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Autore: Betty    28/10/2004    1 recensioni
Lord Diamond chiama presso il suo castello il dottor Averstone, per curare il mutismo della sorella Rose. Cosa farà quando si ritrova davanti la figlia del dottore, deceduto per una bronchite non curata? Sarà costretto ad assumerla sia per sua sorella, che per se stesso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 22 Benjamine cercò di ricordare qualche particolare che potesse condurli alla sepoltura di Lucille ma la visione come era venuta si era dissolta, non ricordava nessun riferimento. Questo significava che dovevano lavorare sodo per poter trovare le ossa della donna. Quando riferì a Paul che non aveva ricordato niente capì di aver deluso le aspettative dell’amico, cadde in un grande sconforto perché capì che solo lui avrebbe potuto aiutarli. Adesso la sorte di Rose era irrimediabilmente segnata, il suo cuore sanguinava di dolore pensando che non avrebbe più potuto averla tra le sue braccia, la sera stava lentamente scendendo su Craincross e lui non riusciva a trovare pace. Come lui anche gli altri erano in ansia, tra poche ore sarebbero usciti per la prima spedizione ma non avevano nessun riferimento e la foresta era immensa, con centinaia di alberi. Paul nella biblioteca sospirò nuovamente, Alexandra al suo fianco cercò di ragionare razionalmente a di prendere dei parametri plausibili. “Paul secondo me, non posso essersi allontanati molto dalla strada maestra, pioveva a dirotto e non potevano perdere tempo, doveva agire velocemente anche per Rose. Quindi non bisognerà inoltrarsi nella foresta ma battere i cigli della foresta.” “Ci avevo pensato ma anche escludendo la maggior parte di terreno il tratto in questione è molto esteso e noi siamo solo in tre.” “Prendi gli uomini presenti al castello, ti seguiranno se questo farà smettere le apparizioni di Lucille.” “Non lo so, non tutti avranno il coraggio di seguirmi.” “Affidati a Jenkins lui li conosce e ti dirà chi potrà esserti utile.” Disse saggiamente la donna. “Hai ragione, cosa farei senza di te?” chiese Paul abbracciando la moglie. “Potrei farti la stessa domanda” rispose con dolcezza Alex. Al piano di sopra Patricia stava riposando nella stanza che le era stata assegnata, si sentiva stanca e spossata, aver incontrato un fantasma aveva aggravato il suo stato d’ansia, sapeva il perché di quella spossatezza, ma non le sembrava il caso di rivelare al marito che sospettava di essere incinta. Avrebbe aspettato che tutta quella storia sarebbe finita, non le sembrava giusto essere così felice mentre Rose stava soffrendo, così come suo fratello e gli amici. Una lacrima le scese lungo la guancia, anche con gli occhi chiusi non era riuscita a trattenerla; sentì una mano asciugarle la lacrima e aprì gli occhi di scatto. Il sorriso di Oliver la accolse “No ti avevo sentito entrare.” Disse Patricia al marito. “Cosa ti affligge?” domandò serio l’uomo. “Che domande, questa situazione è così assurda anche se è vera.” Rispose la donna. “Non mentirmi, c’è dell’altro.” Disse Oliver guardando negli occhi la moglie “Perché non ti vuoi confidare con me?” Patricia scoppiò in lacrime e si nascose tra le braccia del marito. “Oliver, io sono così felice, ma non è giusto. Qui stanno tutti soffrendo e io sento il cuore pieno di gioia, perché …” “Perché sei incinta” finì la frase Oliver con un sorriso. “Ma come fai a saperlo?” chiese stupita la donna, guardandolo in volto. “Cara sono un medico, faccio caso a certi