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Autore: eian    02/11/2013    5 recensioni
Un virus che colpisce i telepati, mortale per i vulcaniani, si sta diffondendo sul pianeta Cetacea e rischia di propagarsi per l'intero quadrante, con effetti devastanti. L'Enterprise del capitano Kirk deve indagare sulla possibile origine sintetica del virus e il suo legame con una sperduta località su Vulcano.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Un capitolo di passaggio, giusto per levare la ruggine...

  17. Tiro alla fune
 
Sulla navetta Kirk sorrise a sua volta all'alieno, mostrandosi rilassato.
- Potrei chiederle la stessa cosa? Dal momento che mi ha rapito, sarebbe gentile da parte sua aggiornarmi sulla situazione...-
L'andoriano lo scrutò per qualche istante, dandogli nuovamente la sensazione di leggergli nella mente.
- Io sono Shrak, e questa è la Nadim, il mio orgoglio. Ora lei. E' della Flotta Stellare, giusto? Vi si riconosce a distanza. Cosa ci faceva nella piantagione?-
- Volevo i segreti della loro alga Miwari, lavoro per la concorrenza - Kirk mentì spudoratamente.
Shrak socchiuse gli occhi.
- Terrestre, non menta con me, non glielo consiglio - disse con voce tranquilla, confermando l'impressione di Kirk sul fatto che avesse capacità telepatiche di qualche genere: nessuno riusciva a capire quando lui mentiva, anni di pratica con alieni ostili di ogni genere avevano raffinato la sua tecnica tanto da ingannare anche parecchi macchinari.
Tuttavia, era evidente che Shrak non poteva leggere la mente a distanza, altrimenti avrebbe già saputo chi fosse.
- Dove stiamo andando? - chiese.
- A portare al mio cliente le interessanti informazioni che lei ha gentilmente estratto dal computer di Celia -
- Quelle informazioni sono vitali per la cura dell'epidemia - rispose secco Kirk,  scoprendosi.
- Vedo che sta dalla parte dei buoni! L'avevo capito subito, non ce la vedo come una volgare spia industriale - rise l'alieno - ma può stare tranquillo, anche io sto dalla parte dei buoni... Questa volta... Magari per ragioni meno nobili delle sue... Solo, altri buoni. Non mi dia problemi durante la navigazione e vedrà che andremo d'accordo -
- Non si aspetterà che rimanga qui fermo a farmi portare ovunque lei voglia, vero? - chiese il capitano in tono discorsivo.
- Glielo consiglio, e non vedo come possa impedirmelo. Se si agita dovrò stordirla nuovamente -
- Mi verranno a cercare, se ne rende conto? I miei compagni non la lasceranno andare così semplicemente -
Come a sottolineare quella affermazione un colpo centrò la nave, scuotendola ferocemente e facendo cadere Kirk a terra.
 
