Fanfic su artisti musicali > SS501
Segui la storia  |       
Autore: Alue    28/10/2013    2 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo III

 

Il primo mese di scuola era passato in fretta. Ottobre era già inoltrato e Halloween si avvicinava sempre di più. La scuola stava organizzando un ballo in maschera, dove tutti sarebbero stati presenti. Tutti tranne me.
Per andare a un ballo della scuola era obbligatorio un cavaliere e metà scuola già l’aveva trovato. Io, come tutti gli anni, sarei rimasta a casa. Anche gli Shinee erano quasi tutti impegnati: mio fratello con Federica, Taemin con Sara, la sua ragazza, e Minho con Tiffany. Solo Kibum e Onew erano ancora disponibili, ma mai mi sarei sognata di chiedere a uno di loro di accompagnarmi al ballo.
Inoltre erano passate due settimane dallo scontro in aula teatro con Hyun Joong, e da quella mattina non l’avevo visto, se non per caso nell’aula teatro. Era incredibile, ma riusciva a entrare nei miei pensieri continuamente e ciò m’infastidiva profondamente. Un ragazzo così non meritava le mie attenzioni, mentre Hyung Jun stava faticando per conquistare almeno un mio sguardo: infatti ero un po’ stupita del fatto che non mi avesse chiesto di andare con lui alla festa.
Durante l’ora di Rhee sospirai profondamente pensando a cosa avrei potuto fare durante la notte tanto attesa. L’unica cosa che la mia testa bacata era riuscita a tirar fuori era una nottata in bianco a guardare film horror, ma poi ci avevo ripensato, perché ero sicura che non avrei dormito per le settimane successive. Evitai quell’opzione quasi subito.
Rhee aveva interrotto la lezione per illustrarci il programma scolastico, il quale prevedeva diverse gite che avremmo fatto, tra cui il campo scuola tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Non prestai molta attenzione, ma il prof ci si mise d’impegno per attirarla: -…così, se tutto andrà bene e i vostri insegnanti e le famiglie accetteranno, il prossimo mese visiteremo il più importante museo di Seoul e a marzo andremo tutti in Italia per una settima-. Un boato di gioia si levò nella stanza e richiamò la mia attenzione.
-E per la gioia della nostra adorabile miss Kim, la nostra classe farà coppia con quella di Kim Jonghyun, non che suo fratello-.
-Eh?-, chiesi incredula, guardandolo sconvolta.
-Proprio così. Anche se tuo fratello e quel branco di nulla facenti nella sua classe è all’ultimo anno e quindi più avanti di voi con i programmi, non farà di certo male ripercorrere con noi il viaggio attraverso l’antichità-, disse con un sorriso sognante sul volto.
-Prof… io non posso andare in Italia con mio fratello, tanto meno da nessun’altra parte-, dissi sorridendo dolcemente per rabbonirlo.
“Ne vale la mia vita! Nella sua stessa classe c’è Hyung Jun! Per non parlare di tutti gli altri!”, pensai.
-Sì, questo lo so. Ho sempre detto che per te tuo fratello è una disgrazia, ma per stavolta deve cedere e sopportare-, mi sorrise scrollando le spalle.
Il mio viso aveva cambiato repentinamente espressione da sorpresa a disperata: -Ma…-.
-Niente “ma”, dobbiamo andare e di certo non possiamo cambiare classe solo perché nell’altra c’è suo fratello!-, disse in tono duro. Sicuramente il mio insistere sullo stesso argomento, facendogli perdere tempo per la lezione, lo stava facendo irritare. Si rivolse agli altri alunni con gentilezza: -Vi illustrerò il programma del campus quando i vostri docenti avranno finito di delinearlo, per il momento avvisate i vostri cari-.
Tacqui, poggiando offesa  la testa sul banco. Sbuffai sonoramente e Rhee continuò la sua lezione senza problemi.
“Possibile che il destino sia contro di me? E’ ingiusto! Jong è nella stessa classe di Hyung Jun, senza contare che ci sono anche tutti gli altri cagnolini a seguire!”.
L’unica cosa cui riuscivo a pensare era uno scontro fra Hyung Jun e Jong. Da giorni Jun non faceva altro che venirmi dietro riaccompagnandomi a casa, correndomi in contro all’entrata della scuola per poi lasciarmi in classe e di nuovo essere davanti alla porta dell’aula al cambio dell’ora. Era asfissiante e appiccicoso, ciononostante era molto dolce e premuroso. Tutto ciò aveva allontanato ancora di più mio fratello da me. Anche se Jun era andato a parlarci il giorno dopo l’incidente in sala teatro, Jong non aveva creduto a una singola parola.
 
-Jong…-, Hyung Jun richiamò cortesemente il mio fratellino, il quale si stava allenando in palestra.
-Cosa vuoi?-, rispose senza girarsi.
-Chiarire con te-.
-Perché dovresti? E’ tutto abbastanza chiaro, no? Stai uscendo con mia sorella. Non lo sapevo fino a ieri, ora lo so-. Abbassai lo sguardo. La voce di Jonghyun era fredda e lontana. Non sembrava mio fratello, piuttosto un estraneo.
-Non sto frequentando tua sorella. Non l’avrei mai fatto. Ho detto quel che ho detto soltanto perché era l’unico modo per sorprendere e calmare Hyun Joong. Conosci il suo temperamento e sai che se viene preso alla sprovvista il suo piccolo cervello smette di lavorare per qualche minuto. Inoltre…  sai bene che non sono quel tipo di ragazzo-.
 Hyung Jun pesava le sue parole, come se Jong potesse scoppiare da un momento all’altro. Jong lasciò a terra i pesi che stava utilizzando e fissò Jun negli occhi con uno sguardo truce: -Lo pensavo anche io, ma ti sei dimostrato come i tuoi amici… Per me la prima parola è quella a cui si deve dar valore-, detto questo si diresse agli spogliatoi, portandosi un asciugamano dietro il collo.
-Stai facendo del male a tua sorella, questo lo sai, vero!?-, urlò Jun.
Jong si fermò per un istante: -Non credo. In fondo anche lei è stata tua complice…-. 
Abbassai lo sguardo. Le parole di Jong erano taglienti come un coltello nell’aria. Sparì negli spogliatoi.
 
