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Autore: ice_shadow    27/10/2013    4 recensioni
Le ombre, dopo secoli, si stanno risvegliando. Fantasmi di un tetro passato possono far vacillare l'ordine faticosamente costruito dal Regno Eterno con la spada, sangue, inganni, alleanze e menzogne. Odino deve essere pronto a accettare le conseguenze di antichi sbagli che possono distruggere l'equilibrio dei mondi come li conosciamo. Il destino dei Nove regni è sul filo di un coltello, e un piccolo errore può portare l'universo nel caos.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quello sciocco esperimento non doveva andare così! Doveva trasportare solo cose inanimate, non il primo essere dotato di Seiðr! Ha scelto Midgard apposta, e invece ecco che fa esperimenti nell’unico luogo dove ci sono possibili invasori da altri mondi! Ora ad Asgard forse girovaga una pericolosa bestia famelica proveniente da un altro regno, ed è colpa sua. Come al solito. Deve assolutamente imparare a controllarsi di più. Insomma, non è possibile che solo perché il suo Seiðr ne trova un altro potente quanto il suo, allora crea un collegamento dimensionale e perde ogni controllo della propria magia. La cosa non va affatto bene. Finalmente giunge nelle sue stanze, sbatte rabbiosamente la porta, butta il pesante tomo che tiene in mano per terra, si siede allo scrittoio, intinge la penna nel calamaio e comincia a scrivere forsennatamente appunti su appunti; risolvere quel problema è di fondamentale importanza.
 
 
°°°
 

Due occhi neri.  Si sono appena aperti sul volto chiaro della fanciulla che, finalmente, dopo un ora, ha ripreso i sensi. Frigga è rimasta con lei tutto il tempo, ora è in piedi accanto a una portafinestra che da’ su un arioso balcone, a osservare la città eterna. La fanciulla si alza a sedere e si guarda intorno con curiosità, vagamente spaesata. Probabilmente sta solo sognando. Si trova in una spaziosa camera circolare, con i pavimenti di liscia pietra nera decorata con intarsi metallici e le pareti di solida pietra e oro. Qualcuno deve averle tolto i suoi abiti e fatto indossare una camicia da notte di un bianco tessuto sottile, lunga fino ai piedi. Si trova in un grande letto dalla forma ovale, al centro della stanza; dietro alla schiena ha molti piumosi cuscini ed è accoccolata in un morbido lenzuolo leggero,  anch’esso dorato. Davanti al letto ci sono tre porte, mentre dietro c’è una grande vetrata aperta da cui entra un brezza leggera e davanti ad essa una figura in controluce.

“Dove sono?” Voce curiosa ma leggermente intrisa di dubbio.

Frigga si volta sorridendo. “Bensvegliata cara! Come ti senti?”

La fanciulla aggrotta le sopracciglia. “Bene… Credo.”

La donna sconosciuta sembra sinceramente sollevata “Meno male. Hai affrontato un viaggio interdimensionale, al quale il tuo fisico e la tua mente non erano pronti. Temevamo non ce l’avresti fatta. Io sono Frigga, regina di Asaheim, regno la cui capitale è Asgard, in cui ti trovi ora. Tu invece chi sei?”

La fanciulla spalanca gli occhi incredula, disorientata dalle molte informazioni da archiviare, le parole solo un sussurro “Non è possibile. Sto sognando..? Viaggi nello spazio e… il regno degli dèi. Devo aver guardato troppi film. Insomma Asgard… è solo una leggenda. Oddio se lo raccontassi a qualcuno verrei sicuramente rinchiusa in un ospedale psichiatrico per fanatismo… È forse tutto uno scherzo?”

Ora l’espressione di Frigga è fra il perplesso e il divertito, ma gli occhi esprimono una grande dolcezza che tranquillizza la giovane  “No, non lo è. Se ti fa stare meglio, non stai né impazzendo né sognando. Può esser difficile da comprendere ma è così. In realtà neanche noi sappiamo spiegarci ciò che è successo. Pensiamo ci sia stato un collegamento di energie fra Asgard e Midgard che ti ha trasportata qui. Comunque non mi hai ancora detto chi sei. Posso chiederti anche da dove vieni? Ma soprattutto, sai come sei giunta qui, o perché?”

“Mi chiamo Maria. Vengo dalla terra. Se Midgard è la Terra allora, sì, vengo da lì. Mi dispiace molto, ma non so come sono arrivata. Io ricordo solo che ero in un bosco; mi sono addormentata e quando mi sono svegliata era come ci fosse una strana energia che faceva vibrare l’aere, poi ho visto un accecante lampo verde. Dopodiché non ricordo più nulla.”

Frigga ci pensa un attimo. “Va bene. Voglio fidarmi di te. Se vuoi puoi rimanere qui come nostra ospite fino a quando non scopriremo di più. Temo che per ora tu non possa tornare su Midgard, sarebbe meglio aspettare che tu ti riprenda, non resisteresti ad un altro viaggio del genere. Ora se vuoi prenditi pure il tempo che ti serve per ambientarti nelle tue stanze e riposarti. Se vuoi puoi fare un bagno caldo, fra poco ti manderò un’ancella che ti aiuti a prepararti per la cena e ti spieghi un po’ tutte le cose fondamentali da sapere. Naturalmente da domani potrai uscire, oggi però ti consiglio di stare tranquilla e riprenderti un po’, anche perché forse è meglio che qualcuno, almeno all’inizio, ti faccia da guida.” 

La fanciulla sorride riconoscente “Grazie mille, siete molto gentile. Seguirò il vostro consiglio, ho davvero molto bisogno di un bagno e un po’ di riposo. Grazie ancora per tutto!”

