Five o'clock, tea time
Chapter
2. Some fish and chips?
Apena Lex uscì da quella segreteria, aveva un fogliettino
in mano, dove gli indicavano il campus di Westminster, dove cfera la facoltà di
Ingegneria. Ma chi diavolo voleva fare ingegneria. Lui voleva fare lfarchietetto. Beh almeno avrebbe fatto contento i suoi
genitori. Sapeva perfettamente che se fosse tornato a casa lo avrebbero
rispedito lì, a calci nel sedere, volente o nolente. Socchiude gli occhi mentre
si passa una mano sulla fronte, abbastanza irritato. Cominciava già a sentire i
sudori freddi contro la sua schiena e contro la sua fronte. Non si sentiva per
niente a suo agio in quel posto, e i suoi genitori che avevano avuto la geniale
idea di mandarlo lì prima dellfinizio delle lezioni. Ma cazzo, ma cosfavevano
nel cervello, tapioca?
Violento si spinge una mano sulla
faccia, lasciandosi il foglio piccolo attaccato alla fronte. Si, è un ragazzo
un pof strano, soprattutto se è perso nei suoi pensieri, fa cose che non
farebbe nessuno, almeno lì, in quella grigia città, con quelle grigie persone,
e lui, infatti, fu guardato male da un paio di vecchiette che passavano da
quella strada, mentre trovava un modo, una metro, un diavolo di autobus, che lo
portasse a Westminster.
Alzò piano lo sguardo trovando la
metropolitana. Fece il biglietto, molto semplicemente, e ci salì,
aspettando la sua fermata.
Quel viaggio fu la conferma che tutta
quella gente che lo circondava, tutta quella tipologia di persone, non
gli sarebbero mai andati a genio. Uomini tirati in tiro, ordinati anche nello
stare in piedi. La bocca sottile e gli occhi verdi erano leggermente sbarrati.
Ma vivevano con una mazza di scopa nel culo? Scosse leggermente la testa
ritornando al repertorio proposto dal suo i-pod, e,
per evitare di inventarsi nuovi insulti a gente che, secondo una logica comune
non si sarebbero dovuti meritare, si perse tra alcuni brani, quelli che adorava
suonare con la sua band nel Michigan. Quando gli mancava quella manica di
stronzi. Gli mancava da morire. Era via solamente da qualche ora, seriamente,
dalla sua adorata America.
Prese un lunghissimo respiro, per
calmare il cuore che sembrava esplodergli in petto, certo lui è totalmente
spaventato dalle situazioni nuove, odia i cambiamenti, gli piace invece vivere
nel quotidiano. Ama, follemente, vivere in una routine senza fine, la quale fu
bruscamente interrotta da quel viaggio per lfInghilterra.
Lentamente si premette una mano
sulla bocca, mentre usciva dalla metro, stringendo gli occhi. Maledizione, non
puoi permetterti di farti prendere la nostalgia di casa, così in mezzo alla
strada, si disse mentalmente Lex mentre cercava
qualche indicazione stradale per trovare il suo campus. Ma la sensazione era
troppo forte, troppo per essere contenuta dal suo cuore. Alexander è un grezzo
ragazzo americano c Con un cuore troppo grande, tanto da pesargli.
Avete presente quella sensazione
nel petto, quando sembra che un pacco di mattoni rossi vi sia caduto sul petto,
e quasi non vi fa respirare? Quando non sai veramente se trattenerti o meno,
quando le lacrime cominciano a scendere sul viso contro la tua volontà. Quando
ti manca talmente tanto una cosa, che vorresti urlarlo così forte da riempire
unfintera capitale? Urlare, sino a far sparire la propria voce, sentire come
lentamente colano i sentimenti nel proprio petto, sentimenti per cui una
persona non può farci assolutamente nulla, come la nostalgia di casa, e
lasciarsi crogiolare nel senso di solitudine.
Lex è fortunato per il semplice fatto che con sé
ha la sua fedele ed inseparabile compagna di avventure. La sua Fender. Amata, e
quanta roba che aveva dovuto vendere per poterla comprare. Semplicemente i suoi
genitori non lo credevano idoneo ad una cosa così impegnativa come la chitarra,
ed invece lo aveva salvato da una bruttissima depressione. I polsi sono ancora
segnati dal quel periodo, e non può usare la scusa dei gatti. Li odia,
mortalmente.
