un ginocchio quando il suo occhio venne catturato da un ragazzo che correva dall’altra parte della strada con le cuffie nelle orecchie.

Era completamente perso a guardarlo da non rendersi conto del cancellino che si apriva e l’attimo dopo si trovò a terra con tutti i suoi fumetti e le sue cianfrusaglie addosso.

Si sedette velocemente, pregando di non aver fatto la figura dell’idiota di fronte a quello che doveva avere qualche anno in più di lui, e gli si fermò il cuore quando lo vide bloccarsi sui suoi passi e prendere quasi con rabbia l’iPod.

Non riuscì a distogliere lo sguardo e continuò a studiare ogni particolare: i suoi capelli mossi quasi ricci di un colore simile alla sabbia, le sue braccia non troppo muscolose, il suo torace fasciato perfettamente in una maglietta aderente, i suoi polpacci e.. piegò le labbra in una smorfia di disappunto quando studiandogli il viso lo vide passarsi un pugno sugli occhi cancellandosi probabilmente delle lacrime.

Perché stava piangendo? E perché si sentiva così attratto da un completo sconosciuto?

Arrossì violentemente quando il ragazzo si rimise l’iPod in tasca ed incrociò per un millesimo di secondo il suo sguardo.

Restò immobile, come pietrificato, con il cuore che minacciava di esplodergli nel petto e le mani che gli sudavano dall’agitazione.

Aveva incrociato il suo sguardo solo per un attimo e gli era sembrato il più lungo della sua vita. Il tempo attorno a lui si era come fermato e solo quando quello si era voltato di nuovo, concentrato nella corsa, era riuscito a riprendere a respirare.

Raccolse velocemente le sue cose con le guance ancora in fiamme e percorse gli ultimi metri raggiungendo il portone di casa, fortunatamente aperto, con lo scatolone tra le braccia e le gambe che continuavano a tremare.

Si appoggiò contro il muro freddo e lasciò cadere a terra tutto quanto portandosi poi una mano sul petto, il cuore che batteva ancora troppo veloce.

- Oddio.- sussurrò sentendo subito i discorsi senza senso delle tre sorelle bloccarsi di botto.

- Oh, mio Dio.- ripeté più lentamente correndo verso la finestra, che dava sulla strada, e riuscendo ad intravedere ancora quel ragazzo.

- Che succede? Cos’è successo?- sentì le sorelle avvicinarsi cercando di capirci qualcosa del suo strano comportamento e dell’improvvisa rottura del silenzio.

- Mi..- cercò di dire per poi scuotere la testa e continuare, quasi incredulo delle sue parole. - Mi sono innamorato.-

Ignorò le risatine della sua famiglia e appoggiò un palmo sul vetro cercando quasi di sporgersi per osservare meglio la schiena di quello che diventava sempre più piccolo.

 

 

Il primo giorno a scuola era stato un disastro, era troppo timido per fare immediatamente amicizia e il fatto che fosse anche straniero non aiutava nel fattore simpatia.

C’era soprattutto un gruppetto di ragazzini, più grandi di un anno di lui, che ridacchiavano ogni volta passava loro accanto.

Li aveva anche sentiti dire qualcosa sulle sue origini e la sua religione ma aveva deciso di ignorarli e di proseguire senza dar loro importanza. Come gli aveva consigliato Doniya, che per chissà quale motivo aveva deciso di iscriversi in un’altra scuola lasciandolo completamente solo.

Si bloccò sui suoi passi riconoscendo immediatamente quei capelli e quelle spalle e si sentì quasi male quando quello gli passò accanto senza nemmeno guardarlo.

Si voltò seguendolo con lo sguardo e gli venne da piangere a pensare che non avrebbe mai trovato il coraggio di parlargli e di chiedergli almeno il suo nome. Gli serviva almeno il nome su cui fantasticare, il nome da associare a quegli occhi marroni che sembravano profondi come pozzi.

Era così preso a fissargli la schiena e a tessere elogi nella sua mente su quel corpo muscoloso che finì a terra con un altro ragazzo che era appena uscito dal bagno quasi di corsa.