-La lezione è finita, andate in pace-, concluse sarcasticamente Rhee lanciando il gesso sulla cattedra.
Mi avviai sconsolata alla porta dell’aula e notai che Hyung Jun non era fuori, come suo solito, così mi avviai da sola all’armadietto. L’aprii, quando fui lì, e cadde una lettera. La raccolsi lentamente e la rigirai più volte fra le mani prima di decidermi ad aprirla. Era indirizzata a me, ma non c’era un mittente. Alzai un sopracciglio e la riposi nel diario distrattamente. Non avevo voglia di leggerla, anche se avevo curiosità di scoprire chi l’avesse scritta.
Presi il pranzo e richiusi l’armadio, per poi uscire in giardino e cercare un tavolo dove poter mangiare.
Uscendo dalla porta principale vidi Minho e Tiffany baciarsi, sotto un albero.
“Ma cosa…?”, pensai, mentre la mia mascella raggiungeva l’asfalto. “La mia migliore amica sta baciando il ragazzo che…”, ringhiai di rabbia, ma volli evitare scontri corpo a corpo, così a passo pesante raggiunsi velocemente il primo tavolo libero, aprii il pacco del pranzo e cominciai a mangiare, aggredendo il povero pesce che mia madre aveva amorevolmente preparato la mattina.
-Non ti sembra di essere troppo crudele con quel povero pesciolino?-, disse una voce alle mie spalle.
-Mh?-, alzai un sopracciglio, girandomi con un boccone ancora in bocca.
Kibum sorrise dolcemente e si sedette accanto a me. Aprì il suo pranzo e mi fece un po’ di compagnia, pur rimanendo in silenzio. Forse aveva capito che qualcosa non andava… o forse voleva solo impicciarsi? No… Key non era quel tipo di ragazzo. Minho lo era, ma non Key.
-Perché non sei a pranzare con gli altri?-, gli chiesi quando mi fui calmata.
-Mmm… non avevo voglia di stare con loro-, rispose.
Lo guardai alzando un sopracciglio: un membro degli Shinee che non pranzava con il gruppo solo perché non gli andava? Era un po’ strano.
-E poi… una bella fanciulla come te non deve starsene sola soletta in disparte-, continuò. Poi si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi: -Nemmeno quando quest’ultima ha litigato con il proprio fratello. La depressione fa male, lo sai?-.
-Kibum…-, dissi ridendo e scuotendo piano la testa. Era riuscito a strapparmi un sorriso dopo quasi un mese dalle audizioni.
-Sei più bella quando ridi. Non mi piacciono le ragazze imbronciate e arrabbiate, sono noiose-, affermò guardandomi negli occhi. Arrossii e abbassai lo sguardo, mettendomi in bocca un cucchiaio di riso.
Masticai lentamente e con precisione.
“Perché sono così in soggezione? La presenza di Kibum non mi ha mai toccato così tanto, anzi… definisco sciocche tutte le ragazze che cinguettano al suo passaggio. Per me è come un secondo fratello”, pensai.
Key tornò al suo pranzo e dopo un po’ mi domandò, cogliendomi alla sprovvista, senza alzare lo sguardo dal suo ramen: -E’ vero? La relazione tra te e Hyung Jun è vera?-.
Non ci potevo credere. Davvero mi aveva rivolto quella domanda?
-Key… -mormorai- …anche tu credi alle chiacchiere che girano su di me?-, mi strinsi nelle spalle.
-Beh, ecco… io… volevo solo sapere se davvero era così. Appunto per questo l’ho chiesto a te e non ad altri. Il fatto è che non ci credo, ma non si sa mai…-, mi guardò seriamente.
Ricambiai lo sguardò: -No, non è affatto vero. Hyung Jun l’ha detto solo perché sapeva che Hyun Joong mi avrebbe restituito lo schiaffo dato, con gl’interessi-, conclusi.
Kibum annuì e poi sorrise. Sembrava rincuorato, ma non capivo il perché: “Si sentirà bene oggi?”, pensai ricambiando il sorriso.
 
La giornata passò velocemente e scoprii che non avevo trovato Hyung Jun alla porta dell’aula perché si era sentito male. Un forte mal di testa aveva giocato a suo sfavore, costringendolo a tornare a casa prima del solito, così quel giorno il mio I-pod tornò in aiuto nella strada per la via di casa.
Arrivata davanti al cancello, presi le chiavi ed aprii. Entrai a casa e gettai lo zaino sulle scale, urlando: -C’è nessuno!?-.
Nessuna risposta. Jong non era in casa, mamma e papà ancora a lavoro e Angelica dalla baby sitter. Sospirai e decisi di andare a fare i compiti, prima che la pace finisse.
Salii le scale, prendendo lo zaino, e andai in camera mia. Mi tolsi il maglione da dosso, infilandomi una canotta comoda da casa e cominciai, prendendo il diario.
“Oh… e questa?”, pensai guardando sorpresa la lettera di quella mattina. L’aprii lentamente e ne lessi il contenuto molto breve:
 
