Bene ^^ Ecco il secondo capitolo. Ribadisco, tutto
ciò è solo frutto della mia fantasia (tranne il fatto che Jared e
Shannon e I Thirty Seconds esistono veramente… meno male!)
Hitting an angel
Three years
earlier
Le luci fredde dei neon che brillavano sopra il suo capo, riflettendosi sul
forte bianco del pavimento e delle pareti del corridoio, sembravano bruciargli
gli occhi. Jared sentiva ancora i rumori del concerto nelle orecchie, a
malapena riusciva a percepire quello che il fratello, camminandogli a fianco,
gli stava dicendo:
«Hai visto la folla? Santo cielo, Jay! È stato uno dei
migliori concerti di quest’anno, li abbiamo fatti letteralmente
impazzire!»
Jared si passò una mano sugli occhi. Le luci gli parvero meno forti
di prima… certo, di sicuro meno caotiche del continuo cambiamento di
quelle che sul palco. «Senza dubbio…» Le parole gli uscirono
fioche, deboli dalle labbra. La voce sembrava essersi fermata in fondo alla
gola riarsa e in fiamme dopo il lungo cantare e urlare ai fan. Non si era mai
abituato a quella sensazione sgradevole post-concerto in cui ogni parola era
pronunciata con così grande fatica.
Shannon lo guardò e sorrise, posandogli una mano sulla spalla, poi
si calò nella parte del fratello preoccupato. «Anche stavolta hai
esagerato, Jay!», ripeté. «Non sforzarti mai più
così, quando senti che ti manca o la voce o il fiato fai cantare anche i
fan, non tentare di strafare sempre. Ah, e la prossima volta che fai il crowd
surfing, ricordati di lasciare il microfono sul palco.»
Jared si portò una mano alla gola. «Finita la predica?»,
chiese, con un sorriso. Suo fratello era sempre stato così protettivo e
preoccupato, ma comprese che forse era quello il ruolo dei fratelli maggiori.
Anche se non erano più dei bambini, almeno in apparenza…
Il batterista alzò il mento offeso. «Dì pure tutto
quello che vuoi fratellino, ma io non ho intenzione di passare per la comare
del gruppo. Ti ho solo detto quello che dovresti fare per il bene del gruppo,
non per il tuo bene. Se rimani con le corde vocali lesionate, le fan ci
linceranno… e noi vogliamo pur sempre rimanere un gruppo, no?»
«Certo, per il bene del gruppo…» Jared sorrise
ironicamente. «Bene, quando avrai finito di dire stronzate…»
All’improvviso qualcosa, o meglio, qualcuno urtò la sua spalla
costringendolo a voltarsi verso destra. Fece appena in tempo per vedere una
ragazza di spalle cercare di trattenere a sé una cartellina nera, ma
sfortunatamente essa si aprì e decine di fogli caddero ondeggiando a
terra. Impegnati com’erano a parlare, nessuno dei due fratelli si era
accorto della figura che era venuta loro incontro e nemmeno lei si era accorta
di loro, impegnata a sistemare i fogli della cartellina.
«No! No! Cazzo, i fogli!» La ragazza, con uno sbuffo irritato,
si chinò sul pavimento candido dei corridoi.
«Ehi, attenta a dove cammini, per la miseria!», le urlò
dietro Shannon, prendendo Jared per un braccio. «Dai, andiamo, ci stanno
aspettando. » Ma il cantante
gli lanciò uno sguardo di rimprovero e si chinò accanto alla
giovane donna indaffarata con i fogli.
«Scusami…» La voce gli uscì piuttosto roca e
provò un forte imbarazzo. Un cantante senza voce? Suonava come un
paradosso! La ragazza sembrò
non sentirlo poiché proseguì con il raccogliere i fogli, cercando
di metterli nell’ordine che aveva deciso e sbuffando frustrata quando si
accorgeva che qualcuno mancava all’appello. «Dannazione!
Dannazione!», continuava a ripetere come una cantilena.
Jared, alquanto mortificato, prese a raccogliere i fogli che gli erano
caduti accanto e, dopo averli messi grossolanamente a posto, glieli porse. Lei
borbottò un veloce “grazie”, prendendoglieli dalle mani e
cacciandoli nella cartellina. Prima che il cantante potesse chiederle qualsiasi
cosa o tentare ancora di scusarsi, la ragazza scattò in piedi e riprese
a camminare velocemente per il corridoio.