La regina esce dalla stanza. Maria si alza dal letto. Subito la testa riprende a girarle leggermente.  Esce sul terrazzo e respira a fondo l’aria del tardo pomeriggio. È tutto così incredibile! Guarda giù. La città si stende ai suoi piedi, molto più in basso, come una distesa di oro liquido, percorsa da canali dalle acque limpide. Più in là splende un mare dalle milioni sfumature iridescenti che cade in centinaia di spruzzi in una meravigliosa cascata gigantesca che si fonde con l’universo, come a definire un confine del mondo, oltre il quale si espande lo spazio colmo di soli opachi dai colori cangianti. Lì il cielo è così strano. Anche se sopra Asgard il sole splende caldo e luminoso, basta guardare oltre il mare per vedere l’universo, freddo, buio e misterioso. Una folata di vento estivo le scompiglia i capelli e fa agitare il morbido tessuto della camicia da notte attorno alle sue gambe. Persa nei suoi pensieri non nota l’ombra addossata alla parete, visibile a malapena, che la osserva. Chiude gli occhi, cercando di digerire gli eventi. Un altro giramento per poco non le fa perdere l’equilibrio, tanto che deve aggrapparsi con entrambe le mani al parapetto dorato per non cadere. Il sangue le pulsa freneticamente alle tempie. Rientra e, dopo qualche istante, l’inquietante figura svanisce nel nulla. Riguardandosi intorno, decide di vedere dove conducono quelle tre porte. Una da’ su un grande bagno dalla luce soffusa, con al centro un’enorme vasca circolare incassata dentro al pavimento di pietra, un grande specchio con davanti un banco dorato e una sedia. La seconda porta da su un’immensa cabina armadio piena di specchi e abiti di ogni tipo. La terza ed ultima porta conduce ad una stanza ancora più grande della camera da letto; c’è un comodo divano a tre lati  e al centro un ampio tavolino basso in pietra nera con una sorta di piatto ovale di metallo, dentro al quale danzano luminose fiamme dorate, ma non c’è legna a farle bruciare. Devono essere animate da una qualche sorta di strana magia. Le pareti sono coperte da librerie ricolme di libri intervallate ad alcune portefinestre che danno sull’ampio terrazzo e addossata a uno dei muri c’è uno scrittoio con alcuni fogli di pergamena nuovi, un calamaio e una penna e infine un’ennesima porta, più grande e maestosa, che probabilmente porta fuori dalle sue stanze. All’ennesimo giramento di testa torna nella stanza da bagno, si toglie la veste da notte e si immerge nell’acqua fresca fino al collo. Sta tranquillamente a mollo nell’acqua con gli occhi chiusi, quando sente il rumore inconfondibile di una porta che si apre, e successivamente, si richiude. Un attimo dopo qualcuno bussa alla porta del bagno. 

“Chi è?” Una testa bionda con i capelli legati da un nastro d’oro si affaccia dalla porta socchiusa.

“Il mio nome è Hlìn; mi manda la Regina, sono una delle sue ancelle, ma sarò anche la vostra fintanto che dimorerete qui; volete che entri così da poter aiutare a prepararvi?”

Maria annuisce leggermente, anche se non è abituata a nulla del genere. “Grazie mille, entra pure.”

Hlìn entra e porge un telo a X, che esce dall’acqua e, avvolta dal panno, segue l’ancella, che la fa sedere davanti allo specchio, prende una spazzola e comincia a pettinarla gentilmente. Ad ogni colpo di spazzola, la chioma si asciuga un po’ di più. Dopo qualche secondo i capelli sono completamente asciutti e lucidi.

“Mia Lady, se non vi dispiace vi vorrei chiedere di venire con me nella stanza qui a fianco, così da poter indossare l’abito per la cena di stasera”.

Hlìn le fa strada fino alla cabina armadio e scompare fra i vestiti, lasciandola sola e nuda davanti a uno specchio. Dopo qualche istante l’ancella riappare con in mano un pacco di carta leggera, attraverso la quale si intravede un tessuto bordeaux. Hlìn apre il pacchetto, spiega un lungo vestito e glielo fa indossare. L’abito è costituito da più strati di sottile tessuto vermiglio, morbido e fresco, quasi inconsistente al tatto; ha un profondo scollo a V con particolari ricami dorati, le maniche sono molto larghe e lunghe, sul busto il vestito sta aderente, stretto in vita da una placca metallica, poi si allarga in una gonna morbida che arriva fino ai piedi, dalle tonalità di rosso cangianti a ogni movimento grazie all’effetto dei vari strati. Maria si guarda allo specchio. Il colore dell’abito e delle labbra fa risalto sulla pelle chiara e sui capelli scuri.

“Siete pronta. Se volete seguirmi nel vostro salotto, potrò spiegarvi tutto ciò che dovete sapere e rispondere alle vostre domande prima che vi chiamino per la cena”.

Siedono sul divano del salottino.

“Mia lady, è mio dovere in quanto temporaneamente vostra ancella prendermi cura di voi, inoltre è mio compito aiutarvi ad ambientarvi nella reggia. Stasera cenerete con la regina e i suoi figli, vi accompagnerò alla sala da pranzo privata della Madre degli dèi nonappena sarete convocata. Il vostro abito oggi è stato scelto dalla regina, nei prossimi giorni potrete decidere voi cosa indossare. A proposito, vorrei conoscere il colore che più gradite in modo da potervi fornire una vasta gamma di abiti di quelle tonalità.”

L’ancella tace. La domanda è implicita. Maria ci pensa su un momento, lo sguardo perso a osservare le fiammelle danzanti nel piatto dorato.

“Forse il nero.”

Hlìn impallidisce leggermente. “Come temevo. L’avevo intuito visto i vostri abiti midgardiani… Forse su Midgard non è così, ma dovete sapere che il nero non è visto di buon occhio qui ad Asgard, rappresenta tutto ciò contro cui il nostro regno lotta da sempre, l’oscurità, la menzogna, il mistero, le tenebre, la morte… Quindi mi vedo costretta a domandarvi altri colori, mia lady. Vi farò comunque avere alcuni abiti e mantelli completamente neri, oltre a abiti parzialmente di questo colore, ma sarebbe meglio che mi diciate altre tonalità che apprezzate ugualmente.”