Sorellina,
Scusami se ti scrivo solo adesso. Come al solito hai ragione tu, sono un’idiota. Da quando abbiamo litigato sono passate più di due settimane e non ho avuto il coraggio di venire a chiederti scusa di persona.
Ti scrivo queste due righe per dirti solamente che mi dispiace. Hyung Jun mi ha bloccato ieri e mi ha spiegato tutto. So che l’aveva già fatto, ma l’altra volta ero ancora molto arrabbiato e non volevo sentire ragioni di nessun genere.
Mi dispiace averti evitato. Facciamo pace…
Saranghae! ^_^
                             Jonghyun.
-Aish… fratellone, sei un disastro. Certo che facciamo pace!-, dissi fra me sorridendo.
Il campanello suonò e scesi velocemente. Quel disgraziato si era dimenticato le chiavi di nuovo! Aprii la porta e sbraitai, senza dar segno d’aver letto la lettera: -Ti sei di nuo… E tu che ci fai qui!?-, chiesi alterata e allarmata, guardando la persona sulla porta.
-E ciao anche a te-, commentò Hyun Joong che non aveva espressioni sul viso. Sembrava annoiato.
-Cosa ci fai qui?-, domandai di nuovo, sta volta irritata dal suo modo di evitare la risposta.
Si tolse le scarpe ed entrò senza il mio permesso, scansandomi. Una volta dentro si guardò intorno, mostrando indifferenza: -Sono qui per un compito. Il nostro professore ci ha messi in coppia-.
Sgranai gli occhi, non capendo. Nostro professore!? Cosa stava farneticando!?
-Che c’è? –mi guardò- non sono qui per te, ma per tuo fratello-, precisò e mi lasciai andare a un sospiro di sollievo.
-Non è in casa. Deve tornare-, dissi secca.
-E dov’è?-.
-Beh, non lo so…-, mentii spudoratamente.
“Probabilmente sarà da Federica e Taemin. Spero solo che quella povera donna, che ha deciso di prendersi mio fratello come fidanzato, abbia la compiacenza di ucciderlo se viene a sapere che non è tornato a casa per un compito a coppie, evitando un suo rivale. E spero che Taemin l’aiuti!”, mi dissi.
-Lo aspetteremo insieme-, annunciò entrando in casa senza il mio permesso.
-Io e te? Aspettare mio fratello insieme? Da soli? No, no, no… meglio evitare. Se Jong torna a casa e ci trova da soli probabilmente uccide prima te, e poi me. Mi basta quello che è successo per colpa di Hyung Jun-, dissi in preda al panico, mentre lo seguivo.  
-Non ti farò niente, tanto meno ne ho intenzione. Offrimi qualcosa da bere, ho sete-, intimò.
-Non darmi ordini! Se voglio, ti offro da bere, se non voglio, non ti offro nulla! Non voglio, per cui fuori da casa mia!-, continuai irritata dal suo modo di chiedere le cose.
-Sei scortese-, disse fissandomi e stuzzicandomi con una calma inaudita.
-Tu non sei da meno-, ribattei a tono.
Seguì una pausa, in cui ci scambiammo sguardi inceneritori entrambi: -Allora? Vuoi darmi da bere o devo morire disidratato?-, domandò fissandomi e alzando un sopracciglio.
Sbuffai e andai ad aprire il frigo: -Coca, grazie-, disse. Presi dell’acqua e la versai in un bicchiere abbastanza grande. Lo sbattei sul tavolo e poi guardai Hyun Joong: -Fatti bastare l’acqua. La coca-cola mette sete-, sorrisi beffarda.
Mi diressi alle scale, lasciandolo solo in cucina. Se voleva qualcosa se lo sarebbe preso da solo: -Yha! Hai intenzione di lasciarmi qui?!-, strillò.
Avevo appena messo un piede sul primo gradino: -Certo! Qual è il tuo problema?-, lo fulminai con lo sguardo. Mi guardò in cagnesco per un secondo e poi disse: -Allora ti seguo in camera-, propose.
-Vado a prendere i miei libri, aspettami qui-, conclusi pensando che forse era meglio restare dov’ero.
Andai in camera e presi il necessario per i compiti, poi riscesi e diedi un rapido sguardo all’orologio: -Jong dovrebbe tornare fra poco. Tu intanto se vuoi puoi iniziare. Conoscendo mio fratello si sarà sicuramente dimenticato del compito che avete-. Mi sedetti al tavolo e aprii il libro di matematica.
Hyun Joong si sedette di fronte a me e cominciò a scrivere qualcosa su un quaderno, io da parte mia, cominciai a dare letteralmente i numeri. La matematica non era fatta né per me né per Jong. A quanto pare era un gene ereditario della famiglia Kim.
-Aish… perché non viene come dovrebbe?-, mormorai nevrotica dopo mezz’ora.
Hyun Joong alzò la testa e mi guardò, per poi tornare al suo lavoro.
“Allora, se x è uguale a… cosa devo scrivere?”, pensai, sfogliando le pagine de libro. Sbuffai sonoramente dopo cinque minuti scarsi, non riuscendo nemmeno a capire la spiegazione.
-Problemi?-, domandò.
-No-, risposi secca.
-Sembra di sì, però-. Alzai lo sguardo per ribattere, ma vidi che mi stava sorridendo. Stranamente non mi stava sfidando, al contrario il suo sorriso era particolarmente gentile e… bello.
Si alzò dal suo posto e si mise dietro di me, dando un’occhiata al mio quaderno. Sentii il suo respiro alle mie spalle e il suo calore quando si piegò per correggere alcune cose sbagliate della mia disequazione. Arrossii involontariamente.
-Fai attenzione ai calcoli e ai segni. Sono il tuo punto debole a quanto pare-, sentenziò.
-Mmh? G-grazie-, gli sorrisi imbarazzata.
-Prego -disse sedendosi di nuovo- a proposito, non c’è bisogno che entri in iperventilazione solo per la mia vicinanza. So già che ho un certo effetto sulle ragazze…-, mi provocò, tornando la persona snervante di sempre.
-Non montarti la testa Kim Hyun Joong, non potrei mai interessarmi ad un ragazzo altezzoso come te-, risposi tornando al mio quaderno.
 
Quando Jong tornò, erano circa le cinque. Hyun Joong aveva terminato da tempo uno schizzo su di un quaderno e si era messo a darmi una mano con i compiti, con mio grande stupore.
“Lo faccio solo per noia, ricorda”, aveva detto, scatenando la mia irritazione come suo solito.
-Beh? Cos’è questa novità?-, chiese mio fratello rientrando.
Mi girai nella direzione della porta e gli sorrisi, per poi cambiare espressione: -Ciao fratellone! –sorrisi- Sei in ritardo…., gli ricordai smettendo ironicamente di sorridere.
-Per cosa?-, si avvicinò senza degnare d’importanza l’ospite.
-Per il compito che ci hanno assegnato, idiota-, rispose Hyun Joong.
-Compito? Oh… intendi il compito di chimica. Non c’eravamo dati appuntamento, perciò sei tu quello in torto-, rispose Jong tranquillamente, mentre appendeva il cappotto.
Hyun Joong sbuffò infastidito: Ho capito, il compito lo dovrò fare da solo. Da te non ci si può aspettare niente di buono-, affermò.
-Cosa vuoi dire? Sono all’altezza quanto te!-, lo fermò per un braccio, quando Hyun Joong si stava dirigendo all’uscita.
-Allora dimostralo-, lo sfidò.
-Vieni con me-, ordinò l’altro.
Salirono entrambi nella camera di mio fratello, mentre io tornai nella mia dopo aver ringraziato Joong.
 