“Sono sempre il solito combina guai… chissà dove stava
andando…”, commentò tra sé Jared, seguitando a
guardarla allontanarsi, quasi sperasse di vedere il suo volto. I capelli lunghi
e neri sciolti le scivolavano lungo la schiena e ondeggiavano ad ogni suo
passo.
Shannon gli diede un buffetto sulla spalla. «Ehi, Jared, ci sei?
Vogliamo andare? Gli altri stanno già facendo gli autografi, non vorrai
lasciare a loro tutta la gloria? E poi le fan non aspettano altro che
noi… Ehi, forza!»
Jared si alzò in piedi. La ragazza si era fermata all’entrata
di una stanza, dove era comparsa improvvisamente un’altra donna con i
capelli raccolti dietro la nuca.
«D-d’accordo Shan… andiamo»
«Dannazione!»
Elisabeth riprese il cammino, la cartellina stretta forte al petto. Tutti i
fogli, lo sapeva, erano in disordine. Già, poteva già vedere la
faccia paonazza del capo che le gridava “Questa tua negligenza si
riflette persino sul tuo lavoro! Sei pagata per far poco e non fai
nulla!” E via discorrendo altre esclamazioni e sfuriate.
“Possibile che se non stai attenta tu agli altri, gli altri non
stanno attenti a te?” Ovviamente si riferiva ai due contro i quali era
andata a sbattere, anche se era riuscita a vedere ben poco di loro. Anzi,
nulla.
Improvvisamente, da una delle stanze che si affacciavano sul corridoio,
comparve quella che doveva essere una sua collega che per poco non le fece
cadere nuovamente la cartellina.
«E anche tu!» Elisabeth esplose, rivolgendo
un’occhiataccia alla donna. «Diamine, cosa avete tutti oggi? Volete
forse farmi licenziare sul serio? Kate, per favore, cerca di non spuntare
più così dai corridoi quando ci sono io a lavoro, ve bene?»
«Ehi, ehi, che nervosismo, scusa….» Katherine
portò le mani in avanti. «Qualcun altro ti è venuto
addosso?»
«Sì, appena adesso, un paio di screanzati che mi hanno fatto
cadere i fogli a terra. Adesso sono tutti in disordine. Mr Twins mi
ucciderà, come minimo», rispose lei, senza voltarsi indietro.
«Un paio di screanzati?» Kate si alzò in punta di piedi
per vedere oltre le sue spalle. «Forse sono le guardie del corpo
di… oh, dio!»
«Adesso non esagerare, Kate…», la canzonò Liz.
«Le guardie del corpo di dio… stiamo esagerando…»
«Oh mio dio!», ripeté la donna, ignorando la punzecchiatura
della collega. «Oh, mio dio! Sono i fratelli Leto!»
«I fratelli chi?» Elisabeth la guardò, perplessa.
«Leto, L-E-T-O! Shannon e Jared Leto, il batterista e il cantate dei
Thirty Seconds to Mars!» Kate si portò le mani sul volto.
«Oddio, sei andata addosso ai fratelli Leto!»
«Sembri una di quelle ragazzine idiote che stanno urlando là
fuori, stanno urlando proprio per quei due tizi…» Elisabeth scosse
la testa. «Sono i soliti teenager star con canzoni completamente prive di
senso o musiche già sentite. Com’è che si chiamano? Fifty
seconds…»
«Macché Fifty, THIRTY!», la corresse Kate. «Ma
dove diamine vivi? Sulla luna? Non li hai mai sentiti? Hanno dei testi
particolarissimi, le musiche sono molto belle e poi… il cantante è
semplicemente PERFETTO! Ha due occhi… wow! E anche suo fratello non
è per niente male!»
«Fatti assumere come sponsor, Kate» Elisabeth chiuse la
cartellina e si voltò. Solo allora si accorse che uno dei due ragazzi la
stava guardando. Incrociò i suoi occhi grigio-azzurri e vide sul suo
volto comparire un sorriso. Ma furono solo pochi attimi. Il fratello lo
condusse fuori e lui scomparve oltre la porta in direzione della folla che
urlante lo attendeva.
«Hai visto? Oddio, Jared ti ha sorriso!»
Elisabeth non sentì il commento della collega, o almeno non ci
prestò caso. Rimase ancora qualche secondo a guardare la porta che
veniva richiusa con un chiaro tonfo metallico, poi superò Kate e riprese
il proprio cammino.
Curiosità finali: il fatto che Elisabeth capisca "Fifty" al posto di "Thirty" è da ricondurre alla mia cara sorellona, la quale quando è venuta a sapere della mia passione per questa band, era convinta che Leto&Co fossero i "Cinquanta Secondi a Marte". XD XD XD XD XD