- Scusa.. scusa.. mi dispiace.. scusa.- inarcò un sopracciglio confuso seguendo con lo sguardo il ragazzino riccio che correva via e non si accorse del ragazzo con gli occhi azzurri che usciva dallo stesso bagno e si sistemava la maglietta.

 

 

Quando finalmente la campanella suonò, indicando la fine del primo giorno di scuola, prese i suoi libri dall’armadietto e si avviò con la massa di studenti fuori dall’edificio scolastico iniziando a ripetersi nella testa il numero del suo autobus.

- Ehi! Zed?! Zachary?! Studente nuovo?!- si fermò sui suoi passi vedendo lo stesso riccio di qualche ora prima corrergli dietro e fermarsi davanti a lui con il fiatone.

- È Zayn.- lo corresse vedendolo sorridere subito dopo e porgergli la mano replicando: - Io sono Harry.-

- Mi dispiace di esserti venuto addosso prima, ero un po’ di fretta.- lo sentì spiegare mentre riprendeva a camminare con quel ragazzo accanto.

Fece spallucce aumentando il passo per non perdere l’autobus e quando prese posto sul sedile accanto al finestrino vide il riccio al suo fianco che gli sorrideva genuinamente.

Lo ignorò e guardò la massa di studenti riunita in gruppetti che si dividevano nelle varie fermate e sui vari mezzi, spalancò gli occhi quando riconobbe nuovamente quei capelli mossi e sentì il cuore aumentare i battiti vedendo quelle labbra piegate in un sorriso allegro.

- Cosa guardi?- sentì la voce allegra dell’altro che si sporgeva per guardare nella sua stessa direzione e borbottò: - Nulla.- mettendosi seduto composto cercando di stare lontano dall’altro.

- Non ho nessun tipo di malattia e..- non lo ascoltò e prese l’iPod scegliendo una canzone a caso e infilandosi le cuffie chiudendo il resto del mondo fuori.

 

 

Il secondo giorno di scuola fu peggiore del primo perché, oltre ad aver perso l’autobus, fu costretto a cancellare scritte offensive dall’armadietto.

Si era appena trasferito e già odiava quella scuola, odiava Houston e tutti i suoi abitanti. L’unica eccezione era forse quel ragazzo che aveva visto correre davanti a casa, ma per quel che ne sapeva poteva essere irritante come tutti gli altri suoi compagni.

Quando raggiunse l’aula della seconda ora di lezione, matematica per sua sfortuna, si trovò seduto accanto quel riccio che sembrava non volerlo lasciare in pace.

- Ti sei appena trasferito, giusto? Com’è la tua vecchia città? Ti manca? Hai conosciuto gente nuova? Vuoi che ti faccia fare un giro nella nostra scuola? Come ti trovi qui?-

Appena sentì quella serie di domande calcò la matita con troppa forza sul foglio spaccando la mina, si voltò verso il ragazzo e rispose solamente: - Male.-

- Oh.. ma vedrai che ti piacerà.-

Sbuffò esasperato e continuò a disegnare, sentendo una presenza sulla sua spalla: - Cosa disegni? Sei bravo a disegnare. Cosa stai disegnando?-

Prese il foglio e si spostò nell’angolo del banco cercando di dare le spalle a quello che sembrava non arrendersi tanto facilmente.

 

 

Con la fine della settimana conosceva ormai ogni particolare della vita di quel ragazzo dalla parlantina sciolta. Si chiamava Harry Styles, viveva non molto lontano da lui e aveva la brutta abitudine di parlare anche quando non era interpellato.

Si stava accendendo una sigaretta nell’ora della pausa pranzo quando il suo occhio venne catturato da due ragazzi che discutevano animatamente. La sua curiosità si accese ancora di più quando riconobbe il “ragazzo in corsa”, come ormai avevano iniziato a chiamarlo i suoi familiari.

- Ma come fai ad esserne così sicuro?- sentì parlare l’altro ragazzo più basso e muscoloso.

- Perché quando l’avevo chiamata continuava a ridere, sentivo la voce di un ragazzo e quando l’ho vista via webcam aveva un cazzo di succhiotto sul collo, Josh.-

Si concentrò sulla sua sigaretta stando ben attento al discorso e ritrovandosi in poco tempo a cercare di memorizzare il timbro di quella voce che gli stava facendo sudare le mani e battere forte il cuore.