“D’accordo, allora se il nero non va bene, altri colori che indosso volentieri sono il blu e il verde…”

“E sia. In ogni caso i vostri abiti e gioielli midgardiani che indossavate quando siete stata trovata sono in un cassetto dell’armadio. Se volete, visto che abbiamo ancora tempo posso descrivervi come si svolgono le giornate qui a palazzo.” Maria annuisce. “Allora, la mattina se volete sarò io a svegliarvi, la colazione vi verrà portata nelle vostre stanze. La mattinata potete passarla come più vi aggrada; il pranzo si tiene solitamente sotto il portico dove vengono allestite lunghe tavolate con molti cibi, che uno può prendere e andare a mangiare dove vuole (un posto carino per pranzare è a mio parere il giardino, ma potete andare dove volete). Il pomeriggio, come la mattinata, lo potete passare come preferite. La cena di solito si tiene nella sala dei banchetti con tutta la corte, ma stasera la consumerete nella sala da pranzo privata della regina, come vi avevo accennato prima. Dopo cena di nuovo potete fare quel che volete, ma stasera è meglio se riposate. Nel vostro tempo libero ci sono molte attività che potete fare, per esempio andare in biblioteca, nei cui volumi è rinchiuso il sapere di tutti e nove i regni, oppure all’arena, o a cavalcare, o suonare qualche strumento musicale, potete dipingere, studiare, passeggiare, o fare qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Per qualsiasi necessità basta che chiamate il mio nome, e io vi sentirò. Avete delle domande da farmi?”
Maria non fa in tempo ad aprir bocca che si sente bussare alla porta.
 
 
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“Fratello, proprio non capisco cosa ti turba.”

“Thor, non me ne stupisco, visto che non capisci mai niente!”

“Come faccio a capirti se nemmeno mi vuoi dire qual è il problema!”

Il corvino abbandona l’idea di riuscire a mettere un po’ a posto il caos che regna nella sua camera e butta rabbiosamente i fogli che ha in mano dove capita “Certo che non te lo voglio dire, sei affidabile quanto una comare con la parlantina!”

“È un segreto? Dai dimmelo, ti prometto che non lo dico a nessuno!”

Loki ci pensa su. “Me lo prometti? Nemmeno ai tuoi amici?” chiede infine con voce incerta.

“Certo! Te lo giuro. Puoi fidarti di me, lo sai!”

Il corvino lo guarda scettico, ma alla fine cede. “Ho combinato un disastro, Thor! Ho evocato una bestia famelica che si trovava su Midgard, e ora probabilmente girovaga per Asgard! Padre mi ucciderà di sicuro! Devo rimediare a questo problema, non posso venire a banchettare con te e quei pentapalmi dei tuoi amici!”

“Loki… Ci sarà anche Sif…” ribatte il maggiore con aria complice.

Il più piccolo lo zittisce con un’ occhiataccia. “Non mi importa se c’è anche quell’esaltata, ho problemi ben peggiori! Pensi che voglia ricevere l’ira di nostro padre senza nemmeno provare a sistemare le cose? Non ci tengo a finire ammazzato, grazie!”

Thor gli mette una mano sulla spalla con fare rassicurante. “Non temere fratello, padre ti vuole bene e di certo non ti farebbe niente per una sciocchezza del genere!”

Loki è scioccato. “Thor come fai a definirla una sciocchezza?! Sei impazzito?”

Il biondo elude angelicamente la domanda. “Dai non prenderla così sul serio, magari non l’hai trasportato davvero, Heimdall se ne sarebbe già accorto! Ti sarai sbagliato!”

“Io non mi sbaglio mai. Sono assolutamente sicuro.”

“Loki scusa se te lo chiedo, ma se non ti sbagli mai com’è che questa presunta belva famelica gironzola per Asgard?”

Il moro sta per rispondere a tono, quando bussano alla porta delle sue stanze. Il suo cuore manca un battito e sente il sangue gelargli nelle vene. Una guardia spalanca la porta.  Stupido Thor, mi hai fatto solo perdere tempo, ora vedrai che ho ragione. Padre mi rinchiuderà nelle segrete.

“Siete richiesti al cospetto di vostra madre la regina che desidera cenare con voi nelle sue stanze”

Solo quando la guardia smette di parlare, Loki si rende conto di aver trattenuto il fiato per tutto il messaggio. Allora forse non mi vogliono punire. Non ancora. Ho ancora tempo per inventarmi qualcosa.

“…non potete dire a nostra madre che ceneremo con lei un’altra volta? Stasera volevo cenare con i miei amici.”

“Mi dispiace principe Thor ma vostra madre ha dato disposizioni precise e dice di comunicarvi che vuole che andiate. Entrambi. E cercate di esser presentabili.”

La guardia se ne va prima che Thor possa rispondere.  I due principi si sistemano e si avviano verso le stanze della madre. Giusto prima di arrivare, Thor, che si guarda intorno distratto e annoiato, al contrario del fratello che si dirige pensoso a passo spedito verso la porta, scorge prima di voltare l’ultimo angolo la figura di una delle ancelle della regina con accanto una fanciulla, in fondo al corridoio dietro di loro, e sembrano dirette nella loro medesima direzione. Non fa in tempo a domandarsi chi sia la ragazza che segue Hlìn, che Loki ha già bussato e Gnà ha aperto la porta. Entrano e salutano la madre che li abbraccia contenta; in fondo stanno crescendo e ultimamente è molto raro che Frigga riesca a convincerli entrambi a cenare con lei. Si accorge però immediatamente che il minore dei suoi figli è molto nervoso e rigido, quasi si aspetti di ricevere pessime notizie. Non riesce però a domandargli il motivo di tanta tensione che viene aperta nuovamente la porta. Entra Hlìn, e a seguire una fanciulla. I due principi di Asgard rimangono con gli occhi spalancati. È la ragazza più strana che abbiano mai visto. Ha lunghi capelli scuri come quelli del principe cadetto, grandi occhi neri come la notte più profonda, pelle chiara e liscia e una bocca piccola dalle labbra carnose. Non molto alta, è però magra e slanciata, le gambe molto lunghe in proporzione col busto, i seni piccoli ma dalla forma perfetta. Si guarda intorno con curiosità. Frigga le si avvicina sorridendo e sussurra qualche parole all’ancella che raggiunge le altre in una stanzetta attigua. Poi affianca la fanciulla.