- Comandante, ho individuato la navetta, si dirige verso Alpha Aurigae - esclamò Chekov
- Li segua signor Sulu-
 Spock sedeva nuovamente sulla poltrona di comando, il volto assolutamente sereno che tanto aveva indisposto l'equipaggio i primi tempi ora era diventato una costante rassicurante.
La navigazione era stata piuttosto agitata, anche se gradualmente stava migliorando grazie al programma adattativo del guardiamarina Ramanujian.
- Signore, la navetta è diretta verso la stella doppia AB... sta cercando di passare attraverso le due stelle! - Esclamò Chekov -
Spock inarcò un sopracciglio per la sorpresa.
Alpha Aurigae, meglio nota dagli umani come Capella, era una stella multipla che distava dalla Terra 42.5 anni luce.
Era composta da due stelle doppie: la coppia CD, due nane poco luminose,  e la coppia AB, composta da due giganti di classe G prossime a trasformarsi in  giganti rosse.
Queste ultime avevano massa quasi identica e ruotavano una attorno all'altra in un'orbita piuttosto stretta, generando un campo gravitazionale molto intenso, probabilmente letale per una navetta piccola come quella.
- Sullo schermo - ordinò Spock.
Le due masse giganteggiarono sullo schermo, mentre la navetta appariva come un granello di sabbia sperduto in tutta quella grandezza.
A quella distanza si poteva notare anche a occhio il collasso del nucleo delle giganti e le onde di espansione gravitazionale che si propagavano, sovrapponendosi nella zona in mezzo alle due stelle.
- Signor Scott, ci dia tutta l'energia possibile - richiese Spock al comunicatore.
- Sì signore - la voce dell'ingegnere emerse carica di stress - ma siamo già in una situazione critica, non potremo mantenere la velocità a lungo, la calibrazione manuale sta portando ad una progressiva destabilizzazione del campo di curvatura -
- Faccia il possibile -
La nave sembrò ricevere una spinta in avanti mentre l'ingegnere tirava fuori il massimo dai suoi amati motori.
- Signor Spock, non credo che una navetta così piccola possa farcela attraverso quel campo gravimetrico! Andrà in pezzi!  - esclamò Chekov.
- Il pilota sembra essere consapevole delle sue azioni, tenente - replicò Spock con voce tranquilla - li segua. Deviare energia all'integrità strutturale -
La navetta si infilò direttamente in mezzo alle due giganti, seguendo il baricentro della coppia per cercare il punto a gradiente gravitazionale minimo.
La videro tremare come un tappo in una corrente e un attimo dopo anche l'Enterprise subì un violento scossone; immediatamente una dozzina di allarmi iniziarono a suonare.
In sala motori Scotty faceva del suo meglio per tenere insieme i suoi amati motori, sottoposti ad uno sforzo davvero indegno; la temperatura era attorno ai 45 gradi e varie consolle cominciavano a saltare, emettendo cascate di scintille; una postazione prese fuoco e un guardiamarina si affrettò a spegnere le fiamme con un estintore a schiuma.
Sul monitor principale della plancia la navetta appariva in difficoltà, mentre alte colonne di plasma incendiato e brillamenti solari si sollevavano per centinaia di chilometri dalla superficie delle due stelle; sarebbe stato uno spettacolo grandioso, in altre circostanze.
- Signore, l'integrità strutturale sta cedendo, non resisteremo ancora a lungo - avvertì Chekov .
- Siamo a portata di teletrasporto? - chiese il vulcaniano.
- A malapena signore, ma la navetta è pesantemente schermata, non riusciremo a superare i loro scudi - rispose Uhura.
- Attivare raggio traente - ordinò allora il primo ufficiale.
- Attivato -
Un raggio verde sembrò agguantare la navetta, che venne ribaltata due volte prima di riprendere l'assetto, poi iniziò il tiro alla fune.
- Stanno opponendo resistenza... Così andranno in pezzi! - esclamò Chekov.
La navetta tremò fortemente, sul punto di spezzarsi, poi improvvisamente il raggio verde si interruppe, lasciando la navetta libera di allontanarsi velocemente.
- Una tempesta di plasma solare ha destabilizzato il raggio traente - interpretò Spock, rilevando i dati trasferiti alla postazione di comando - signor Sulu, li segua...-
In quella la nave tremò violentemente, poi tutto si placò in maniera inquietante.
Il trillò del comunicatore dalla sala macchina risuonò sinistro nel silenzio.
- Signore, sono spiacente - la voce di Scott era assurdamente priva del suo accento scozzese - la regolazione manuale ha portato ad un sovraccarico, queste bellezze non hanno retto -
- Quanto ci vorrà per le riparazioni? - chiese il vulcaniano.
- Non saprei di preciso, devo prima fare la stima dei danni. Ma non meno di sei ore -
Il silenzio calò sulla plancia.
-  Signor Scott, la prego, proceda alle riparazioni. Non possiamo restare a lungo in questa posizione senza energia, dobbiamo compensare i campi gravitazionali sovrapposti o verremo distrutti -
 