Mamma tornò alle sette, portando con sé anche Angelica, la quale mi saltò subito in braccio quando mi vide scendere in cucina.
-Ehi, ciao! –le diedi un bacio- come sei stata dalla tata?-, le chiesi.
-Bene!-, mi sorrise.
-Ciao tesoro-, mi saluto distrattamente mamma.
-Ciao mami-, risposi sorridendo.
La mamma era piuttosto stanca, ma si mise subito ai fornelli, per preparare da mangiare. Papà sarebbe arrivato dopo poco e sicuramente con lui ci sarebbe stata una fame da lupi.
Mi sedetti sul divano e cominciai a vedere un cartone animato con Nanà. Nanà non prestò molta attenzione alla tv, era troppo impegnata a dialogare con le sue bambole, quindi presi silenziosamente il telecomando e cambiai canale, per trovare un delizioso drama che cominciava a quell’ora.
-Dov’è tuo fratello?-, mi chiese la superiora dalla cucina.
-E’ in camera sua. Sta studiando-, risposi.
Mamma fece capolino e mi guardò stupita: -Jong che studia a quest’ora? Sono le sette e mezzo, si sente bene?-.
-Direi di sì. Scoppia di salute! –non staccai gli occhi da un attore molto carino- E’ su con… un amico. Un compagno di scuola-, risi sotto i baffi.
Mia madre all’infuori degli Shinee non conosceva nessuno, perciò dare per vero che i due teppisti al piano di sopra erano amici, non era poi una cattiva idea. Almeno di fronte ai miei genitori si sarebbero comportati in maniera decente.
Jong e Hyun Joong scesero dopo un‘oretta circa. Segno che avevano terminato il loro lavoro per quella sera:
-Ciao zia-, Jong salutò mia madre.
-Ciao bellissimo-, gli sorrise lei.
-Buonasera signora-. Hyun Joong salutò educatamente mia madre, inchinandosi, e questa non nascose il suo piacere nel vederlo e conoscerlo.
-Ciao, tu devi essere l’amico di Jong. Piacere di conoscerti-, rispose lei.
-Piacere mio-, Hyun Joong sfoggiò nuovamente il sorriso gentile e innocente.
Tutta scena”, pensai e sicuramente Jong pensò la stessa cosa. Fissava il leader dei SS501 con estremo fastidio.
-Zia, non è mio amico. E’ un compagno di scuola, non che mio rivale alla gara per la borsa di studio a New York. Chi ti ha detto il contrario?-. Mi feci piccola piccola. Se il cane avesse saputo che ero stata io mi avrebbe disintegrato all’istante.
-E’ comunque un bel ragazzo e i suoi modi sono molti educati. Dovresti prendere esempio-, lo ammonì mia madre, senza curarsi di ciò che aveva appena detto suo figlio.
“Eccola che comincia”, pensai.
-Grazie signora-, Hyun Joong chinò il capo.
-E’ vero! –Nanà s’intromise- lo sai che sei bello?-, mia sorella gli sorrise raggiante, come se avesse visto un angelo.
“No! Nanà, anche tu?!”, la guardai allarmata, per poi incontrare lo stesso sguardo in Jong.
-Ma… Zia!-, strillò Jong.
-Niente “ma”. Caro, vuoi rimanere a cena qui? Mi farebbe piacere-, propose lei all’ospite indesiderato.
-CHE!?-, gridammo in coro mio fratello ed io, facendo scattare entrambi la testa verso di lei.
-Silenzio voi due!-, ci zittì con la sua voce da secondino.
-Ehm… signora Kim, la ringrazio, ma devo correre a casa. Mia madre sarà preoccupata, è abbastanza tardi per me. Le avevo promesso che sarei rincasato per le sei e invece…-, disse Joong. Qualcosa nella sua voce mi fece pensa che forse si era spaventato. Come dargli torto? Eravamo una famiglia di pazzi.
-Non preoccuparti, sarà per un’altra volta. Jong, accompagnalo alla porta-.
Jonghyun fece strada a Hyun Joong e quasi gli sbatté la porta in faccia, quando fu fuori. Rivolse uno sguardo fulminante alla dittatrice e sparì su per le scale.
-Mamma… hai esagerato-, dissi avvicinandomi a lei.
-E perché?-, mi chiese.
-Beh, lo conosci da meno di cinque secondi e lo inviti a cena. Sai che a Jong non sta simpatico e lo elogi!-, esclamai.
-Mi hai detto tu che erano amici-, scrollò le spalle scolando la pasta. Quella sera aveva preferito l’italiana.
-Stavo scherzando-, alzai gli occhi al cielo.
-E’ davvero carino. Anche lui, come Kibum, sarebbe perfetto per te-, mi sorrise versando la pasta nel preparato di panna e salsiccia.
-No, non credo proprio-, scossi freneticamente la testa.
Sorrise maliziosa e mi guardò, dandomi una gomitata: -Davvero non ti piace? Insomma… capisco che consideri Key un fratello maggiore, ma non penso proprio che tu sia indifferente a questo ragazzo-, disse mentre l’aiutavo a fare i piatti.
-Mamma!-, la rimproverai.
-Sono sicura, un po’ ti piace-, continuò senza problemi a stuzzicare i miei nervi già abbastanza tesi.
Lasciai i piatti sul tavolo e, sbuffando e sbattendo i piedi, me ne andai in camera mia. Non ero disposta a sopportare un’altra sciocchezza da lei, tantomeno a sentire insinuazioni su di me e Hyun Joong.
 