Il bigliettino, che aveva tra le
mani, non più sulla sua fronte, segnava un certo indirizzo in particolare, che
indicava lo Strand Campus, quello di Westminster.
Prende ancora un respiro, ingoiando lfamaro petrolio delle sue brutte
sensazioni e mandandolo in basso, sino ai piedi, che diventarono
improvvisamente pesanti. Secondo la logica di lex,
meglio i piedi pesanti che il cuore malato, no?
Con un sorriso smagliante, che spicca sulla sua pelle abbronzata da unfestate
trascorsa in California, si dirige verso il prefetto del dormitorio, un ragazzo
alto, dai capelli biondissimi, tanto da non sembrare nemmeno poi tanto
naturali, ma unfocchiata fugace alle punte, che sembrano quasi brizzolate, gli
confermò il fatto che quel biondo tanto chiaro ed accecante, quasi angelico,
fosse il suo colore naturale. Le labbra, rossissime, e gli occhi di un grigio
spaventoso. Il ragazzo, avrà avuto circa ventitré anni, allungò una mano, con
un piccolo sorriso, composto, quasi plastificato come quello delle bambole e
cominciò a parlare, sempre mantenendo quel tono pacato che sembrava essere
parte integrante della sua persona.
gCal Taylorh Disse pacatamente il ragazzo.
Lex, senza pensarci un pof troppo, stringe la
mano di gCalh, con parecchia energia. Nel linguaggio
dei segni stringere la mano in quel modo, energicamente, denota un gran piacere
della conoscenza del nuovo interlocutore con cui si viene a contatto. Insomma,
Alexander è felice di conoscere il suo prefetto, anche perché se non
cominciasse a leccare il culo, non pensava che avrebbe avuto possibilità di
sopravvivenza lì in mezzo.
Emise un bellissimo sorriso,
incorniciato dagli anni di agonizzanti sofferenze portate dallfapparecchietto dei denti che aveva portato per una cosa
come tre anni. Dire che il suo nomignolo più quotato fosse gSorriso dfargentoh
è veramente poco. Ma almeno, a dispetto dei suoi cugini inglesi, aveva una
bellissima dentatura da sfoggiare con grandissimo orgoglio.
gAlexander Cox.
Ah senti bello, una cosa, non chiamarmi Alex, mi ricorda il leone di
Madagascar, mi sta veramente sul cazzo, Lex, andrà
benissimoh la fine della frase fu
coronata da una sonora pacca sulla spalla del compostissimo Cal, che sembrò traballare pericolosamente per la botta
sulla spalla. Alla scena Lex rise sotto i baffi,
possibile che quegli inglesini fossero anche così mingherli? Insomma non mangiavano roba ipercalorica per
colazione ogni mattina? Alzò le sopracciglia e con un cenno della mano, la
chitarra in spalla, si diresse verso il suo dormitorio, stanza numero 22,
secondo piano del dormitorio.
Quello sarebbe stato il numero
della sua nuova vita, grigia, ma lui lfavrebbe tanto riempita di colore che
avrebbero dovuto buttarci un pof di bianco per evitare che i colori emanati da Lex fossero così sgargianti da dar fastidio alla vista di
chi ci aveva a che fare.
Ed in un attimo, dopo una
velocissima rampa di scale, vi fu davanti, con le chiavi in mano, la mano
tremante. Ha paura dei cambiamenti. Ma che quello non avesse portato a qualcosa
di buono, ad una nuova vita, ad una bella compagnia, una storia dfamore? Non lo
avrebbe mai saputo se non avesse aperto quella porta. Lo fa, con uno scatto
veloce del polso ornato da un polsino da basket nero, in fibra. Aprì,
candidamente.
Puzza dfincenso.
Chapter
2.5 Something to eat?
Arrivare a Westminster non era
stato più facile per Chris. Certo per una persona che si è altamente
documentata su dove andare e cosa fare, di certo non si era fatto cogliere
impreparato da una cosa come trovare lfubicazione esatta del dormitorio e di
dove era stato collocato per i suoi studi medici eh. Il prefetto già lo
conosceva. Si era messo in contatto con Cal tempo
addietro, per ricevere appunto queste informazioni che gli servivano, per il
regolamento, gli orari di ritirata, le feste in cui tornare a casa.