“Cara, loro sono i miei figli. Ragazzi, lei è nostra ospite, da Midgard.” A queste parole, Loki assottiglia lo sguardo. Frigga non sembra farci caso, ma la ragazza se ne accorge. Non capisce il perché di quel moto d’ostilità nei suoi confronti da parte del ragazzo moro. Sorride imbarazzata e le s’imporporano leggermente le guance.

“Sono Maria.”

Il ragazzo biondo si apre in un largo sorriso amichevole. Ha grandi occhi di zaffiro che ispirano immediata amicizia e fiducia. “Io sono Thor.”

L’altro, il moro, continua a osservarla con freddi occhi verdi. Lei si perde in quello sguardo magnetico, come vi fosse un collegamento invisibile che le impedisce di guardare altrove. “Loki” risponde lui mellifluamente, la voce affilata quasi più dello sguardo. Il collegamento si spezza.

Frigga li conduce a una lunga tavola. La regina degli Æsi siede a capotavola, Loki alla sinistra della madre, fanno sedere Maria alla destra della dea, di fronte a un Loki che continua a osservarla diffidente, e accanto a Thor, con il suo solito sorriso stampato sul volto. Dopo qualche momento in cui mangiano principalmente in un silenzio abbastanza imbarazzante, è proprio lui a dare inizio alla conversazione.

“Quando sei arrivata?”

La domanda è rivolta a Maria, ma a rispondere è la regina. “Circa un’ora fa. Ho mandato un convoglio al Bifröst che l’ha portata qui in incognito. Avrebbe attirato troppi curiosi una fanciulla in abiti midgardiani che cammina per le strade di Asgard.”

La ragazza aggrotta le sopracciglia. Perché la regina sta mentendo sul suo arrivo? Non capisce. Anche il moro sembra aver intuito la menzogna, e squadra la madre e la midgardiana di sottecchi. Quel ragazzo sa o intuisce qualcosa che a lei continua a sfuggire. Che fosse proprio quello il motivo della sua ostilità? Riprende a girarle la testa. Troppe novità, troppe stranezze,  troppe domande senza risposta. Si ripromette di trovare tutti i tasselli del puzzle. Vuole sapere. L’indomani cercherà delle risposte.
Mentre lei pensa, la regina e il biondo hanno continuato a chiacchierare. Alza lo sguardo e nota che Loki ha continuato a fissarla tutto il tempo. Si rende conto solo allora che con il suo silenzio deve aver solo accentuato i sospetti del moro. Che stupida, avrebbe dovuto capire che doveva sostenere la farsa della regina. Non ha il coraggio di alzare lo sguardo e incontrare quegli occhi. Ma che sospetti aveva?

“Domani potresti passare la giornata con noi e i nostri amici!”

Tempismo impeccabile del biondo, che ora la guarda con aspettativa, fiero della sua idea. Sorride grata a quell’offerta amichevole.

“Si, perché no!”

Se possibile, il sorriso di Thor si allarga ulteriormente.

“Magari ti puoi allenare con noi nell’arena!”

“Imbecille.”

Tutti gli sguardi sono puntati sul moro, che aveva sussurrato quella singola parola. La madre lo guarda interrogativa, come tutti d’altronde, e anche leggermente scioccata. Loki, sentendosi in dovere di dare spiegazioni, prosegue. “Thor, non essere ridicolo, vuoi portare un’ospite a combattere nell’arena? Ti ricordo che è una ragazza e non tutte le ragazze sono fanatiche della battaglia come Sif.” Osservazione abbastanza coerente.

“Tu cosa proponi, fratello?”

“Tu vai nell’arena con i tuoi amici e ti alleni, io le faccio fare un giro per vedere il palazzo e parlare, così chiariamo alcune cose. Dopodiché vi raggiungiamo e facciamo quello che preferite, e tu le presenti i tuoi amici.”

La regina sembra esser dello stesso parere del figlio minore. “Si, sono d’accordo, in questo modo può anche visitare il palazzo, oltre che conoscere  i vostri amici, Thor.”

Ecco, ora è del tutto confusa. No, non confusa, stupita. Prima le risponde mellifluamente e ora propone di passare la mattinata insieme. O è molto lunatico, o deve avere in mente qualcosa. Lei è quasi sicura che la seconda ipotesi sia quella corretta. Ma come posso scoprirlo se non accettando l’offerta? Vuole ottenere risposte. È sempre stata abile con le parole, se l’indomani giocherà bene le sue carte, può facilmente condurlo dove vuole lei. O almeno così si augura. Inoltre la regina appoggia la proposta.

“Si, forse è un’idea migliore.”

Loki sorride. Il suo piano funzionerà più facilmente del previsto.
 