- Magari era un semplice succhiotto fatto per scherzo e..-

- Mi stai prendendo per un idiota?-

- Liam..-

Cercò di trattenere la sua euforia quando riuscì finalmente a collegare quel ragazzo ad un nome.

- Vaffanculo, Josh! Davvero!- spostò lo sguardo incuriosito sul castano che aveva gli occhi lucidi e tremava probabilmente dalla rabbia e si morse forte il labbro sentendosi quasi male per lui e con lui. - Ti dico che mi ha tradito e questa è l’unica cosa che sai dire? Ne sono sicuro, da come mi parlava.. non lo so.. so solo che mi ha tradito. E la cosa che mi fa stare così male è sapere che sono ancora così fottutamente innamorato di lei che se ora tornasse indietro sarei in grado di perdonarla, capisci? La odio, perché deve farmi stare così? La odio e la amo.. e la rivoglio qui ma allo stesso tempo non voglio vederla mai più.-

Sentì gli occhi diventargli sempre più lucidi ascoltando il discorso del castano che era scoppiato a piangere e stava abbracciato al suo amico come se fosse la sua ancora di salvataggio.

- Passerà tutto, Liam.- riuscì a sentire il sussurro dell’altro e sentì lo stomaco contorcersi al pensiero di voler essere al posto di quello. Ad essere lui quello abbracciato al castano, ad essere lui a passare le dita tra i suoi capelli, ad essere lui a confortarlo e a stargli vicino in ogni momento.

Li osservò andare via e si lasciò scivolare contro il muro sedendosi a terra, la sigaretta che pestò con la scarpa spegnendola.

- Non capisco perché sparisci sempre all’ora di pranzo.- sentì dei passi fermarsi di fronte a lui e strinse le dita tra i capelli cercando di fargli capire di voler restare solo, inutilmente, perché quello si sedette al suo fianco appoggiando una mano sulla spalla e sussurrando: - Tutto bene, Zed?-

- È Zayn!- gridò alzandosi in piedi con i pugni stretti. - E odio averti sempre in mezzo ai piedi! Odio questo posto! Odio questa stupida città! Voglio tornare a casa mia, voglio uscire di nuovo con i miei amici! Io non ci volevo venire in questo stupido posto!-

- Va bene.. scusa.. la prossima volta non lo sbaglio più il tuo nome.-

Sbatté i piedi per terra ripetendo: - Non ti voglio più avere vicino, Harry non riesco a stare zitto Styles!-

- Oh.. allora mi ascolti quando parlo. Ad un certo punto ho pensato fossi sordo e..-

- Sei tu che non mi capisci!- gridò agitando le braccia. - Non voglio più sentirti alle mie spalle come un’ombra, sto benissimo da solo.-

- Dai, dimmi chi è.- inarcò un sopracciglio confuso quando il riccio quasi gli saltellò davanti con un sorriso. - Dimmi chi è la ragazza che guardi sempre.-

- Oh..- arrossì di colpo guardando a terra e mordendosi il labbro sussurrando: - è un ragazzo.- sollevò immediatamente lo sguardo mormorando: - è un problema?-

- Nessun problema, amico.- si sentì stringere da un braccio attorno alle sue spalle e si lasciò trascinare fino ai tavoli all’aperto sedendosi sulla panca con il ragazzino che lo fissava curioso.

- Forza, che aspetti! Racconta tutto.-

Prese un respiro e giocò con le sue mani iniziando: - L’ho visto il giorno stesso in cui ci siamo trasferiti e ho scoperto che viene in questa scuola, credo sia dell’ultimo anno..-

- Ultimo anno? Conosco qualche ragazzo dell’ultimo anno.- lo interruppe l’altro perso nel suo strano mondo.

- Credo si chiami Liam ed è..- stava per tessere una serie di elogi sul suo corpo e la sua voce quando il riccio s’intromise di nuovo ripetendo: - Liam? Oh.. oh..-

- Perché? C’è qualcosa di male?- domandò allarmato del tono improvvisamente serio del ragazzino che scosse la testa sussurrando quasi insicuro: - No, non c’è nulla di..male.-

- Solo che.. credo stia con una ragazza?- continuò ignorando le espressioni che l’altro cercava di trattenere. - E vorrei solo parlargli ma non ho il coraggio. Quindi in questi giorni mi sto limitando a guardarlo da lontano e ad immaginarmi accanto a lui.- concluse velocemente ridendo nervoso con le guance in fiamme.