-Papà, ho una proposta da farti-, dissi a cena, mentre mio padre si versava un po’ di vino rosso.
Mi guardò stupito, neanche avessi detto che mi sarei sposata da un giorno all’altro: -Dimmi-.
-Beh, siccome Jong la mattina è sempre in ritardo e quindi fa far ritardo anche a me a scuola… Avrei pensato di prendere un patentino, così che possa andarci da sola-, sorrisi speranzosa, conoscendo già la risposta.
-Non se ne parla per niente-, rispose.
-Ma… papà-, continuai contrariata.
Jong rise sotto i baffi, guadagnandosi un calcio sotto il tavolo, che però riuscì a schivare. Che fratello… invece di aiutarmi, così che non sarei stata un peso per lui e invece aiuta suo padre.
-Bocciolo… sai che non voglio. Sei ancora piccola per una responsabilità così grande-.
-Papà, ho diciassette anni, posso farcela. Non ho chiesto di farmi partire per Honk Hong per un anno sabatico. Non c’è niente che possa farti cambiare idea?-, lo guardai implorante.
-Mmm… -ingoiò un boccone di pasta- porta a casa un nove in matematica e ti farò seguire un corso di patentino-, propose.
-Cosa!?-, esclamai. Sapeva che avevo problemi in quella materia e aveva scelto proprio quella! Padre ingrato!
-E’ come chiedermi la luna! Sei ingiusto!-, continuai.
 -Non devo essere giusto –continuò tranquillo, mentre mamma gli cambiava il piatto- sono tuo padre, è mio dovere intralciarti la strada. Com’è mio dovere scendere a compromessi-, disse divertito e si tuffò nel suo arrosto.
-Guarda il lato positivo, sorellina, per la prima volta in vita tua porterai a casa un bel voto in matematica-, s’intromise Jong.
-Smettila di gongolare. Neanche tu sei un genio in questa materia, almeno io m’impegno-, ribattei.
Mi rivolsi poi a papà: -E sia, se porto un buon voto a casa dovrai per forza comprarmi un motorino e farmi seguire il corso-.
-Ci sarà da ridere-, commentò Jong.
-Figliolo, io non riderei fossi in te. Aspetto ancora almeno un sei nella materia che tu chiami “disgrazia”, e cioè inglese. Datti da fare se vuoi partire per New York in caso vinciate la gara, altrimenti resterai in Corea a marcire sui libri-, lo zittì papà senza guardarlo. Risi fragorosamente, seguita da mamma e Nanà.
Jong e papà erano la stessa persona, ma uno dei due aveva più esperienza e soprattutto era il genitore. Mio fratello non poteva ribattere: in Corea vige il rispetto per le persone più grandi, chiunque esse siano.
 
***
Ero seduta sulle scalette dell’entrata della scuola a osservare la marmaglia di studenti in attesa del suono della campanella, per tornare in classe. La sera prima Jong ed io c’eravamo chiariti e gli altri membri degli Shinee furono felici della notizia, così che ero tornata a pranzare con loro invece di starmene per i fatti miei. Ero felice.
-Yaya…-, mi sentii chiamata da una voce alle mie spalle.
-Mmh? –alzai la testa e mi girai- Kibum…- sorrisi, allegra di vedere un viso amico.
Key si sedette accanto a me e cercò d’identificare il punto di fuga che stavo fissando, ma non riuscendoci chiese: -Cos’è che ti concentra così tanto?-.
-Niente. Fissavo gli altri compagni di scuola pensando che oggi sono felice, perché ho di nuovo pranzato con voi e ho fatto pace con Jong-, sorrisi dolcemente.
-Anche a noi ha fatto piacere-, disse e mi scompiglio i capelli.
-Lo so, e ho anche pensato che quest’anno, come al solito, non andrò al ballo della scuola-, sbruffai continuando.
-Perché?-, domandò curioso.
-Beh… la risposta è semplice, mio caro Key: non ho un cavaliere-, misi il broncio, stringendomi nelle spalle.
-Hyung Jun aveva detto che si sarebbe proposto, ma credo ormai non possa venire, il ballo è fra due giorni e se lui non si rimette dalla febbre per tempo… addio proposta-. Kibum parlava più a se stesso che a me, ma non ne fui particolarmente colpita, era solito bofonchiare fra se le cose prima di arrivare al punto. Tornai a fissare la folla, in quel momento molto interessante: Minho e Tiffany erano tornati a scambiarsi saliva sotto un albero.
Alzai un sopracciglio e quasi digrignai i denti: “Fanno venire il diabete”, pensai acida.
-Yaya… ti va di venire con me?-, chiese d’un tratto il biondino dai lineamenti felini accanto a me.
-Come scusa? E dove?-, domandai sorpresa.
-Al ballo-, rispose prontamente, arrossendo lievemente.
-Key…-, lo guardai sorpresa.
-Non preoccuparti, puoi pensarci!- mi bloccò -adesso vado, la campanella sta suonando e il prof mi uccide se arrivo in ritardo, ci vediamo dopo. Ti accompagno a casa-, si alzò di tutta fretta e imbarazzato. Kibum aveva un comportamento insolito da giorni nei miei confronti, ma quello che mi lasciò più sorpresa, fu il fatto di salutarmi con un bacio sulla guancia.
“Mi ha salutato con un bacio… ma dico: CI SIAMO IMPAZZITI TUTTI!?”.
Corse via, rosso in viso e con i capelli color del grano svolazzanti, mentre il suono della campanella penetrava i miei timpani fino a sfondarli: -Ho capito! Ora entro in classe! Non si può nemmeno meditare in pace in questa scuola!-, urlai alla campanella, mentre mi avviavo.
 