Insomma se a qualcuno interessa
quello che deve fare si premunisce su tutti i fronti per non trovarsi in
difficoltà. Non è minimamente spaventato da tutta quella novità, anzi non
aspettava altro che andarsene da Cork, da quella cittadina nel nord
dellfIrlanda dove la maggior parte dei ragazzi pensano a bere e non al proprio
futuro, a cosa vorrebbero fare da grandi.
Per Chris era sempre stata una cosa
assolutamente chiara. Fare il medico era la sua massima ispirazione, e questo
lo ha portato tanto duramente a mettersi alla prova, e soprattutto a lavorare,
in base alla possibilità economiche della sua famiglia, per poter entrare in una
delle migliori università. Dovrebbe essere un comportamento degno di nota nelle
nostre nuove generazioni, dove, solitamente, per tipi come lui, si manifesta la
cosiddetta gFuga dei cervellih. Perché rimanere in un posto che non ha niente
da offrirti se non le migliori pinte di birra e la miglior erba che si possa
trovare?
No, non sono cose che interessano
a Chris. I libri sono il suo modo più grande di esprimere la sua anima ed il
suo vero essere, come nessun modo al mondo potrebbe se non la lettura stessa.
Testi lunghi, complicati. Lui non si definiva una persona cervellona, secchiona
e tutti questi appellativi che avrebbero usato tipacci come quel ragazzo
americano incontrato nella segreteria, ma si definiva una persona assolutamente
curiosa, curiosa di sapere e conoscere, magari di conoscere anche se stesso
nella lettura di libri che non dovevano essere prettamente scolastici, ma
qualcosa di più impegnativo e profondo. Senza contare che ama anche scrivere.
Lo definisce gla cura migliore per lfanimah e così era per lui, sotto certi
aspetti.
Dopo essersi presentato di
persona a Cal Taylor, una persona amabilissima,
secondo il parere di Chris, prese le sue valige, tutto quello che si era
portato da casa, valigioni su valigioni,
senza contare che stando li avrebbe potuto comprare tutto quello che voleva, se
avesse ripreso anche a Londra a lavorare. Insomma. Non cfera solo lo studio per
lui, cfera anche il lavoro che gNobilita lfuomoh, no? Possiamo carpire da certi
ideali che Chris sia una persona dai sani principi, che è nato fatto, si suol dire, ma nella sua fattezza già prenatale, cfè un
piccolo ragazzo fragile, non timoroso di quello che si trova davanti, ma ha
paura delle persone, ha paura che possano deluderlo, ha paura che possa
soffrire per loro. Che possano mentirgli. E per lui, sarebbe come uccidere una
persona. Non gli piace minimamente essere preso in giro, soprattutto da persone
a cui tiene, quelle poche che sono, con cui si trova davvero bene, dove passa i
suoi pomeriggi a leggere, magari buttare giù qualche disegno. Ed ecco, che
anche a lui, un pof di nostalgia salì. Ma su. Chris,
a breve, ci sono le vacanze di Natale, tra qualche mese, e saresti tornato a
casa, meditò tra sé e sé rigirandosi la chiave della camera, numero 22 secondo
piano del dormitorio, prima di aprirla con un lento scatto.
Era praticamente un bilocale in
piena regola.
Due stanche, comunicanti, una
cucina, piccola ma accogliente ed insieme anche era un piccolo salottino, con
una televisione con i canali via cavo, quelli abbastanza costosi.
Chris sorrise, andando a prendere la stanza che sembrava essergli più
congeniale. Ben illuminata. La stanza che si trovava sulla sinistra sembrava
andargli più che a genio, insomma. Poggiò la valigetta col portatile, perché a
lui non interessava granché avere un computer assolutamente costoso, allfultima
gmodah, bastava che fosse assolutamente funzionale per le sue funzioni, per i
lavori che doveva svolgere. Era una persona molto semplice, si dai sani
principi, fragile, ma dai sani principi. Non ha mai avuto tanti problemi a
scuola, nemmeno con i bulletti, erano tutti suoi amici perché li aiutava con i
compiti a casa ed in classe.
Si è sempre fatto furbo come
persona, sempre e comunque.
