Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: _Sunshine 27_    27/10/2013    0 recensioni
Mio cugino è sempre stato una delle persone più belle che abbia mai conosciuto. Ho sempre avuto con lui un rapporto stretto, colloquiale e scherzoso.
Questa estate si è ammalato di leucemia.
Dietro le battute divertenti e la comicità, c'era la rabbia nel vederlo sempre più debole e stanco.
Queste pagine sono state scritte in ospedale, tra l'attesa tediosa e i medici che sparavano diagnosi, senza che io ne capissi nulla. Tra il ticchettio inesorabile dell'orologio e il "ping-ping" dei macchinari.
Queste pagine sono per Attilio.
Genere: Comico, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Attilio, Attilio, mi senti?! Ah, mi senti. Non ti arrabbiare, ti ho fatto soltanto una domanda! E io che ne so, non è colpa mia se hai sempre quell'espressione da ritardato.
È questo posto che dà i brividi. È tutto bianco e triste, e c'è questo macchinario odioso che fa "ping-ping, ping-ping" e che traccia linee spezzate che vanno su e giù, ancora peggiore del ticchettio dell'orologio che scandisce il tempo lento e crudele.
E qui dentro ci vorrebbero chiudere i malati?! Non è posto per te, Attilio. Ti porterò fuori di qui, prima o poi, in un modo … o nell'altro.
Ascolta, ti voglio raccontare una storia, così ti sentirai meno solo.
Ma no che non è noiosa… Ehi, come sarebbe a dire?! Non è vero che sono noiosa a raccontare le storie! Dai, su, questa ti piacerà. Perché è la nostra storia.
Ti aiuterò a rispolverare il passato, perché ho paura che il tuo si sia perduto lungo il cammino, questo bianco e questo silenzio qui intorno se lo sono portato via, e non si può vivere senza ricordi.
Allora, la nostra storia comincia tanto tempo fa, quando sono nata io. A quel tempo avevi 17 anni e Danilo 11.
Tu sei il figlio della sorella di mia madre, Danilo il figlio del fratello di mio padre e avevamo la fortuna di abitare accanto.
Tu e Danilo non avevate legami diretti di parentela, non eravate cugini tra voi, ma siete stati sempre molto amici. Eravate come fratelli.
Diciamo che tu eri il suo mentore e a sua volta Danilo era il mio. Tu eri all'apice della piramide e io alla base, diciamo. Danilo imparava da te e io imparavo da lui.
Passavamo le giornate insieme, a giocare a calcio, a cantare tutte le canzoni di Cristina D'Avena e a guardare Doraemon, Pollyanna, Giorgie, Sailor Moon e tutti quei cartoni che ti piacciono tanto.
A volte passava a trovarci anche Vania, l'amica-anche-di-più, come dici tu, di Danilo, e insieme, Danilo al piano, Vania alla chitarra, tu alla batteria e io al microfono, cantavamo "Georgie-che-corre-felice- sul-prato"o "Doraemon-Doraemon". Spesso suonavamo anche Imagine di John Lennon, l'unica canzone in inglese che a quattro anni conoscevo a memoria.
E pensa un po', cantavo pure bene! Avevo una voce da soprano tenera e dolce proprio niente male.
Zitto! Certo che è vero. Che vuoi dire?!? Che ero stonata?!? Ecco bravo, taci che è meglio.
Adoravamo giocare a calcio, più per le partite insieme e il vento tra i capelli, che per vincere o per lo sport in sé. Danilo era anche entrato nella squadra del paese, per cercare ogni volta quella sensazione di libertà che aveva imparato a conoscere giocando insieme a noi a pallone.
Giocavamo insieme sotto lo sguardo sorridente di Moamed e quello un po' meno allegro di Dario.
Moamed era il vicino che veniva dall'Iraq, quello che mi avevano detto fosse un analfabeta. Io a tre anni pensavo che fosse una malattia. Lo guardavo con compassione e una volta gli ho chiesto se l'essere analfabeta gli facesse tanto male. Era buono e sempre allegro, chissà che fine ha fatto adesso.
Dario invece era il vicino anziano, quello sulla sessantina, chiaro di pelle e con gli occhi azzurri. Passava le sue giornate ad ascoltare musica classica sprofondando nella sua poltrona o occupandosi del suo giardino, e non parlava mai con gli altri se non per criticare o per offendere.
Nonostante il suo comportamento, mi è sempre sembrato che avesse un animo buono, in fondo in fondo, un residuo della sua vecchia vita, prima che sua moglie morisse di cancro appena dopo il loro matrimonio, quando entrambi avevano trent'anni. Non era riuscito a sopportare la perdita di quella donna che per anni aveva amato e conquistato con fatica.
Dopo la sua morte, quel giorno di maggio, si era incupito e non usciva più di casa. Teneva nel suo giardino un folto cespuglio di rose rosse, dello stesso colore dei capelli di sua moglie, che aveva comprato lei stessa dopo il loro matrimonio per abbellire la loro nuova casa. Si dice che il giorno in cui Eluana è morta, le rose siano fiorite belle come non mai, quasi a dare un'ultimo saluto al suo amato.
Ci guardava contrariato da dietro la finestra della sua villa, e voleva dare fuoco al motorino di Danilo, e adesso, so quanto avrebbe fatto bene a farlo.
Una volta siamo andati a bussare a casa sua per cercare di chiarire le cose, ma ci ha sbattuto la porta in faccia e abbiamo capito che forse era meglio non disturbarlo.
Ma questo non ha certo intaccato la nostra felicità.
La vita scorreva bella, tranquilla, serena e gioiosa.
Poi è arrivato il mio quinto compleanno, una calda giornata di fine agosto e allegra come tutte le altre.
Non ho mai amato festeggiare il mio compleanno, alla fine è una giornata come tutte le altre. Al massimo un pic-nic con te, Danilo e Vania nel giardino davanti casa, quell'immensa distesa d'erba e di papaveri e di cespugli di rose, che arrivava fino all'orizzonte.
E quel compleanno non fece eccezione. Torta nel prato, preparata da zia, quella mattina.
A quel tempo avevi 22 anni e Danilo 15.
Tu e Danilo vi eravate incaricati di comprare le candeline. E invece di prendere il 5, mi avete preso il 6! Solo voi due potevate sbagliarvi.
Le risate che ci siamo fatte io e Vania quando avete tirato fuori quella candelina tutti imbarazzati (Danilo un po' di più, tu probabilmente neanche ti eri accorto dell'errore, scemo)!
Abbiamo cominciato a rotolarci in quel prato e a ridere fino a farci venire i crampi agli addominali.
Per questo dico di non aver mai compiuto cinque anni. E se devo parlare di un fatto che è avvenuto in quel periodo, dico che avevo quattro o sei anni, ma mai cinque.
Quel compleanno mancato è stato quello più divertente di tutti. Il mio ultimo compleanno allegro, dove il tempo passava in fretta. Ma questo allora non potevo saperlo.
Adesso le ore invece non passano mai. Mi avanza il tempo. Mi avanza l'intero futuro. Voglio darlo a te, perché hai perso il tuo.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: _Sunshine 27_