Alla fine delle lezioni andai all’armadietto e riposi i libri. Per tutto il giorno avevo ignorato completamente Tiffany e Minho. Era intollerabile che la mia migliore amica non mi avesse detto niente della sua relazione, quando mezzo mondo lo sapeva. Avrei voluto che mi dicesse che si era presa una cotta per lui e intendeva andare fino in fondo, invece niente. Muta.
Chiusi il mio armadio e mi trovai davanti alla persona meno gradita in quel momento: -Ciao bellezza-, sorrise Minho.
Oltrepassai l’energumeno di fronte a me senza dire una parola e mi avviai all’uscita della scuola, dove speravo d’incontrare Kibum. Almeno avrei potuto parlare con una persona fidata. Key aveva un grandissimo pregio: sapeva ascoltare ed io lo consideravo un secondo fratello proprio per questo. Era la persona più buona che avessi mai conosciuto. Non mostrava mai rabbia, anche se, a volte, si poteva notare l’ira nei suoi occhi fiammeggianti.
-Ehi! Aspetta!-, Minho mi rincorse fin fuori la scuola, agguantandomi per un braccio a metà cortile.
-Lasciami!-, cercai di liberarmi.
-No! Che cosa ti ho fatto? E’ tutto il giorno che ignori sia me che Tiffany!-, mi strattonò, attirandomi a se.
-Ho detto lasciami!-, continuai a divincolarmi fuori di me.
-Non ti lascio fino a quando non mi avrai dato una risposta!-. Dov’era mio fratello quando serviva? Possibile che in quel momento non c’era nessuno nei dintorni? Tutti ancora in classe?!
-Vuoi saperlo?! Sono arrabbiata! Arrabbiata perché le persone che ritenevo amiche mi hanno tradito! La mia migliore amica non mi dice che esce con il ragazzo che fino a un mese fa consideravo il mio migliore amico e che…-, non continuai. Arrossii e guardai altrove, incenerendo con lo sguardo qualsiasi cosa.
-E che… cosa?!-, la sua mano si serrò sul mio pulso, ormai dolente.
-Smettila di fare la ragazzina e parla una buona volta!-, continuò.
-Lasciala in pace Minho. Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con te stesso. Non sei stato capace neanche di capire che le piacevi-.
Key alle mie spalle si avvicinò tranquillamente, senza mostrare emozioni. Per un momento interminabile mi sembrò un angelo caduto dal cielo e ringraziai chiunque me l’avesse mandato. Mi posi però una domanda: come faceva a sapere certe cose?
-Cosa?-, sentii una nota sorpresa nella voce di Minho e la sua stretta allentarsi.
-Già… proprio così. Adesso lasciala andare. Tiffany ti aspetta in biblioteca-.
 Key gli fece cenno di andare e delicatamente mi prese per mano. Minho mi lasciò il polso e riprese contegno.
-Scusa…-, bisbigliò -Miane…-, abbassò la testa sinceramente dispiaciuto, mentre Key mi trascinava via, tirandomi per la mano. Non feci caso al gesto, ma silenziosamente m’insinuò sicurezza.
Minho aveva bisogno di stare da solo. Il giorno dopo sarebbe passato tutto. Non era la prima volta che ci litigavo, sapevo che le cose si sarebbero sistemate. Almeno lo speravo…
 
-Key… tu vorresti portarmi a casa con questa?-, chiesi stupita e allo stesso tempo eccitata.
-Sì, qual è il problema?-, mi domandò sorridendo, mentre mi passava il casco.
-Beh, è che… non ci sono mai salita. Tu non mi hai mai dato passaggi in moto prima d’ora-, mi gonfiai d’orgoglio, mentre tutte le sue fan mi squadravano fuori dal cancello.
S’infilò il casco metà bianco e metà nero, e salì in sella: -Allora è il momento d’incominciare!-, annunciò ridendo.
Salii dietro di lui e gli cinsi la vita, poggiando distrattamente la testa sulla sua schiena:-Per favore, vai piano-, dissi ansiosa.
-Lo farò senz’altro-, lo sentii ridere.
-Kibum non fare scio…-.
Troppo tardi, la sua minima parte di lucidità mentale da fratello confortevole e dolce era stata sostituita con la parte alla “Kim Jonghyun”. La sua moto ruggì e partì a tutto gas, seguito da un mio urlo spaventoso.
Arrivammo con poco a casa e quando scesi dalla moto, il mio cuore gridava vendetta. Per tutto il tragitto era rimasto in stato di shock dopo la partenza, ma anche correndo a cento chilometri orari, con accanto Kibum mi sentivo al sicuro.
-Ma ti sembra il modo!?-, dissi ridendo quando scesi dalla moto.
-Certo! Dovevo farti ridere in qualche modo e l’unico era questo!-, rise con me e gli restituii il casco.
-Ecco, questo è tuo e… -gli schioccai un bacio sulla guancia- sì-, dissi sorridendo timidamente.
Arrossì: -Sì, cosa?-.
-Accetto di venire con te al ballo-, scrollai le spalle -Sei l’unica persona che me l’ha chiesto e non essendoci altri pretendenti, la mia risposta è sì-.
Kibum sorrise e poi annuì: -Comawo! Sono felice di essere il tuo cavaliere, almeno potrò venire anch’io e fuggire alle grinfie di mia madre-, mi sorrise e si rimise il casco.
-Ci vediamo domani-, m’inchinai leggermente e lo vidi sparire in fondo alla via -VAI PIANO!-, gli urlai dietro.
 