 
°°°
 

Finalmente chiude la voce tonante del fratello fuori dalla porta. Ha parlato lungo tutto il tragitto che portava alla zona delle loro stanze, ma Loki non ha ascoltato una parola, né si è degnato di rispondere. Anzi, è abbastanza sicuro che Thor fosse nel bel mezzo di una frase quando gli ha sbattuto la porta in faccia. Ridacchia nell’immaginarsi la faccia del fratello. Ma l’ilarità è breve. Siede sul divano. Odino non mi punirà. Per una volta quell’idiota di mio fratello ha ragione. Mi sono fatto prendere dal panico! Stupido! Non deve più succedere. Invece di piangermi addosso avrei dovuto accertarmi. E così non c’è nessuna belva famelica. Solo una ragazza in grado di utilizzare il Seiðr che dice di essere una Midgardiana. Madre ha anche mentito sul suo arrivo. Loro non sentono il suo potere. Può venire da Midgard ma non è ciò che afferma di essere. Il suo cervello continua a rimuginare attorno a questi punti. Deve saperne di più. Per questo ha chiesto di passare la mattina seguente con lei. Di sicuro non sospetta nulla. E lui otterrà le informazioni che vuole. Nessuno può pensare di intuire cosa gli passi per le testa, e ne è consapevole. Tutti lo trovano troppo intricato, contorto. Lei di sicuro non è diversa. Riuscirà a portare il discorso dove vuole lui e farsi dire tutto. Lei non se ne accorgerà neanche. In fondo è entrata spontaneamente nella ragnatela accettando la sua proposta. Deve essere  ingenua come tutti gli altri. Basta solo attendere l’indomani e potrà mettere in atto il suo piano… Attendere l’indomani. Attendere. L’indomani. Attendere… Att… Abbassa lo sguardo. Gli tremano le mani. Possibile che stia fremendo nell’attesa? Una delle sue armi migliori è la pazienza! Però deve ammettere che la vita ad Asgard è piuttosto noiosa. Finalmente qualcosa di misterioso… Si rende conto suo malgrado che non è mai stato tanto curioso. Ha la possibilità di sventare un intrigo contro la corona. Questa volta sarà lui l’eroe, sarà lui a rendere fiero loro padre. Corre in bagno e si sciacqua il volto con l’acqua gelida. Piano piano il tremito alle mani cessa e la mente riprende a ragionare con lucidità. Torna sul divano. Chiude gli occhi. Sente il Seiðr ribollirgli come fuoco nelle vene, muoversi dentro di lui, trasmettergli un brivido lungo la schiena, il potere rendersi concreto, obbedire al controllo della sua mente, avvilupparglisi intorno. Il tempo sembra rallentare. Sente distintamente il battito del proprio cuore pompare il sangue, rimbombandogli nelle orecchie come un tamburo. Percepisce ogni suono e odore della stanza. I suoi sensi sono amplificati. Ora guarda con l’occhio della mente. Vede i contorni sfocati delle pareti dorate, il fuoco verde che arde con baluginii inquietanti nel piatto metallico al centro del tavolo, la moltitudine di libri e fogli in disordine ovunque, lui adagiato sul divano. Attorno al suo corpo il Seiðr si muove come un essere animato, costituito di particelle di luce e ombra dai riflessi verdi. Si concentra. Lo percepisce chiaramente anche da lì. Ne sente il potere, la consistenza, il suono, l’odore, l’energia, il colore. Sa benissimo che nessuno oltre a lui, forse solo Odino e Frigga, può sentirlo. Viene investito da quell’aurea magica, si immerge al suo interno. Ne cerca la fonte. E la trova. Una fonte magica molto potente. Oscura e fredda. Particelle di luce e ombra, nere e azzurre, che la avvolgono. Ne sfiora il Seiðr con il suo. La sente cadere. L’ha sentito. Anche lui l’ha sentita. Richiama il Seiðr. Rientra nel suo corpo. Ha il respiro affannoso e spezzato, la testa gira e il sangue pulsa forsennatamente alle tempie. Si prende la testa fra le mani e la appoggia sulle ginocchia. Ha la nausea. Se fosse stato nel suo corpo e in piedi al momento dell’impatto, non solo sarebbe caduto, ma probabilmente sarebbe svenuto. Nemmeno l’aurea di Odino è tanto potente. Una volta ha provato a fare lo stesso, è uscito dal suo corpo, ha individuato il Seiðr del padre, l’ha raggiunto e sfiorato; il re è caduto nel Sonno di Odino per due giorni, ma lui si sentiva solo vagamente stordito. La magia del Padre degli dèi non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella della fanciulla misteriosa. Qualcuno deve averle imposto dei sigilli che ne bloccano il fluire del Seiðr, non vuole neanche immaginare quanto potrebbe essere potente altrimenti. Le stanze del re sono abbastanza vicine a quelle dei figli, invece le stanze di lei sono decisamente più lontane, eppure l’energia del padre la sente a stento, al contrario percepisce chiaramente la magia della fanciulla. Sente ancora quel Seiðr così particolare vorticargli in testa, inebriandogli i sensi con il suo potere. Decide che troppe ore lo separano dal sorger del sole. E non vuole attendere ancora. Per il bene di Asgard.
 
 
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“Hai preso questa decisione senza di me.”

“Lo so, perdonami, ma devi fidarti, ho visto. È lei.”

“Ne sei certa?”

“Assolutamente si. Lo saresti anche tu se non l’avessi persa di vista. È stato un grave errore, sapevi che sarebbe tornata. Solo… forse non così presto…”

“Hai ragione. Non così presto. Nemmeno tu te lo aspettavi, non negarlo. Ho sbagliato a perderla di vista, nonostante si passato così poco tempo. Ora dobbiamo agire. Ma come? I tempi sono ancora giovani perché sappia.”

“Se la costringiamo a un’eternità sulla terra mortale, capirà comunque, perché lei non invecchierà né morirà, al contrario di tutti quelli che conosce. Prima o poi sarebbe dovuta tornare, era inevitabile. Ora che i sigilli sono incrinati non puoi fermarla e lo sai. È più forte di quanto avessimo previsto. Lasciamo che li rompa del tutto e impari a gestire il proprio potere. Non serve dirle cos’è, può credere di essere un’eccezione. Così riprenderà anche la forma Æsir. L’hai costretta molti secoli nel sonno dell’oblio, ora che si è svegliata non possiamo fare nulla. Lo senti anche tu quanto è potente.”

“Esatto! Può diventare un nemico.”