Spock incontrò T'Mar presso la camera di decontaminazione, mentre osservava il dottor McCoy.
Purtroppo il periodo di lucidità era durato poco e ora il medico si dondolava sulla cuccetta, gemendo sommessamente.
La temperatura era insolitamente alta, a causa della vicinanza alla stella doppia che stava lentamente trasformandosi in gigante rossa.
Non si sapeva in realtà se ci sarebbero voluti ancora millenni o pochi giorni, quella fase del ciclo stellare rimaneva sempre un'incognita.
Lo sguardo della donna era fisso sul suo compagno.
Spock le si affiancò, rimanendo in silenzio.
- Lo perderò - sussurrò lei ad un tratto, in tono monocorde.
Spock si sentì suo malgrado obbligato a risponderle.
- Faremo tutto il possibile per...-
- Lo perderò - lo interruppe, girandosi verso di lui - non faremo in tempo, non resisterò abbastanza a lungo -
Lui la guardò, il volto azzurro pallido e la ragnatela pigmentata sulle tempie più evidente che mai, le piccole orecchie a punta così stranamente familiari.
- T'Mar...- disse, chiamandola per nome per poi bloccarsi come sempre di fronte alla necessità di esprimere un'emozione.
Lei lo guardò muta, ma urlando nello sguardo tutta la sua sofferenza per quella nuova, inutile ingiustizia.
Spock si trovò improvvisamente coinvolto dal dolore della donna, in un modo che non gli era capitato spesso.
Alzò una mano a scostarle una ciocca di capelli bianchi come il mare dietro l'orecchio, sentendo il bisogno di lenire quel dolore.
Al gesto lei sgranò gli occhi.
Spock si fermò, percependo qualcosa di sbagliato.
Quella empatia non era normale.
- T'Mar- chiamò con urgenza - i tuoi schermi mentali stanno cedendo -
Lei si riscosse e Spock notò lo sforzo per riprendere il controllo, ma le ondate emotive continuavano ad emanare da lei come acqua da una falla in una diga.
Spock poteva percepirle distintamente ora, e dovette alzare i propri schermi per non venire travolto.
Lei stava ansimando nel tentativo, mentre rivoli di sudore le colavano sul viso, ma con scarso successo.
Spock vide McCoy alzare improvvisamente lo sguardo verso di loro e capì che stava di nuovo percependo il legame mentale con la donna.
- Devi troncare il legame, immediatamente, o resterai contagiata- esclamò con più urgenza di quanta avrebbe voluto mostrare.
Ma lei scosse il capo, lottando ancora per riprendere il controllo.
McCoy intanto si era alzato e si era avvicinato a loro attraverso il vetro, come attratto da un richiamo irresistibile anche nel suo stato confusionale.
Spock posò una mano sul volto della donna.
"Dalla mia mente alla tua mente... I miei pensieri nei tuoi pensieri..."
Sapeva di correre il rischio di un contagio in quel momento, ma era necessario.
Invase la mente della risiana come una mareggiata, senza avere il tempo di procedere con più delicatezza.
Lei urlò, e McCoy le fece eco, prendendosi la testa fra le mani.
Spock procedette nella consapevolezza di lei, alzando barriere attorno all'aura informe di lei, una dopo l'altra, procedendo a rinforzare i suoi schermi che cominciavano a sgretolarsi come dighe di sabbia.
Era un processo relativamente rozzo e per questo piuttosto doloroso per lei, ma non poteva rallentare.
Percepì chiaramente l'agonia della separazione dal compagno e come un’ eco anche la stessa sensazione da parte di McCoy; sperò di non rimanere contagiato.
Appena fu sufficiente si ritrasse immediatamente dalla mente di lei, rialzando i propri schermi alla massima intensità.
La donna gli si era accasciata addosso, tremante per lo shock dell'invasione mentale subita.
La sostenne per qualche istante, poi la aiutò a recuperare l'equilibrio.
In quella sentirono un tonfo e si voltarono contemporaneamente verso l'oblò.
 McCoy giaceva accasciato a terra.
- Dottoressa Chapel in infermeria, emergenza - chiamò immediatamente Spock.
Mentre assistevano impotenti l'intercom trillò nuovamente.
- Plancia a comandante Spock - chiamò la voce di Sulu.
- Qui Spock- rispose prontamente il primo ufficiale.
- Signore, lo strato di idrogeno attorno al nucleo della stella sta raggiungendo la temperatura di ignizione della fusione nucleare. Sta per trasformarsi in gigante rossa -
- Allarme rosso - esclamò con voce piatta il vulcaniano - alzare gli scudi-
  
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