Rientrai in casa con una sete terribile e pregai il cielo che mamma si fosse ricordata di comprare il choco-milk. Gettai lo zaino in un angolo e aprii distrattamente il frigo. Scrutai bene ogni piano, ma ovviamente non c’era traccia di ciò che cercavo. Presi così del normale latte e lo versai in una tazza, rallegrandomi della risposta che avevo dato a Kibum. 
Jong era in casa e lo sentii scendere a passo pesante. Entrò in cucina e mi salutò con un bacio sulla guancia. Prese il cartone del latte e ne versò un po’ per sé, poi mi guardò, studiando il mio volto: -Sorellina… perché fissi la tazza sorridendo?-, mi chiese.
-Mmh? No, pensavo-, scossi la testa.
-A cosa?-, domandò malizioso, spingendomi, per poi sedersi sul tavolo della cucina.
-Kibum mi ha chiesto… si è proposto per il ballo-, dissi tranquillamente. Jong, che stava beatamente sorseggiando il latte come un bambino, per poco non si strozzò: -C-cosa?-.
-Quello che hai capito fratellone-, sorrisi. Forse non si aspettava una cosa del genere.
-Kim Kibum? Uno dei miei migliori amici? QUEL Kibum?-, chiese.
Mi diressi al divano, portando con me la tazza e accesi il mio portatile: -Sì, quel Kibum. Il nostro Key. Che c’è? Sei geloso anche di lui?-, chiesi alzando un sopracciglio.
-Che? No, solo che non mi aveva detto niente, perciò…-, balbettò cercando una via di fuga.
-Sei geloso -conclusi- Deve venire qualcuno a casa?-, cambiai discorso.
-Mmm… no. Ah si! Hyun Joong sarà qui fra poco. Aish! Dovrò sorbirmi quella biblioteca ambulante per almeno due settimane, prima della consegna. Viene anche Federica oggi. Probabilmente morirò…-, si morse il labbro, pensando forse a qualche minaccia inferta dalla sua stessa ragazza. Ridacchiai: -Sei cotto Jonghy. Ti fai comandare solo da lei!, scoppiai a ridere.
-Ehi! Io non mi faccio comandare proprio da nessuno! Solo che… Federica quando si arrabbia diventa piuttosto convincete, tutto qui-, mise il broncio.
-Povera stellina, lui. La sua ragazza è talmente cattiva da riuscire a piegare la sua volontà-, dissi sarcastica fra una risata e l’altra, mentre gli accarezzavo una guancia.
-Smettila-, disse fermo, con un tono autoritario che poco gli si addiceva.
-Certo, certo. Come mai viene qui?-, chiesi curiosa e finii il mio latte.
-Ha detto: “Non voglio raccogliere i cocci tuoi e di quel teppista che oggi pomeriggio verrà a casa tua, perciò, per evitare risse, sarò presente anch’io!”. Questo è tutto-. Scoppiai in lacrime dalle risate, immaginando la scena: Jong dapprima furibondo per il semplice fatto che la sua ragazza era più testarda di lui e poi Jong docile come un agnellino dopo una strigliata d’orecchi da parte di lei. Oh sì, erano fatti l’uno per l’altra. La prima volta che conobbi Feffe, si presentò come la ragazza più calma su questa terra. Solo dopo mi accorsi che in realtà era lei a portare i pantaloni nella coppia. Nonostante tutto però si amavano follemente e avrebbero fatto di tutto l’uno per l’altra.
Jong mi fulminò con lo sguardo, ma continuai a ridere a crepapelle, fin quando il campanello suonò e ripresi contegno.
Mio fratello andò ad aprire e uno Hyun Joong dall’aria nervosa fece ingresso in casa: “Povero il mio fratellino. Dovrà sopportare una piattola sta sera... Spero solo che Feffe arrivi al più presto possibile, Hyun Joong non sembra molto cordiale oggi”, pensai.
Mi alzai dal divano e andai in camera mia, lasciandoli soli a studiare. Dopo mezz’ora Feffe era arrivata.
 