“Se la rinchiudiamo o la blocchiamo di nuovo, si. Lo sapevi che sarebbe successo. È tempo. Se la temevi a tal punto, avresti dovuto ucciderla quando potevi. Ricorda che sei stato tu a disporre perché vivesse. Manca poco alla profezia. Per noi è meglio averla come alleata. Deciderà molti destini quando sarà il momento.”

Odino, rimasto di spalle tutto il tempo, si volta verso la moglie.

“È mio compito preservare la pace dei Nove Regni del Cosmo. Lei costituisce una minaccia per questa pace, una minaccia che prima non costituiva. O almeno non di quest’entità. Per questo è sopravvissuta. L’abbiamo sottovalutata. Tu stessa hai visto che si alleerà con il caos e l’oscurità. Non posso lasciare che accada.”

La regina lo guarda implorante. “Sei un re, ma prima di questo sei un padre. Lei costituisce una minaccia per l’equilibrio, ma sarà anche la salvezza del caduto. E sarà grazie a lei se l’universo non cadrà. Eviterà che avvenga il Ragnarok. Fidati. So quello che faccio.”

Odino sospira. “E sia.”

 
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La cena non è stata così male. Dopo la strana proposta, Loki si è nuovamente chiuso in un profondo silenzio. Lei ha continuato a chiacchierare con Thor e la regina per il resto del pasto. O meglio, lei e la regina hanno ascoltato Thor chiacchierare del più e del meno. A fine serata aveva scoperto molte cose interessanti e utili per la sua permanenza ad Asgard. Tanto per cominciare, la maggior parte degli Asgardiani sono guerrieri. Alcuni possono utilizzare la magia, la cui energia viene chiamata Seiðr e scorre solo nelle vene di pochi individui ad Asgard, fra cui il re Odino, la regina e il minore dei loro due figli. In pochi imparano a usarlo, perché viene considerato da vigliacchi, e così, eccetto i guaritori, nessuno lo apprende, nemmeno chi potrebbe. Nessun Midgardiano possiede il Seiðr, mentre è caratteristica peculiare nelle creature di altri mondi. Tutti gli Asgardiani sono rigorosamente biondi, tranne alcune eccezioni tendenti al rosso. L’unico abitante di Asgard con i capelli scuri è il principe cadetto. Bhe, in quel momento, il principe cadetto e lei. Questa caratteristica lampante l’ha incuriosita, facendole aggiungere ulteriori domande alla lista. Alla fine della cena, Frigga li ha congedati, augurando loro un buon riposo. Hlìn le ha mostrato la strada per tornare alle sue stanze, l’ha aiutata a prepararsi per la notte, dopodiché se ne è andata. Prende un respiro profondo. È stato un pomeriggio intenso. Decide che non riuscirà a dormire eccitata com’è, per cui si dirige verso il salotto. Forse è solo una sua impressione dovuta proprio alla sovreccitazione, ma le sembra di esser perennemente osservata, in ogni momento. Di tanto in tanto scorge delle ombre con la coda dell’occhio, ma probabilmente è solo la sua immaginazione. Prende un libro a caso e siede sul divano. Non fa nemmeno in tempo a leggere il titolo. Drizza la testa di scatto. Percepisce qualcosa muoversi. Si sente invadere da una grande energia e le corre un brivido lungo la schiena. Si alza in piedi e comincia a camminare con circospezione. Dopo pochi passi, accanto allo scrittoio, sente come un’onda frangersi contro di lei. I suoi occhi non vedono nulla per una frazione di secondo, tranne un’intensa luce verde. Sente odore di neve. Cade in ginocchio per la forza dell’impatto, la testa gira. Si aggrappa al bordo dello scrittoio e prova ad alzarsi, ma con scarsi risultati. Cerca di camminare fino al bagno. Il suo corpo è come ubriaco ma la sua mente è lucida. Si bagna il viso con l’acqua fredda e ne beve qualche sorso. Va meglio. Rimane qualche rimasuglio del mal di testa, ma è sopportabile. Forse è meglio se va a dormire, leggerà l’indomani.
 
 
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Arriva come un’ombra furtiva in uno dei tanti giardini di Asgard. È uno dei più odiati dagli Æsi. Non c’è luce, splendore o fastosità. A lui invece piace. È uno dei più isolati, sorge dove è avvenuta una delle battaglie contro degli Jotun e Svartalfàr invasori, durante l’ultima Grande Guerra, durante la quale sono nati lui e suo fratello. Le tenebre della notte di Asgard rendono il luogo spettrale, una leggera brina copre il suolo. Quel luogo è perennemente immerso nella nebbia. Troppi dèi vi hanno perso la vita. Quel giardino è lì per ricordare a tutti ciò che fu, ma nessuno ci va mai, per cui nessuno ricorda veramente. Anche loro sono vulnerabili, per quanto possa sembrare il contrario. I giorni bui. Il dolore. Il freddo. La morte. La paura. Odino ha provveduto ad avvolgere Asgard nella sua aurea dorata. Troppo tempo è passato dall’ultima guerra. Gli Asgardiani non ricordano, le menti illuse da tanto oro, tanta maestosità. Ma la pace non può durare per sempre, e prima o poi anche Asgard vacillerà. Allora bisognerà essere pronti a reagire. Ma come è possibile se nessuno si rende conto di quanto fragili siano le fondamenta del loro potere, della loro presunta pace? Lui sa, lui sente le tenebre tramare nel buio. Perché la strenua lotta fra luce e oscurità non finisce mai. Anche se uno prevale, l’altro prima o poi lo contrasta. Più chiara è la luce, più profonde saranno le tenebre. È la legge del cosmo. Chiude gli occhi e evoca il Seiðr.