particolari. Stavo solo aspettando che me lo dicessi tu, secondo te perché non volevo che venissi qui? Non volevo farti sostenere un viaggio in carrozza, ma tu sei più testarda di un mulo.” “Oliver io non ero sicura, ma poi da un paio di giorni ho nausee e sono sempre stanca.” “E’ naturale” disse Oliver con un sorriso e posando una mano sul ventre della moglie “Sono l’uomo più felice del mondo” “Anch’io sto impazzando dalla gioia ma non mi sembra giusto, Rose potrebbe morire e soffro per questo ma nello stesso momento sono entusiasta di questo bambino. Mi sento così egoista.” Disse Patricia tristemente. “Ma non lo sei, quello che proviamo è naturale, pensa un figlio nostro, vorrei tanto che sia una femmina, bella come te, dolce, sincera.” “Ma non vuoi un maschio? Per il titolo?” “Perché hai intenzione di darmi solo un figlio?” chiese Oliver con un sorriso. “No, voglio altri figli” rispose Patricia sorridendo dolcemente. “Ci sarà spazio anche per il mio erede.” Disse Oliver “Comunque maschio o femmina, l’importante è che sia sano. Adesso però ti voglio visitare, sentiamo un po’ come sta il nostro bambino.” Disse Oliver facendo stendere la moglie e prendendo la sua valigetta. ********************************************** Un paio di ore dopo Jenkins aveva radunato una decina di uomini, pronti a seguire il duca nella sua ricerca, Paul spiegò velocemente lo scopo di quella spedizione anche se Jenkins aveva già illustrato la situazione agli uomini, tutti erano decise a mettere fine a quella persecuzione. Alexandra e Patricia li osservarono uscire poco dopo a cavallo, lì avrebbero aspettati fino al loro rientro, verso l’alba. Le due donne si diressero verso la camera di Rose, era meglio restare con lei, miss Pole cedette loro il posto molto volentieri, aveva paura di un’altra apparizione di Lucille. Alexandra accarezzò il volto della cognata con dolcezza. “La febbre sembra essersi leggermente abbassata” constatò. “Meno male, forse riuscirà a svegliarsi. Alexandra io devo dirvi una cosa, lo so che non è il momento ma, sono incinta. Volevo dirvelo perché mi sento in colpa, sono al settimo cielo ma al tempo stesso sto male per tutta questa situazione.” Alexandra alzò lo sguardo verso l’amica “Patricia ma è meraviglioso. Non dovete parlare così, un figlio è sempre una benedizione del cielo, penso che questo sia un ottimo segno. Un segnale positivo in tutta questa tragedia.” “Sapevo che avreste capito, siete un persona meravigliosa.” “Non esagerate.” Disse Alexandra mentre sostituiva un altro panno sulla fronte di Rose. “E’ la verità, i vostri genitori devono essere molto orgogliosi di voi.” “I miei genitori sono morti.” “Scusate la mia indelicatezza!” disse Patricia arrossendo. “Non c’è problema, mia madre è morta quando io ero piccola, era sordomuta, per questo mio padre che era medico, si è specializzato sulla cura di queste patologie. Io l’ho seguito nel suo lavoro, prima per attirare la sua attenzione, poi mi sono appassionata come lui.” “Come avete fatto a finire qui a Craincross?” chiese curiosa la donna. “Paul aveva richiesto l’aiuto di mio padre, ma lui era morto da qualche settimana e così sono venuta io, naturalmente non ho specificato che ero una donna, altrimenti mi avrebbe proibito di partire.” “Siete stata molto coraggiosa. Io non so se sarei riuscita a fare altrettanto.” “Patricia, ma voi vi siete ribellata a vostro padre, anche per fare quello ci vuole coraggio. Vostro padre è un uomo molto pericoloso.” “Me ne sto rendendo conto, non so come mia madre abbia