Il pomeriggio era passato velocemente e ogni tanto dalla mia camera avevo sentito le urla di Federica che rimproveravano mio fratello. A quanto pare il piccolo asino di casa non ne combinava una giusta, scaldandosi ogni volta che lo correggeva nei suoi errori. Feffe voleva a tutti i costi che Jong vincesse la gara contro i SS501 con gli Shinee, ma quest’ultimo non poteva partire se papà non avesse dato l’ok, così il suo povero angelo custode si prendeva cura di lui aiutandolo nei compiti.
I due erano coetanei ma Feffe era di qualche mese più grande. Era mora, con capelli molto lunghi e mossi, che lasciava sciolti il più delle volte. Gli occhi erano di un verde delicato, cangianti di volta in volta. Anche lei era italiana. Era stata adottata dalla famiglia di Taemin, quando quest’ultimo aveva più o meno due anni, perché la madre di Taemin non poteva avere altri figli, così erano vissuti sempre insieme come due veri fratelli. Talvolta invidiavo i due perché avevano un vero senso di fratellanza che li univa più di quando potesse fare con Jong e me.
Avevo inoltre scoperto che Hyun Joong era il primo della classe dopo Park Jung Min, il ragazzo alto e snello che il giorno della lite era intervenuto per spalleggiarlo, così mi spiegai il perché il professore avesse deciso di accoppiarlo con mio fratello. Sperava sicuramente che quei due, insieme, potessero riuscire a ricavare qualcosa di buono dallo studiare insieme. Nutrivo seri dubbi a riguardo, ma Joong sembrava particolarmente gentile quando si trattava di studio e di aiutare gli altri, specialmente quando era lontano dai suoi amici. Tuttavia il suo modo di comportarsi tornava a essere superbo e sussiegoso ogni volta che lo incontravamo a scuola.
-Tesoro, sei sicuro di non voler restare a cena?-. Mamma tornò alla carica non appena ne ebbe l’occasione, ma fortunatamente Hyun Joong riuscì a cavarsela un’altra vola con una scusa diversa: compiti da finire. Così dicendo incastrò Jong, il quale non aveva la ben che minima intenzione di finirli e che fu costretto da papà.
-Oh… capisco. Beh, allora buon fine serata-, gli sorrise lei smielatamente.
-Oppa! Posso salutatti con un bacio?-, Nanà si fiondò fra le sue braccia nel momento in cui Hyun Joong gli disse di sì. Odiai mia sorella in quel momento. Quasi lo adorava, mentre io lo disprezzavo ogni secondo di più. La sua finta gentilezza urtava i miei nervi più di quelli di Jong. Però… riusciva comunque ad incantarmi ogni volta che ne aveva l’occasione. Il suo sorriso gentile, quello che avevo visto il giorno prima, era il mio punto debole, così come lo era l’indole decisa che avevo conosciuto sul palco la prima volta.  Fortunatamente andò via e la pace in casa mia si ristabilì presto.
Federica rimase a mangiare da noi e mamma dette sfogo alla sua fantasia culinaria unendo insieme cucina cinese e giapponese. Non era una cattiva cuoca, di solito i piatti erano deliziosi, anche se improvvisati. Il problema era che non sapeva presentarli, perciò alla vista non erano molto gradevoli. Piano piano ci si faceva l’abitudine e Feffe ormai ci aveva preso la mano.
-La prossima settimana andremo a incidere il cd per la gara-, annunciò Jong nel bel mezzo della cena.
-Davvero!?-, chioccammo la mamma, Feffe ed io. Papà non si scompose e continuò a mangiare.
-Sì, e voi due –si riferì a me e Federica- dovrete aiutarci a scegliere le canzoni. Gli Shinee sono tutti d’accordo-, sorrise Jong a bocca piena.
-E quando dovete incidere?-, chiese Feffe.
-Il 31 ottobre alle cinque-, rispose.
-Ma… Jong quel giorno c’è il ballo della scuola, le ragazze dovranno prepararsi-, intervenne mamma.
-Amore, hanno tutto il tempo di questo mondo. L’incisione dura solo due ore-, commentò papà.
-Due ore sono troppe! Lo sai quanto ci vuole a una donna per prepararsi!? Un pomeriggio intero!-, strillò.
-A proposito, tu con chi andrai?-, mi chiese Federica.
-Sì, con chi andrai?-, ripete mamma a pappagallo.
Mi feci rossa in viso, mentre quattro sguardi si posavano su di me. Avrei preferito non rispondere a quella domanda, soprattutto perché Jong cominciò a ridere fra sé e papà mi fissò con lo sguardo di un segugio. Non c’era che dire: mio padre era identico a mio fratello. Lanciai un’occhiata fulminante a Jong e poi risposi a mezza bocca: -Ium…-, bofonchiai.
-EH!?-, chiesero in coro mamma, papà e Federica. Anche Nanà si unì a loro.
-Ci va con Kibum-, rispose Jong tranquillamente, finendo la sua tazza di riso alla cantonese.
-Tesoro, sono così contenta!-, mamma si alzò dal tavolo e mi abbracciò, stritolandomi. Gli altri evitarono di fare commenti, capendo il momento drammatico per me.
-Finalmente hai capito che Kibum è il ragazzo giusto per te!-, saltellò felice come una pasqua.
-Mamma… mi stai stritolando. Smettila! Vado con Kibum perché me l’ha semplicemente chiesto!-, sbottai allontanandola.
-Non sbaverò mai dietro a un ragazzo che considero mio fratello! Tanto meno mi strapperò i capelli per lui come fa metà della scuola!-, continuai.
-Questo si che è parlare! Adesso ti riconosco, sorellina!-, disse Jong, colpito da un folle entusiasmo.
Si sentirono un tonfo e poi un lamento: -Aaah!-.
-Ops… non l’ho fatto apposta-, Feffe si morse il labbro, mentre Jong si massaggiò un ginocchio dolorante. La ragazza aveva fatto scattare una gamba sotto il tavolo venendomi in aiuto.
-Mi hai ucciso! Non oso immaginare se lo avessi fatto apposta!-, si lamentò Jong.
Tutti quanti scoppiammo in una sonora risata collettiva e mamma tornò a sedersi.
-Figliolo, hai trovato chi ti tiene testa!-, disse papà tra una risata e l’altra.
-Ah-ah-ah. Anche zia ti tiene testa, caro il mio papà!-, rispose tornando a servirsi il secondo, torvo in viso. Ringraziai con gli occhi Feffe e questa sorrise complice.
Stavo scrivendo, già sotto le coperte, quando sentii bussare alla porta della mia stanza.
-Sorellina… stai dormendo?-, chiese Jong, entrando nella mia stanza.
-No, stavo per suonare un po’. Come mai sei qui?-, risposi.
Mio fratello si avvicinò al letto, dove ero comodamente seduta e si accomodò accanto a me. Mi sorrise e poi prese il foglio su cui stavo apportando delle modifiche e lo lesse. Lo lasciai fare e poi me lo restituì.
-Cos’è?-, chiese.
-Il testo di una canzone-, risposi arrossendo.
-Una canzone d’amore… per chi è?-, mi chiese dolcemente. Non risposi e abbassai lo sguardo. Quando
Avevo iniziato a scriverla pensavo di dedicarla segretamente a Minho, ma negli ultimi tempi a causa di Tiffany mi ero allontanata molto da lui, così avevo deciso di lasciarla in cantiere, riponendola nel cassetto del mio comodino. Il mese precedente, però, esattamente il giorno dello scontro in sala teatro con Hyun Joong l’avevo ritrovata nel cassetto e avevo deciso di continuare a scriverla, colta da un’ispirazione improvvisa. Quella settimana, infatti, non feci altro che pensare alla figura di Hyun Joong come potenziale ragazzo e il suo viso continnuò perennemente a rimanere impresso nella mia mente.
-Allora?-, domandò di nuovo mio fratello, alzandomi il volto con una mano.
-Per nessuno…-, mentii.
-Sei arrossita, qualcuno ci deve essere-, insistì.
-No, non c’è nessuno. Per il momento nessuno…-, sorrisi.
-Senti, conosco bene mia sorella per capire quando mente. Quel “qualcuno”, lo conosco? Giuro che non gli faccio niente -promise- sono solo curioso!-.
-Jong, non c’è nessuno-, ripetei ferma.
Mi fissò a lungo, cercando di studiarmi, e poi sospirò rassegnato: -Ok… canta allora. Fammi sentire com’è, magari posso aiutarti-, m’incitò.
-Ah… Jong, non credo di…-, esitai.
-Smettila di dire sciocchezze e canta!-, ordinò, passandomi la chitarra.
Lo guardai in cagnesco per un attimo. Poi presi la chitarra fra le mani:-L’avevo pensata con un pianoforte…-, continuai a lamentarmi.
-Non abbiamo un piano in casa, perciò arrangia qualcosa con la tua fidata Lili-, accennò allo strumento.
Sbuffai e dopo poco presi coraggio, cominciando a intonare la musica. Molto dolcemente sfiorai le corte della chitarra, provocando suoni dolci, per poi cominciare ad accompagnarli al canto. Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi sulle parole, perché le mani andavano da sole.
Pensai d’esser stonata, ma mi ricredetti. Nonostante tutto qualcosa di mio fratello ce l’avevo anch’io, e a parer mio avevo ereditato la cosa più bella: la voce. 


 

{Spazio Alue! :D}

Or bene, da un giorno all'altro vi posto anche il terso capitolo! Spero che anche questo vi sia piaciuto e vi anticipo che dal prossimo i fatti saranno un po' più interessanti, visto che fino ad ora è successo ben poco! ;) Il prossimo credo di postarlo questo fine settimana, ma considerando che ho anche giorni di vacanza da scuola, forse ne posterò altri tre!
Recensite e fatemi sapere le vostre impressioni! 
Un bacio! :3

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SS501 / Vai alla pagina dell'autore: Alue