 
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Si è appena stesa, ha spento la candela accanto al letto. È immersa nell’oscurità. Prova a dormire. Chiude gli occhi. Li riapre. Li richiude. Si alza a sedere di scatto, gli occhi sbarrati. La testa gira ma lei non ci fa caso. È lì. La cosa che ha sentito nel salotto e il cui contatto l’ha fatta cadere. Non la tocca. Attende. Lei si alza con cautela. La cosa passa accanto alla candela, che si accende. Lei la prende in mano e inizia a seguire sospettosa la strana cosa. Non sa nemmeno perché lo sta facendo. Sente che avrà risposte. Esce furtiva dalle sue stanze. La cosa è sparita ma lei sente dentro la testa quell’energia. Sa dov’è l’origine. Prende a muoversi nel dedalo di corridoi del palazzo. Di notte ha un’aria cupa. Solo pochi lumi alle pareti permettono di vedere qualcosa. La maggior parte del palazzo dorme. Sente che nella zona che circonda la sala dei banchetti, dove gli abitanti del palazzo hanno cenato, è ancora piena di vita, e sono quasi tutti guerrieri ubriachi. Si tiene accuratamente lontana da quella zona. In realtà non si capacita di come sappia che lì c’è la sala dei banchetti e i guerrieri ubriachi, solo… lo sente. Lo sa e basta. Continua a camminare, la candela davanti a sé, la candida veste da notte che fruscia a ogni suo passo. Incontra solo qualche guardia, un’ancella e alcuni Æsi, dei quali la maggior parte del tutto ubriachi. Ogni qualvolta incontra qualcuno, si addossa alla parete e la cosa le spegne la candela. Lei si fonde con le tenebre, attendendo che quel qualcuno passi. Sente che nessuno deve sapere che è uscita. Riesce ad uscire dal palazzo senza esser vista da nessuno, seguendo quella sorta di strano istinto che la guida verso la fonte di quell’energia. Si ritrova così in uno strano luogo. L’aria è umida ma stranamente fresca. Attraverso la nebbia si intravedono grandi alberi dai rami contorti e le foglie di un cupo verde scuro. Il legno degli alberi, l’erba su cui cammina, tutto è grigio, con solo una vaga sfumatura pallida di verde. È come se quel luogo avesse dimenticato cos’è la vita, cos’è il colore. Oppure è lì per ricordare cos’è la morte. È un posto tetro, gli alberi stessi trasmettono una tristezza straziante. Lei lo trova semplicemente bellissimo. Inizia a camminare come un fantasma fra gli alberi, osservandosi intorno. Molte ombre strisciano furtive, sibilando, facendole accapponare la pelle. L’atmosfera è irreale, le sembra di essere in un sogno. Facendo attenzione si riesce a notare che gli alberi hanno forme “umane”, alcuni più grandi, altri meno, in altri è addirittura possibile individuare un volto, volto straziato da dolore, paura, rabbia e tristezza. Si ferma. È giunta all’origine. Sente la presenza di qualcuno, ma non riesce a vederlo, a causa del buio e della fitta coltre di nebbia. Loki dissipa la foschia che lo avvolge e esce a passi misurati dall’albero dietro il quale aveva atteso. Non riesce a trattenere un sorriso trionfante e malevolo nel vedere l’espressione confusa e stupita della ragazza. Si, è proprio come gli altri. Le gira intorno, come un predatore attorno alla sua vittima, osservandola. Si ferma davanti al lei, sorridendo. Lei lo guarda negli occhi e legge una grande furbizia. Sente la collera crescere dentro di sé. Non ha intenzione di essere un burattino dei suoi piani, qualunque essi siano. Rimane impassibile ma indurisce lo sguardo. Deve però stare al gioco se vuole scoprire qualcosa. Loki quasi non lo crede possibile. È la prima persona che sembra aver capito le sue intenzioni guardandolo negli occhi. Di solito le persone trovano il suo sguardo imperscrutabile. Ora invece la ragazza ha indurito il proprio di sguardo, ed è lui a non riuscire ad indovinarne i pensieri. Sa solo che lei è più intelligente di quanto pensasse. E che, in qualche modo, ha capito le sue intenzioni. Deve fare attenzione, si muove su un terreno pericoloso. Il sorriso scompare dal suo volto. Continuano a fissarsi in silenzio. Occhi verdi e occhi neri. Alla fine lui prende la parola.

“Da dove vieni, veramente?” Ha deciso che con lei sono inutili stupidi giri di parole.

“Dalla terra. Midgard, per voi.” Ha risposto con voce ferma e dura. Mostra però sorpresa per la domanda che le è stata posta.

“Vedo che sei confusa, Midgardiana. Cosa ti turba?” la voce di Loki ha subito ripreso il tono derisorio.

“Molte cose, Principe di Asgard. Facciamo così. Non mi piace venir presa in giro, e credo non piaccia nemmeno a te. Io risponderò alle tue domande, e tu alle mie, così saremo contenti entrambi. È l’unico compromesso che accetterò, dunque, se vuoi risposte da me, anche se non vedo come potrei aiutarti, dovrai darmi delle risposte anche tu.”

È ancor più furba di quanto Loki immaginasse. La sua è però una proposta accettabile. Conoscere i dubbi di quella ragazza sarà comunque un punto a suo favore. Annuisce. “Accetto. Una domanda io e una tu. Però voglio risposte sincere, Midgardiana, come hai detto tu stessa non mi piace esser preso in giro. Per cui riformulo la domanda. Da dove vieni, veramente?”

“Da Midgard.” Ora la fanciulla è veramente confusa.

“Ti ho detto di non mentirmi. Nei Midgardiani non scorre il Seiðr. In te invece si. Non sono ingenuo come gli altri, non puoi ingannarmi. Da dove vieni e perché eri su Midgard?” la voce di Loki è tagliente.

“Ma… Io vengo veramente dalla terra…” sussurra e aggrotta le sopracciglia. Come… “Se davvero sei convinto che io non sia Midgardiana, come mai pensi che ero veramente su Midgard? Giuro che non ti ho mentito, ma credi quello che vuoi. Visto che ti ho risposto, ora tocca a me. E la mia domanda è questa. Come sai che vengo da lì e perché non hai creduto alla bugia della regina sul mio arrivo?”