potuto sposarlo. Lei era così dolce e comprensiva, purtroppo anch’io ho pochi ricordi di lei, come voi sono rimasta orfana di madre molto presto.” “Abbiamo qualcosa in comune, sappiamo bene cosa voglia dire. Noi almeno abbiamo dei ricordi, Rose purtroppo no, ha solo un ritratto di Lady Diamond e nient’altro.” Disse Alexandra indicando un quadro di fronte al letto della ragazza. “Ma io pensavo fosse il ritratto di Rose.” Esclamò Patricia. “Sono identiche, forse anche per questo motivo Lucille la odiava tanto, ricordava continuamente a Lord Diamond la moglie defunta. Patricia sospirò osservando l’amica poi notò un movimento. “Si è mossa” disse. “Come?” chiese Alexandra. “Rose, si è mossa, ha mosso la testa!” “Rose, mi senti, ti prego svegliati.” Implorò Alexandra, anche lei vide che la ragazza si muoveva leggermente poi aprì gli occhi con fatica. “Rose, sia ringraziato il cielo!” esclamò Alexandra abbracciandola. “Acqua” disse con voce roca la ragazza. “Certo, vado io” disse Patricia correndo fuori dalla stanza. “Come ti senti?” chiese Alex. “Sono stanca. Patricia?” chiese con voce roca. “E’ venuta con Oliver, l’abbiamo chiamato quando non ti passava la febbre, c’è anche Benjamine.” Alexandra notò gli occhi di Rose brillare per un attimo. “Si piccola è venuto per te, era così disperato. Tiene molto a te.” “Io non posso.. non posso stare con lui.” Disse Rose mentre calde lacrime gli solcavano il volto. “Non è così, sappiamo tutto, Lucille è apparsa a Benjamine e gli ha fatto vedere cos’è accaduto quella notte.” “Sono una assassina!” disse Rose. Alexandra la abbracciò stretta “No, piccola mia è stato un incidente, un terribile incidente. Tu non hai colpa.” In quel momento entrò Patricia con una brocca di acqua. “Rose, bevi e cerca di calmarti.” Disse Alex porgendo il bicchiere alla ragazza, si sentiva debole ma non riusciva a scacciare il pensiero che Benjamine aveva fatto molte miglia per stare accanto a lei, per un attimo provò un senso di benessere che non provava da tempo. Si sdraio nuovamente, senza forze il solo essersi messa seduta l’aveva stancata molto. “E’ notte?” chiese vedendo il buoi fuori dalle finestre. “Sì, tuo fratello, Benjamine e Oliver sono fuori alla ricerca della ossa di Lucille.” Disse Patricia. “Non capisco” disse Rose con sguardo sconcertato. “Vedi pensiamo che sotterrando le ossa di Lucille in un posto consacrata, lei possa trovare la pace che cerca e sparire definitivamente.” “L’unico posto che si merita è l’inferno” disse seria la ragazza. “Lo sappiamo, ovunque andrà la sua anima, sarà lontano da qui” disse Patricia, prendendole la mano. “Adesso non parliamo di Lucille, devi riposare. Desideri qualcosa?” chiese Alexandra. “A dire la verità ho fame” “Ti faccio subito preparare qualcosa, saranno felici di sapere che ti sei svegliata, erano tutti in ansia per te.” “Qui al castello ti vogliono tutti molto bene” disse Patricia. “Prima che tornasse Paul e arrivasse Alexandra, erano loro la mia famiglia.” Disse seriamente Rose. “Adesso riposati, vado a prenderti qualcosa” disse Alexandra uscendo dalla stanza, appena si fu allontanata si appoggiò al muro ed iniziò a piangere, ma erano lacrime di gioia. ********************************************** Gli uomini rientrarono all’alba dalle loro espressioni si capiva che le ricerche non avevano avuto esito, trovarono le due donne in salotto profondamente addormentate. Paul sorrise guardando la moglie sembrava una bambina così innocente e dolce, le andò vicino e depose un bacio sulla fronte. Alexandra