- Non so se vuoi sapere quello che sto per dirti.- fece spallucce borbottando con un tono che doveva sembrare sicuro: - Dimmi tutto, tanto è solo una cotta passeggera. Non è che sono.. innamorato di lui.-

Ignorò l’occhiata indecisa del ragazzino con i capelli ricci e strinse le dita sui pantaloni ascoltandolo mentre diceva: - Stava con una ragazza, Danielle, ed era una cosa molto seria. Erano..sono..- lo sentì correggersi con le labbra piegate in una piccola smorfia. -..la coppia più acclamata del liceo. E, Ze..Zayn, non so come dirtelo.. ma lui è stracotto di lei. È l’unica ragazza seria che ha avuto, non ho mai visto una coppia più affiatata.. e lei è partita per l’Europa ma..se dovesse tornare.. lui non la dimenticherà mai. Dio, Zed.. Zayn.. mi dispiace così tanto. Quel Liam è proprio da evitare se non vuoi soffrire. M-Mi.. mi dispiace così tanto. Io..-

- Perché piangi?- chiese confuso guardando quello che aveva lasciato scivolare qualche lacrima lungo le guance.

Non appena lo sentì rispondere: - Perché tu hai.. hai gli occhi lucidi.- si passò una mano sotto l’occhio destro fermando una lacrima.

Fece spallucce con un piccolo sorriso borbottando: - Non è nulla. Mi.. non ho mai trovato un ragazzo che..che amasse così tanto. Tutto qui. Non è che..che ci sono rimasto..male o altro. Non lo conosco nemmeno!- esclamò alla fine cercando di convincersi.

- Posso..posso abbracciarti?- annuì confuso sentendo subito due braccia stringerlo, chiuse gli occhi avvolgendo le braccia attorno al suo collo e riuscì quasi a calmarsi respirando piano.

Scoppiò a ridere quando lo sentì sussurrare contro il suo petto: - Ora possiamo essere amici?-

 

 

 

Ora, a distanza di tre anni, si trovava con il cuore in gola nel parcheggio di un supermercato. L’autolavaggio in cui aveva lavorato tutta quell’estate Liam Payne, il castano dagli occhi dolci, il “ragazzo in corsa”, proprio di fronte a lui.

Erano passati tre anni e quella cotta non se n’era andata, erano passati tre anni e lui era completamente perso per ogni particolare di quel ragazzo, erano passati tre anni e ancora sperava di avere una possibilità nonostante si rifiutasse di fare il primo passo.

Era stato con altri ragazzi ma ogni volta che le cose sembravano diventare troppe serie chiudeva con tutti. Perché l’unica cosa che voleva, l’unica persona con cui sognava di stare era quel ragazzo che non sapeva nemmeno della sua esistenza.

Riavviò di nuovo la macchina e deglutì più volte immettendosi sulla strada: il cuore che batteva fortissimo nella cassa toracica e le mani che gli sudavano dal nervosismo, proprio come tre anni prima.

 

 

 

**

 

 

Liam era chiuso di nuovo nell’ufficio del signor Brown a sentirlo lamentarsi del comportamento riprovevole dell’amico, che lui stesso aveva consigliato di assumere; quel dannatissimo sigaro che l’uomo continuava ad agitargli davanti.

- La prossima volta, Payne, deve pensare bene chi mi propone di assumere.-

- Le garantisco che non succederà più.- sussurrò per l’ennesima volta in quei dieci minuti sospirando di sollievo quando quello decise di congedarlo.

Si passò una mano tra i capelli cercando, tra le file di macchine, l’amico e sentì il cuore salirgli in gola quando lo vide fermo a chiacchierare accanto a quella macchina che per tre mesi aveva dovuto lavare.

- No, ti prego.- borbottò passandosi una mano sul viso sentendo le risatine delle ragazze, che si stavano chiaramente mettendo in mostra davanti a quei ragazzi della sua università.

Ridusse velocemente la distanza tra lui e la macchina chiamando il nome dell’amico per bloccarlo dall’infastidire ulteriormente il ragazzino che sembrava pronto ad ucciderlo con un’occhiata.