Lentamente poggia la prima delle
sue tre valige sul letto, e vi ci siede lentamente, stanco come mai in vita
sua. Sorrise e poi, stiracchiandosi allungò una mano verso una delle sue borse
ed aprendole, appena, e tirando fuori un libricino e dellfincenso. Per quella
volta avrebbe anche potuto passare per il tea, era davvero troppo stanco per
prepararlo. Lo accese e si stese sul letto, con i piedi sulla sua valigia,
avrebbe sistemato tranquillamente dopo, cfera tutto il tempo del mondo, aveva
tre anni per aggiustare quella stanza secondo il proprio gusto ecco.
Il profumo dellfincenso, un
delicatissimo dolore fruttato, si espandeva per tutta la stanza. La porta della
camera da letto era aperta, ed evidentemente la fragranza si era sparsa per
tutto il circondario. Ma a lui non importava in quel momento. Esistevano solo
lui e i suoi letterati russi che tanto adorava. Socchiuse gli occhi,
sprimacciando appena il cuscino, e lasciando che le sue caldissime braccia lo
avvolgessero, portandolo in un tenue e caldo piccolo mondo fatto di parole e di
un delicatissimo profumo che gli coccolava la mente.
La chiave, nellfaltra stanza,
allfingresso, scattò di nuovo. Un commento sgraziato con un accetto altrettanto
sgraziato. Poteva essere ancora quel ragazzo che aveva incontrato nella
didattica mentre si immatricolavano. Si alzò lentamente affacciandosi, timido,
dalla porta, lasciando che qualche ciuffo fiammeggiante dei suoi capelli, gli
cadesse sul viso imperlato di qualche lentiggine che timida spiccava sul suo
naso e sulle gote. Lo osserva con i suoi occhi verdissimi e sorrise appena.
gChe puzza è, bello?h Chiese
appena Lex posando malamente le sue cose per terra,
niente di pesante, tranne la cosa più importante che era la sua chitarra.
Storse malamente il naso continuando ad annusare ed aggiungendo poi gPuzza come
lfarmadio di mia nonnah
Chris strinse le spalle e rientrò
dentro la sua camera. Si era capitato col peggior buzzurro che si potesse
incontrare, ma questo non lo avrebbe certamente fermato dal essere il migliore
lì dentro. Ma non per un fatto dforgoglio, per una questione personale, perché
sentiva che non avrebbe deluso i suoi genitori, la sua famiglia che tanto era
stata male nel vederlo partire. Si rimise a letto tranquillamente. Il ragazzo
americano si affacciò alla porta con un grugno abbastanza nervoso.
gBello, voi inglesi che nemmeno
vi presentate ehh
Ah, Chris, che maleducato. Il
pensiero di tornare alla tua lettura non si ha fatto nemmeno presentare con
quel buzzurro americano. Per rimediare, subito, si alza in piedi e gli porge la
mano, la stretta non è molto convinta.
gChristopher Turnerh Disse
solamente il rosso irlandese
Insomma deve pure rivelarsi
gentile con quel grezzo che ha definito il suo amatissimo incenso una gPuzzah?
Sospirò dolcemente poi girando i tacchi e riprendendo il suo libro, come se
avesse dovuto scacciare una fastidiosissima mosca.
Però, con la coda dei suoi occhi
verdi, vide che quel ragazzo, Alexander, non decideva ad andarsene, perché poi,
perché continuare ad insistere con una persona, come Chris, che evidentemente
non vuole avere confidenza con una persona di tale basso rango culturale come
il suo, purtroppo, coinquilino. Chris non si sarebbe mai abbassato a certe
cose, non si sarebbe mai abbassato a fart baldoria
con gente del campus, era contro producente per i
propri studi, e soprattutto se si trovava uno di questi ganimali da festah in
camera, non ne voleva assolutamente sapere.
gSpero di divertirmi con teh Disse lentamente, Alexander con un mezzo
sorriso, che parve più un ghigno di quelli che non promettono assolutamente
niente di buono, agli occhi di Chris. Ah beh, insomma, non poteva chiedere di
meglio che un coinquilino scalmanato, alcolizzato e magari anche un fattone
assurdo. Bene, fantastico. Partiamo alla grande.
Povero me, penso lfirlandese
buttandosi con la testa contro il cuscino, lasciandosi inebriare dal profumo
del suo candido e morbido incenso, che era come la carezza di cento petali di
fiori sotto al naso.
Autrice
Okay siamo arrivati al secondo effettivo
capitolo di questa piccola storiella. Spero che i due personaggi vi piacciano,
sono molto legata a loro, soprattutto emotivamente c:
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Al prossimo
un bacio
Fue