si svegliò immediatamente e con un sorriso abbracciò Paul. “Si è svegliata!” esclamò la donna felice. “Rose?” chiese incredulo l’uomo. “Sì, poco dopo che vuoi siete partiti, ha voluto mangiare qualcosa. La febbre si è abbassata.” Disse tutto d’un fiato Alexandra. Paul la abbracciò fino a soffocarla, poi corse in camera della sorella, dietro di lui Benjamine non riusciva a muoversi, aveva capito bene? Non c’erano dubbi si vedeva dal sorriso di Alex e Patricia che si era svegliata, avrebbe voluto correre da lei e stringerla tra le braccia ma in quel momento c’era Paul accanto a lei. “Se le cose andassero per le lunghe, cercherò di portare via Paul così potrete andare da Rose” la voce dolce di Alexandra lo riscosse dai suoi pensieri. “Grazie!” fu l’unica cosa che riuscì a dire. Intanto Paul aveva svegliato la sorella per accertarsi di non aver capito male, Rose gli sorrise, felice di vedere il fratello. “Ciao piccola” disse Paul accarezzandole i capelli. “Ciao, hai una faccia tremenda” disse la ragazza notando le profonde occhiaie e il viso pallido. “Diciamo che sono stato a caccia” “Di ossa” disse seria Rose. “Come fai a saperlo?” “Me lo ha detto Alex. Avete trovato, insomma..” “No, ma stanotte ci andremo ancora e ti giuro, anche se dovessi rivoltare tutta la foresta, troverò quelle ossa.” “Paul io mi ricordo qualcosa. Non molto, ci ho pensato a lungo dopo aver sentito le parole di Alex, mi ricordo una pietra, una grossa pietra, è stata posta vicino a dove è stata seppellita Lucilla. O forse sopra, non so. Comunque ricordo solo questo.” “Almeno abbiamo un punto di riferimento. Adesso riposa.” “Anche tu” disse Rose poi cercò di dormire ancora un po’, anche se nel suo cuore sperava di ricevere la visita di Benjamine. E fu così, infatti poco dopo che Paul se ne fu andato sentì bussare leggermente e poi vide entrare Benjamine, il volto stanco ma si vedeva che era felice; Rose sentì il cuore balzarle in petto, come poteva vivere senza di lui? “Ciao, come stai?” chiese l’uomo. “Meglio” adesso che ci sei tu aggiunse mentalmente Rose. “Io, non so cosa dirti” disse l’uomo avvicinandosi al letto, Rose fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata di fare, prese un mano di Benjamine tra le sue. L’uomo rimase sorpreso da quel gesto. “Perdonami” disse Rose. “Perdonarti? E per cosa?” disse Benjamine sedendosi accanto alla ragazza. “Per averti fatto soffrire, ma io non potevo farti entrare nel mio incubo.” Benjamine le accarezzò il volto che arrossì prontamente. “Io ti amo, Rose Diamond. Prima o poi sarei venuto lo stesso da te, io ho bisogno di te.” “E io di te, più di quanto tu immagini. Ho stupidamente creduto che Lucille potesse essere un ostacolo, credevo che te ne saresti andato a gambe levate..” “Non potrei mai lasciarti sola. Riusciremo a vincere.” “Benjamine?” “Dimmi” “Io ti amo” disse a bassa voce Rose abbassando gli occhi per la vergogna. Benjamine sorrise felice alzò le il volto poi la baciò, questa volta lei si abbandonò tra le sue braccia senza rimorsi. “Resta qui a dormire” gli disse Rose. “Non posso, tuo fratello.” “Ho detto dormire! Non lasciarmi sola” lo implorò, come poteva dirle di no? “Resterò ma dormo sul divano, non voglio che Paul mi uccida.” “Va bene, l’unica cosa che conta è che siamo insieme.” Disse Rose stringendo più forte la mano dell’uomo tra la sua. Benjamine appoggiò la sua fronte a quella di Rose. “Per sempre” disse poi con voce roca. “Per sempre” disse Rose con un sorriso.
  
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