Loki non ne può più di questa messinscena. Usa velocemente il Seiðr per indagare sulla sua risposta. Lei… È veramente convinta di venire da Midgard! Ma allora… ora è lui a spalancare gli occhi. La discussione diventa più interessante ogni minuto che passa. Le dirà la verità. Era troppo curioso per perdere l’occasione di scoprirne di più. E poi… Ha il bisogno di parlare con qualcuno, e lei gli somiglia più di quanto non voglia ammettere. “Non stai mentendo. Tocca a me rispondere. Sono stato io a trasportarti ad Asgard. Non intenzionalmente, in realtà. Stavo facendo degli esperimenti. Io esercito il Seiðr e stavo provando a trasportare degli oggetti da un mondo a un altro in un modo che ho inventato io. Avevo scelto Midgard perché su quel pianeta non c’è essere dotato di Seiðr che potesse interferire, eccetto te, evidentemente. Il tuo Seiðr al contatto con il mio ha creato un ponte dimensionale nelle vie oscure che non ho saputo gestire. Potresti essere un’eccezione alla regola. L’unica Midgardiana dotata di energia magica. E molto potente, anche.” Ora l’espressione del principe cadetto è pensosa. Poi ride per la prima volta da quando l’ha visto. “E io ho creduto di aver portato ad Asgard una creatura di qualche altro mondo che cercava di invadere Midgard!”

Ecco il perché della sua ostilità allora. Pensava che stesse ingannando la regina e volesse invadere Midgard e forse anche Asgard. Che idea assurda! Anche lei ride. Loki rimane affascinato da quella risata così limpida. Per una volta qualcuno non ride per deriderlo. La sua risata è divertita, ma non derisoria, è genuina e amichevole, ed è anche.. Vagamente timida. Come quella di qualcuno che non è molto abituato a ridere per davvero ed è incerto nel farlo. Ora che ci pensa anche la sua di risata deve essere così. Quella vera, non la risata meschina e derisoria, quella che indossa per ostentare sicurezza e nascondere le ferite. Poi la fanciulla smette di ridere. Aveva ripensato alle parole del cadetto.

“Hai detto che potrei essere un’eccezione. Hai detto che il Seiðr non scorre nei Midgardiani, ma in me si, pur essendo Midgardiana. E che è potente. Che vuoi dire? Da quel che ho capito il Seiðr è l’energia magica. Ma io non sono in grado di usare la magia. Anzi, fino a ieri pensavo nemmeno esistesse! Cosa intendevi?”

Dopo quella risata, qualcosa è cambiato, sente per la prima volta di fidarsi di qualcuno, per la prima volta, forse, ha un’amica. Non intende nasconderle nulla. “Esattamente quello che ho detto. Che sento scorrere in te un’energia magica molto potente. Il che è strano, anzi, se non avessi davanti la prova del contrario, direi che è impossibile. Non hai mai usato la magia perché ci sono dei sigilli a bloccarti. Li percepisco chiaramente. Al contatto col mio Seiðr e dopo il viaggio si sono incrinati, infatti ora il tuo Seiðr si sta risvegliando. Prima l’ho individuato e sfiorato. Ero io, ed è per questo che sei caduta, se questa è una delle domande che volevi pormi. Anche io sarei caduto se fossi stato in piedi. Sei molto potente. È grazie al Seiðr che sei riuscita a trovarmi e giungere fin qui. Sento ancora la tua energia nella testa. Io avevo molte domande nel caso volessi invadere Midgard e Asgard, ma visto che sei effettivamente Midgardiana le ho esaurite. Quindi puoi pormi tu delle domande, se hai ancora dei dubbi.” si siede su una roccia, e Maria lo imita. Riflette un attimo, poi formula il suo quesito.

“Tu sai usare la magia. Potresti insegnarmi?”

Questa domanda Loki non se la aspettava. Su Asgard la magia non è vista di buon occhio ed è raro che qualcuno decida di imparare a maneggiarla. Evidentemente però quella Midgardiana vuole imparare. Sapere. Conoscere. Con questa domanda innocente si è meritata l’attenzione e l’ammirazione del principe cadetto, cosa che nessuno prima era mai riuscito a guadagnarsi. “Certamente.”

Il volto della midgardiana si illumina di un sorriso colmo di riconoscenza. “Grazie.”

“Di nulla. È un piacere. Ora forse dovresti andare a dormire. Se hai altre domande me le potrai porre domani, tanto la mattina la passerai in mia compagnia. Mi dispiace di averti disturbata in quest’ora poco consona, ma se eri un nemico dovevo accertarmene il prima possibile.”

Si alza in piedi e offre la mano alla fanciulla per aiutarla ad alzarsi, lei la prende. Si rende conto solo allora di essere in veste da notte, mentre il principe è vestito di tutto punto. Arrossisce imbarazzata. “Scusa.” Loki sorride. “Non c’è problema. Domani raggiungimi qui nonappena sarai pronta.” Detto questo, scompare. Dopo qualche istante, la testa riprende a girarle. Chiude gli occhi. Quando li riapre è nelle sue stanze. Si mette immediatamente a letto e spegne la candela. Tuttavia non riesce a prendere sonno. Ha troppi pensieri in testa e troppe domande ancora da porre. Quella notte per molte ore nessuno dei due riuscì a dormire. Poi, finalmente, l’oblio ne avvolse i pensieri.
 
 
 
NdA
Buongiorno a tutti! Ecco il primo capitolo, so che è un po’ lento e mi scuso fin da subito. Questa è la mia prima fanfiction in assoluto, per cui se avete consigli e/o commenti di ogni genere, sono ben accetti. Spero che questo primo capitolo vi abbia un pochino interessati.
Grazie mille a silvermoon74 che ha recensito il prologo!
A presto,
ice_shadow :)
  
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