- Mi scuso per qualsiasi cosa abbia detto.- disse non appena li raggiunse guardando negli occhi il moretto che sembrava perso in un altro mondo.

Iniziò a discutere con il suo amico Louis su quello che il proprietario gli ripeteva ormai da mesi e sentì tutto il tempo quegli occhi nocciola addosso.

Accettò la stramba proposta di dividersi la macchina e cercò di instaurare un qualche rapporto con quel ragazzino che ormai da tre mesi non voleva lasciargli la mente libera.

Si sentiva quasi in trappola ogni volta che incrociava il suo sguardo, aveva due occhi nocciola che l’avevano completamente stregato.  Erano così simili a quelli della sua ex, Danielle, ma allo stesso tempo completamente diversi.

E iniziava a trovare piacevole, ogni volta che chiedeva qualcosa di troppo personale, vederlo arrossire e balbettare scuse che non erano nemmeno credibili.

Quando lo vide allontanarsi con la sua macchina di nuovo pulita sgridò il ragazzo che non aveva smesso un secondo di ridere e sorrise soddisfatto ripetendo il nome “Zayn” nella sua testa, trovandolo dannatamente appropriato per un essere di quella bellezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Shine:

 

Vorrei fare una battuta sul fatto che ho scritto super rapidissimamente, ma sappiamo tutti che questa cosa l’ho finita ancora prima di iniziare l’ottava parte. (E per chi non lo sa l’ha scoperto ora.)

Ho inserito vari particolari che fanno capire meglio l’ottava parte:

- Il fatto che Liam non riesce a sentirsi completamente libero;

- Il discorso sul tradimento;

- Zayn che ha una crisi e corre da Harry a piangere;

- Liam che va da Josh, perché è Josh che lo consola quando si tratta di Danielle;

- L’inizio dei bulletti tanto simpatici. (perché continuo a rimandare lo scontro tra loro e Zayn? çmç )

- Il Larry :’)

…. ASSENZA DI NOSH.

(Per scriverla ho riletto Car Wash e mi son venuti tanti feels çwç)

 

 

Le altre mie storie (sono tutte ziam perché io scrivo SOLO ziam)

 

- Car wash & seguiti (in corso)

Zayn Malik ha diciassette anni, si è appena trasferito da Bradford ad Houston per stare più vicino alla sede di lavoro di suo padre.
Liam Payne ha vent'anni, ha sempre vissuto in Texas e cerca di lasciarsi alle spalle una delusione d'amore.

[Car wash; Teach me how to dream; So take me by the hand I’m bare boned and crazy for you; Dare to believe; You are my dream; I belong with you, you belong with me; It’s a revolution; You changed my world with just one kiss (..)]

[Spin off: You are the will that makes me strong]

 

- Sex on the yacht (OS, completa)

Zayn, Liam, Miami e lo yacht.

 

- You said I love like the stars above, I’ll love you ‘till I die (OS, completa)

Liam entra nel tag zerrie, Zayn cerca di fargli capire che è l’unico per lui.

 

- If I’m in love (OS, completa)

 Il compleanno di Liam e il regalo di Zayn. 

 

- Le parole che non ti ho detto (long, completa)

Zayn insegna nella scuola elementare di Bradford e riceve biglietti anonimi alla fine del mese, Liam torna a casa da Londra alla fine del mese e scrive parti di poesie che fa recapitare alla scuola che frequenta suo fratello Matthew.

 

- Sex bracelets (OS, completa)

Zayn Malik e Liam Payne son sempre stati grandi amici, a dodici anni le cose iniziano a cambiare e le loro strade si dividono. Al compimento del diciassettesimo compleanno le cose tra loro prendono una piega inaspettata, complici dei braccialetti di plastica che nascondono tanti significati.

 

- Di canzoni e tatuaggi (in corso)

 Liam Payne è un cantante di fama mondiale, l’immagine che la gente ha di lui inizia ad andargli troppo stretta facendolo sentire in una gabbia. Su consiglio del suo amico d’infanzia, Harry, decide di farsi un tatuaggio trovando ad attenderlo qualcosa di completamente inaspettato.

 

 

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